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Autore: Cheonefer86    16/06/2011    4 recensioni
Un incontro casuale, una passione mai sopita, ancora lacrime versate dopo l’ennesima illusione.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Vorrei solo guardarti, ma…

Vorrei fare solo una piccola premessa: questa storia è stata scritta dopo un particolare “evento”, quindi il Severus Piton della storia non è per niente il Severus Piton canon, tantomeno il mio Severus Piton che adoro, ma lo amo troppo per separarmene :P ;)

 

 

 

Vorrei solo guardarti, ma

 

 

Cosa fai quando la tua vita fa schifo e nessuno riesce a capirti?

Prendi un foglio ed una penna ed inizi a scrivere?

Cosa scrivi?

Di quando eri felice?

No, troppo doloroso.

Di adesso che sei infelice?

No, troppo patetico sprecare inchiostro per scrivere cose che già sai.

Cosa scrivi?

Nulla.

Rimani ferma a fissare il foglio bianco e a pensare.

A cosa pensi?

Alla felicità o all’infelicità?

A nulla.

Pensi all’unica cosa bella che ti aveva dato questo mondo e che crudele si è ripreso.

Basta!

Non voglio pensare a te, il solo tuo ricordo mi uccide l’anima.

Mi fa sorridere.

Eppure mi basterebbe vederti un’ultima volta, anche da lontano.

Sentire il tuo profumo.

Ascoltare la tua voce.

Vedere i tuoi occhi.

Vorrei solo guardarti, ma

Getto la penna sul tavolo della cucina, il foglio bianco rimane lì, mosso appena dall’aria spostata da me quando mi alzo bruscamente dalla sedia.

Esco da casa sperando che la mia mente si liberi sotto questa calda notte estiva, ma so che non sarà così perché ogni oggetto magico che vedrò mi ricorderà te, qualsiasi cosa mi ricorderà te.

I miei occhi d’innamorata ti scorgerebbero ovunque, anche nei luoghi più impensabili.

Sono un caso disperato, lo so.

Che ci posso fare se il mio cuore mi parla ancora di te?

Che ci posso fare se la mia mente mi mostra quando camminavamo per i corridoi di Hogwarts facendo finta di niente?

Nulla.

Non voglio farci nulla.

Vorrei solo guardarti, ma

La guerra è ormai finita da tempo e Diagon Alley sta lentamente tornando alla normalità, i negozi stanno via via riaprendo e il sorriso sta tornando sul volto di ogni singolo sopravvissuto.

Mi sembra quasi di essere tornata indietro nel tempo, a quando ad undici anni venni a prendere tutto il necessario per il mio primo anno di scuola ad Hogwarts.

Hogwarts.

Come mi manca stare al castello, respirarne l’aria, camminare per i corridoi con la speranza di vederlo.

Mi manca lui.

Questa guerra mi ha portato via ogni cosa, ogni affetto, ogni felicità.

Sembra strano a dirsi, ma durante la guerra avevo tutto, avevo una famiglia, degli amici, l’amore, avevo uno scopo per cui vivere.

Ed ora?

Ora non ho niente.

Sono stanca di questa mia esistenza, sarei voluta morire anch’io nell’ultima battaglia, non avevo neanche più te.

Nessuno sapeva che fine avessi fatto, nessuno sapeva se fossi vivo oppure no.

A nessuno importava, eri un assassino traditore per tutti.

Non per me.

Quando sono venuta alla Stamberga Strillante, non c’era nessuna traccia del tuo corpo, solo una grossa pozza di sangue e una flebile speranza che fossi ancora vivo s’insinuò in me.

Piansi ore abbracciando il tuo sangue.

Ora so che sei vivo, ma vuoi stare solo.

Come me.

Vorrei solo guardarti, ma

Cammino per la strada, passo nelle vicinanze de I Tre Manici di Scopa, ma non mi fermo, non fa per me stasera, troppa gente, troppo chiasso, troppi occhi puntati addosso.

D’altronde io ero l’amante del professore, l’amante del Mangiamorte, l’amante dell’assassino di Albus Silente.

È difficile togliersi certe etichette, anche dopo anni rimani per sempre schedato agli occhi della gente.

La mia meta è La Testa di Porco, decisamente più “accogliente” per me.

Un covo di ubriaconi in cui nessuno ti giudica.

Mi siedo al secondo tavolo più buio poiché il primo è già occupato, ordino una bottiglia del più forte whiskey ed inizio a bere.

L’alcol avrebbe schiarito la mia mente per un po’.

Quando sto per mandare giù il secondo bicchiere mi blocco, un brivido gelido mi scuote attraversandomi la schiena.

Sento uno sguardo su di me.

Sento “quello” sguardo.

Vorrei solo guardarti, ma

Non riesco a muovermi, il bicchiere è ancora bloccato alle mie labbra.

Sento qualcuno che si avvicina a me.

Sento il suo profumo.

Chiudo gli occhi ed inspiro a fondo.

Vorrei solo guardarti, ma

Non ci riesco.

Mi fa troppo male incontrare i tuoi occhi.

Se lo facessi, mi perderei nuovamente in te e non saprei resisterti.

Non l’ho mai fatto.

Non sono riuscita a starti lontana nemmeno dopo che mi hai lasciato brutalmente, gettandomi via come un giocattolo ormai rotto ed inutile.

Ma ogni volta che i tuoi occhi mi trafiggono ritorno ad essere il tuo giocattolo.

Ti basta dirmi anche solo una parola ed io sono nuovamente tra le tue braccia.

Una notte di sesso e mi getti di nuovo.

Tu appaghi la tua voglia ed io sono malata.

Il mio amore per te è malato.

Tu da me ormai vuoi solo sesso, hai smesso di amarmi da tempo, ma io non ho mai smesso di amarti.

Il mio è un desiderio malato.

Sono la tua puttana pochi giorni l’anno, mi basta essere questo pur di starti vicino, non ho la forza di rinunciare a te.

Vorrei solo guardarti, ma

Stasera voglio essere forte.

Mando giù un altro bicchiere di whiskey, anche se l’alcol non è mai stato mio amico in queste situazioni.

Si siede vicino a me senza dire una parola, versa del liquore nel bicchiere e ne beve un sorso, posa il vetro sul tavolo ed una goccia ambrata gli rimane sulle labbra.

Vorrei allungare una mano e catturare tra le dita quella goccia, ma poi non saprei resistere a quegli occhi.

Devo essere forte!

Devo essere forte!

Devo essere forte!

Distolgo lo sguardo dalle sue labbra e lo volgo ad una strega sporca e sudicia ad un tavolo poco lontano.

Ad un tratto posa una mano sul mio ginocchio ed inizia lento a percorrere la stoffa che lo separa dalla mia pelle.

Devo essere forte!

Cerco di non perdere l’autocontrollo e continuo a guardare la strega noncurante di quella carezza che sta lentamente accendendo i miei sensi.

Devo essere forte!

Devo essere forte!

- Cos’hai da guardare, stupida ragazzina? – mi grida quella donna con una voce quasi più odiosa di quella di Dolores Umbridge.

Quelle urla mi distolgono dai miei pensieri e da quella carezza.

Per Merlino, quasi la bacerei per ringraziarla, ma quella sembra avere tutt’altra intenzione.

Estrae la bacchetta, la punta verso di me, apre la bocca per pronunciare non so bene cosa, quando un: - Expelliarmus! – rimbomba nel locale e getta il legno della strega a terra.

- Vieni! – mi dice Severus prendendomi la mano e strattonandomi verso la porta.

Uscita dal locale mi libero dalla sua stretta, guardavo a terra, le stelle, gli alberi, tutto pur di non guardare i suoi occhi.

- è meglio se torno a casa. Buonanotte! – dico sempre fissando i miei piedi.

- Mi lasci già? - mi risponde quasi seccato – Sempre maleducata, vero? – aggiunge.

- Cosa? Maleducata? Le ho anche dato la buonanotte.

Maledizione le mie scarpe si stanno rompendo, è proprio ora di comprarmene di nuove.

- è buona educazione guardare qualcuno negli occhi quando ci si rivolge a lui. Non lo sapeva, signorina?

- Non cominciare a fare il professore con me. Non lo sei più da parecchio tempo.

- Ma tu sei sempre la mia amante – risponde con tono divertito.

- Vai al diavolo! Buonanotte, Severus!

Mi volto per tornare verso casa, quando mi sento afferrare un polso.

- Come stai? – mi sento sussurrare ad un orecchio.

È dietro di me, vicino, troppo vicino.

Il suo profumo mi sta inebriando.

- Vuoi la risposta fasulla che do di solito a tutti o vuoi quella vera? – gli chiedo sapendo che non mi avrebbe risposto – Cosa t’importa di come sto? – aggiungo in un soffio quasi rassegnato.

- A me importa molto di come stai. A me importa molto di te – risponde facendomi voltare.

Posa le sue labbra sulle mie in un bacio delicato, alzo lo sguardo per incontrare i suoi occhi.

Vorrei solo guardarti, ma

 

 

È mattina e sento il sole scaldarmi la pelle.

Apro gli occhi e come ogni giorno il mio letto è vuoto.

Non riesco ad innamorarmi di nessun altro.

Il mio cuore reclama solo Severus.

La mia anima è sua da tempo.

La mia mente mi ordina di dimenticarlo per sempre.

Non ci riesco.

È più forte di me, non riesco a dimenticarmi nulla di lui.

I suoi occhi, la sua voce, il suo profumo, i suoi baci, le sue carezze.

È tutto nella mia mente, eppure lei mi dice di cancellare ogni sua traccia.

Ho bisogno di una doccia, d’acqua calda che bruci ogni mio pensiero.

Mi tolgo tutto ed entro, ruoto il rubinetto e l’acqua comincia a scendere delicata sulla mia pelle percorrendone ogni centimetro.

Poggio i palmi delle mani sul muro ormai umido e scivoloso, la testa reclinata in avanti in una posa di rassegnazione e mi lascio andare alle lacrime, un pianto che non ha nulla di liberatorio, solo un amaro pianto di dolore e solitudine.

E di sconfitta.

Vorrei solo guardarti, ma

Ero stata di nuovo la sua puttana.

I flash di quella notte apparivano nitidissimi, lacerando la mia anima come affilati coltelli. Il mio cuore era andato in frantumi non appena lo avevo guardato perché sapevo che non sarei riuscita ancora una volta a resistergli.

Al ricordo delle sue mani sul mio corpo stringo i pugni.

La sua lingua lambiva ogni centimetro della mia pelle, le sue labbra mi baciavano con avidità ed io non mi opponevo, lo desideravo pur sapendo che il giorno dopo ne avrei sofferto.

Sotto l’acqua bollente che scroscia a terra, ne sto soffrendo e al pensiero sbatto con rabbia i pugni al muro.

Il gemito che mi uscì quando lui entrò in me sapeva di disperazione e di rassegnazione. Anelavo quel contatto, il desiderio del suo corpo non era mai svanito in me e la disperazione che sarebbe stato l’ultimo mi faceva scendere copiose lacrime. Ogni volta cercavo di convincermi che sarebbe stata veramente l’ultima, che mi avrebbe solo fatto soffrire ulteriormente, ma quella notte ero rassegnata che non sarei mai riuscita a scrivere la parola “fine” a tutto quello.

Ad ogni spinta la mia consapevolezza scemava, solo desiderio e passione che mi avrebbero condotto presto in un baratro dal quale era difficile uscirne, e quella volta più difficile di quanto avrei mai immaginato.

Con le spalle al muro mi accascio sul pavimento, l’acqua che invece di farmi dimenticare ogni cosa alimenta quei dolorosi ricordi, li accresce e li nutre come se fossero una pianta parassita che si avvolge attorno a me.

Nessuna parola fu pronunciata in quella stanza, nemmeno quando l’amplesso ci travolse furioso. Solo gemiti e ansimi di piacere. La sua brama era ormai appagata e dire qualcosa sarebbe stato inutile. Solo il respiro affannato di due corpi colti dopo l’orgasmo risuonava in quella stanza, d’altronde eravamo lì solo per quello.

Un puro e semplice orgasmo.

Niente amore, solo sesso.

Solo quello voleva da me, e al mio cuore infranto bastava anche solo una di quelle notti.

Speravo nell’amore, ma sapevo che era solo sesso.

Le lacrime non cessano di scendere sul mio viso mischiandosi all’acqua che ancora scivola calda sulla mia pelle.

Stringo le braccia intorno alle ginocchia e poggio la testa sopra di esse continuando a piangere nella solitudine di quel bagno.

Senza dire una parola si rivestì e se ne andò guardandomi appena.

Sotto l’acqua solo lacrime e singhiozzi.

Vorrei solo guardarti, ma

Ogni volta che ti guardo il giocattolo si rianima per rompersi nuovamente subito dopo essere stato usato.

Vorrei non guardarti più!

Ma…

 

   
 
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