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Autore: KikiSuicide    16/06/2011    0 recensioni
Già è difficile essere adolescenti, aggiungici: un fratello impossibile, la sua band di metallari scalmanati e dei genitori che non ti conoscono = meglio che ti spari
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo mi svegliai con un’emicrania e un vago ricordo della notte precedente, che si stava facendo largo tra i miei pensieri.

Casa non era mai silenziosa, c’era sempre qualcuno che parlava anche se parlare, non era il termine giusto, sbraitare direi.

“Il bacon è mio” la voce di Zacky squittì provocandomi una fitta alla testa, avrei voluto strozzarlo,

“Si si e per noi?” il tono ammonitore di mio padre si fece largo in quella che stava diventando una lotta alla sopravvivenza.

Dalla mia camera potevo sentire tutto quello che succedeva. Proprio tutto, anche le cose che avrei preferito evitare: litigi tra i miei genitori, tra Zack e la sua fidanzata, effusioni …

“Suzanne Michelle Baker, muovi quelle chiappe e vieni a fare colazione” come la sera precedente aspettavano me, l’unica differenza era che sembravamo esserci ridimensionati, senza certa gentaglia

intorno, si stava molto meglio.

“Arrivo” presi una maglietta, dei jeans e me li infilai alla svelta, il richiamo del cibo si faceva sentire.

La prima cosa che notai furono gli occhi azzurri di Jimmy che mi fissavano, quasi stupiti

“Finalmente principessina” quella vocina era irritante, maledetto Zack,

“Zitto ho mal di testa” sembrava scoppiarmi il cervello

“OH SCUSA” e mi urlò praticamente in faccia ignorando lo scappellotto di Jimmy.

“Muori” e in quel momento lo avrei voluto davvero.

“La principessa si è svegliata con la luna storta” stavo arrivando al limite, lo avrei preso e attaccato al muro se non fosse che era il doppio mio

“Smettila Sue” fecero in coro mamma e papà che, ovviamente non davano mai addosso al figliol prodigo.

“Mi è passata la fame, vado a scuola”scostai la sedia e m’incamminai all’entrata, presi lo zaino e uscii sbattendo rumorosamente la porta.

Volevo essere importante almeno per qualcuno, ma chi?

A chi volevo prendere in giro, nessuno ci teneva a me. Gli amici delle medie si erano come volatilizzati, lasciandomi sola. Non avevo mai avuto un fidanzato, mio fratello non faceva altro che ripetermi che ero

brutta e che sarei morta zitella. Lo ripeteva così tante volte che, avevo finito per crederci. I miei genitori non mi avevano mai considerato, almeno non quanto mio fratello, lo mettevano su un piedistallo.

Camminavo  per le strade di Huntington Beach aspettando un’illuminazione divina, cercavo un segno di qualsiasi tipo che mi potesse aiutare a capire cosa fare della mia vita.

“Sueee!” qualcuno, in lontananza, stava urlando il mio nome

“Jimmy?” la cosa iniziava a farsi strana visto che in tutti quest’anni non mi aveva mai rivolto la parola

“Sue è da mezz’ora che ti chiamo” aveva il fiatone, sembrava aver fatto una maratona.

“Perché? A cosa devo l’onore” non volevo sembrare ostile ma mi sentivo arrabbiata, e anche tanto.

“Non dire così” ero stanca di essere presa per il culo, ignorata e raggirata da tutti. Non me lo meritavo.

“Volevo dirti che Zacky è stato un’idiota, mi dispiace” questa proprio non me l’ aspettavo. O il mondo era cambiato in una notte o ero impazzita

“Si bhe che novità” iniziò a ridere di gusto alla mia affermazione, la sua risata mi faceva venire il batticuore.

“Cos’hai da ridere, deficiente” dovevo assolutamente reprimere quel qualcosa che stava nascendo in me.

“Non ti dona quell’aria incazzata” era ritornato improvvisamente serio, mi stava accarezzando un guancia delicatamente, come se avesse paura di farmi male,

“Che stai facendo?” avevo rovinato un momento ‘intimo’ ma poco importava, dovevo assolutamente impedirgli di entrare nel mio cuore.

“Scusa” la prima volta che lo vidi in’imbarazzo, mi faceva tenerezza

“Ti accompagno a scuola dai” non riuscivo davvero a capire, a cosa era dovuto tutto questo interesse per me

“Posso farcela da sola, il signore mi ha donato di un paio di gambe” mi voltai e lo lasciai così, semplicemente non potevo lasciarmi andare, non con lui.

Il liceo era una giungla, dominava il più forte. Tutti gl’altri dovevano sottostare.

Le lezioni sembravano essere infinite, una dopo l’altra, uguali e noiose. Avevo visto Jimmy per i corridoi della scuola con gli altri, non lo degnai di uno sguardo anche se, sapevo che mi stava fissando

eppure preferivo non guardarlo. Avrei potuto rimanere intrappolata in quel’occhi.

“SFIGATA” Lauren era  una cheerleader, non una qualsiasi era La cheerleader, il capitano della squadra nonché fidanzata del quarterback e ragazzo più popolare della scuola

“Scusa” accidentalmente le ero andata a sbattere contro, meglio non farsela come nemica, ormai questo per me era impossibile visto che dal primo giorno di scuola, mi aveva presa di mira seduta stante,

per essere la sorellina del ragazzo che l’ha rifiutata e umiliata

“Senti mostriciattolo, guardati le spalle” un’altra cose per cui essere grati a Zack.

Avevo paura di quella Lauren, offriva stronzaggine gratuita. Non potevo evitarla per sempre, visto che ero al secondo anno e lei al terzo e prima o poi volente o nolente l’avrei rivista e lì sarebbe giunto il

momento di darsela a gambe.

La mensa era divisa in gruppetti: al centro i popolari, a destra dei popolari, gli sfigati, di fianco i nerd e ancora più in là potevo vedere mio fratello e il suo gruppo agitarsi come scimmie in calore.

Presi il mio pasto e me cercai di svignarmela, prima d’incontrare qualcuno.

Troppo tardi, davanti a me si pararono Lauren e le sue schiavette,

“Dove pensi di andare piccolo topolino” mi guardai intorno e vidi il più assoluto silenzio, mi sentivo sotto gli occhi di tutti

“Il piccolo topolino pensa di scappare è ” sembravo forte e decisa ma era solo la mia corazza, avevo davvero il terrore di quella ragazza che mi fissava con occhi diabolici

“No, stavo andando …” non mi lasciò finire, preso il mio pranzo e me lo spiaccicò in faccia poi la sua servetta gli porse un frappé, lo prese e me lo rovesciò in testa

“Buon pranzo, sfigata” una risata collettiva, un’ ennesima umiliazione che non riuscii a sopportare.

Prima di eclissarmi, l’ultima cosa che vidi furono mio fratello e i suoi amici, fissare la ragazza con occhi assassini, gliel’avrebbero fatta pagare. Eccome se gliel’avrebbero fatta pagare.

Allora forse qualcuno ci teneva a me.



****
Note dell’autrice:
Mi sto affezionando a questa storia.
Non è una fan fiction dove tutti vanno d’amore e d’accordo e i personaggi sono come si presentano.
Comunque spero che continuate a leggere e recensire :)
Bacionii
Kiki
 
   
 
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