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Autore: ArtemisiaSando    16/06/2011    2 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima ff ^^ e spero davvero che sia gradita! Innanzitutto la storia segue abbastanza fedelmente la sequenza di eventi di AC 2, brotherhood e possibilmente dovrebbe seguire anche quelli del futuro Revelations. Ovviamente è incentrata sul personaggio di Ezio che si confronterà con una nuova conoscenza :)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo passò.

Seppur trascurando qualsiasi dovere che mio padre mi imponeva, come lo studio, riuscivo ogni giorno a visitare Estel.
Entravo dalla sua finestra felice di sapere che l’avrei trovata là ad accogliermi con un sorriso, e quando saltavo giù dallo stesso balcone la sera mi sembrava di non esserle mai abbastanza vicino.
Ogni giorno passato assieme la rendeva sempre più simile alla figura di una sorella per Federico e me, non facevamo fatica a coinvolgerla in ogni nostra scappatella o passeggiata serale.
Lei ci insegnò la pazienza, il saper attendere il momento giusto per attaccar briga o per provocare, noi le insegnammo a tenere la testa sempre alta, dandole lezioni sulla nostra sbruffoneria.

La sua voce mi cambiava, diventava parte di me, dal momento in cui la mattina sorrideva col mio nome sulle labbra a quegli ultimi istanti della giornata quando spesso ci addormentavamo abbracciati nello stesso letto.
Starle accanto era così naturale che scordai in fretta da quanto poco tempo la conoscessi, quando la guardavo correre e saltare mantenendo il mio passo qualche volta mi sembrava quasi che potessimo volare, io ero sicuro che se avessimo fatto il giusto passo le si sarebbero spiegate ali d’uccello dietro le spalle.
Il suo sorriso riusciva a coinvolgere la parte migliore di me, le sue parole risvegliavano una dolcezza sommessa che avevo sempre pensato di non possedere.

Col tempo imparai a capire che Estel era uno spirito libero, a rispettare la sua natura senza ingabbiarla, a comprendere ogni sua parola, ogni suo sguardo e così lei fece con me.
Le ero grato per aver voluto conoscermi, per essermi così affezionata, sapevo di contare davvero qualcosa per lei ed ogni volta che riusciva a mostrarmelo sentivo un dolce tepore nel fondo dell’anima, un calore che dal cuore si irradiava al resto del corpo.

Improvvisamente il mondo sembrava solo per noi mentre ridevamo alle stesse battute, ci facevamo il solletico fino alle lacrime, imparavamo a conoscere quella strana sensazione di completezza che sentivo ogni volta che potevo esserle vicino come volevo.
Lei non era solo la mia migliore amica, l’unica a cui riuscissi a parlare di quello che sentivo, che riusciva a ridarmi sempre il sorriso, che poteva capire con un solo sguardo quello che avevo nel cuore. Era anche la compagna che ero certo avrei voluto accanto per il resto della vita, se da bambino ero sicuro che il mondo esistesse per noi col tempo imparai a comprendere che, anche se non era così, perderla avrebbe significato dire addio ai colori che improvvisamente sembravano dominare ogni cosa intorno a me.

Non aveva importanza chi lei fosse, da dove venisse, potevamo giocare e scherzare per ore senza accorgerci del tempo che passava, di chi avevamo intorno.

E più il tempo passava più eravamo legati. Mia madre era entusiasta di lei, sapevo che in lei apprezzava lo sguardo franco e onesto di chi non si vergogna di ciò che è, la dolcezza e delicatezza dei suoi modi.
Anche mio padre in poco tempo si abituò alla sua presenza e averla in casa per lui diventò un piacevole avvenimento, tanto che spesso tornava di proposito in anticipo a casa dalla banca per poter parlare con lei, per godere della sua presenza semplice e rassicurante.

In quei momenti in cui eravamo soli nella mia camera, nel giardino dell’orfanotrofio, tra i colli fuori Firenze lei mi leggeva i suoi libri preferiti, mi raccontava avvincenti storie che sua madre prima di lei le aveva raccontato, storie che sapevano di paesi lontani.
A volte erano violente, altre dolci, altre crudeli e ingiuste eppure la sua voce sapeva raccontarle quasi fossero tutte canzoni d’amore. Mi piaceva ascoltarle seduto accanto a lei e a volte quando meno se lo aspettava mi appoggiavo alla sua spalla o alle sue gambe.
Lei puntualmente arrossiva guardandomi con i grandi occhi scintillanti d’oro puro, e un istante dopo le sue mani esili e tiepide cominciavano ad accarezzare il mio viso, i miei capelli a un piacevole e delicato ritmo, come se fossi stato la cosa più cara al suo cuore.

I miei sentimenti per lei erano caldi come mai erano stati quando potevo stringerla dolcemente mentre giocavamo nell’acqua dei laghetti intorno Firenze. Lei sorrideva come un angelo mentre con i vestiti bagnati mi spruzzava d’acqua, mi rincorreva sul selciato della riva o accarezzava con delicatezza i miei capelli liberi dal nastro rosso sparsi sulle spalle. Allora la stringevo a me e sembrava talmente naturale esserle così vicino, come se fosse nata per me, per incontrarmi.

Ricordo le sue dolci risate mentre correvamo a ripararci sotto i grandi portici del mercato principale quando la pioggia ci coglieva durante una delle nostre scappatelle. Mi prendeva in giro quando, bagnato fradicio, cercavo di togliermi i capelli dalla fronte, c’era una tenerezza tra noi, una complicità che sapevo non sarebbe esistita con nessun’altra creatura.

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 Ecco il secondo capitolo, è un pò breve e spero qualcuno ancora sia disposto a leggere XD Scusate la formattazione penosa! Ancora sono imbranata :P Cercherò di rimediare, grazie per la pazienza!!
   
 
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