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Autore: Medea00    16/06/2011    10 recensioni
Ecco la storia di Blaine...narrata proprio dagli occhi di Blaine. Dal suo primo arrivo alla Dalton fino al fatidico incontro con Kurt, e da lì in poi, tutte le scene topiche del telefilm raccontate dal punto di vista di Blaine, ma non solo. Fanfiction Blaine (e ovviamente Klaine)-centrica.
Mi hanno detto di dire che non scrivo per scopi di lucro e che tutti i personaggi da me trattati appartegono a Ryan Murphy e alla Fox. E già che ci siamo aggiungo che tutti i riferimenti a fatti e persone sono puramente casuali, ahah!
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Tratto dal capitolo 15:
E non riuscii più a negarlo: anche lui piaceva a me. Mi piaceva il suo sorriso, il suono della sua risata, la sua stravaganza, e perfino la sua insolenza. Mi piaceva quando fuori facevano venti gradi e lui indossava un cappotto invernale. Mi piaceva quando piangeva, e non avevo mai creduto fosse possibile, ma ogni volta che vedevo quelle lacrime provavo l’irrefrenabile istinto di baciarle via, perché era bellissimo, anche con la fronte imperlata di sudore e una smorfia di disappunto dipinta sulle sue labbra.
Mi piaceva così tanto da star male. Perché non riuscivo più a non pensare a lui, e alle sue morbide labbra premute contro le mie. Perché, in quel momento più che mai, la mia mente riepilogò quel discorso fatto a San Valentino.
E cominciai a riflettere.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7
Presto starai bene.



Quella mattina mi alzai stranamente presto e di buon umore. Passai in bagno un quarto d’ora in più rispetto al normale, cercando di sistemarmi i capelli nel miglior modo possibile. Mi aggiustai la divisa quattro o cinque volte, e soltanto quando fui assolutamente convinto di apparire in una maniera almeno decente, uscii di camera, dirigendomi verso l’entrata.
Il fato era dalla mia parte: non so quante possibilità ci fossero di trovarlo in mezzo a quella scuola gigantesca, fatto sta che lo trovai lì, con la sua borsa a tracolla di cuoio e la sua nuova, splendente divisa. Addosso a lui non sembrava nemmeno la stessa: i pantaloni grigi slanciavano le sue lunghe gambe dritte, e la giacca gli fasciava perfettamente la vita, oltre a mettere in risalto le sue spalle.
“La divisa ti sta benissimo.” Ma questo lo sapevo già, aggiunsi nella mia mente.
Kurt si voltò di scatto, colto alla sprovvista, e sorrise nel vedere un volto familiare, ma dopo nemmeno un secondo tornò alla disperazione.
“Ecco, appunto. Vogliamo parlare di queste divise!?”
“Parliamone...” Commentai io, trattenendo a stento una risata. In qualche modo sapevo già cosa stava per dirmi.
“Ma lo stilista che l’ha disegnata quanti anni ha? Questi mocassini sembrano usciti direttamente dal set di Casablanca…e poi dei pantaloni grigi!? Il grigio ingrassa da morire! Guarda, mi fa dei fianchi enormi!”
Scoppiai a ridere; mi ricordava così tanto me, da farmi una tenerezza irresistibile.
“Coraggio ti accompagno alla tua stanza: che numero hai?”
Kurt si frugò tra le tasche, afferrando una chiave con una piastrina di ottone.
“17…Oddio, è un brutto, bruttissimo segno!”
“Kurt, Kurt, ascoltami -lo afferrai per le spalle e lo fissai dritto negli occhi- andrà tutto bene. Lo so che ti senti disorientato: le materie, la stanza, i compagni… ma se hai bisogno di una mano, fai un fischio, e vengo subito da te.”
C’erano delle volte, come quella per esempio, in cui Kurt mi guardava in un modo molto strano. Riconoscente, felice…e che altro? C’era qualcosa che non riuscivo davvero ad afferrare.
Avrei tanto voluto chiedergli a cosa stesse pensando, ma ormai eravamo arrivati davanti alla sua camera. Kurt esitò un attimo, mordendosi il labbro inferiore. “E se non piacessi al mio compagno di stanza?”
Io lo guardai di rimando, sfoggiando un sorriso sghembo. “Impossibile.” E detto quello bussai. Lui sobbalzò così tanto che per poco non si aggrappò al soffitto. Il suo volto divenne bianco, poi viola, fino ad assumere un evidente color porpora.
“Sì? –chiese una voce vitrea, proveniente dall’altra parte del muro- chi è?”
Aspettai che Kurt dicesse qualcosa, ma era troppo paralizzato per parlare, quindi lo feci io.
“Sono Anderson. Ti volevo presentare il tuo nuovo compagno di stanza.”
Ci fu un attimo di silenzio, e dopo di quello il ragazzo aprì la porta. Era alto più di Kurt, con i capelli corti, ma non a spazzola come quelli di Ed e nemmeno a caschetto come quelli di Nick… erano scuri, con la riga in mezzo e due ciuffi che cadevano sulla fronte. Aveva dei lineamenti marcati e un fisico piuttosto atletico. Riflettei su dove l’avessi già visto, ma ottenni una risposta ancor prima di aver formulato la domanda.
“Allora sei proprio tu. Quanto tempo. Non credevo che ci saremmo rivisti, comunque.”
Inarcai un sopracciglio. “E perché mai?”
I suoi occhi castani si assottigliarono, puntandomi dritto.
“Pensavo che dopo quello che hai fatto ad Ethan non avessi nemmeno il coraggio di salutarmi.”
E, in quel momento, mi ricordai immediatamente chi fosse quel ragazzo. Dopotutto, come avevo potuto dimenticarmi del migliore amico di Ethan, che aveva lasciato gli Warblers non appena fui stato eletto come nuovo solista, che mi odiava forse più di tutti gli studenti di quella scuola messi insieme e questo perché, a causa mia, il suo migliore amico aveva perso tutta la gloria, e loro due erano passati da idoli della scuola a semplici esseri mortali?
Mi stava fissando in modo melenso. Se solo avesse potuto quella sua occhiata mi avrebbe volentieri perforato il cranio.
Ero senza parole. Non sapevo se essere più sconcertato del fatto di averlo rivisto dopo mesi e mesi, o del fatto che, per uno strano scherzo del destino, quel ragazzo era appena diventato il nuovo compagno di stanza di Kurt.
Deglutii, respirando a pieni polmoni. Non era il caso di agitarsi: Kurt era agitato abbastanza per entrambi, e di certo l’atmosfera di quel momento non era d’aiuto. Con moderata tranquillità, posai una mano sulla spalla del mio amico e con l’altra gli indicai il ragazzo.
“Kurt? Lui è Chase Edlund.” Mi sforzai con tutto me stesso per cercare qualcosa di carino da dire: “è stato uno delle stelle di punta degli Warblers, ed è bravissimo in spagnolo.” Ecco, avevo finito la mia presentazione, dal momento che non sapevo nient’altro su di lui.
Kurt, però, parve un minimo rinfrancato, tanto che si sforzò pure di sorridergli, porgendogli la mano.
“Io sono Kurt.”
Lui la strinse controvoglia, cercando ancora di capire se fossimo amici oppure no, e se la cosa poteva andare a suo vantaggio.
“Bene -mi affrettai a dire, togliendo subito la mano dalla spalla dell’amico- è ora di andare a lezione. Ci vediamo.”
Sperai vivamente di aver deviato i dubbi di Chase, con quel saluto distorto e vago. In ogni caso non era un ragazzo stupido, e sapevo bene che non avrebbe fatto niente di male a Kurt soltanto a causa di alcune sue supposizioni. Sì dai, pensai, non è il caso di allarmarsi.
“Blaine? –mi chiamò Kurt, quando fummo a debita distanza dalla camera 17- Chi è Ethan?”
Mi paralizzai, sgranando gli occhi. Ci misi diversi secondi a formulare una risposta che potesse suonare decente. “Un…ragazzo, con cui non andavo d’accordo. Comunque si è diplomato l’anno scorso.”
Sapevo bene di non aver saziato la sua curiosità, ma non aggiunsi altro, e arrivammo in poco tempo alla sala comune.
“Allora, Kurt –esordii, con tono da vero tutor- questa è la sala comune, la stanza dove passerai la maggior parte del giorno. Qui si studia, si prende qualche caffè, si legge, ci si rilassa, e quando è possibile ci esibiamo noi Warblers...”
“E quando lo facciamo Blaine salta sistematicamente su ogni soprammobile presente nella stanza. Giusto, Nick?”
“Giustissimo, Flint. Chissà, magari lo aiutano a sentirsi più alto, una volta tanto! Tu che ne pensi, Ed?”
“Beh, è vero: tutte le volte che cantiamo Blaine salta su qualcosa.”
“Ma povero Blaine, non è colpa sua se è una specie di cavalletta in iperventilazione che non riesce a stare ferma neanche per mezzo secondo!”
Mi girai lentamente. Molto lentamente. E quando vidi i sorrisi raggianti dei miei quattro amici, con i loro occhi vispi passare fulmineamente da me a Kurt, da Kurt a me, per poi guardarsi tra di sé, diventando sempre più esaltati, il mio volto si increspò in un sorriso leggermente tirato.
“Kurt, ti presento Flint, Nick, Ed e Colin. Di solito sono innocui.”
“Piacere –esordì lui, divertito- io sono..”
“Kurt!” Esclamò di scatto Colin, stringendogli la mano e iniziando a sventolargliela con forza.
“Lo sappiamo.” Aggiunse Flint, allungando il suo sorriso.
“Sappiamo tutto di te.” Fece Ed, che fu corretto da Nick :”Beh, non proprio tutto. La cavalletta, qui, fa la preziosa, e non ci vuole dire mai niente.”
“Sì ma tanto alla fine lo scopriamo lo stesso. Siamo bravi, in questo.”
“Siamo bravi in un mucchio di cose. Vedrai Kurt, ci sarà da divertirsi.”
“Ma basta monopolizzare l’attenzione! Come ti va la vita?”
Kurt non fece in tempo a dire “a” che Flint stava già parlando.
“Colin, smettila di scuotergli la mano come una fangirl isterica. Così spaventerai il nostro ospite!”
“Ospite? Altro che ospite, per quanto mi riguarda Kurt è un membro ad honorem della combriccola!”
“Kurt, abbiamo deciso di risparmiarti il rito di iniziazione, giusto perché sei amico di Blaine…”
“No Ed, lui è L’amico di Blaine.”
“Ragazzi…” Mormorai, massaggiandomi la tempia. Mi voltai verso Kurt, sentendomi un po’ in imbarazzo per la pazzia dei miei –se continuavano così non ancora per molto- amici.
“Loro sono…sono fatti così” sono fatti male. “Mi dispiace.”
“Ma no–disse Kurt, sorridente- sono simpatici.”
I volti dei quattro si illuminarono.
“Siamo simpatici!” Esclamò Colin, stritolando il braccio di Ed per la felicità.
“Capito, cavalletta!? Tu sarai anche bello e bravo quanto ti pare, ma NOI siamo simpatici!”
“Esatto! Siamo gli amici simpatici di Blaine.”
Flint fece una smorfia. “Sembra il titolo di un film porno di serie B.”
“O di uno spin-off del mondo di Patty…”
“Hei! -Esclamò Nick, aggrottando le sopracciglia- cos’hai contro il mondo di Patty!? Guarda che è carino!”
“Ma quanti anni hai!?!?”
“Ha parlato quello che si guarda i Puffi alle sette di mattina...”
“Cerchi rogne, ciuffetto alla Bieber!?”
“Coraggio, vieni, spazzolino!”
E mentre presero ad azzuffarsi e a schiamazzare l’uno contro l’altro, io li guardai, sospirando.
“Sto avendo un dejà vù.”
Kurt scoppiò a ridere, posando la mano destra su un fianco.
“Onestamente non mi aspettavo quest’accoglienza –ammise- mi ero già preparato a sguardi freddi e frasi di circostanza.”
Io sorrisi, cingendogli le spalle con un braccio. “Quelle cose appartengono al passato. Sei uno di noi, adesso.”
Sentii il suo corpo rilassarsi immediatamente. Pensai che fosse per la frase appena detta, piuttosto che per il mio semi-abbraccio puramente innocente.
In quell’istante la campanella segnò l’inizio delle lezioni. Ci salutammo velocemente, e mi soffermai a guardare Kurt allontanarsi verso l’aula di trigonometria.
“Che bel Kurt-sorriso.”
“Nick. -Sentenziai, acido –non avresti lezione?”
“Ci stavo andando. Ero solo venuto per ricordarti le prove dei Warblers alle 17.”
“Certo che me ne ricordo. Dobbiamo presentare Kurt agli altri membri.”
“A proposito –Flint mi guardò con la coda dell’occhio- l’hai preso Pavarotti?”
Sgranai gli occhi. Oh cavolo. Me n’ero completamente dimenticato.
Ad ogni nuovo membro viene regalato un uccellino della Dalton. Questa cosa, come d’altronde tutte le cose che facciamo noi, non si potrebbe fare, e quindi ogni volta bisogna corrompere uno delle serre e prendere il canarino senza essere visti da occhi indiscreti.
E, ovviamente, il compito di andare a prendere in prestito l’uccellino spettava proprio a me. Devo ammettere, però, che quella volta l’avrei fatto volentieri.
La prima parte del piano non fu difficile: il proprietario delle serre era un brav’uomo, e sapeva che trattavamo i suoi canarini meglio di chiunque altro in quella scuola. Questo, però, non sottintendeva che volesse darmelo gratis: per convincerlo dovetti regalargli tre maglioni di cashmere, una cintura di Armani e il nuovo profumo di Chanel pour hòmme. Poco male: quella roba non mi piaceva poi così tanto. O forse aveva smesso di piacermi in favore di qualcosa di meglio.
“Ciao Pavarotti” sussurrai, accarezzando l’allegro uccellino che stava cantando felice. Era piccolo, dall’aria dolce, ma con una grande voce e un piumaggio splendido. Pensai che non esistesse un canarino più adatto.
“Ragazzo! Sbrigati!” Sbottò il guardiano, facendomi cenno con la mano di correr via. Non me lo feci ripetere due volte: afferrai la gabbietta e scivolai sotto al tavolo, gattonando fino all’uscita secondaria.
Ho appena rubato un canarino per Kurt. Solo in quel momento mi resi davvero conto della cosa: Kurt, il mio nuovo migliore amico, si era appena trasferito alla Dalton. Certo, le motivazioni non erano delle più felici, ma guardai il bicchiere mezzo pieno: avrei passato tutto il giorno a guardare film, studiare, leggere i nuovi cataloghi della Benetton...ma da quel giorno, anche le cose più banali avrebbero preso un altro sapore, perché c’era lui, perché le avrei fatte con lui, e sarebbe stato tutto diverso, tutto nuovo…tuttopiù bello.


Benvenuto Kurt, pensai, mentre aprii la porta al suo primo incontro con i Warblers. Lo vedevo guardarsi intorno leggermente in imbarazzo.
Alcuni iniziarono a squadrarlo, altri si domandarono chi diavolo fosse per entrare negli Warblers senza nemmeno un’audizione. Ovviamente, facendo parte delle New Directions, non avevamo bisogno di testare la sua voce, anche se io avrei voluto tanto sentirlo cantare.
In mezzo a quell’aria un po’ tesa, Ed si sporse immediatamente per dargli un cinque. Sorrisi, sentendomi orgoglioso dei miei amici, un po’ pazzi, ma proprio per quello insostituibili.
Wes richiamò l’attenzione attraverso il suo amato martelletto. “Come da tradizione, per ogni nuovo fringuello, un fringuello vero.”
“Kurt –lo chiamai, mostrandogli la gabbietta- questo è Pavarotti.”
“Questo canarino – seguitò Wes- appartiene alla Dalton dal 1981. E’ tuo compito prendertene cura per portare avanti la dinastia dei fringuelli. Proteggilo, quell’uccellino è la tua voce.”
Kurt lo afferrò, parlando con tono scherzoso. “Oh lo porterò con me al volontariato. Lavoro in un centro di gatti randagi… dentro ad una miniera.”
Trattenni a malapena una risata. Purtroppo gli altri non furono della stessa espressione.
“Ragazzi, sto scherzando – si affrettò a dire- sì, insomma, io non lavoro in una miniera.”
Ci vorrà un po’ per ambientarsi, pensai. Ne ebbi ulteriore conferma dopo averlo visto proporre entusiasticamente delle canzoni con la stessa freddezza con cui Wes le aveva liquidate.
“Ma apprezziamo il tuo entusiasmo –commentò lui, con un perfetto sorriso falso- ti servirà quando sarai tu a sedere su questa sedia.” Tra le righe: qui comando io, stai al tuo posto, novellino.
Cercai il suo sguardo, suggerendogli di non prendersela, ma era troppo interdetto per guardare negli occhi chiunque, e quindi lo vidi sedersi silenziosamente al suo posto. In quello stesso momento Nick mi pestò un piede. David stava parlando con me da mezzo minuto e io nemmeno me n’ero accorto.
“Insomma Blaine, cosa te ne pare?”
“Eh...Cosa me ne pare…” se solo sapessi di cosa stiamo parlando
Cercai di decifrare il linguaggio dei segni che mi stavano lanciando i miei amici. Non so in quale modo fortuito riuscii a leggere le labbra di Colin che dicevano “Soul sister” e in un attimo il mio cervello fece 2+2.
“Soul Sister per le Provinciali? Sì, mi piace!”
Ci fu un’esultanza generale, dopo di che David prese un paio di ragazzi per decidere le coreografie, e io mi armai di chitarra per imparare il testo e decidere assieme agli altri come armonizzarlo.
Kurt non parlò per tutto il resto della riunione, limitandosi ad annuire e a seguire il filo dei nostri discorsi, anche se non sembrava gli importassero granché.
Decisi di smuoverlo un po’. Dopotutto toccava a me farlo sentire a suo agio.
“Kurt?” Lui si voltò quasi subito, abbozzando un sorriso. “Allora che ne dici della tua prima giornata da Warbler?”
“Non male. Mi sono divertito.”
“Aha, certo…” come se non sapessi che si era annoiato come un bradipo spanciato al sole.
“Beh, non ho avuto modo di cantare granché” ammise lui, mostrando adesso il suo vero disappunto.
“Hai ragione.” Nel sentire la mia risposta lui inarcò le sopracciglia, stupito. “Ed è per questo che ho proposto agli altri di farti fare un assolo, domani. Ti ho iscritto ufficialmente alle audizioni come seconda voce.”
Lui mi fissò, senza parole, mentre la mascella scendeva di due piani. Mi avvicinai a lui, sussurrandogli un po’ maliziosamente all’orecchio.
“Non vedo l’ora di sentirti cantare.”
E, detto quello, me ne andai, lasciandolo affondare nel panico più totale. Sì, forse non era proprio il modo migliore per metterlo a suo agio, ma la sua espressione in quel momento era impagabile.


Dopo tre ore di prove senza sosta mi sentivo stanco morto. Non appena entrai in camera mi buttai sul letto come un sacco di patate, senza nemmeno togliermi le scarpe, e affondai la testa contro il cuscino. Le provinciali erano alle porte e io cominciavo a sentirmi in ansia. Era la mia prima competizione ufficiale… l’esito della gara sarebbe dipeso soprattutto da me... Se avessi steccato qualche nota non sarei mai riuscito a perdonarmelo. Senza contare che avremmo dovuto competere contro le New Directions, gli amici di Kurt…
Il senso di responsabilità che gravava sulle mie spalle divenne un macigno da dieci tonnellate. Mi sentivo letteralmente schiacciato contro il materasso, come se qualcosa si fosse posato sopra di me.
Un momento.
C’era davvero qualcosa sopra di me.
Mi voltai di scatto, balzando a sedere in un poderoso scatto felino.
…Felino?
Mi trovai davanti un grosso, gatto, bianco, peloso, gatto.
Ti prego, ti scongiuro, non dirmi che è…
PANNOCCHIA, recitava la sua splendente targhettina in argento.
“….FLINT!?”
Il biondo corse fuori dal bagno. “Chi, cosa, che c’è!?”
Respirando pesantemente indicai l’essere di fronte a me. La sua reazione non aiutò a calmare i miei nervi. “Aaaaaaaaaaaah già. Me n’ero dimenticato: Pannocchia starà da noi per un po’.”
“Ok. Sapevo che avevate veramente rubato quel gatto. Sapevo anche che avevate deciso di nasconderlo per un po’, fino a quando non si fossero calmate le acque. Allora, la domanda che mi sorge spontanea è: perché diavolo quella palla di peli si trovava nella MIA stanza!?”
“Andiamo, non fare il solito guastafeste. Dopotutto, è grazie a lui che sei potuto scappare dalla Pitsbury.”
Non aveva tutti i torti. Grazie al suo rapimento ero riuscito a defilarmi, per andare da Kurt. In parte era merito di quella palla di peli se Kurt adesso si trovava alla Dalton.
Sospirai. “Due giorni. Dopo di che lo riportiamo da dove è venuto.”
Ma mentre lo dicevo Pannocchia aveva cominciato a graffiare i miei mocassini di cuoio e a mordicchiarne i lacci.
“Anzi, un giorno.”


Me l’ero domandato tante volte: chissà com’è la voce di Kurt, quando canta?
Mi ero immaginato che cantasse bene; non mi ero immaginato, però, che cantasse così tanto bene.
La sua voce era soave, cristallina, quasi innaturale per un ragazzo della sua età.
Era bravo. Dannatamente bravo. Molto più di me, Ethan, o chiunque altro. Continuava a cantare la sua canzone con timidezza e sicurezza allo stesso tempo: prima si torturava le unghie, poi camminava per la stanza, a volte guardava negli occhi i nostri compagni, altre abbassava lo sguardo.
Durante il suo ultimo ritornello, però, acquistò spavalderia, e provai una gioia immensa nel vederlo forte, sicuro di sé, mentre con le mani…
Aspetta, che stava facendo con le mani?
Gli feci cenno di abbassarle scuotendo leggermente la testa. A parte quel piccolo episodio, comunque, continuavo a fissarlo con gli occhi lucidi. La sua voce mi arrivava dritto in mezzo al cuore, così pulita, così dolce…
Penserete che stessi esagerando. Ma non avevo mai sentito nessuno cantare in quel modo, e sapevo benissimo che era una cosa unica. Kurt era unico. Più lo conoscevo e più me ne rendevo conto.
Nick e gli altri erano divertiti dalle mie espressioni. “Il kurt-sorriso” continuavano a sussurrare, agitandosi nelle loro sedie; non ci feci caso, non era il momento di badare ai loro pettegolezzi.
La canzone finì, con mio grande rammarico, e senza nemmeno darmi il tempo di riprendermi i ragazzi del consiglio cominciarono a commentare le esibizioni.
Purtroppo non avevo voce in capitolo, quindi rimasi seccatamente ad ascoltare i loro commenti altezzosi e burocratici mentre scartavano la performance di Kurt, ritenuta “troppo esibizionista”.
Mi venne da urlargli contro: ma siete pazzi!? E’ stato sensazionale!
E fu ancora più doloroso, per me, dover dare la notizia a Kurt. Lui sviò lo sguardo, annuendo con il capo.
“Consigli per il futuro?”
Non essere così bravo, pensai. “Vola più basso la prossima volta.”
Lui mi rispose stizzito: “Pensavo che essere ambiziosi fosse una virtù, non una colpa.”
A malincuore dovetti spiegargli come funzionavano le cose lì alla Dalton.
“Io non so com’erano le cose nella tua vecchia scuola…ma hai notato che qui indossiamo tutti una divisa? E’ come…essere parte di un team.”
“Nella mia vecchia scuola ero abituato ad urlare, per farmi sentire.”
“Beh, non sarai un bravo Warbler se penserai a farti notare.” L’ultima persona che aveva provato a farlo era stato Ethan, e non era finita molto bene.
Kurt esitò un secondo, serrando le labbra. “Hai…hai ragione. Mi dispiace.”
“Lo so –feci io, cercando il suo sguardo- lo so che all’inizio è tutto più difficile…” lui mi fissò di rimando. Parlai con il tono più confortante che potessi avere, mentre la mia bocca si dipingeva di un sorriso caldo.
“Presto starai bene. Te lo prometto.”

***

Innanzitutto devo ringraziare ancora una volta tutte le persone che stanno seguendo questa strana storia. La fanfic ha raggiunto la bellezza di 32 recensioni, e so benissimo che non sono poi tutto questo granchè messe a confronto con le 100 e passa delle grandi storie, ma per me è una vittoria assoluta ed un orgoglio impagabile. A tutte le splendide persone che stanno leggendo questa storia, e, soprattutto, che si soffermano a commentarla: grazie. Se questa storia sta andando avanti è soltanto merito vostro. Mi date la forza per scrivere, sul serio.
Ma bando alle dichiarazioni amorose (vi amo tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii), stavo riguardando l'episodio 2x09 di Glee e per poco non mi è preso un colpo quando ho visto quel ragazzo -che nella mia mente ho nominato come Ed- dare il 5 a Kurt nella scena della sua presentazione. Nella mia testa pensavo: E' PERFETTO!! TUTTO QUADRA!! GLI AMICI DI BLAINE SPACCANO!!
Avevo pensato di scrivere anche le audizioni di Jeff e Nick...ma dopo aver scritto quella di Kurt, ho pensato che, dagli occhi di Blaine, niente e nessuno avrebbe retto il confronto. (Senza offesa Nick nda - tranquilla stron ahem capo nd Nick). Se le avessi scritte sarebbe uscita fuori una cosa tipo "Nick e Jeff hanno cantato qualcosa -non so bene cosa, ero troppo preso a pensare a Kurt...", quindi ho lasciato stare.
Ho introdotto Chase, pensando che fosse divertente fare un collegamento con Ethan e il capitolo 2, ma non so ancora se renderlo un antagonista o no.
Insomma, come sempre, spero di esservi piaciuta, e vi prego di recensire il capitolo facendomi sapere cosa ve ne pare!

   
 
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