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Autore: silencio    15/06/2011    0 recensioni
Solita storia immagino, di quelle raccontate per rendere lievi le ore di svago o di lettura, nulla di impegnativo nè per il lettore nè per l'autore. Un semplice esercizio di creatività.
C'è tutto ciò che in un racconto fantastico e mitologico può starci, eroi, divinità greche, guerre, poteri divini, profezie. Temi usati e stra usati. Ma altro non posso dire, la storia è da se che si scrive, non sono io che ne determino le linee, quindi, se la si vuol conoscere, occorre leggere e nemmeno io, autore, posso dire quali saranno le conclusioni.
Utile per riscoprire e, perchè no, immaginare il mito in maniera differente, lontano da quelle che sono le corruzioni hollywoodiane, più vicine forse al pensiero più antico visto dai moderni uomini del 2000.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III
SARASVATI

 

 

 

-Signorina Utti… Utti… eh, mi scusi, non riesco bene a leggere il suo cognome… come si chiama lei?- esordirono l’anziana e grassoccia docente, l’elenco dei nomi alla mano.
-Uttishtha Sarasvati- rispose lei, annoiata quanto mai. Sempre la solita storia, dopo tutto; mai che qualcuno riuscisse bene a pronunziare il suo cognome… eppure aveva a che fare con gente che leggeva l’Iliade in greco con la stessa facilità con cui si potrebbe leggere la favola di Cappuccetto Rosso.
–I miei genitori venivano dall’India- precisò.
-Oh... beh, sì, immaginavo- disse la professoressa, cercando di dissimulare l’evidente imbarazzo con una bella risata. –Sarò breve, l’ora è tarda e credo che entrambe dovremmo rincasare…-.
Sara concordò, almeno mentalmente, con la donna. Pregò Vishnu perché accelerasse la lingua della docente più del solito e non la facesse perdere in loquele inutili e dissanguanti.
-Dunque, signorina, devo innanzitutto congratularmi con lei per gli ottimi risultati ottenuti durante l’ultimo test. Ne sono rimasta assai sbalordita e compiaciuta. Lei ha i voti più alti di tutta la classe al momento, almeno nella mia materia. Per questo motivo ho deciso di selezionarla per uno studio sul campo-.
-Studio sul campo?- chiesto la ragazza perplessa. Sperava non le stesse per proporre un ampliamento del suo già gonfio curriculum universitario con qualche altra materia d’approfondimento. Le mancavano ancora parecchie materie alla laurea, troppe per la verità, e se a questo si fosse aggiunto che meno di un ventotto non accettava, era presto deducibile che avrebbe impiegato un’eternità per laurearsi.
-Si signorina, uno studio sul campo. Lei lavorerà come stagista per due mesi presso un’area archeologica di recente scoperta. Il responsabile dell’area (un mio carissimo amico), sta cercando giovani e volenterosi laureandi, e mi ha chiesto un piccolo aiuto… stia tranquilla, le gioverà molto quest’esperienza, inoltre peserà notevolmente sul voto di laurea…- si affretto ad aggiungere.
-E dove si terrà questo “stage”?- chiese allora Sarasvati, più preoccupata che altro… nell’osservare il sorriso stirato in quella faccia tonda e malamente truccata, provava uno strano, forte timore. -Oh beh, in Grecia, naturalmente!-.
 
***
 
Quando Sarasvati rientrò in casa erano da poco passate le tre pomeridiane. Con uno sbuffo richiuse dietro di se la porta, appese le chiavi al gancio e si diresse spedita in camera sua. Si sentiva stanca, distrutta. Le rimbombavano ancora nella mente le parole della prof di archeologia classica.
Era fregata. Letteralmente, irrimediabilmente, inopinabilmente fregata. Il suo sesto senso non sbagliava mai. L’uomo ragno era una sega al confronto suo.
Aprì la porta della sua stanza facendo sbattere violentemente la porta. Nel bel terrario in rete, adagiato su di un ramo, Socrate il camaleonte sobbalzò un secondo, gettò un rapido guardo alla sua padrona (particolarmente nervosa) per poi rivolgere tutta la propria attenzione alla pianta che gli stava innanzi, trovandola, a quanto pare, assai più interessante.
Senza perdere altro tempo, la giovane ragazza si gettò pesantemente sul letto, scaraventando la borsa carica di libri e appunti da qualche parte nella stanza.
Non poteva ancora credere di aver detti di si, alla professoressa. Come aveva potuto farlo? Insomma, lei aveva un sacco di cose ancora da fare: doveva darsi delle materie a breve, aveva le lezioni di karate (e di certo il maestro Sakamoto non avrebbe accolto di buon grado un’assenza prolungata di due mesi), aveva Socrate di cui occuparsi e… e tante altre ragioni. No, non poteva partire, non poteva lasciare tutto così, all’improvviso.
Estrasse dalla tasca la lettera consegnatale dalla docente. La fissò allungo, senza leggerla.
-Krisna, aiutami tu!- esclamò al fine, esausta.
Certo, era necessario confessare che, almeno una parte di lei, una piccola piccolissima parte molto in profondità, gioiva della cosa. Lavorare sul campo, presso uno scavo di recente scoperta, accanto ad esperti archeologi era assai allettante. Chiunque ne sarebbe rimasto elettrizzato. Solo uno stupido (e lei si dava il caso non lo fosse) avrebbe mancato volontariamente una simile occasione. In oltre, doveva ammettere che una “vacanza” le giovava proprio. Sarasvati, alla veneranda età di ventidue anni, non aveva una briciola di vita sociale. Da quando era stata ammessa all’università, aveva dedicato corpo e mente allo studio, incessante, senza sosta. Il karate era il suo unico sfogo, la sua sola distrazione. Tutto il resto era composto di libri. Certo, le occasioni non le erano di certo mancate; ai primi tempi, molti erano stati gli inviti e le proposte ricevute, ma lei aveva sempre declinato, e dopo le prime insistenze, i suoi colleghi in facoltà o in palestra, avevano lasciato stare. Solo Monica, la sua sicuramente poco studiosa coinquilina insisteva ancora. La sua tenacia era pari soltanto alla sua immensa, smisurata vanità.
Era bella Monica, fisico sensuale, capelli lunghi e sempre ben pettinati, occhi azzurri. La classica Barbie insomma, e della succitata bambola possedeva anche le facoltà intellettive. Civettuola, vanesia, pettegola, esperta in makeup e ogni sorta di griffe, sembrava essersi diplomata alla Luis Vuitton High School, perfettamente capace di giudicare una persona guardando più le scarpe che indossava piuttosto che il carattere. Sara continuava ancora a chiedersi come fosse possibile che, una ragazza del genere, le fosse diventata amica… anzi, ironia della sorte, la sua unica amica.  Erano così diverse, dopotutto. Monica era bella ed affascinante, oltre che popolare. Lei, invece, era ordinaria o anche meno. Non era bella e affascinante, non era simpatica, non era popolare e faticava nel costruire rapporti umani che andassero oltre il mero “buongiorno”.
Con gesto lento, si passò la mano fra i lunghi capelli scuri, così ricci e intricati da costringerla a tenerli legati saldamente in una treccia. La pelle era liscia ma scura e il volto possedeva gli inconfondibili tratti della sua razza, caratteristiche che lei per prima definiva “brutte”.
Sarasvati, era sempre stata (o almeno cercava di esserlo nei limiti umani del possibile) onesta e neutrale. Amava dire le cose come stavano e basta, per quando difficili da ammettere. Non faceva nulla eccezione, soprattutto la sua persona e il suo lavoro, verso il quale era molto critica.
Un forte tonfo sordo proveniente dall’ingresso le annunciò il rientro della coinquilina. Entro pochissimi minuti l’avrebbe vista piombare in stanza con fracasso, strillando come un’ossessa per la sua ennesima conquista (Sara amava definirli più realisticamente “vittime”), sciorinando per filo e per segno ogni dettaglio, dal più inutile al più piccante senza staccare un secondo, nemmeno per riprendere fiato (e, Sara ne era certa, passando dalla respirazione polmonare a quella dermica come gli anfibi).
Chissà, si chiese un secondo prima che le sue previsioni si avverassero, come avrebbe preso Monica la notizia della sua imminente partenza…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Free Talk:
Chiedo scusa per il ritardo, ma forze a me superiori mi hanno impedito la pubblicazione del presente capitolo nei tempi previsti.
Dunque, questo è il l’ultimo capitolo di “introduzione personaggi”. Quelli che verranno poi, saranno presentati durante lo svolgimento della storia. Con il prossimo, dunque, ha inizio il vero e proprio racconto.
Ring razione piccolalettrice e Haruakira per aver letto e commentato la storia. Spero di non deludere le vostre aspettative né col presente, né con i prossimi capitoli.
Un grazie anche a coloro che, pur restando in silenzio, hanno letto e continuano a leggere il racconto. Spero di emozionarvi nelle pagine che da qui in poi seguono.
Grazie ancora.
 
        Silencio
 
 
   
 
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