Fanfic su artisti musicali > Green Day
Segui la storia  |       
Autore: Neal C_    16/06/2011    3 recensioni
Virginia Foster si trasferisce in una cittadina anonima, Rodeo, in California. Abituata ad essere sempre la prima della classe neppure alla Pinole Valley High School si smentisce e così non può rifiutare una richiesta della cordinatrice del suo corso: aiutare un compagno di classe particolarmente refrattario allo studio, con la testa perennemente nella musica, spesso assente e in continuo conflitto con i professori a cui si rivolge con linguaggio piuttosto colorito, contestando tutto.
Saprà rimettergli la testa a posto o verrà trascinata nel suo mondo di insoddisfazione, di ribellione e continuo rifiuto?
Ha solo cinque mesi per convincerlo* che la scuola non è tutta da buttare, lei che nei libri e nella cultura ci naviga fin da bambina.
*(Armstrong abbandonerà il liceo il 16 febbraio 1990, il giorno prima di compiere diciott'anni.)
[Rating Giallo: linguaggio colorito]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Virginia Foster 1989-2004'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Ottobre
Post-test di ingresso

Finalmente respiro.
Sono state tre settimane di stress, di giornate passate a studiare, mangiare, studiare, tornare da scuola, di nuovo studiare, studiare, studiare...
Penso di aver passato due sabati su tre a casa in stato comatoso, mezza addormentata, mentre mamma e Frank uscivano, Dominick con un suo amico guardava la Tv e il loro gatto, Kelly, si acciambellava sul divano accanto a me, facendo le fusa.
Non amo particolarmente gli animali ma tutto sommato Kelly mi sta simpatica, soprattutto perché non me ne occupo io altrimenti penso che mi verrebbe una crisi isterica.
NO, non ho tempo per un gatto né per un altro animale e SI, sono la persona più insensibile sulla terra: non mi sciolgo in lacrime di commozione davanti ad un cucciolotto, non corro ad accarezzare tutti i cagnetti che passano per strada per poi chiedere al padrone con quella faccia di cazzo spaventosa “come si chiaaaama?” e sentirmi rispondere “Fido” oppure “Spike” oppure ancora “Lucky”.
Solo Dominick poteva chiamare un cane Grace Kelly, come la principessa di Monaco e attrice omonima.
A proposito di Nick, chissà cosa avrà pensato di me quel suo amico quando sono crollata sul divano.
Probabilmente non se ne sono nemmeno accorti.
Non si sono schiodati dallo schermo neppure per prendere da mangiare, hanno aspettato che mi svegliassi e andassi a  prendere sandwich al formaggio per tutti.
Immagino quanto possa essere faticoso trascinarsi fino in cucina per tirare lo sportello del frigo!
Quello che mi consola è che non sono stata l’unica ad avere la “Studiosite” acuta, le due settimane precedenti.
Nemmeno Sab e Meggy hanno messo piede fuori e Mike staccava il telefono e spariva fino alle nove di sera.
L’aria in classe era pesante, ogni settimana almeno tre test, fra inglese, matematica, biologia, storia, fisica, chimica, spagnolo, le prove di teatro e di disegno, e ovviamente il latino.
Eh sì, sono una delle cinque che si è iscritta alla classe di latino.
Inutile dire che l’ho fatto per la mamma; ci teneva che continuassi a farlo e non gettassi nel cesso tutte quelle nozioncine che mi ha inculcato Frau Schlissen*.
I corsi dopo pranzo sono davvero ridicoli rispetto a quelli per cui studiavo fino all’anno scorso.
Per una versione mi basta anche solo metà del vocabolario* che ho dovuto imparare in tre anni di latino.
Per il resto non è successo molto altro.
Oh si, l’homecoming, il ballo di inizio anno.
Ero malata e così me lo sono risparmiato.
Le ragazze sono venute da me a farsi i capelli e a prepararsi, mi hanno fatto un po’ di compagnia e poi mi hanno lasciato con Mike che ha disertato apposta per non abbandonarmi, da sola, con 39 e mezzo di febbre.
Penso sia il miglior amico maschio che abbia mai avuto fino ad ora, e, senza di lui, mi sarei depressa mille volte, aggirandomi per la cucina, avvolta in una coperta, alla ricerca del coltello da cucina, inneggiando al suicidio.
Fine della storia.
Sab e Meggy me l’hanno anche raccontato, credo.  Non le stavo ascoltando.

Ma che cavolo faccio? Mi sono incantata? Basta perdere tempo!
Allora dicevamo che in Coleridge* c’è il tema della leggenda e dell’ispirazione poetica che lo proietta in un ipotetico passato fantastico e che viene ripreso dal “Trascendentalismo” dell’Ottocento: un esempio sono Emerson e Thoreau e poi Stowe, che scrive “La capanna dello zio Tom” che critica lo schiavismo in Americ...

“Vig! c’è un tuo amico qui! Michael Edwards!”

Dio mio, non si può stare un attimo tranquilli...

“Veeeengoooo!”

Afferrò un paio di pantaloncini e me li infilo alla ben e meglio.
Non sopporto quella scrivania da bambinetti dell’asilo che mi ritrovo e preferisco cento volte studiare sul letto, con una delle maglie XXL che Frank usava nemmeno dieci anni fa.
è riuscito a perdere quasi venti chili in due anni. Roba da non credere.

“Ehi Vig, sono Mike.”

Ovviamente spalanca la porta senza bussare. Testa di cazzo.

“Cinque secondi fa ero in mutande Mike. Bussare no eh!?”
“Scusa tanto, ma che cavolo ci facevi in mutande sul letto con...VIRGIN!!!”
“Che c’è?”
“Abbiamo appena finito di studiare per i test e tu ripeti Coleridge?!?!?!? E che cazzo, ma sei proprio malata!”
“Lo so Mike, ma non voglio correre rischi con la Carson. Mi ha dato D al test di ingresso. Probabilmente  spera di farmelo ripetere e  prendermi impreparata per sghignazzare mentre mi piazza un meno sul registro!”
“Cristo...non se ne parla nemmeno! Adesso tu scendi con me e ce ne andiamo da qualche parte!”
 
Mi schiatto sul letto. Non ho nessuna voglia di uscire e ho una fottuta paura di non ricordarmi Coleridge. Quasi quasi mi faccio schifo da sola.

“No, mi scoccio di andare in giro e di vedere gente. Che ci fai qui, a proposito?”
“Mi scocciavo di studiare e starmene lì fermo come un idiota a ripetere roba che sia io che te sappiamo a memoria. Ecco perché.”

Silenzio.
Massì lo so, lo so...NON LO SO!!!

“Vig?!”
“Michael...”
“Che hai? Ch’è sta faccia?”
“Mike, perché nessuno vuole sedersi vicino a me, te compreso?”

Si agita, guarda altrove, si siede sul letto dandomi le spalle, tamburella il piede per terra e alla fine sospira.
Questo basta a farmi sentire di merda.

“Mike?!”
“Vig, non è colpa tua. È la Carson che ci terrorizza. Lei ti fissa sempre, te e Armstrong;  a nessuno di noi piacerebbe trovarsi nella vostra situazione. Insomma...capiscimi...”
“Se questa è una scusa, Edwards, è davvero patetica”
“Virgin, quella, l’anno scorso, quando è arrivata qui per la prima volta, ha preso in antipatia un tizio dalla media invidiabile, un certo Bill Jackson, lo ha portato agli esami* e poi lo ha fatto bocciare alla prova scritta di inglese.”
“Ma non è possibile bocciare qualcuno con un test a risposta multipla!* Specie uno bravo che conosce le risposte!”
“è questo il punto, Vig! Altrimenti dov’era la stranezza?”
“Ti spiace cambiare argomento? Sai com’è, quella donna mi fa già abbastanza irritare in classe, ci manca solo che mi tormenti anche a casa, mentre sto con il mio migliore amico.”
“Hai cominciato tu.”

Alza le mani in segno di resa, di scusa, di discolpa o che so io. O forse tutti e tre.
Proprio oggi doveva venire a trovarmi? Oggi che sto scazzata?
Vabbè, due parole, poi lo mando a casa e mi metto a dormire.

“Tra un mese è il compleanno di mio padre.”

Oddio, che cazzata! Che gliene frega a lui...

“Davvero? Quando?”
“Il ventisei novembre.”
“Un mese…hai voglia!”
“Era per dire…”
“Che gli regali?”
“Uhm...volevo rimettere in funzione la sua vecchia Honda*”
“Noooo...tuo padre ha una vecchia Honda?!?! Quanto vecchia?”
“è un famoso modello anni 70’, credo...”

Lo vedo entusiasta e deluso allo stesso tempo, ha smesso di dondolarsi e mi guarda estasiato con una strana vivacità negli occhi. è bastato davvero poco a farlo contento.
Quasi quasi potrei chiedere a lui...

“Bah, vecchia, di dieci anni fa. Questo è tutto quello che mi sai dire?!”

Scatta in piedi facendomi prendere un colpo. Poi si avvicina, mi afferra per un braccio e mi scuote.

“Su, fammela vedere! Magari ti posso dare una mano per rimetterla in funzione!”

Qualcosa mi dice che sto per cacciarmi in un guaio.
Mi alzo di malavoglia dal letto e mi avvio per il corridoio, facendo cenno a Mike di venirmi dietro.

“è in garage. Tu sai riparare moto? E da quando? ”
“Mio padre ci portava in officina da lui quando eravamo piccoli.
 Smontava le auto e noi stavamo a guardare. Julian è davvero bravo...
A me non ha mai appassionato molto, anzi so quel poco che basta per cambiare una gomma, raffreddare un po’ un motore surriscaldato...”
“Va bene, adesso zitto e aiutami a smontarla. C’è qualcosa che non va...e devi controllare cosa!”
“Ma per chi mi hai preso? Do un occhiata, mica te la riparo!”

**********************

L’unica cosa che amo di questa casa e che si può accedere al garage dall’interno della casa.
Ebbene si, quell’enorme stanzino che sembrava totalmente inutile nei suoi 2 x 6 mq finalmente acquista un senso:  nel mitico ripostiglio c’è una piccola porta per il garage.
Il portellone dell’ingresso principale è chiuso e quindi non si vede un tubo.
Accendo la luce.
Il box è piuttosto spazioso, l’auto, al centro della stanza, ci entra comodamente, in fondo a tutto ci sono ancora cataste di mobilio di scatoloni pieni che devono essere sistemati o smaltiti.
C’è polvere, tanta polvere, e non sarebbe un garage che si rispetti se non avesse perlomeno sei chili di ragnatele disseminate in giro.
Dietro l’auto ci sono la mia mountain bike, quella di mamma, di papà e altre due bici da città con tanto di cestino per le borse.
E poi c’è lei.
Honda CBX 1000, grigio metallizzata.
Da piccola sognavo di portarla sempre con me e di accudirla più di quanto facessi con Teddy Bear.
Ok, adesso forse esagero.
Però era veramente un mito per me, anche perché è una di quelle che sono uscite nel 78, originale, insomma.

“Caspita...è ridotta davvero uno schifo!”

Bah, se lo dice lui. A me sembra bellissima.

“Che ha?”
“Dio, Vig, intanto devi cambiare il sellino, gli specchietti sono rotti, la carrozzeria è lurida e anche rigata dietro, e poi le luci...”
“Fin qua ci arrivavo anche io, Mike”
“E le gomme. Forse dovresti cambiare anche le gomme. Poi bisognerà sicuramente controllare i freni, l’olio, e il motore. Che tu sappia si accende? ”
“Non lo so.”

Dietro di me, addossato alla parete c’è un cassettone.
Quello abbiamo deciso di lasciarlo in garage, innanzitutto perché è di truciolato e quindi fa schifo e non vale proprio la pena di tenerlo in casa, e poi perché ci serviva un mobiletto per conservare i libretti della lavatrice, della lavastoviglie, del microonde, della Tv, dell’auto e anche della moto.
Ci sono anche le chiavi con attaccato un portachiavi in legno con su scritto “HONDA”.
Facile da riconoscere, banale.

“La sai accendere?”
“No. Fai tu.”

Mike armeggia con la moto almeno un paio di minuti prima di inserire quella dannata chiave e girare.
Si accendono due spie, una gialla e una rossa, si muovono un paio di frecce nei tre quadranti circolari ma quella rimane zitta*.  

“Ma io l’ho accesa!”
“Beh, forse è rotta oppure...”
“Oppure cosa?”
“Oppure tu di moto non ne capisci un acca.”

Lo sento sbuffare e mi getta un’occhiataccia.
Presuntuoso come tutti gli uomini.

“Senti non potresti chiamare tuo fratello? Fra me e te, non sappiamo dove mettere le mani.”
“Ehi, parla per te!”
“Se il signor esperto-di-moto pensa di poter accendere quest’affare solo perché ha giocato tre volte nella sua vita ad ‘Hang on*’ prego, faccia pure...”
“Stronza”

Grazie al cielo Mike non se la prende più di tanto.
Forse a volte sono davvero acida; devo darmi una calmata o rischio di ferirlo seriamente uno di questi giorni.

“Jule? Sono Mike.
No, cretino, tuo fratello.
Hai da fare? Puoi venire?
Uhm...no, si tratta di un lavoro da officina.
Eddai, tanto non tieni un cazzo da fare.
Vig, va bene se si porta dietro dei tizi?”
“Tranquillo”
“Ok, 2388 Ramona Street.
Va bene. Sbrigatevi.”

***************************

Eccoli.
Non ci hanno messo nemmeno venti minuti.
Come al solito sono in macchina, in quattro, e fra di loro riconosco uno dei punkettoni del Rod’s.
Come si chiamava? Red, Rayd, Ned...qualcosa del genere.
Parcheggiano, per modo di dire, davanti a casa mia. Come al solito guida Julian.
Emergono dal furgoncino formato famiglia, oltre a NedComeSiChiamaLui anche una bionda pittata con il frisè*, vestita interamente di pelle nera, e un altro tizio, biondo anche lui, anzi platino.
A guardarlo bene, mi sembra sia il cameriere del Red’s.
Bah, potrei sbagliarmi.
Sto scoprendo che tanta gente mette il gel; non sono mica tutti uguali.
La bionda si avvicina, baldanzosa, con un bel sorrisone e la sua voce squillante:

“Ciao! Sono Jasmine! Questi sono Rodney, Mike, e Julian è quello al volante!”

Dio, quanto urla.
Sembra mia madre quando telefonava dalla Germania a Los Angeles, per sentire papà.
Più chilometri c’erano fra loro e più c’era la possibilità che i carabinieri ci multassero per “disturbo della quiete pubblica”.
Ah, ecco svelato il mistero di NedComeSiChiamaLui.

“Ciao.”
“Oh! Tu sei il fratellino di Julian! Ma che cariiino! Che bello conoscerti! Io sono Jasmine!”

Mike mi lancia uno sguardo perplesso.
 Probabilmente pensiamo la stessa cosa: ma ci è o ci fa?

“Si, infatti. Già, che bello.”
“Scusa ma non ho sentito il tuo nome! Come hai detto che ti chiami?! Vick, Vid, Vin…”
“Non l’ho detto.”
“Oh! E come ti chiami?!”
“Virginia”
“Oh! Anche una mia amica si chiama così!”

Questa tizia mi sta stonando.
Grazie al cielo Julian ha finito di parcheggiare e ci raggiunge con la sua inseparabile camicia di flanella.

“Ciao Virgin, questi sono Rodney Huston e Mike Pritchard. ”
“Glieli ho già presentati io! E poi ti sei dimenticato di me, amore!”

Oggi è il giorno delle verità svelate. Finalmente capisco che ci fa un’idiota patentata davanti alla porta di casa mia che starnazza come un’ochetta del Campidoglio*.

“Jule, che fine ha fatto Liz?”

La bionda mi guarda gelida e poi mi fa una smorfia di disprezzo e superiorità.
Cristo, ma se le sceglie apposta così stupide?

“Andata. ”

Silenzio.
Ops, devo aver detto qualcosa di sbagliato. Che peccato.

“Embè, qual è il problema? La macchina di mammina fa le bizze?”
“No. È semplicemente la mia Honda CBX 1000 che non parte.”

Ah, ah! Finalmente vedo un minimo di interesse accendersi negli occhi dei presenti.
Persino Mike-biondo-platino che fino a quel momento ha mantenuto un’aria indifferente, stile QualunqueCosaSiaNonMeNeFregaNiente aggrotta la fronte e da un segno di vita:

“Intendi…una  di quelle anni 70’ o una copia?”
“Classe 1979”
“E dov’è?”
 “Finalmente uno che fa una domanda intelligente! Cinque punti per Mike-biondo-platino!”

Oddio, l’ho detto.
E ho anche strappato un sorriso a quella specie di mummia con la mascella pronunciata.
Alleluja.
Mi dirigo verso il garage, magari sono abbastanza svegli da seguirmi?
Si, eccoli. Pare che ho stuzzicato la loro curiosità. O almeno quella dei maschietti perché la bionda sta bisbigliando qualcosa nelle orecchie di Julian, ma, visto che la voce di sta’ tizia raggiunge anche i centoventi decibel*, si sente lontano un miglio quello che dice.

- Che cazzo ci facciamo qui, cicci?
  Mi sto annoiando! Andiamo a casa mia!
- Prima finiamo qua.
- Preferisci una fottuta moto ad un ora di sesso con me? Che cazzo!
- C’è tempo. Mo’ non rompere.

Mi scappa una mezza risata e devo mordermi la lingua per nascondere la mia ilarità.
Questa tizia mi fa quasi pena. Povera cocca, ha paura che la mia moto le rubi il fidanzatino.
Giro lo sguardo e mi accorgo che Mike-biondo-platino è accanto a me e ogni tanto mi lancia delle strane occhiate come se mi stesse valutando.
Ha gli occhi chiari, azzurri, quegli occhi che hanno tanto successo con le ragazze, specie quando il tizio in questione tira fuori un’aria da cucciolo bastonato*.
Eccola lì, la mia Honda.
Sia Mike-biondo-platino che Jules le si avvicinano. Le girano con la stessa lentezza con cui gli avvoltoi nel deserto aspettano che la preda stramazzi a terra.

“Guardate che non morde.”
“Jules, io ho provato a girare la chiave, si sono accese due spie, una gialla e una rossa, ma la moto non ha fatto una piega. Del motore neanche l’ombra. Un silenzio di tomba.”
“Ehi, bello guarda che non basta mica girare la chiave”

Uhm… Mike-biondo-platino sembra l’esperto qua in mezzo.
Muove un passo verso di me e mi tende la mano.
Ci metto appena qualche secondo a capire che vuole. La chiave.

“è già dentro genio.”

Ritira la mano, lentamente. Sembra che faccia tutto con la lentezza di un vecchio bacucco.
Va a risparmio energetico, tipo me quando mi preparo a fare una cosa che mi annoia da morire.
Questo un po’ mi irrita, ma pazienza.
Si mette di fianco alla Honda e gira la chiave. Ecco le due famose lucette che scintillano.
Poi va a regolare una specie di manopola sul manubrio e poi schiaccia il bottone quadrato, appena sotto.
La moto emette un ruggito roco, leggero, una specie di rumore di sottofondo e poi improvvisamente si spegne mentre una delle spie rosse lampeggia insistentemente fino a tornare grigia e morta, come prima.

“Mancano sia olio che benzina… Jules, controlli tu i freni?”
“Non c’è niente da controllare finché non rimediamo una vaschetta dell’olio, Mike. Bisogna prendere anche nuove pastiglie. Anteriori e posteriori. E forse dobbiamo anche sostituire il disco. È rigato…”

Magnifico.
Devo dire che è davvero un idillio sentire questi due che fanno le loro elucubrazioni sui freni e i pezzi di ricambio.
Forse una delle poche volte in vita mia, fino ad ora,  che mi sento un’ignorante.

“Aehm…dove li trovo questi pezzi? E quanto mi costano?”
“E che ne so. Mica sono il tuo meccanico di fiducia.”

Ecco la bionda che fa i salti di gioia. Sta gongolando come uno che ha appena vinto un milione di dollari alla lotteria.

“è stato bello conoscervi! Jules, andiamo!”
“Julian, non conosci qualcuno da cui posso comprare questi pezzi?”

Con la coda nell’occhio vedo Jasmine che sembra piuttosto delusa. Povera, tutti la ignorano.
Se gli sguardi potessero uccidere probabilmente lei avrebbe già soddisfatto i suoi istinti omicidi.
E nessuno avrebbe più il problema della moto. Nemmeno io.
Anzi, io non avrei più problemi di sorta.
Nel frattempo Jules Edwars si accarezza il pizzetto scuro e scuote la testa.

“Conosco un paio di officine, ma non so se procurano anche pezzi per moto. Probabilmente si. Mike?”
“Io ce l’ho un contatto. ”

Per la prima volta la figura di Mike-biondo-platino ha un senso.
Lo guardo un po’ meglio. Sembra un tipo a posto.
Uno di quei tipi riflessivi, che sanno farsi da parte quando è il momento.
Insomma la spalla perfetta. Solo che da solo, senza il leader non rende un granché.
Remissivo, chissà se sa tirare fuori un po’ di grinta al momento giusto?
Tipi così sono abbastanza imprevedibili. Ti aspetti il leone che dorme, poi quello si sveglia e so’ cazzi.

“Grandioso! Pensi di poter intercedere per me?”

Intercedere per me… mi sembra di star organizzando il mio ritorno al creatore.
Fai il bravo angioletto* e fammi andare in paradiso!  

“Ok, dammi il tuo numero. Ti chiamo non appena so qualcosa.”
“Te lo scrivo.”

Strappo un pezzo di cartone da uno degli scatoloni sul retro, appena dietro la Honda.
L’impresa è pescare una penna da qualche parte. Puntualmente quando ne hai bisogno sono lontane anni luce.
Trovo un pennarello blu sotto il mobiletto di truciolato, probabilmente lo stesso usato per contrassegnare ciascuna delle scatole: “stoviglie” “lenzuola” “romanzi” “saggi”  “enciclopedia“ “gialli vari”  “noir” “libri di scuola” ecc.

“Ce l’abbiamo fatta?”
“Ecco qui. Fammi sapere in fretta, abbiamo poco più di un mese.”
“Per cosa?”
“Cazzi miei. Ho fretta.”

Non glielo dico. Ci conosciamo da appena dieci minuti e già deve sapere tutto di me?
Non mi va.
Mike-biondo-platino scrolla le spalle come se la cosa non gli interessasse minimamente.
Grazie tante, ci sono già passata.

“Ci si vede”
“Aspetta Jules! Poi me la monti tu, vero?”
“Ti ho detto che non sono il tuo meccanico.”
“Please!”
“Ci penso ok? Magari vengo qualche volta con Mike.”
“Gott, Ich liebe dich!*”

Gli salto al collo e lo abbraccio come se fossimo amici da una vita.
Lo sento irrigidirsi mentre una raffica di sguardi perplessi ci investono.
Sciolgo in fretta l’abbraccio.
Jules è basito, il sopracciglio destro alzato e rimane fermo, quasi instupidito.
Embè, si scandalizzano per così poco?
Jasmine si fa avanti con la grazia di un elefante.

“RAZZA DI SCHIFOSA PUTTANA!!!  GIU LE MANI!!!”

Devo aver urtato la suscettibilità di qualcuno.
La bionda guadagna terreno fino al braccio del fidanzatino e comincia a trascinarlo verso il portello d’uscita del garage.
Lui è troppo scimunito e non si accorge che sta facendo una figura di merda grande quanto una casa.
Sembra un bambinetto che viene trascinato dalla mammina fuori dalla sala giochi perché è ora di tornare a casa.
Tutti quanti sembrano abbandonare la scena, mano a mano mentre Mike finalmente mi rivolge la parola.

“Virgin, che cazzo fai?”
“Shhhhhh.”

Dopo un po’ sento il motore del furgoncino formato famiglia che parte a tutta birra mentre la bionda strepita contro  “quella zoccola, come si è permessa quella puttanella, fa tanto l’innocentina ma in realtà è una troia fatta e finita”.

“Vig…
Ehi, Vig…
VIG!?!”
“Che c’è?”
“Che cazzo hai fatto!”
“Ma tuo fratello dove le trova? Gliele vendono al supermarket con il prendi 3 paghi due?”

Mike alza gli occhi al cielo e io scoppio a ridere come non mi capitava da mesi.

***************************

“Buongiorno Mrs. Carson!”

Saluto in coro di tutta la classe mentre la strega entra in classe e posa la sua borsa da palestra sulla cattedra.  Almeno, visto che sei un’insegnante in tailleur, già che ci sei, procurati una borsa decente.

“I vostri test sono abbastanza nella media. Non ho di cui lamentarmi e così anche gli altri docenti.”

Fra le tante fortune che dovevano capitarmi ci mancava una stronza che oltre a renderci la vita un inferno è anche la coordinatrice del nostro corso.
In teoria, se ho qualche problema con qualcuno, insegnante o alunno che sia, dovrei rivolgermi a lei.
Peccato che io abbia un problema con lei.

“Tranne alcuni.”

C’è sempre un però.
Accanto a me, Armstrong si passa una mano fra i capelli: sono talmente appiccicati in testa che a malapena si scollano e il poveretto è costretto a usare entrambe le mani per sistemare meglio il ciuffo.
Visto che era in vena di cambiamenti si è schiarito le punte che adesso sono di un biondiccio rivoltante.
 
“In particolare quello della signorina Numba e del signor Armstrong.
Si da il caso che in nessuna delle materie abbiano ottenuto risultati positivi. ”

Guardo Malika. Da giorni viene a scuola con due occhiaie che sembrano due fossi.
Non pensavo che avrei mai visto una nera pallida.
È abbastanza impressionante, da una sensazione di malaticcio, di olivastro e di smagrito che mi fa accapponare la pelle.
L’ultima volta mi sono seduta in mensa vicino a lei mi ha raccontato che le cose fra la madre e il padre andavano davvero da schifo. Lui la tradiva con un’altra che aveva conosciuto sul lavoro.
In più il fratellino stava male; leucemia, credo.
Ma come si fa a lasciare soli la propria consorte quando vedi che tuo figlio sta veramente male e tua figlia soffre un casino tanto da prendere F a tutti i test.
Ho notato anche che ha fatto un sacco di assenze.

“Invece ho potuto valutare che i test migliori sono quelli della signorina Foster e del signor Edwards.”

Hai dovuto cedere, alla fine. Tutto il mondo si è accorto che sono da A.
Solo tu fai queste scene per principio. Ridicolo.

“Quindi, per migliorare la situazione della classe, vorrei applicare un metodo che mi è già riuscito sia alla Talented and Gifted di Dallas, sia alla Science and Engineering Magnet*”

Si, certo.
Il primo anno ti avranno anche tenuta ad infestare i loro corridoi poi, quando si sono accorti quanto valevi ti hanno gentilmente rimosso dall’incarico.
Tant’è vero che adesso sei in una delle scuole più sconosciute d’America ed è solo per queste quattro referenze che ti trattano da prima donna*.

“Vorrei che gli studenti migliori seguissero e aiutassero a migliorare i più scarsi.
A questo proposito, Ms, Foster, lei potrebbe seguire Ms. Numba e…”
“Mrs. Carson”

è la voce di Malika. Di solito è fioca come il miagolio di un gattino di pochi mesi ma proprio oggi la strega non la può ignorare.
Ma che fa? Si vuole scavare la fossa pure lei, con le sue mani?
Beh, così magari cambierò compagno di banco.
Non ne posso più di quel coglione di Armstrong.
In più, da quando ho ordinato i Burritos al Red’s, lui, ogni tanto, richiama la mia attenzione, strabuzzando gli occhi, arriccia il naso sventolando la mano e mi fa
“tu non senti puzza di merda? ”.  Poi, con gli occhi rigorosamente a palla, aggiunge mezzo schifato “mica hai mangiato fagioli arrostiti a colazione?”.
A parte ignorarlo e mandarlo a fanculo non so che altro fare.

“Ms Numba, stavo parlando. Come si permette di interrompermi?”
“Mrs. Carson,  io parto…per casa mia. in Africa.”
“Questi sono affari suoi, Ms Numba. Mi faccia finire altrimenti la mando fuori.”
“No, volevo dire che non ci sarò più in questa scuola. Quindi non serve la signorina Foster…”

Incrocio il suo sguardo. È afflitto.  Cristo, a questo siamo arrivati?

- Che è successo?
- Te lo spiego dopo.
- Sicura di stare bene?
- D-O-P-O

“Basta bisbigliare!
Ms Numba, le auguro un felice ritorno e le auguro di riuscire meglio a casa sua di quanto non abbia fatto qui.
Dicevo…
A questo punto, Ms Foster, lei seguirà Mr. Armstrong.
Vorrei che mi tenesse aggiornata sui suoi progressi, sugli argomenti recuperati e, alla fine di ogni trimestre vorrei che mi presentasse una piccola tesi su un argomento che ha particolarmente interessato il signor Armstrong.”

Ma questa è impazzita?
Punto uno: i coglioni non possono fare progressi. Altrimenti non sarebbero colgioni.
Punto due: in pratica devo fargli da baby-sitter e urlare dalla mattina alla sera “fai i compiti a casa, altrimenti a letto senza cena!”
Punto tre: un argomento che interessi Armstrong?  Uno così non è interessato ad un bel niente!
Uno testa bacata è, una testa bacata rimane. Punto.

“Mrs Carson, ma come faccio a seguirlo?  Praticamente… dovrei stargli con il fiato sul collo ventiquattro ore su ventiquattro!
Mi scusi, ma non si organizzano i corsi di recupero quest’anno?”
“Gestisco io i corsi di recupero quest’anno, Ms Foster.
E li sto organizzando.
Ora se mi lascia continuare…”

Da qui non sento più niente.
Dovrò perdere i miei pomeriggi a seguire uno scansafatiche che chiaramente non ha nessuna intenzione di mettersi a studiare né di provarci.
Mi alzo e chiedo il permesso per andare in bagno, dietro di me Armstrong scrolla le spalle e sbadiglia come se la cosa non lo riguardasse minimamente.

“Ms Foster! Prima che scompaia chissà dove, voglio informarla che fra due settimane ci sarà un altro test per quelli che devono riparare. Voglio darle un’altra possibilità, quindi aiuti il signor Armstrong a prepararsi per allora. E stavolta sia un po’ più originale nell’analisi. Mi aspetto il meglio.”

Anche le scadenze adesso.

“Ci conti”

*************************



Note

* Insegnante di latino di Virginia al Gymnasium

* Ho un amico che frequenta una scuola tedesca a cui vengono assegnati una serie di vocaboli latini da imparare a memoria per tradurre all’impronta...ed è moooooolto meno dipendente dal vocabolario di me!  (W il Castiglioni-Mariotti!)

* Non conosco i programmi scolastici americani e non ne trovo traccia quindi ho supposto che, all’inizio dell’ultimo anno, Vig studi più o meno quello che facciamo noi, cioè il romanticismo, in particolare quello americano che si manifesta con il romanzo dopo l’indipendenza americana. ( vd. La rinascenza trascendentalista 1835-1865)  

* Il nostro esame di maturità equivale, negli USA,  al “high school graduation examination” in cui non esistono gli orali (così come durante l’anno non esistono le interrogazioni) ma solo degli scritti, spesso test a risposta multipla e poi una tesina con collegamenti interdisciplinari, scritta. FONTE

* Per Josh Foster ho scelto una Honda CBX 1000 tipicamente anni 70’ (classe 1978)

* Per l’accensione della moto mi sono servita di questo video  * parte l’inno a Youtube*

* “Hang on” : Videogioco moto racing  anni 80’ 

* Acconciatura anni 80’, un po’ afrostyle IMG  


* ANACRONISMO: dubito che in America conoscano la famosa leggenda delle Oche del Campidoglio ma sicuramente avranno un’espressione analoga.

* 120 decibel è approssimativamente il volume della musica nelle discoteche (FONTI: Wiki e Yahoo Answear)

* Quella del gatto con gli stivali di Shreck 2, per intenderci xD

* Angelo viene dal greco [ἄγγελος, ánghelos] e all’origine significava “messaggero” (Wiki) . Notare il gioco di parole xD

* GLOSSARIO:  Gott, Ich liebe dich!: Dio, ti adoro! , con la stessa funzione dell’ “I love you” inglese   

* Secondo una lista che ho scovato su questo sito, Newsweek, una specie di giornale informatico queste due sarebbero ai primi posti nella classifica delle migliori High School Americane.

* ANACRONISMO: anche quest’espressione italiana avrà sicuramente un analogo inglese.
 Beato chi lo conosce da madrelingua Z.z
 
Ringraziamenti

EsterJoe e Talluchan, per averla inserita nelle seguite.




Angolo dell’autrice


Accidenti,  ho fatto prima di quanto immaginassi!
Ci ho lavorato per tre giorni e in particolare stanotte ho fatto tutta una tirata.
Ormai con l’estate arriva l’insonnia e con l’insonnia…questo, ecco xD
Bene, sono contenta di essere arrivata al punto. 
Finalemente Vig e BJ avranno l’occasione di conoscersi veramente.
Vorrei scusarmi con tutte voi (vi ricordo che ormai mi rivolgo al femminile, tanto siamo la maggioranza yeah!) per come ho trattato la figura di Mike.
Diciamo che questo fatto mi ha tormentato per ore e davvero non sapevo come dipingerlo.
Ho letto altre fic per vedere come altre avevano affrontato questa patata bollente ma, il più delle volte, le uniche a caratterizzare Mike veramente erano le Slash, le Lemon introspettive con pagine e pagine di tormenti interiori, di come Dirnt si sente tradito perché BJ sta con la moglie, con un’amante, con Tre ecc.
Insomma non erano molto utili allo scopo, quindi se dovesse risultarvi OOC fatemelo sapere anche se questa è l’unica idea che sono riuscita a farmi di lui, dalle interviste che ho letto e visto su Youtube e altro.
Solo adesso ho notato che tutte le ragazze al di fuori di Virgin e Malika sono davvero delle ochette insopportabili. Mi spiace, sappiate che non sono misogina, non odio il mio stesso sesso e non penso che il mondo sia in balia della chiattillagine xD
 (da notare un particolare, un chiattillo può ascoltare anche heavy metal e vestirsi con il giubbotto di pelle e la maglietta dei Led Zeppelin, ma si capisce dal comportamento che si atteggia e non è esattamente sincero anche se in buona fede. E con questo non voglio discriminare nessuno, ma parto dal presupposto che, a parte i GD,  ascoltiate rock…capiamoci xD )
Quando potrò cercherò di redimere la figura femminile…fino ad allora tenetevi questo capitolo, fatemi sapere se vi piace e lasciatemi andare a letto, và!
Alla prossima,

Misa

p.s  Non sapete quante ricerche ho fatto sulle moto per scrivere quelle quattro stronzate, non vi segnalo tutti i link anche perché nessuno li andrebbe ad aprire tutti. Forum e siti di tutti i tipi….buonanotte!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: Neal C_