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Autore: juls juliet    15/06/2011    0 recensioni
Un Condominio nella Grande Mela, con diversi inquilini: Maghi ex-studenti di Hogwarts, motociclisti, rockstar, giovani geni e vecchi spioni. Vediamo le loro reazioni all'arrivo di tre nuove inquiline, mezzelfe, vampire o demoni, che vanno ad aggiungersi a questo circo sulla Quinta.
Molti pairing, che cambieranno nel corso della storia. Sono presenti anche altri personaggi ispirati ad altri programmi tv, libri o alla realta'. e' la prima storia che scrivo e voglio ringraziare mia nonna LaCapra e mia sorella L'Opossum per ispirazione e aiuto
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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“Signori e Signori , qui e’ il capitano che vi parla. Abbiamo inziato la discesa verso l’aereoporto LaGuardia di New York. Si prevede un atterraggio tranquillo, il cielo e’ sereno e la temperatura e’ di 85 gradi. L’atterraggio e’ previsto per le 8 di sera ora locale, vi ringraziamo per aver scelto la nostra compagnia e vi auguriamo un felice soggiorno”. Questa era stata  la comunicazione del pilota del mio volo Milano-New York, su cui ero salita 7 ore fa. Il volo era stato tranquillo, senza perturbolenze ne’ altri problemi, anche perche’ la gran parte dei passaggeri era stanca a causa del fuso orario. Io, al contrario, avevo iniziato ad essere su giri... voglio dire, andare a vivere a NEW YORK, la Grande Mela, la citta’ che non dorme mai... insomma, ci siamo capiti?

Onestamente non so come mai fossi cosi’ emozionata, inzai a riflettere tra me e me mentre mi allacciai le cinture di sicurezza e misi via il portatile nella borsa sotto il sedile. Dovete sapere, infatti, che ero gia’ stata in questa magnfica citta’, e anche per non poco tempo visti tutti i lavori che io e le mie due future coinquiline avevamo deciso di fare. Cioe’ loro non e’ che avessero questa chiara intenzione di tutte le modifiche che alla fine avevamo fatto, erano anche a posto con l’appartamento cosi’ come era ma io, da brava organizzatrice compulsiva quale sono, mi ero fatta prendere la mano. Dicevamo comunque che non era la mia prima volta in citta’;e se per questo non era neanche la mia prima volta a vivere da sola, visto che solo l’anno precedente mi ero presa un anno sabbatico per girare un po’ il mondo. Pero’, come una bambina piccola in viaggio per l’Isola che non c’e’, non vedevo l’ora di mettere piede a terra. Forse era l’idea di riniziare una nuova vita, sotto un certo senso, che mi affascinava. Non fraintendetemi, non avevo alcun losco passato da cui fuggire e adoro immensamente la mia “famiglia adottiva” che gia’ mi mancava, ance se avevamo deciso di restare in contatto e di vederci piutosto spesso (grazie al potere dei soldi o della magia, non saprei dirivi), pero’ l’idea di una nuova citta’ da scoprire e vivere, e’ una cosa che mi e’ sempre piaciuta da matti, fin da quando avevo 10 anni e dichiaravo che sarei andata a vivere a Londra o Edinburgo. E diciamocelo, che tra un anno all’estero al liceo, un “gap year” in giro per l’Europa e un paio di conoscenti in giro per il mondo mi posso davvero considerare una amante dei viaggi, e sono pazza dell’idea.
 

Tra le altre cose quando dico “conoscenti per il mondo” intendo davvero carissimi amici,non semplici conoscenti tanto per vantarmi. Innanzitutto gli altri studenti all’estero che erano con me, e ora sono tornati a casa tra Messico, Germania e Giappone per elencarne solo alcuni. Poi c’e’ Paco, un pilota MotoGp spagnolo che considero mio fratello. E intendo fratello davvero.
Essendo che i miei genitori sono morti poco dopo la mia nascita in un incidente, ero stata affidata a due guardiani legali, che si dividevano la sottoscritta tra weekend, giorni della settimana e vacanze varie. Uno e’ Claudio,con cui vivevo duante la settimana e che con sua molgie Bianca mi facevano da “genitori”.Mentre l’altro, Domenico e’ un fisioterapista toscano, da cui il soprannome Doc, piuttosto rinomato nel mondo sportivo, oltre che a professore e studioso di stregoneria, quindi sono stata abituata alla presenza di atleti vari per “casa” fin da piccola, e Paco e’ diventato subito come un fratello maggiore per me. Lui e Davide.

Davide e’ un pilota di SBK, il mio fratellone. Lui e Paco condividono uno sponsor, l’amore fraterno per la sottoscritta e , ignorandolo, molti interessi. Nonostante questo non si sopportano, ma hanno concordato di limitarsi ai battibecchi in mia presenza, dopo che io stanca dei loro continui litigi e pubbliche accuse avevo deciso di smettere di rivolger loro la parola, ma a drastiche situazione servono drastici mezzi, e io stavo davvero perdendo la pazienza con quei due galli nel  pollaio.

Venni distratta dalla mia corrente di pensieri dalla splendida vista che si presentava al mio finestrino: New York City, poco dopo il tramonto che iniziava ad accendere le sue luci per prepararsi per il sabato sera. Decisamente, non smettera’ mai di stupirmi e meravigliarmi, pensai con lo sguardo perso sul panorama.

Piu’ tardi, una volta atterrati, afferrai il mio borsone oro e argento, che si era guadagnato un paio di prese per il culo nel corso del tempo, e mi diressi verso lo Starbucks dove avevamo deciso di incontrarci con Ryan, una delle persone cui tenevo di piu’ al mondo. Lo trovai seduto ad un tavolo, con una tazza di Ice Caffe’ che lavorava al computer.Al momento era seduto, quindi si poteva solo intuire quanto era alto, ma io sapevo che era quasi 1,85 ;inoltre, essendo molto magro sembrava ancora piu’ slanciato. I cappelli, ricci e castani, non erano troppo lunghi ma neanche corti. Aveva la testa bassa sullo schermo quindi non potevo vedere i suoi occhi verdi che sapevano capirmi al volo. Arrivai al tavolo e appoggiai il mio borsone sulla sedia di fronte a lui e solo allora alzo’ lo sguardo e si rese conto della mia presenza. Ci fissammo per un breve momento senza dirci niente, poi lui si alzo’ e mi abbraccio’ forte. Questo mi piaceva della nostra relazione, certe volte non c’era bisogno di parlare, ci sapevamo capire all’stante. Quando ci separammo, guardo’ il mio borsone, ne cerco’ altri attorno con lo sguardo e poi mi chiese
“non sei ancora passata al ritiro bagagli?”
“sciocchino, ti sei dimenticato del mio fantastico incantesimo?” gli risposi scherzando. Ragazzi miei, una della mie piu’ geniali idee, grazie al quale ero riuscita ad inserire tutto il necessario, e il mio immenso guardaroba, in un solo borsone. Lui mi guardo’ leggermente sorpreso, apri’ la bocca come per dire qualcosa, ma decise di richiuderla poco dopo e lasciare perdere. Io, per tutta risposta, gli sorrisi.
“ok, in questo caso ,vuoi prendere qualcosa prima di lasciare l’aereoporto?
“sei qui in macchina? La TUA macchina” gli chiesi
“Si’, la mia Mini che ti piace tanto” mi rispose, sorridendo davanti al mio interesse. Ricordatevi che Davide e Paco, essendo piloti, mi hanno cresciuta per bene tra macchine e moto, cosi’ da farmi nascere una passione e conoscenza nel campo non indifferente.
“Mi lasci mangiare un sandwhich in macchina?” gli chiesi, con falsa voce innocente sperando accettasse. Ero alquanto affamata, ma voglia di sedermi ad un tavolo al ristorante,o stare alzata piu’ del previsto era pari a zero. Erano pure sempre le tre del mattino passate. Per me.
“Certo che si’, se poi ripulisci con i tuoi trucchetti qualsiasi macchia” mi rispose, prendendo il mio borsone e iniziando a dirgersi verso Au Bon Pain. Ordinai un panino, e in un batter d’occhio era in un sacchetto da portare via tra le mie mani.

La Macchina,anzi la meravigliosa Mini rossa con bandiera inglese stampata sul tetto, ci aspettava vicino all’entrata del parcheggio e in breve Ryan stava guidando attraverso il traffico newyorkese. Io mi gustai la mia cena, guardandomi attorno stupita ancora come la prima volta.

“Senti, avrei una brutta notizia da darti. Cioe’ non proprio brutta ma neanche piacevole” esordi’ Ryan, quando ebbi finito di mangiare. Di qualcunque cosa si trattasse Ryan, che mi conosceva per bene, si era premurato di farmi mettere qualcosa sotto i denti. Difatti la mia reazione non fu affatto tremenda, anzi chiusi gli occhi stanca e gli chiesi di portarmi a casa, decidendo che ero troppo stanca per affrontare qualcosa di negativo.
“veramente questo e’ il punto” mi rispose lui. “ non posso portarti a casa perche’ non ci sono letti ne’ divani. E i bagni non sono pronti. C’e’ stato un contrattempo e l’idraulico non e’ potuto venire venerdi’; ha chiamato ieri mattina avvertendomi e ha detto che passera’ in giornata dopo il fine settimana e al piu’ tardi martedi’ sara’ tutto pronto. Inoltre anche gli ultimi mobil, tra cui i letti, mi hanno detto dovrebbero arrivare martedi’” concluse, continuando a guidare.
Questa non ci voleva... io volevo riposarmi, avevo lavorato cosi’ tanto a tutto questo trasloco. E poi Artemis dove sarebbe stata? Sapevo che Alessandra avrebbe potuto stare qualche giorno in piu’ nel suo dormitorio, anche se non ne ero troppo sicura, pero’ ora dovevo chiamare un hotel per me e per Artemis prima che fosse troppo tardi. Iniziai a cercare il mio cellulare, perso tra le mille cose nella mia borsa. Mannaggia me e la mia fissazione di portarmi sempre dietro il mondo anche in una pochette.
“che fai?”
“Cerco il cellulare, maledetto lui”
“se stai pensando di chiamare Artemis vorrei ricordarti che sono le 3 di mattina e nel pieno della loro celebrazione in Grecia, quindi non penso sara’ cosa gradita. Inoltre non ti preoccupare che sistemiamo tutto quando arriva. E ho gia’ chiamato Alessandra che e’ ancora a Boston a procurarsi alcuni documenti per il trasferimento” mi disse lui, con voce calma e rilassata.
“E io dove dormo?” gli chiesi, un po’ scoraggiata
“Pensavi davvero mi fossi dimenticato di te?” mi chiese indignato. Io smisi di cercare, tanto i risultati erano stati piu’che scarsi, e lo fissai, in attesa di una risposta. “Ho pensato che puoi benissimo stare da me: sei vicino al tuo appartamento, puoi venire alla riunione di condominio lunedi’ sera perche’ guarda che vieni, mia cara e se non sbaglio mi pare di ricordare che non ti dispiacesse affatto il mio divano” continuo’ lui, come se fosse stata la cosa piu’ ovvia.
Beh, per qualche giorno potevamo anche provarci, tanto avevamo gia’ tentato la convivenza e ne eravamo usciti entrambi vivi,. Anche se era stato tanto tempo fa, quasi 6 anni. Suo padre lo aveva mandato all’agriturismo di Doc, il mio padrino, per dare una svolta positiva al suo apprendistato magico. Mi pare scontato dovervi dire che lui non era migliorato affatto, ma ci eravamo divertiti da matti.

“ti adoro, lo sai vero?” gli dissi io, mettendomi piu’ comoda sul sedile e chiudendo leggermente gli occhi. Lui rise.
“Siamo quasi arrivati” mi disse Ryan ad un certo punto. Eravamo sulla Quinta, Central Park alla nostra sinistra quasi all’altezza del Metropolitan Museum. Mise la freccia e un portone di un garage si apri’, riconoscendo magicamente il proprietario del veicolo come inquilino del condominio. Parcheggio’, dopodiche’ scendemmo dalla macchina e lui, prendendo il mio borsone mi mise un braccio intormo alle spalle e mi diresse verso la porta che accedeva all’entrata.
“Grazie Ryan. Di tutto e per tutto cio’ che hai fatto, anche in questi ultimi mesi con i lavori e tutto” gli dissi io, quando fummo all’ascensore, che ci avrebbe portati al nono piano al suo appartamento.
“ di niente, Alice” mi disse lui
“You know that i love you, do you?” gli chiesi guardandolo dall’alto in basso
“ lo so lo so” mi disse. “I love you too” e si chino’ per darmi un bacio stampo all’angolo della bocca. Non ci eravamo accorti che nel frattempo l’ascensore era arrivato e uno degli inquilini ne era uscito, dando un’occhiata veloce a Ryan. Era un ragazzo giovane: avra’ avuto la mia eta’, alto quanto Ryan, con lunghi capelli neri e occhi azzurro affascinanti che mi fissarono un po’ straniti e un po’ stupiti, per poi distogliersi e avviarsi a passo svelto verso l’uscita. Entrai nell’ascensore, appoggiandomi alle pareti e pensando all’agognato divano che mi aspettava.

Prima ancora che potessi realizzarlo eravamo in casa, ed in un batter d’occhio io ero pronta per andare a dormire.
“spero non ti abbia creato troppo problemi venire a ritirarmi come un pacco postale nel bel mezzo del sabato sera” dissi a Ryan, mentre sistemavo i cuscini.
“non ti preoccupare, avevo da lavorare e in questo modo non ho nessuna scusa per rimandare ancora tutte quelle scartoffie” mi disse lui dalla sua camera.
“ti darei una mano, ma non in questo stato:farei piu’casini che altro. Se vuoi pero’ posso darci un’occhiata domani..” gli proposi io, sistemandomi comoda nel mio letto improvvisato
“sarebbe fantastico, ho davvero bisogno dell’aiuto di una studentessa di economia. Se potessi anche sfruttare la tua capacita’ di organizzatrice maniaco-compulsiva sarebbe anche meglio,sai, tutti questi documenti sono sparsi qua e la’ e la cosa non aiuta affato la mia comprensione. E poi se potessi darmi un parere riguardo gli ultimi modelli...Alice?...Alice, non dirmi che ti sei addormentata di gia’... come non detto, buona notte e ci si vede domani mattina”

  
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