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Autore: FairyCleo    15/06/2011    9 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Era passata da un pezzo la veglia in cui Merlino avrebbe dovuto recarsi nella camera di Artù per portargli la cena e aiutarlo a prepararsi per la notte, ma di lui non c' era la minima traccia.
Artù, piuttosto preoccupato per l' eccessivo ritardo, stava seduto sul davanzale, con una gamba penzoloni, mentre guardava fuori dalla finestra, sperando di vedere il proprio servitore attraversare il cortile da un momento all' altro, tutto trafelato.

I ritardi di Merlino erano all' ordine del giorno, e solitamente Artù di sarebbe infuriato e avrebbe minacciato di mandarlo alla gogna, ma dopo quello che aveva patito a causa di Miraz, le cose erano cambiate radicalmente.
Ogni volta che Merlino ritardava anche solo di un minuto, temeva che fosse per colpa di quel mostro proveniente da Telmar.
Ed era lo stesso sentimento che provava proprio in quel momento.

Improvvisamente, qualcuno aveva bussato alla sua porta, prima di aprirla, facendola scricchiolare.
"Finalmente sei arrivato!".
Ansioso, e falsamente adirato, Artù aveva girato il capo per incontrare gli occhi blu di Merlino, ma le cose sarebbero andate diversamente.
Grande era stata la sua sorpresa nel vedere che di fronte a se non c' era il suo amico.

"Mi dispiace avervi fatto aspettare, sire... ma sono stato avvisato solo pochi minuti fa che avrei dovuto occuparmi di voi".
Nigel lo guardava serio, mentre reggeva a stenti il pesante vassoio con la cena del principe.
Artù lo guardava a bocca aperta.
"Che significa che dovrai occuparti di me? Dov' è Merlino?".
Gliel' aveva chiesto con una nota di terrore, nella voce.

Dopo aver posato il vassoio sul tavolo ( non senza aver rischiato di rovesciare la brocca contentente il vino ), aveva inivitato il principe a sedersi, continuando a parlare a testa bassa, quasi vergognandosi di trovarsi un quella situazione.
L' esatto opposto di quello che avrebbe fatto Merlino.
Già... Dov' era Merlino?
"Nigel, sto aspettando!".
Spazientito, Artù aveva allargato le braccia per poi lasciare ricadere pesantemente sui fianchi.

"Vostra altezza, mi dispiace... Io non so nulla... So solo che da oggi sarò il vostro valletto".
Non era vero.
Il ragazzo continuava a torcersi freneticamente le dita.
Di quel passo, ne avrebbe sicuramente slogate un paio.

"Nigel"- il tono di Artù era durissimo, imperioso.
"Si, sire?" - il ragazzo aveva deglutito sonoramente.
"Dimmi dov' è Merlino. ADESSO".
Il ragazzo non aveva potuto disobbedire.

                                                                                                                  *

"COSAAAAAAAAAAA?????????????".
Come una furia, Artù aveva spalancato le porte della sua stanza, sbattendole violentemente contro le pareti di pietra, e lasciando il povero Nigel solo nelle proprie stanze.

Il giovane principe aveva gli occhi iniettati di sangue, e avanzava veloce verso la propria meta.

Non riusciva a credere a quello che Nigel gli aveva raccontato.
Era a dir poco assurdo!!!
Come aveva potuto permettere una cosa simile?

"Sta volta non me ne starò a guardare!".

Urlando come un ossesso nei corridoi del castello, era finalmente arrivato al capolinea.
Senza nè bussare, nè chiedere permesso, aveva aperto in maniera brusca la grande e pesante porta di legno, entrando come una belva feroce nella stanza.

"TU!".
"Artù!".
"TU! Come hai potuto farlo???".
Uther era seduto sullo scranno, intento ad esaminare alcune cartine insieme ad alcuni dei suoi consiglieri, che, nel vedere il loro principe in quelle condizioni, erano rimasti basiti.
Il re, che aveva compreso immediatamente le ragioni che spingevano suo figlio a comportarsi in quel modo, lo guardava serio.
Con un solo gesto della mano, aveva invitato i presenti ad uscire per poter restare con suo figlio.

Finalmente erano soli.
Artù lo guaradava come se lo volesse uccidere da un momento all' altro.

"Io non capisco come tu abbia potuto farlo!".
"Cerca di calmarti Artù".
"Calmarmi??? CALMARMI??? Come posso calmarmi dopo quello che hai fatto??? COME???".
"Tu non sei in te, Artù".
"Certo che no! Mi pare ovvio! Come potrei essere in me sapendo quello che hai fatto??".

Uther era balzat in piedi.
"Non puoi permetterti di comportarti in questo modo! Sei il principe ereditario di Camelot! Non ti permetto di avere reazioni simili per futili motivi!".

Artù era senza parole.
Possibile che suo padre proprio non capisse?
Che per lui fosse così difficile comprendere quanto fosse importante?
Il principe aveva stretto i pugni talmente forte da farsi diventare le nocche bianche e far penetrare le unghie nella carni che, inesorabilmente, avevano preso a sanguinare.
Davvero non sapeva come risolvere quella situazione.

                                                                                                             *

Miraz era nelle proprie stanze, e, pazientemente, attendeva che le cose andassero come aveva previsto.
Era veramente soddisfatto del proprio operato.
E il meglio doveva ancora venire.

"Vi vedo soddisfatto, mio re!".
Lord Glozelle guardava il proprio re quasi con timore reverenziale, esattamente come lo osservava Lord Sopespian.
Miraz era potente e malvagio, ed era necessario per la loro sopravvivenza acconsentire ad ogni suo più piccolo capriccio, pur di avere salva la vita.
Dopotutto, loro ne avevano ricavato solo vantaggi dopo la sua ascesa al trono.
Erano diventati molto più ricchi e tutti li rispettavano e chinavano il capo al loro passaggio.
Dovevano ammettere che era una sensazione veramente fantastica.
Ma il potere aveva dato loro alla testa.
E l' unica cosa che desideravano era ottenerne ancora di più.
Per questo, sui loro volti era solito vedere un malefico ghigno.

"Non sai quanto, lord Glozelle... e il meglio deve ancora venire!".
"Che piani avete per lui, mio signore?".
"Lo vedrai presto... Tutti lo vedrete presto!" - e, mentre lo diceva, un sorriso sinistro si allargava sulle sue labbra.

Improvvisamente, qualcuno aveva bussato alla porta.

"Direi che i giochi sono passati alla seconda fase, miei cari signori. Ora, lord Glozelle, potresti aprire la porta, per favore?".
"Subito, mio re".
Un attimo dopo, colui che aveva bussato alla porta aveva fatto il proprio ingresso nella stanza, a capo chino.

"Ti stavo aspettando!".
I tre sorridevano famelici, mentre si scambiavano occhiate più che eloquenti.
Il proprio interlocutore, però, non sembrava aver intenzione di rispondere.

"Andiamo... che ti prende? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?".
Senza aspettare risposta, Miraz gli si era avvicinato, passandogli una mano tra i capelli corvini.
"Sono sicuro che ci divertiremo molto insieme... Non è vero, mio caro Merlino?".
Il ragazzo aveva chinato ancora di più il capo, mentre un brivido gelido gli percorreva la schiena in tutta la sua lunghezza.
"Non è vero?".
Senza il minimo riguardo, gli aveva afferrato il mentro con una mano, facendo pressione e costringendolo ad alzare il capo e a guardarlo negli occhi.
Non poteva non godere del terrore ben visibile negli occhi blu del giovane mago.
"Si... si mio signore".
A quelle parole, Miraz lo aveva lasciato andare, dirigendosi verso il tavolo e servendosi una sostanziosa dose di vino.
Dopo averne bevuto solo pochi sorsi, però, il re aveva pian piano allargato le dita che reggevano la coppa, facendola cadere rovinosamente al suolo.
Tutto il suo contenuto si era riversato sulla preziosa pelle d' orso che arredava la stanza.

Merlino aveva osservato la scena in silenzio, troppo spaventato per fare qualunque cosa.
"Oh... ma guarda un po' cosa ho combinato! Sono proprio maldestro! Non è vero, miei signori?".
I due lord sorridevano malvagi.
Merlino aveva inghiottito rumorosamente.
Il suo pomo d' adamo sembrava aver fatto una capriola, e il suo cuore batteva all' impazzata.

Dopo qualche altro risolino crudele, però, la situazione era improvvisamente precipitata.
Lord Sopespian si era portato su Merlino con un balzo, afferrandolo per i capelli e torcendogli un braccio dietro la schiena, costrongendolo ad inginocchiarsi.
Il poveretto non aveva potuto fare altro se non urlare dal dolore.

"Credo che tu non abbia ancora capito cosa deve fare uno schiavo, stupido ragazzino...".
Lord Sopespian gli si era rivolto come se fosse lui a comandare.
Come se fosse lui il re, in quella stanza.
Il ragazzo cercava di trattenere le lacrime.
Non voleva dargli la soddisfazione di vederlo piangere, di vederlo ancora più spaventato e vulnerabile di quanto già non fosse.

"Lord Sopespian, suvvia... non è questo il modo di trattare il povero Merlino!".
Quelle parole avevano lasciato il giovane di stucco.
Credeva di non aver capito bene quello che il perfido re aveva appena detto.
"Lascialo andare".
Immediatamente, il nobile aveva mollato la presa su Merlino e si era allontanato, facendosi da parte.

Miraz, invece, si era avvicinato a lui a grandi passi, posandogli una mano sulla spalla e chinandosi quanto bastava per fissarlo negli occhi.
"Credo che abbiamo inizato col piede sbagliato, mio caro Merlino".
Continuava a chiamarlo per nome, rimarcandolo insistentemente.
Il ragazzo non sapeva cosa pensare.
"Puliresti il tappeto?".
Senza esserne troppo convinto, aveva annuito e, dopo essersi tolto il fazzoletto rosso dal collo, aveva cominciato ad usarlo per pulire il pavimento.
Non gli importava che si rovinasse.
Voleva solo fare presto e uscire da quella stanza il prima possibile.

"Spero che ti piacerà stare al mio servizio... mio caro... Lo spero davvero".

Il ragazzo aveva chinato maggiormente il capo, impegnandosi ancora di più nello svolgere il proprio compito.

"Si... mio re... lo spero anche io".
Solo il suo cuore sapeva quanto quella speranza fosse vana.


Continua...


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Chiedo venia per la lunga attesa!!!
Comincio col dire che questo è solo un capitolo di passaggio!
Anche se so che non giustifica il fatto che non sia riuscito benissimo, lo so!
Bè, pare che Miraz abbia ottenuto quello che voleva!
Merlino è il suo nuovo servitore.
Il suo comportamento atipico, però, a cosa porterà?
Lo vedremo nella prossima puntata!XD
Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito!
VI ADORO!
Un bacio enorme!
Vostra!
Cleo

   
 
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