Regalino
sputacchioso per Diletta, che nacque oggi un certo numero di anni fa
per la gioia di noi tutti.
Pensavi
di no, eh otouto? E invece te la cucchi, brevissima e altamente
idiota com'è.
Albicocche
A
dodici anni, Sasuke prova un interesse per le ragazze pari a quello
che nutre per il giardinaggio. E lo stato del giardino di casa sua dà
un'idea precisa di quanto la situazione sia tragica.
Per
quel che è riuscito a comprendere, basandosi su di un ragionamento
di tipo induttivo, è che le femmine sono dotate di poche
fondamentali caratteristiche distintive: sono più piccole, hanno la
voce più acuta e litigano per cose assurde – ad esempio lui, che
all'Accademia si trovava tirato in mezzo persino quando stava per i
fatti suoi a consumare il suo pranzo – disposte a tutto pur di non
cedere, quando però sono le prime a stancarsi durante un
allenamento.
Degli
esseri sufficientemente illogici, per non dire seccanti, e Sakura non
fa eccezione.
Lei
ha capelli da femmina lunghi e rosa, nulla di più femminile al
mondo; occhi da femmina verdi, verdissimi, con le ciglia lunghe;
braccia da femmina, sottili eppure morbide; voce da femmina, alta,
alle volte stridula, ma anche dolce quando diventa sussurro o risata.
Quindi effettivamente è femmina, però è anche troppo vicina,
troppo in mezzo ai maschi, troppo Sakura.
Insomma,
è femmina: fa tutte le cose che fanno le femmine e dice
spesso cose da femmina, però più di tutto resta comunque Sakura.
Probabilmente
è per questo che, pur avendo fatto caso a tutto il resto, una cosa a
cui Sasuke proprio non ha mai pensato sono le tette.
La
sua compagna di squadra ha le tette, e lui – accidenti! -
c'è finito con la mano sopra.
Stavano
solo correndo sui tetti all'inseguimento del solito, stupido,
dannatissimo gatto - che pare essersi affezionato alla squadra sette,
dato che fugge ogni qualvolta sono loro ad essere disponibili per
recuperarlo - e sono caduti. Cioè, uh! lui è caduto, ma è
meglio non raccontarlo in giro.
E
adesso Sakura sta lì, stesa sulle tegole rosse bollenti sotto il
sole del mezzogiorno, i capelli sciolti a farle d'aureola sulla
testa, la nuca e i gomiti probabilmente doloranti per la botta, gli
occhi verdissimi da femmina spalancati, la bocca semiaperta e la mano
sinistra di Sasuke piantata su una tetta.
«Sasuke
kun» miagola senza fiato, al colmo dell'imbarazzo.
Sasuke
non vorrà mai sapere che espressione facciale abbia assunto di
preciso, o quale sfumatura di colore. L'unica cosa che ricorderà
sarà che le è caduto addosso e che mentre il palmo della sua mano
destra, così come le ginocchia, stava friggendo a contatto con il
tetto arrostito dal sole, la sua mano sinistra tastava un oggetto
piccolo come un'albicocca, archiviato tra ricordi sbiaditi di
abbracci soffici come latte, che con il tetto aveva a che fare ben
poco e con Sakura tutto.
Il
tempo di realizzarlo e Naruto è già intervenuto berciando
assurdità, seguito da Kakashi che li guarda dapprima con vaga
perplessità, poi ridacchia nascosto da maschera e pugno chiuso,
soffocando tutto dietro una tosse nervosa assai poco credibile; il
secondo successivo Sasuke è scattato in piedi – e continua a non
voler sapere di che colore sia la sua faccia, tormentosamente
indeciso tra chiedere scusa o chiudersi in un dignitoso silenzio –
e Sakura si è rimessa seduta, con le mani tremanti, il viso
paonazzo, i capelli spettinati come non mai e tutta l'aria di stare
per avere un attacco cardiaco.
«Ah,
beata gioventù!» sospira Kakashi, in tono tra il divertito ed il
sognante.
Naruto
rimbecca il sensei, ma Sasuke non ci fa neppure caso. Azzarda invece
un'occhiata dalle parti di Sakura, senza neppure voltare il viso,
solo spostando con discrezione le pupille e osservando intorno da
sotto le ciocche nere. E anche se in effetti sa da sempre che Sakura
sia femmina, la consapevolezza totale della cosa lo raggiunge solo
quando per sbaglio i loro occhi si incontrano
di nuovo e lei li spalanca, diventando di fuoco e riportando tutta
l'attenzione sulla punta dei suoi alluci; e Sasuke non sa perché e
neanche si ferma ad indagare in proposito, ma di colpo lei gli pare
diversa, per non dire vagamente inquietante, nel suo essere così
femmina e nell'avere quei capelli rosa così lunghi, quegli occhi
così verdi, quelle braccia così sottili e quelle albicocche
così strane. Eppure, anche con tutto quello, chissà come, riesce
comunque a restare incredibilmente Sakura.
A
smorzare il nervosismo interviene Naruto: si para davanti alla
compagna per domandarle qualcosa con una certa pomposa gentilezza e
lei, impietosa, gli rifila un cazzotto e lo manda a schiantarsi
dritto contro un comignolo.
Kakashi,
dal canto suo, continua a sghignazzare.
Pesche
Che
Sakura sia femmina non ci piove. Sasuke l'ha realizzato con coscienza
intorno ai dodici anni; ma alle volte lei fa certe cose che gli fanno
sorgere dei dubbi.
«E
questo dove l'avresti imparato?» domanda l'ex nukenin, indeciso se
essere seccato per l'umiliazione che lei gli sta infliggendo o
provare una certa ammirazione per il modo in cui sta portando a
compimento con nonchalance un lavoro del genere. Lavoro che lui non è
riuscito neanche ad iniziare se non con esiti catastrofici – non
certo per colpa sua, sicuramente erano i materiali ad essere scadenti
sin dal principio.
Sakura
si blocca a metà, la cazzuola colma di malta in una mano e una
tegola nell'altra, e si stringe nelle spalle.
«Mentre
tu e quell'altro ve ne andavate in giro, si dà il caso che io
abbia continuato a svolgere missioni per il villaggio. Si imparano un
sacco di cose» risponde con semplicità, cominciando a stendere la
mistura con espressione concentrata.
Sasuke
sbuffa lievemente, sentendosi anche scomodamente inutile, perché
pare proprio che lei si sia offerta di aiutarlo a riparare il
tetto solo al fine di mostrargli per l'ennesima volta quanto
effettivamente necessiti dell'aiuto degli altri.
Sbuffa
ancora, le braccia mollemente appoggiate sulle ginocchia e la testa
al sole pallido. Alle sue spalle i rumori graffianti della
cazzuola sulle tegole si fermano di colpo. Sasuke si volta perplesso
e Sakura, impegnata ad affondare l'arnese nel secchio con una certa
rozzezza, gli spala per sbaglio una manciata di malta direttamente in
faccia.
«Oh,
cavolo, scusa!» trilla subito dopo, e nella fretta di lasciar cadere
la cazzuola ed aiutarlo scivola sui cocci di vecchie tegole e gli
crolla addosso.
Insomma,
un minuto te ne stai sufficientemente rilassato e normalmente seccato
a guardare il panorama sfocato sul tetto di casa tua, chiedendoti con
un certo cruccio perché mai una femmina se ne intenda di edilizia
molto più di te, e l'attimo dopo Sakura Haruno ti spalma una
cazzuolata di cemento pastoso sul naso e ti precipita su.
«Sasuk-»
ed è un borbottio a metà tra imbarazzo e sconcerto.
Sasuke
sa perfettamente quale sia la sua espressione, ma non ha alcuna
voglia di stare a puntualizzare, anche perché fortunatamente la
malta gli copre ancora metà faccia e si sta rapprendendo
rapidamente. Non sa se morirà soffocato per quello o perché il suo
naso sta premuto contro Sakura.
Sakura
che ha i capelli rosa molto femminili a pioverle giù spettinati
davanti al viso, una tegola ancora in mano e le braccia sottili ma
incomprensibilmente muscolose, piegate ad incastrarsi col suo corpo.
E il naso di Sasuke è finito su qualcosa capace di risvegliare in
lui reazioni chimiche che non ha mai avuto davvero il tempo di
assecondare, preso com'era a perdersi nel nero antracite di un
passato vischioso che ancora gli sta incollato addosso, intrappolato
negli occhi e nella testa; e anche se probabilmente lo soffocherà,
quella cosa resta comunque vellutata, piccola e soda, come una pesca;
sta sul suo naso e batte degli stessi battiti del cuore di Sakura.
Lei
arrossisce e si ritrae, un po' scombussolata. Non distoglie lo
sguardo però, e quando i loro occhi si specchiano, si copre la bocca
con una mano e ride.
«Scusa...»
racimola tra le risatine che le scuotono le spalle, quando lui si è
riportato in posizione quasi seduta, le braccia a sostenere il peso
del busto, le mani sulle tegole calde e la faccia al sole. «Sei
buffo».
Lo
è, con la malta crepata sul mento e sul naso, col viso arrossato e
lo sguardo sfuggente.
Lui
è buffo, e Sakura è bella.
È
spettinata, ha una tegola ormai rotta in mano, la sua maglietta è
sporca di malta e sembra più che altro un carpentiere; ma i suoi
capelli corti e rosa continuano ad essere la cosa più femminile del
mondo, e gli occhi continua ad averli verdissimi dietro le ciglia
lunghe, e la sua risata continua ad essere dolce, persino quando lo
sfotte, senza pietà; e forse è proprio questo a renderla così
incredibilmente Sakura.
Sasuke assottiglia lo
sguardo e ripristina un'espressione di perfettamente calibrato altero
distacco.
«Sei proprio femmina»
sibila, regalmente seccato.
Ma la parola che sta
pensando è donna.
Nda
Entrambi
gli sgorbi sono stati betati da quella santa di mack, che ora non
potrà mai più mangiare serenamente un'albicocca.
Per
l'ic mancato nella seconda shot... è venuta fuori la Sakura del
mulino che vorrei, spiacente u_u'
Il
mio otouto è un animaletto peloso, saccente e sentenzioso, oltre che
una lagna senza fine affetta da gravi manie psicotiche. Però è
anche adorabile, a suo modo.
E sono certa (?) che non mi ucciderà
per averle regalato questa roba inaccettabile invece della
Sasuke/Sakura come si deve che sta chiedendo da mesi *-*
Buon
compleanno *strizza*