Angeli del cuore
“Stavolta sì che partiamo con tutto comodo.”fece Hikari, che non aveva smesso di ripetere quella frase un solo secondo, come un mantra.
Di nuovo aeroporto, di nuovo Chicago, ma la meta non era più l'Europa, bensì Tokyo.
Ciò che Hikari chiamava casa.
Takeru sorrise.
“Non
che fossimo puntuali, siamo solo stati fortunati per il ritardo del
volo.”
“Fortunati, poi!”replicò lei, imbronciata. “Già
ci matteremo una vita a tornare...”
“Questa
volta, però”disse Takeru, arrotolando il giornale che stava
leggendo,
“ci tratteniamo un po' di più.”
Hikari annuì, cominciando
distrattamente anche lei a sfogliare il giornale.
“Mia
madre avrebbe voluto che ci fermassimo ancora un po': effettivamente,
tre giorni sono stati pochi.”
“Proprio per quello, io
avevo una valigia piccola”chiosò Hikari a braccia conserte.
Takeru le fece una linguaccia.
“Hai
portato la macchina fotografica?”
“Anche qui?”
“Ma
no”fece lui, con un cenno della mano. “Non quella professionale.
Quella che possiamo usare per le foto da mettere nel tuo album, nel
nostro
album.”
“Oh! Certo, è ovvio! Non passo il Capodanno a un
tempio realmente giapponese da non so quanto tempo.”
“Magari
riesco a rivedere mio padre” buttò lì Takeru, stiracchiandosi.
“Vive a Tokyo?”
Takeru annuì.
“Non lo vedo da tantissimo tempo...suppongo, tuttavia, di sì. È il dirigente di una tv nazionale.”aggiunse.
“Però, siete tutti conosciuti!”
Lui si limitò a fare spallucce.
“Chissà
com'è tuo padre.”
“Come te lo immagini?”
“Non saprei,
tua madre è volitiva, sebbene dolce.”
“Merito-o
colpa?-dell'età.”
“Ma no, dai. A me ha dato una buona
impressione. Forse ti ha trascurato tanto, in passato, perché ha
sofferto per la separazione da tuo padre, no? Forse ha voluto solo
buttarsi nel lavoro, non pensare quasi più a niente. Takeru, non sto
dicendo che quello che ha fatto è giusto, sto solo cercando di
capirla.”
“Dubito che tre giorni ti basterebbero, per dare un
quadro psicologico completo di Natsuko Takaishi.”rispose amaramente
lui.
Hikari gli prese una mano.
“E
a te non basterebbe una vita...ma rimane sempre tua madre. E ho
notato come ti sia legata. Magari non lo dimostra perché ha paura,
si porta ancora dentro il retaggio della sofferenza, chi lo sa. Però
ti vuole seriamente bene. E perché non dovrebbe? Sei il suo unico
figlio. È un legame che va al di là di ogni comprensione.”
Così
dicendo, gli pizzicò una guancia, causando un moto di gratitudine
nello sguardo di lui. “Pensavo dicessi qualcosa tipo 'E perché non
dovrebbe? Sei meraviglioso'”.
Hikari
roteò gli occhi. “Soprattutto modesto.”
“E chissà come
sono i signori Yagami.”
“Oh, una vecchia coppia di sposini.
Sono tremendamente romantici. Quasi troppo, per chi è perennemente
single.”
Takeru assunse un'espressione pensierosa. “Tanto per
parafrasare una tua vecchia domanda, in qualità di cosa mi porti a
casa?”
Evidente
risposta al 'perennemente single'. Sorrisi tra me e me, Chris
interloquì: “Si coshidea suo fiddazato!”
“Ah, se l'è
sbrogliata Taichi, non ho idea di come ti abbia definito. Sempre se
lo ha fatto, potrebbe chiamarti 'quello'
per il resto della tua vita.”rispose Hikari con finta noncuranza.
Se
c'era una cosa che ancora mi sfuggiva, era proprio il comportamento
di Hikari. Lei e Takeru avevano condiviso tutto, o quasi, e lei era
irresistibilmente attratta da lui, e forse l'amava già. Era una
persona disorganizzata che mirava all'ordine cosmico; aveva assunto
Miyako per questo, per far ordine. Eppure, s'incaponiva a non far
ordine nella sua vita sentimentale: era così difficile inserire il
pezzo mancante nel puzzle, ammettere che quella era una relazione
romantica a tutti gli effetti? O Hikari aspettava ancora qualcosa?
“Rivedrai Sora?”
Hikari sospirò.
“Probabilmente
sì. Vorrei chiederle un consiglio,
e, chissà, magari conoscere questo fantomatico ragazzo che le ha
fatto perdere la testa.”
Certo, come no. Mi trattenni dal
commentare solo per la presenza di Chris, ma era fuori discussione
che Hikari potesse incontrare Yamato.
“Contenta
di tornare a casa?”
Takeru le intrecciò le dita con le sue,
osservandola dolcemente.
Hikari annuì silenziosamente, poggiando
la testa sulla spalla di lui.
“Mi
manca un po' Tokyo, anche se ormai tutto il mio universo è a
Chicago. E a te non fa strano tornarci?”
“Ci ho vissuto per
poco, in fin dei conti. Vivo in America dai tempi delle mie medie, e
prima facevo continuamente viaggi in Francia. A Tokyo, salvo mio
padre, non ho nessuno.”
“Dove ti senti a casa? Tokyo, Parigi,
Chicago?”
“Casa...è solo una parola. Parola che ha smesso di avere un significato quando mio padre ha varcato quella soglia, quando venivo trasportato a Parigi come un pacco postale, quando Véronique è partita per la prima tournée, dicendo che avrebbe mandato qualcuno a prendere le sue cose.”
Takeru fissava il vuoto, perso in chissà quali ricordi.
Hikari
rafforzò la stretta. “Dai, foto!”
Estrasse fuori dalla borsa
la macchinetta fotografica, e quello fu il primo ricordo del nuovo
viaggio insieme.
“Mamma!
Papà!”
Hikari sembrò dimenticare Takeru per un attimo, ma lui non fece nulla per essere notato, per la prima volta da molto tempo.
La signora Yagami abbracciò sua figlia, e alla stretta si unì placidamente il signor Yagami. Pensai ai rapporti familiari umani, e a Miyako e Ken. Avevano lottato per avere anche solo un momento così.
Hikari s'inanellò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, improvvisamente timida, spingendo indietro i propri genitori e facendo cenno a Takeru di avvicinarsi.
“Lui è...Takeru Takaishi. Takeru, questi sono i miei genitori”
Lui s'inchinò leggermente, offrendo uno dei suoi migliori sorrisi.
La signora Yagami arrossì quasi, nello stringere la mano di quell'altissimo ragazzo così straniero nell'aspetto.
“Yuuko Yagami”
Il padre di lei sorrise, altrettanto cordiale ma leggermente più teso.
“Susumu Yagami”
“Mi chiedo se non sia stato quasi sconveniente presentarmi a casa vostra, per Capodanno, e irrompere in una splendida riunione familiare...”iniziò a sviolinare Takeru.
Yuuko
lo interruppe. “Nostro figlio Taichi non ci ha voluto dire
esattamente in che-”
“Mamma”sibilò Hikari, bordeaux. “È
un ospite, potremmo evitare domande indiscrete?”
Il signor Susumu posò una mano sulla spalla di sua moglie, sorridendo enigmatico. “Forse Taichi aveva proprio ragione.”
“Un
attimo. Che vi ha detto mio fratello?”
I due coniugi si
scambiarono un'occhiata di complicità.
“Nulla, sai com'è tuo
fratello!”
“Appunto! Cosa-”
“Niente,
cara, davvero. Allora, ti vedo quasi bene, hai forse ripreso a
mangiare?”
“Mamma!”
“Ma
tesoro! É vero! Takeru-kun, per favore, dille anche tu che è magra
da far paura!”
“Quando hai deciso di usare il -kun,
mamma?!”mormorò Hikari, trascinando il proprio trolley.
“Yuuko-san, lo dico sempre. Mi ha proprio letto nel pensiero.” ridacchiò Takeru.
Hikari
gli rifilò una gomitata. “Yuuko-san?
Ci mancava solo che ti
alleassi con mia madre!”
“E perché no, scusa? Mi spiano solo
la strada.”
“Ti spiani la strada per
cosa?”
Il signor
Yagami tossicchiò, indicando la strada per giungere al parcheggio.
“È
da tanto che non vieni a Tokyo, cara. Ora ci penso io a prepararti
tanti manicaretti giapponesi!”
“Mamma...”protestò
debolmente Hikari.
“Non
accetto lamentele.”
“Ma...A gennaio Takeru tornerà in campo,
e se dovesse rimpinzarsi troppo, hai idea di quanto ci metterebbe a
ritornare in forma?”
“Ehi! Non si preoccupi, signora, Hikari-chan scherzava. Mi piacerebbe tantissimo assaggiare la sua cucina.”
“Ora capisco da chi hai preso.”
“Mi piacerebbe tantissimo assaggiare la sua cucina.”lo scimmiottò Hikari, sedendosi a tavola.
“Spero ti piacciano le verdure! In questa famiglia vanno per la maggiore.”
“Vedo”rispose Takeru, mentre una strana poltiglia verdastra gli veniva versata.
Takeru provò invano ad afferrarla con le bacchette, ma fu un tentativo inutile.
“Non ti devi formalizzare davanti a noi”sorrise affabile il signor Yagami, cominciando a bere direttamente dalla ciotola.
Hikari si coprì metà del viso con le mani.
“Papà!
Mi dispiace, sarai abituato a-”
Takeru le sorrise, adeguandosi
subito al nuovo metodo e invitandola a fare altrettanto, pur con una
strana smorfia sul volto.
“Caro,
mi aiuteresti con i piatti?”
“Certo, Yuuko.”
Hikari si accasciò sul divano, dopo essersi sincerata che non ci fosse bisogno di un'ulteriore domanda.
Takeru, invece, si mise a girovagare per la piccola cucina.
“Che
stai cercando?”
“Eri tu da piccola?”
Takeru prese una
cornice, con una sorridente e sdentata Hikari.
“Aspettami qui!”
Hikari tornò, dopo pochi minuti, con parecchi album di fotografie, ed iniziò a spiegare la storia di ogni singola foto a Takeru.
“Qui
Taichi s'era fratturato il ginocchio giocando a calcio con Sora! Qui,
invece, mamma aveva appena creato uno strano sformato e aveva deciso
di fotografarlo...Lei non lo sa, ma io e Taichi non l'abbiamo mai
mangiato, a sentirsi male fu il povero Miko!”sussurrò in tono
cospiratore.
“Chi è Miko?”
“Era il nostro gatto”sorrise
dolcemente Hikari. “A proposito, chissà come starà Ayame da
Iori.”
“Benissimo, Kirsten adora gli animali.”
“Lo
avrei dato a Miyako, ma è diventata isterica al pensiero di un gatto
durante la gravidanza.”
“Mi
piace vedere le tue foto.”mormorò Takeru piano.
“E a me piace
scattarle.”
“Ora posso quasi dire di conoscerti da sempre.”sorrise allegramente. “E qui? Perché eri in ospedale?”
Takeru indicò una foto di Hikari in un lettino, circondata di cioccolatini e fiori.
“Ero molto cagionevole. Ma sta tranquillo, adesso sono fortissima!”
Scherzosamente, gli allungò un pugno sul braccio. Lui le strinse la mano, baciandola delicatamente.
Hikari si arrotolò una ciocca di capelli, e il suo sorriso si allargò.
“Spiacente, nella camera di mio fratello troverai un tale disastro...Spero abbiano riordinato il più possibile!”
Takeru
fece spallucce. “L'importante è dormire, sono distrutto dal jet
lag.”
“Takeru, mi dispiace se casa nostra non è...ecco, la
tua era una reggia, al confronto, e...”
Hikari si tormentava le
dita, nervosa.
“Ma
questa casa ha visto molto più calore di quanto io ne abbia mai
provato in vita mia. E poi, se proprio vuoi sdebitarti, lasciami
dormire con te.”ammiccò.
Hikari arrossì.
Takeru
rise di gusto. “Giusto, ci sono i tuoi di là, non sarebbe saggio.
Però...”
Sospirò, quasi a scacciare un pensiero fisso.
“Buonanotte,
Hikari-chan.”
Hikari
si sporse a dargli un bacio sulla guancia. “Accontentati del bacio
della buonanotte, Takeru-kun.”
“Certo
che sembri così straniero, Takeru-kun! Eppure hai un nome giapponese
al 100%.”
La signora Yagami s'era alzata di buon'ora per
preparare una degna colazione giapponese, ma lo sforzo sembrava quasi
vano, poiché sia Hikari che Takeru erano ancora sotto i postumi del
cambiamento di fuso orario.
Takeru represse uno sbadiglio.
“È che mia madre è per un quarto francese, Yuuko-san. Forse conosce Natsuko Takaishi?”azzardò.
Lei
lasciò quasi cadere la ciotola di riso che gli stava
riempiendo.
“Davvero?!”
“Mamma” sbadigliò Hikari.
“Perché tu sai chi è, e io non ne avevo mai sentito parlare?”
“È famosissima, Hikari! Oh, come mi piacerebbe conoscerla! È un vero mito!”
Hikari le rivolse uno sguardo stralunato.
“Sono
sicuro che anche a lei farebbe piacere, ma purtroppo ora è a Parigi.
Se vuole, dopo potremmo chiamarla insieme al telefono.”
“Oh,
Takeru-kun! Hikari, hai portato veramente un ragazzo d'oro!”
Il signor Yagami scambiò un'occhiata d'intesa con sua figlia, alzando gli occhi dal giornale.
“Tuo
padre sarà fiero di avere una moglie così famosa e in
gamba.”
Takeru ingollò una manciata di riso.
“Oh,
beh, suppongo lo fosse, quand'erano sposati.”
“Mi dispiace.”
mormorò il signor Yagami, ripiegando il giornale e sospirando.
“Non
si preoccupi.”
“Non è morto, papà, lavora a Tokyo. Il signor
Hiroaki Ishida è il dirigente di quella tv famosa, di cui non
ricordo mai il nome.”
“Sei il figlio di Hiroaki Ishida?”ripeté il signor Yagami, stupefatto.
“Proprio
così.”annuì Takeru. “Anzi, progettavo di andarlo a trovare poco
prima di partire, non lo vedo da molto.”
“Oggi però andiamo a
trovare Sora.”annunciò Hikari, finendo di mangiare.
La signora Yagami sospirò.
“Mamma,
Taichi sta bene. Si riprenderà.”
“Il punto è che noi non ce
ne facciamo una ragione.”
“Lo so, però...”Hikari fissò
Takeru, che stava rimirando le bacchette. “Si riconosce la persona
giusta solo incontrandola, e Sora deve aver...trovato qualcuno
migliore di Taichi, almeno per lei, anche se mi riesce ancora
difficile crederlo. Ma...Ma lui se la caverà come sempre.”
“Dove
abita Sora?”
“L'ultima volta mi ha lasciato l'indirizzo, da
questa parte...non è tornata a vivere con i suoi. Chissà se
incontreremo questo formidabile Yamato!”
“Gli chiederò consigli su come conquistare le donne così velocemente!”ironizzò Takeru, avvolgendosi la sciarpa al collo.
“Come se ne avessi bisogno!”
Hikari suonò; il portone si aprì e i due salirono per una vecchia scalinata. Il palazzo non sembrava affatto essere lussuoso, ma supponevo Sora e Yamato fossero felici.
Sora li accolse in tuta, intenta com'era a sistemare ancora pacchi.
“Sai,
sono tornata da un paio di settimane! C'è ancora tantissimo da fare!
Oh...Ma non sei sola!”
“Permesso?”
“Prego, entra anche
tu, Takeru!”
Sora
gli strinse la mano, poi abbracciò Hikari.
Supponevo a ragione.
Non potevano vedere Yamato, certo, ma io- Chris era via con Maya- sì, e finalmente vedevo solo sorrisi. Yamato poteva rendersi visibile a Sora perché lei sapeva della sua esistenza, come i bambini. Solo chi crede negli angeli li vede, oppure chi usufruisce del nostro aiuto, in casi particolari. È rarissimo che un angelo del cuore si presenti in quanto tale alle sue vittime, comunque, e preferivo evitare di provarlo.
“Sono
così contenta che tu sia venuta nonostante...Beh, lo sai.
Taichi...?”
“Resterà a Chicago per molto tempo, Sora, e non
puoi biasimarlo. Credo che ti debba stare lontano...Oh, non c'è
Yamato?”
“No!”si affrettò a rispondere Sora, guardando
nervosamente nella direzione di lui, che si allontanò,
raggiungendomi all'esterno.
“Ciao, Daisuke! Immaginavo ci fossi anche tu!”
“Yamato!
Ti vedo benissimo!”
“Mai stato meglio.”sorrise,
accomodandosi a sentire la conversazione.
“E
sei riuscita a portare su questo da sola?”
Takeru indicò un
pianoforte, suonando distrattamente qualche nota.
“Sora,
non sapevo suonassi!”
“Ma non sono io. È lui...Lavora nella
musica, è un genio. Spero che presto riuscirete a sentirlo
suonare.”
Colsi una nota di tristezza, e un sospiro alla mia
destra.
“Lo
spero anche io.” sorrise Hikari. “Takeru, visto che Sora deve
buttare questi scatoloni vuoti, perché non le dai una mano
tu?”
Takeru le lanciò un'occhiata torva. “Se cerchi una scusa
per spettegolare, puoi dirmelo tranquillamente.”
“Renditi
utile comunque, e butta i rifiuti. Mi raccomando, raccolta
differenziata.”
Mentre Takeru eseguiva l'ordine, Sora mise a bollire l'acqua per il the.
“Mi
dispiace se l'appartamento è alla stregua di un
accampamento.”
Hikari alzò le spalle.
“Macché. Sai, Sora,
mi secca quasi ammetterlo, ma ti trovo davvero bene.”
“Ti
secca?”ripeté Sora, asciutta, versando il the nelle rispettive
tazze.
Hikari sospirò. “Pensavo quasi che le cose si sarebbero sistemate, che sarebbe tutto tornato come prima. E invece dovevo arrendermi subito all'evidenza. Tu odi i cambiamenti, Sora, e guarda quanto sei cambiata. Questo Yamato dev'essere davvero straordinario.”
“Non vantarti, sai!” scherzai con lui, mentre Sora gli lanciava uno sguardo fugace e lui sorrideva.
“Lo è. E tu, come mai hai deciso di portare a Tokyo Takeru? Mi sono persa qualcosa?”
Hikari
iniziò a tartagliare qualcosa; nel frattempo domandai a Yamato:”Così
Sora sa della mia missione?”
“Sì, ti vede, non ha senso
nasconderglielo. E non voglio più nascondere niente, almeno a lei.
Comunque, tranquillo, tifa per Takeru, ti potrà solo essere
d'aiuto.”
Tirai un sospiro di sollievo.
“Beh,
non molto.”riprese Hikari. “Io sono stata a Parigi, e ho
conosciuto sua madre.”
“Hai conosciuto Natsuko Takaishi! É un
guru, per chi lavora nel mio settore!”
Hikari deglutì. “Dovevo essere molto ignorante, per non sapere chi fosse.”aggiunse a mo' di scusa.
Sora sorrise.
“Meno
male che ora c'è Takeru, eh?”
Hikari bevve un lungo sorso di
the.
“Sora,
io non so che...che mi succede, improvvisamente mi trovo così bene
con lui.”
L'altra si appoggiò a un gomito, interessata agli
sviluppi della vicenda.
“Improvvisamente?”
“Sì,
prima lo trovavo solo un playboy da strapazzo! Se mi faceva un
complimento, non ci credevo o minimizzavo. Se mi stringeva, mi dava
quasi fastidio. E se parlava di io e lui come 'noi', m'irritavo e
basta. Ma adesso...”
Posò la tazza.
Dai, pensavo, dillo
che ne sei innamorata!
“Adesso, se ti fa un complimento, ci credi e senti le farfalle nello stomaco. Se ti stringe, senti un pizzicore di piacere ovunque. Se parla al plurale di voi due, vorresti solo che non si fermasse mai. Ho ragione?”concluse Sora.
Hikari sospirò, rossa in viso.
“Non
capisco come possa essere successo, lui...”
“Sei sicura che
sia stato tutto così improvviso? Voglio dire, già è successo che
vi siate baciati, siete palesemente gelosi l'uno dell'altra, siete
andati in vacanza insieme!”enumerò Sora. “ E adesso ti ha
portato a Parigi da sua madre...E lui è qui a Tokyo a casa tua.
Hikari-chan, molte altre persone compiono questi gesti a pochi mesi
dal matrimonio, e tu ti chiedi ancora cosa provi per lui!”
Hikari
si attorcigliò una ciocca di capelli per più volte, prima di
rispondere.
“Sì,
ma...E se in lui non fosse cambiato niente? Se io per lui fossi una
di passaggio?”
“Non vedo perché non possa essere cambiato
anche lui, guardati!” rise Sora. “Fossi in te, mi butterei
all'istante.”
“Ho...ho paura di...”
Sora sospirò.
“Hai paura di essere spudoratamente felice, ma, comunque la pensi, non potrai nascondere ancora a lungo quel che provi a te stessa, men che meno a lui.”
In quel momento, Takeru rientrò dalla sua missione ecologica, interrompendo così l'opera di Sora e la visita dei due.
Quando Takeru e Hikari uscirono di casa, Yamato rientrò dalla sua Sora. Prima che raggiungessi i miei due protetti, sentii Yamato sussurrare queste parole: “Sora, non mi convince affatto Takeru.”
Incuriosito,
restai in attesa per qualche secondo. Era stato fino a quel momento
con me, perché non dirmelo direttamente?
“Perché
no, Yamato?” sorrise Sora, stringendosi a lui.
“Ho visto come
la guarda. Takeru...Guarda Hikari come io guardo te. È innamorato.”
Fiuu!Credevo
avrebbe detto chissà cosa!
“E non la trovi una cosa
straordinaria?”
Yamato rimase in silenzio, pensieroso, accarezzandole i capelli
“Sora...E
se venisse a sapere di...Se ricordasse, grazie all'amore?”
“Ce
ne preoccuperemo se e quando accadrà.”
Sora si sporse in avanti per baciarlo, e la conversazione si esaurì così.
Cosa doveva ricordare Takeru, e in che modo poteva essere collegato con Yamato?
“L'ho trovata bene, è evidente che è in pace col mondo.”disse Takeru, offrendole il caffè.
Hikari rifiutò, ma Takeru dichiarò che non si sarebbe mai svegliato del tutto senza una tazza di caffè.
“Immagino di sì. Chissà com'è, gettare tutto all'aria per una persona.”mormorò Hikari, seduta al tavolo del bar con lui.
“Tu
non lo faresti?”
“A Chicago ho il mio studio, ho degli amici.
Sarebbe ricominciare tutto da zero, e ne avrei paura. Tu lo
faresti?”
Takeru girò lo zucchero nel caffè, aspettando un
attimo prima di rispondere.
“Se
trovassi qualcuno per cui ne valesse la pena, sì. Ho cambiato tante
città, non cambierebbe molto per me.”
Fissò Hikari negli
occhi, poi sorrise.
“Senza contare che tantissimi club al mondo vorrebbero avermi nella loro squadra!”
Hikari aggrottò un sopracciglio.
“Per te è sempre tutto così semplice!”
“Sei tu che complichi le cose, cercando sempre troppo lontano.”
Takeru bevve un sorso del proprio caffè.
“Sicura
che non vuoi nemmeno un po' d'acqua?”
Hikari accettò la
proposta, prendendo il bicchiere che il barista aveva dato a Takeru.
“Non
bevi altro, di solito?”
“The. Che, tutto sommato, è acqua
calda aromatizzata.”
“Allora è vero che ti piaccio tantissimo.”
“Non
vedo perché, quest'acqua la produce forse la tua famiglia?”
Takeru
scosse la testa.
“Ma io sono composto al 72% di acqua. Il 72% è un'ottima affinità per far partire una relazione.”
Uhm, il termometro dell'amore ci avrebbe pensato su.
“Che
cretino...”sorrise Hikari. “Mi mancavano queste battute squallide
per conquistare le donne.”
“Ogni tanto, non fa male tornare
alle origini...Ultimamente eravamo troppo romantici.”
Hikari si morse un labbra.
Takeru si alzò, prendendola poi per mano.
“Non che la cosa mi dispiaccia.”
Hikari non protestò, nemmeno quando furono per strada.
“Ricordami,
per il tuo compleanno, di regalarti dei guanti.”le fece Takeru.
“Hai le mani perennemente gelate.”
“Ho, tra le altre cose,
problemi di circolazione. Ma il mio compleanno è in piena primavera,
dubito che per allora saranno utili.”
“Allora, per il prossimo
Natale.”
“Chi ti garantisce che passeremo il prossimo Natale
insieme?”lo stuzzicò Hikari, fermandosi davanti ad una vetrina di
un negozio di oggettistica.
Takeru le si avvicinò ancora di più.
“Non so più in che modo dirtelo” sospirò, mentre riprendevano a camminare. “Ma vorrei davvero passare con te tanto tempo. Possibilmente tutti i giorni, i mesi, gli anni a venire.”
Hikari deglutì.
“Takeru...Ma...Quando
mi dici queste cose...Tu...”
Hikari si bloccò, probabilmente
andando in iperventilazione.
“Io
cosa?”
Takeru le sfiorò la fronte con un bacio.
Hikari lo fissava con i suoi occhi grandi, e Takeru decise di sciogliere la tensione, soprattutto per via del fatto che erano in una delle vie più affollate del centro.
“Ora
torniamo a casa dei tuoi. Ti prometto che riprenderemo il discorso a
Chicago.”
Le sfiorò le labbra con un bacio, chiedendole
poi:”Suppongo che tuo fratello sia geloso di te. Ma...è l'unico?”
Hikari lo guardò ancora stralunata. “Non ho altri fratelli, lo sai.”
“Non
è che spunta qualche tuo ex?”
Hikari sorrise, sconvolta.
“Ero
poco più di una bambina quando mi trasferii a Chicago!”
“E
allora? Sai cosa succede? Gli amici di infanzia sono un classico
intralcio.”
Hikari sorrise. “Dimenticavo i tuoi trascorsi con
Catherine.”
“Dai, rispondimi seriamente.” Takeru sembrava
davvero sulle spine.
Hikari
scosse la testa con fare solenne. “Gli unici che potrebbero
intralciarti sono tutti a Chicago.”
Takeru finse di strofinarsi
il giubbotto con aria maliziosa.
“Ah,
se sono tutti come carciofo e David...”
Hikari gli fece la
linguaccia.
“Perché
tu non hai mai conosciuto Richie. Ah, il primo amore non si scorda
mai! O Paul, lui era particolarmente geloso. E Max, la prima-”
Takeru
si tappò le orecchie. “Non ho nessuna
intenzione di sentire altro!”
Hikari ridacchiò compiaciuta.
“Tu
hai avuto Catherine, Véronique e un harem quasi infinito.”
“Ma
prima era diverso! E poi, io sono stato sincero dall'inizio! Tu non
mi hai mai detto niente...”
Gelosia, pensai soddisfatto. Dovevo
ammettere che neppure io avevo mai pensato ad ex di Hikari; gli unici
ostacoli che avevo 'vissuto' erano Mark e David.
“Non mi hai mai
chiesto di parlarti dei miei ex.”fece Hikari meravigliata, mentre
lui si fermava ad osservare un negozio di articoli sportivi.
“La verità è che...” Takeru sospirò. “Non importa, davvero. Se te lo dico, ti arrabbi soltanto. ”
Hikari interruppe il contatto con la mano di lui, incrociando le braccia dietro la schiena.
“È difficile arrivare quasi ai trent'anni e non avere un passato. Ma non ci avevi mai pensato, ecco tutto. Quando tu arrivasti in pianta stabile a Chicago, io avevo conosciuto il mio primo amore, Richie, e scoperto che, in fondo, a volte il primo bacio non è poi così romantico.
Quando Véronique se ne andava di casa, io sorprendevo Max a letto con la mia compagnia di stanza ai tempi del college. Quando sei entrato nella mia vita, avevo smesso di vedere Paul da qualche mese. Non c'è davvero molto altro da dire, se non conti stupidi flirt da ragazzina.”
Takeru
le carezzò i capelli.
“Non volevo dire che solo io avevo avuto
una vita interessante. È che a me...”
“Anche per me è la
stessa cosa.”lo fermò Hikari. “Anche a me, sembra che, prima di
conoscerti, andasse tutto così diversamente. Voglio
dire...All'inizio ti odiavo, ed ora...Ora non lo so nemmeno io.”
Arrossì; Takeru la strinse a sé.
“Se continui così, non rispondo di me” sorrise, malgrado fosse serio.
Hikari
sospirò. “Forse sto parlando solo per suggestione, sai...la neve e
tutto il resto.”
“Hai descritto tutto quel che provo io da
mesi, io dubito che sia 'suggestione'. Ma di qui a definirla...Ho
paura anch'io. L'ultima volta che l'ho detto, sono stato
abbandonato.”
“Ed io tradita.”
Hikari premette il proprio capo contro il petto di lui.
“Restiamo un po' così. Poi torniamo dai miei, ti va?”
Takeru la cullò dolcemente tra le proprie braccia.
Sentii una strana oppressione. Era questa la sensazione di vedere il traguardo?
“Papà?!”
Era arrivato il 31 dicembre. Tutto il mondo si apprestava a ricordare l'anno passato, gioie e dolori, a trarre bilanci, e ad accogliere speranzoso il nuovo anno.
Takeru ed Hikari erano appena tornati da un giro al supermercato su ingiunzione di Yuuko, che voleva offrire un ottimo pranzo di Capodanno a tutti i parenti che si sarebbero riuniti a casa Yagami l'indomani.
E, mentre Takeru consegnava la spesa a Yuuko, dalle sue labbra uscirono proprio queste parole.
Papà.
Hikari arrivò trafelata in soggiorno.
Sul divano di casa Yagami si trovava un uomo che avevo visto solo in fotografia, qualche mese prima.
Hiroaki Ishida sembrava molto più vecchio di quanto immaginassi, come se avesse sulle spalle tanti dolori.
Ma nei suoi gesti, nel suo sorriso, traspariva tantissimo di Takeru.
“Mamma, papà, cosa ci fa il padre di Takeru a casa nostra? Voi lo conoscete?”domandò Hikari, inebetita.
“So che è amico del mio superiore, e mi sono permesso di contattarlo.”rispose semplicemente Susumu.
“E di questo le sono infinitamente grato.” affermò il signor Ishida con voce profonda.
“Takeru, spero tu non abbia preso il mio gesto come un'invasione.”
“No, signor Yagami, anzi, la ringrazio. Però...”guardò incerto suo padre, poi i genitori di Hikari.
Hikari spinse via i propri genitori, affrettandosi a chiudere le porte, quando Takeru la pregò di restare.
Stringendogli la mano, anche Hikari si sedette sul divano.
“Tu devi essere Hikari, Natsuko mi ha parlato di te.”
Hiroaki le strinse la mano, cordiale.
Takeru aggrottò le sopracciglia.
“Ma
la mamma ha conosciuto Hikari pochi giorni fa. È possibile
che...”
Hiroaki assunse un'espressione sorpresa.
“Io
mi sento molto spesso con tua madre. D'altronde, è da lei che ho
saputo che saresti venuto in Giappone, ed è per questo che ho
annullato tutti i miei impegni. Ma non sapevo come contattarti.”
Si
prese la testa tra le mani.
“Fortuna che poi è intervenuto Susumu, vero?”
Hikari sorrise, accarezzando la spalla di Takeru.
“Speravo venissi tu, in realtà.” continuò Hiroaki incerto.
“E l'avrei fatto. Coi miei tempi, ma l'avrei...Oh, perché tu e la mamma continuate a fare di testa vostra anche adesso? Cos'è questa storia che vi sentite, ora?”
“Pensavo ti avrebbe fatto piacere.”
Takeru
sospirò. “Mi avrebbe fatto più piacere da adolescente.”
Hikari
gli pizzicò una guancia.
“Dai,
Takeru, non credi che basti? Che senso ha fare il ragazzino ferito?
Ishida-san è un uomo impegnato, ed ha annullato i suoi impegni
perché sei il suo unico figlio e voleva vederti! Takeru...Mi hai
detto tu stesso che lo volevi vedere, perché è da tantissimo che
non vi vedete...” Gli stampò un bacio sulla guancia. “Ammetti
che ti è mancato, su. Fai il bravo bambino.”
Takeru la guardò
indispettito.
Hiroaki, inaspettatamente, si mise a ridere. “Orgoglioso come tua madre, c'è poco da fare!”
Si
alzò, arruffandogli i capelli.
“Ma rimani sempre il mio
ragazzo.”
Lo abbracciò e, per quanto Takeru fosse ormai un
uomo, sembrava un bambino spaventato da un incubo.
“Non provare più a sparire per mesi.”sibilò.
“Senti chi parla! A volte mi sembra più di parlare con la tua segreteria che con te!”
“Non ti lamentare, vecchio, io ho una vita.”scherzò Takeru, sciogliendo la stretta e rivelando due occhi lucidi.
“Tsk, guarda questo sbruffoncello.” Si chinò a sussurrargli all'orecchio: ”Ma stavolta durerà più delle altre, vero?”
“Ishida-san, le piacerebbe venire al tempio con noi questa notte? E domani a pranzo qui?”
Hikari si era inchinata leggermente, nel porre questa richiesta formale.
Hiroaki sorrise.
“Sarebbe la prima festa in cui mi diverto di cuore da anni.”
Un nuovo anno stava per arrivare.
Scusate l'immenso ritardo, non ho davvero parole per la mia negligenza ^^' Ma è evidente che l'ispirazione è una brutta bestia capricciosa u.u Spero che questo capitolo vi piaccia, è preparatorio al prossimo, per il quale avrò davvero le crisi (e figuriamoci...) xD Tuttavia, spero di pubblicarlo prima di partire per la Sardegna ^^'
Come
sempre, grazie a tutti voi per il costante appoggio :) Angeli del
Cuore sta volgendo alla fine, e provo lo stesso senso di oppressione
di Daisuke nel vedere questo 'traguardo' incombere. È un misto di
tristezza e liberazione, ma c'è ancora tempo perché prenda
forma-almeno altri cinque capitoli...Alla prossima!
HikariKanna