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Autore: beesp    16/06/2011    2 recensioni
« L’hai baciata? ».
« Non l’ho neanche sfiorata » giurò, una mano sul cuore.

Un risveglio con insetti disgustosi e una colazione all'insegna di risatine giulive.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Degli ultimi scherzi di Zonko e di una certa Rebecca
LOL. Padfoot è un cretino. XD Anche questa fanfiction lo è. È la prima fanfiction Wolfstar dopo un breve periodo di blocco – diciamo un paio di settimane, va – e quindi sono abbastanza soddisfatta, anche se non è un granché. Volevo provare qualcosa di fluff, e in origine ci sarebbe dovuta essere una scena un po’ più spinta, ma proprio non sarebbe stata sensata in mezzo a tutta questa idiozia.
È tutta dedicata a L i a r che mi ha dato il prompt: “C’è qualcosa che devi dirmi”
“Assolutamente niente” gli rispose, stringendo le labbra.
Buona lettura. (Liberamente ispirata a “A little less sixteen candles, a little more ’touch me’” dei Fall Out Boy).












Mr. Padfoot, quella notte, mortalmente offeso e arrabbiato, era steso sul suo letto a baldacchino, i tendaggi chiusi, emetteva rumorosi grugniti di disappunto indirizzate all’unico compagno di dormitorio realmente presente – James era da qualche parte a limonare con la Evans e Peter non lo si svegliava neanche con le cannonate.
Mr. Moony per il nervosismo non riusciva a dormire – e comunque con Sirius sul letto accanto al suo e i suoi sgradevoli rumoracci sarebbe stato impossibile chiudere gli occhi – nonostante cercava in tutti i modi di dimostrare indifferenza: quello era l’atteggiamento giusto con Sirius. Se gli si dava corda, poteva continuare anche per giorni. (L’aveva capito dai loro due precedenti litigi – due se non si contavano quelli da amici –, di cui le colpe non erano tutte attribuibili a Sirius, certo, che però era comunque il maggiore detentore. Remus aveva comunque evitato di polemizzare e si era andato a scusare appena calmo, ma l’altro aveva fatto rimostranze).
Spudoratamente fingeva di essere già nel mondo dei sogni, e non aveva neanche tirato le tende perché così Sirius avrebbe avuto chiaro il concetto che a lui non importava.

La lite era nata quella mattina: Black si era svegliato di ottimo umore e pretendeva che chiunque nel dormitorio e a Grifondoro in generale accettasse le sue battute e i suoi divertentissimi scherzi. Remus era molto vicino alla luna piena e verso la fine dell’anno andava in stato di “facilmente irritabile” in automatico, senza il bisogno di risvegli bruschi. Per sfortuna di entrambi, Sirius aveva deciso di provare su di lui i nuovi acquisti di Zonko – delle bolle di sapone con all’interno degli insetti disgustosi – che lo avevano fatto svegliare dieci minuti prima del necessario e con la testa dolorante. E un infestazione di proporzioni epiche sotto le lenzuola, che però aveva risolto con un colpo di bacchetta.
Aveva soprasseduto, naturalmente, e sospirato profondamente, però evitando di rivolgersi a Sirius in qualsiasi modo – infatti si era trovato spiaccicato tra Peter e una ragazza apparentemente interessata a lui durante la colazione.
Sirius doveva averlo considerato un affronto personale, dalle smorfie orripilanti – Remus aveva finto di non accorgersene. Si era alzato mandando a benedire quel misero straccio di buon senso che gli rimaneva accomodandosi tra il suo – e di James – gruppetto adorante. Peter aveva trascorso tutto il tempo a tirargli gomitate nelle costole per farlo voltare verso Sirius « ehi, Moony! Moony! Moony! Non sai cosa ti perdi, Moony ».
Remus aveva una vaga idea di cosa stesse accadendo alle sue spalle e percepiva pure il mal di testa aumentare. Non aveva intenzione, però, di voltarsi verso le ragazze né verso Sirius.
Durante le lezioni della mattinata – Trasfigurazione e due ore di Pozioni – Sirius si era seduto accanto ad una Corvonero mora unitasi poi a loro durante il pranzo. Era abbastanza sveglia per capire che non stava davvero con Sirius, ma non pareva esserne minimamente turbata, godendosi gli sguardi di invidia volanti persino dai muri. A un certo punto Sirius le aveva sussurrato all’orecchio qualcosa che l’aveva fatta ridacchiare – con la tipica risata da gatta morta. Sul suo volto doveva essersi dipinta una qualche espressione infastidita – aveva provato dalle sette e mezzo di sopprimerle, ma dopotutto era più di un amico di Sirius, una sorta di fidanzato, e avrebbe voluto poter vantare una qualche forma di autorità su di lui – perché l’altro ghignante gli domandò: « C’è qualcosa che devi dirmi? ».
« Assolutamente niente » gli rispose, stringendo le labbra e ritornando a occhieggiare il suo sandwich mangiucchiato.
« Allora io e Rebecca andiamo ad appartarci, se capite cosa intendo ». Lanciò occhiolini in tutte le direzioni e tutto il suo trionfo contro Remus.
« Divertiti, Sirius » gli augurò con parte del pane morbido in bocca per mascherare qualsiasi tono avesse assunto.
« Oh, naturalmente, so come divertirmi io ».

Aveva saltato tutte le lezioni pomeridiane, però Rebecca si era vista in giro per la scuola, indignata e furiosa. Correva da un lato all’altro dei corridoi, con la chioma minacciosa spostata all’indietro dall’aria. L’avrebbero tranquillamente scambiata per un’arpia o un drago, il fumo dalle narici c’era tutto. Non aveva invidiato minimamente Sirius ed era stato anche molto divertito dalla visione della leggiadra fanciulla, fin quando non s’era ricordato che il suo qualsiasi-cosa-fosse era un idiota.
Alla sera, le ragazze Corvonero odiavano in massa Sirius Black – solidarietà femminile – ma il ragazzo non si vedeva da nessuna parte. L’attenzione fu distolta dal tavolo Grifondoro quando in quello Tassorosso due primine cominciarono a strillarsi contro insulti irripetibili. Neanche avevano aperto bocca che già dei Corvonero scommettevano sull’esito della rissa. Remus, quatto, sgattaiolò fuori dalla Sala Grande, fino al dormitorio. Doveva assicurarsi che il cretino ci fosse, sarebbe stato molto da Sirius nascondersi in qualche luogo pericoloso a sbollire la rabbia. In fondo gli voleva bene – in fondo. Sirius era lì, si sforzò di sospirare; appena lo vide a pochi metri di distanza, si nascose dietro le tende.
Remus, fintamente noncurante, si infilò sotto le coperte a sua volta.

Ed erano arrivati così a notte inoltrata – era perlomeno mezzanotte, ormai, Sirius non accennava a quietarsi.
Peter si rigirò nel letto con un rumore imprecisato. Sirius sbuffò di nuovo. Fu la volta di una civetta fuori dalle finestre, degli uggiolii leggermente inquietanti, la voce di Nick-Quasi-Senza-Testa, una risatina femminile.
La luna comparve da dietro la coperta di nuvole, ormai era trascorsa un’altra mezz’ora scandita dai suoni provenienti dal letto di Black. Remus si voltò dal lato opposto, proprio quando l’altro decise di sgusciare fuori, avvicinandosi al suo materasso.
« Ehi ».
« Pensavo avessi perso l’uso della parola ».
« Più o meno ».
« Uhm ».
Sirius aveva immaginato di doversi scusare, se voleva tornare nelle grazie di Remus Lupin. E lui voleva. Era stato un po’ stupido quella mattina, credeva che per rilassare Remus ci volessero delle sane auto-risate. Si era sbagliato. Aveva continuato a comportarsi da idiota, fino a quando Rebecca non gli aveva tirato uno schiaffo per la sua confessione di non essere interessato a lei.
« Rebecca era simpatica, vero? ». Tentò.
Era uno stupido, decisamente.
Remus si voltò verso di lui, le sopracciglia sollevate: « E queste sarebbero le tue scuse? ».
L’altro annuì. Remus lo trafisse con lo sguardo, non sapendo se fosse il caso di scoppiargli a ridere contro. Dopotutto gli aveva perdonato cose peggiori quando erano amici.
« L’hai baciata? ».
« Non l’ho neanche sfiorata » giurò, una mano sul cuore. Remus avrebbe voluto sinceramente soffocare la faccia nel cuscino; trattenendosi, annuì e chiuse gli occhi.
« Sei perdonato » mormorò.
Sirius, senza neanche rifletterci troppo su, si spalmò su Remus e gli prese la testa tra le mani, baciandolo, infilandogli con malagrazia la lingua praticamente in gola. Remus tentò a più riprese di liberarsi, aveva il braccio sotto la schiena ed era estremamente scomoda quella posizione. Passati un paio di minuti Sirius calmò i bollenti spiriti, e lo lasciò libero in un bacio più dolce.
Quando dormirò?, si domandò Remus, iniziando però ad apprezzare il fatto che Sirius era attaccato – ogni  centimetro di Sirius contro ogni centimetro di Remus – a lui.
   
 
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