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Autore: Rory Gilmore    16/06/2011    7 recensioni
Rimasero così, stretti, a godersi tutte le sensazioni che le rivelazioni di quella sera avevano portato nel loro cuore.
Per la prima volta consapevoli di essere tra le braccia della persona giusta.
Ma nel momento sbagliato.
[Frerard]
Genere: Commedia, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                         CHAPTER NINE

 

                                                   The only hope for me is you

 

                Ti amo e ti odio, forse mi chiedi come sia possibile. Non lo so, ma succede; me ne accorgo e mi tormento. (Catullo)

 

Era nata. 

Non aveva visto nulla di così piccolo e delicato nella sua intera vita. 

Di bambini ne aveva visti tanti, ma lei...lei era semplicemente diversa.

Guardarla negli occhi faceva un effetto strano a Gerard. Era come guardarsi allo specchio.

«Vuoi tenerla un po' in braccio, Gee?»

Linz era spettinata e sudata. Ma Gerard pensò che non mentissero poi così tanto le persone che affermavano che le donne, dopo il parto, erano ancora più belle.

«Va bene»

Il ragazzo annuì, timoroso: aveva una fottuta paura di rompere quel cristallo prezioso che lui e Linz avevano appena generato.

Ma comunque, la accolse tra le sue braccia e la osservò lentamente. Le guance erano morbide, piene e rosse. La bocca dischiusa emetteva mormorii indistinti, con una vocina che avrebbe intenerito anche il peggiore degli uomini. 

Gerard l'accarezzò, piano, quasi sfiorandola appena. Le si avvicinò con la testa e posò un bacio tra i suoi pochi capelli arruffati.

«Benvenuta Bandit. Sei la cosa più meravigliosa che io abbia creato nella mia vita, lo sai?» Sussurrò, nel suo piccolo orecchio, mentre si beava del profumo di pulito della bimba. Quest'ultima prese una ciocca di capelli di Gerard, facendolo sorridere. 

Si specchiarono l'uno negli occhi dell'altra, e mentre il ragazzo ancora le sorrideva con tutto l'affetto di un padre, lei ricambiava, con tutto l'affetto di una figlia.

 

 

                                                                                                                                               *****

 

«Benvenuta Bandit!»

Un coro di voci si espanse per tutta la casa, non appena Gerard ebbe acceso la luce. Uno striscione era appeso in alto: Welcome little miss Bandit.

Gerard riconobbe subito la scrittura, era di suo fratello.

«Gee, allora, come ci si sente ad essere padre?»

«Beh io…»

Non fece in tempo a finire di parlare perché novanta chili di batterista gli si buttarono a peso morto sulle spalle.

«Gee! Oh, fammi vedere la piccola Way dai»

«Bob, ce l'ha Linz la piccola Way, vai a scartavetrare i coglioni a lei, amico»

Tutti risero di gusto. Gerard si girò per setacciare la stanza.

«Ray!»

«Gee, amico, scusa stavo mangiando qualcosa»

«Che strano, chi l'avrebbe mai detto»

Risero di nuovo. Sembrava essere tornato quasi tutto come prima.

Non si erano visti molto quei mesi.

Avevano dedicato tutte le loro energie alle rispettive famiglie, prendendo una pausa dal tour. Ma avevano comunque in mente da lì a poco tempo di comporre un nuovo cd.

Gerard pensò che sarebbe stato facile scrivere nuove canzoni; sentiva che Bandit era la sua nuova musa ispiratrice. D'altronde la persona che lo era stata per tanti anni non si era più fatta sentire, era legittimo che lui la sostituisse...

«Ragazzi, ma Frank?»

Colpo al cuore. Quant'era che non lo vedeva? Dall'ultima riunione-band.

E cioè otto mesi. Praticamente tutto il tempo in cui Linz aspettava la bambina.

Purtroppo a sua moglie era venuta la brillantissima idea di fargli sapere che era incinta durante una cena, in cui erano presenti tutti. E tutti equivaleva anche a Frank e Jamia.

Ricordava bene l'espressione del ragazzo.

Era vero, non si erano più sfiorati dopo il suo matrimonio con Linz, ma comunque quell'amore lacerante, potente, e viscerale c'era ancora. Ed entrambi lo percepivano dentro di loro. Era impossibile non farlo.

E quindi aveva capito che Frank stava davvero male per il fatto che Linz fosse incinta. Era come se in qualche modo la nascita di un figlio avesse significato la rottura definitiva della loro relazione.

Così, da quella cena non aveva più visto il suo secondo chitarrista.

Gerard aveva provato a chiamarlo, per uscire a prendere qualcosa da bere insieme, ma niente. Non rispondeva mai. O forse non rispondeva mai a lui. Era Mikey a tenerlo informato su come stava e su ciò che combinava.

Sapeva che aveva formato una band, i Leathermouth, di cui era manager e cantante.

Cosa c'è Frank, non ti bastavano più i My chem? Eppure sei sempre stato tu il leader tra noi, nonostante fossi io il frontman.

No, non poteva essere. Frank amava i My Chemical Romance. Erano tutto per lui.

Beh, forse non era più così. Dopotutto le cose erano cambiate.

Tranne una.

Ed era quella che li avrebbe sempre tenuti entrambi uniti, nonostante tutto.

 

                                                                                                                                                ****


Il campanello suonò due volte.

Era mattina, e Linz era andata a comprare dei vestitini per la bimba insieme a sua madre.

La casa era silenziosa e Gerard pensò che fosse davvero tanto tempo che non se ne stava in pace con se stesso, senza che urla, pianti, e visite di parenti, intralciassero i suoi pensieri.

Forse avrebbe anche potuto scrivere qualcosa.

Ma adesso il campanello era più importante, visto che continuava a suonare imperterrito.

«Arrivo!»

Indossò la vestaglia e corse a piedi nudi verso la porta.

«Buongiorno signor Way!»

Un sorridente postino gli porgeva alcune lettere.

«Buongiorno» Rispose lui ancora assonnato.

«Se gentilmente mi mette una firma qui, le consegno la posta»

Gerard fece uno scarabocchio veloce e salutò il postino, chiudendosi la porta alle spalle.

Luce,acqua,gas,cartoline di amici che non vedeva da anni, l'invito di nozze di Frank e Jamia. Gerard stava per buttare sul tavolino tutte quelle carte e rimettersi a dormire, quando gli tornò in mente l'ultima lettera che aveva visto.

No, aveva letto sicuramente male. Doveva aver letto male.

Prese in mano la lettera e notò che era molto più decorata rispetto alle altre.

Forse non aveva letto male.

La aprì senza troppa grazia e iniziò a leggere...

«Jamia Nestor & Frank Iero vi invitano alle loro nozze il giorno 9 luglio 2009. Sarà gradita la vostra presenza per il giorno più bello della vita dei due sposi.»

Gerard lesse e rilesse quelle poche righe milioni di volte. In un moto di rabbia stropicciò la lettera e la buttò nel cestino.

Avrebbe voluto distruggere anche tutta casa come aveva appena fatto con quell'invito, ma poi come si sarebbe giustificato con Linz?

Si sedette sul divano e iniziò a fissare dritto davanti a sè, come un pazzo. Le mani che si muovevano ininterrottamente sui capelli, andandoli ad arruffare.

Solo una domanda nella sua testa: perché?

Perché Frank gli aveva fatto questo? Diceva sempre che non si sarebbe mai sposato. Perché aveva cambiato idea, ora?

Perché almeno non lo aveva invitato di persona?

Perché gli aveva mandato una stupida lettera come se fosse un conoscente che era obbligato ad invitare?

Sicuramente lui non lo avrebbe voluto invitare, infatti. Era certo che fosse tutta opera di Jamia, che era riuscita a convincerlo. Lui aveva acconsentito solo per non doverle rivelare il vero motivo per il quale non lo avrebbe voluto al suo matrimonio.

L'ultima domanda che gli passò per la testa, però, fu quella che lo fece urlare dal dolore e singhiozzare come non faceva ormai da tempo.

Perché faceva ancora così male?

 

                                                                                                                                                  ****

Era una giornata nuvolosa, nonostante fosse luglio inoltrato. Gerard guardò il cielo e sorrise. Almeno il tempo stava dalla sua parte.

Tutti sorridevano raggianti.

Vide suo fratello stringere Alicia tra le braccia e posarle un dolce bacio tra i capelli. Ray con i capelli ordinati, tutta opera di Christa e la sua pazienza. Bob che scherzava con Kate, la sua nuova fiamma, e la prendeva in giro alzandole il vestito.

Tutti erano felici, tutti tranne lui.

Ma Gerard non sapeva che in realtà qualcun altro era nel suo stesso stato. Quel qualcun altro che quello stesso giorno sarebbe stato al centro dell'attenzione perché era il suo matrimonio.

Frank sbuffò e si sistemò la cravatta. Lo specchio riproduceva un lui diverso.

Un lui elegante, un lui felice, un lui innamorato di Jamia. Ma in realtà il vero lui era nascosto dentro di sè.

Aveva intravisto Gerard, ma ovviamente non si era fermato a salutarlo.

A dire il vero per colpa di Gerard non aveva potuto abbracciare nemmeno Mikey, che era sempre con il fratello.

Non poteva sposarsi senza aver prima chiacchierato con il suo migliore amico. Si sarebbe sentito male se lo avesse fatto.

Ed anche se Mikey era il suo testimone, insieme a Bob e Ray, e quindi lo avrebbe avuto vicino tutto il tempo, doveva parlargli. Assolutamente.

Ma per chiamarlo sarebbe dovuto passare davanti a Gerard, e lui non aveva intenzione di vederlo. Decise di farsi forza e di mandare al diavolo i suoi sentimenti per una volta.

Uscì dalla stanza, attento a non farsi notare dagli altri invitati, che sicuramente lo avrebbero bloccato per congratularsi, e si diresse dritto verso Mikey. Non riuscì a vederlo.

«Bob..ehm..Bob, amico»

Il batterista stava amoreggiando con la sua bella fidanzata e Frank li aveva dovuti interrompere.

«Oh... ehm...dimmi sposino» Lo prese in giro il biondo.

«Hai per caso visto Mikey?»

«Ahm...fammi pensare. Sì! Dovrebbe essersi diretto lì verso il parco, con Gee.»

Perfetto. Pensò. Non poteva mancare lui.

«Okay, grazie amico»

Corse verso il parco, pregando dentro di sè che Gerard se ne fosse già andato.

Ma no. Gerard era lì. Fumava, seduto sotto un albero.

Si guardò intorno ma non c'era traccia del suo migliore amico.

Stava per arrendersi e tornare dentro ma sentì una voce chiamarlo.

«Frank!»

No. Non una voce. La voce.

Fece finta di non aver sentito nulla, e continuò a camminare, velocemente.

«Frank, cazzo, aspetta. Frank!»

Si fermò. Dopotutto, era cresciuto. E comunque fuggire non sarebbe servito a nulla.

Abbassò la testa e strinse i pugni.

«Gerard» Disse, a mo' di saluto.

L'altro arrivò con il fiatone e appoggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

«Hey, scusa, sto cercando di rimettere in funzione il sistema respiratorio. Dovrei smetterla di fumare così tanto..»

Come diavolo faceva a parlare di queste sciocchezze? Come?

Dopo che non si erano visti per mesi. Dopo che si erano feriti a vicenda, anche indirettamente.

Frank non avrebbe mai pensato che la nascita di una bambina potesse trafiggere un cuore. Finché non era nata Bandit.

«Gerard, senti, devo finire di prepararmi e-»

«Dieci minuti. Promesso. Solo dieci e poi ti lascio andare dalla tua futura moglie.»

Frank sospirò, rimanendo in silenzio. E Gerard lo prese come un sì.

Si inoltrarono nel parco, vestiti entrambi come pinguini. Avrebbero riso come matti se quindici anni prima gli avessero raccontato che si sarebbe trovati a passeggiare in un parco, con vestiti elegantissimi e due cuori spezzati che battevano all'unisono.

«Volevo farti una domanda che non mi fa più dormire da quando tu e Jamia ci avete spedito quell'invito di nozze»

Frank continuava a non dire nulla. Se avesse potuto non avrebbe nemmeno respirato, solo per ascoltare il rumore dei loro passi sull'erba e la voce dell'altro.

«Perché? Cioè, sì, so perché lo hai fatto. Tu e Jamia siete fidanzati da… secoli. Ed è giusto che tu le conceda di diventare tua moglie, dopotutto avere un compagno come te è raro, anche io ti incatenerei a me per sempre..»

«E allora perchè non lo hai fatto?»

Non ce l'aveva fatta. Proprio non aveva resistito a rispondergli così.

Gerard si era fermato, ed ora lo aveva fronteggiato. Una sua mano andò sul viso di Frank, e gli sorrise come un padre fa con il suo bambino.

«Bella domanda. Mi chiedi perché non l'ho fatto. Sai, non lo so. So solo che l'unica cosa di cui non mi pento è stato avere Bandit. Solo questo. Per il resto...per il resto sceglierei mille volte te.»

Frank ingurgitò la saliva che ormai era diventata pesante nella sua bocca. Sentiva che le gambe gli avrebbero ceduto. Come quando aveva sedici anni e Gerard lo guardava.

Esattamente così. Era sempre un emozione strana scoprire che il sentimento per l'altro non mutava mai, anzi, cresceva ogni giorno di più.

Cresceva dopo le delusioni. Cresceva dopo i pianti. Cresceva dopo il dolore. Cresceva dopo aver rivisto i suoi occhi cangianti.

«Ora..ora vai. Ti ho fatto perdere anche troppo tempo.»

«No, non voglio.» 

Gerard strabuzzò gli occhi.

«Frank devi andare e sposare Jamia. E' giusto che sia così.»

«Perchè devi dirmi sempre cosa è giusto e cosa non lo è?»

Gerard gli prese la mano.

«Perchè so che le cose che non sono giuste sono sempre le migliori Frank.»

L'altro lo guardò con le lacrime agli occhi. Dentro di sè, sapeva che ciò che Gerard gli aveva appena rivelato era fottutamente vero.

Si passò una mano sul viso. Baciò Gerard sulla guancia. E si diresse verso gli ospiti.

«Chissà perchè quello che si vuole è sempre la scelta sbagliata.»

Gerard aspettò cinque minuti, dopodiché raggiunse sua moglie e la sua nuova unica speranza.

   
 
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