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Autore: beesp    17/06/2011    3 recensioni
Remus era solo. Ancora. Io non le so scrivere le storie allegre, mettiamoci tutti quanti il cuore in pace.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il sorriso di Sirius.html
Liberamente ispirata a “Tra gli dèi” dei Subsonica (ringraziamo Arianna, ancora una volta :D)








Quando si ricorda Sirius la maggior parte delle volte sorride.
Lui sorrideva sempre, da ragazzo. Anche se sua madre lo disprezzava ed era scappato di casa, anche se l’uomo che amava era un lupo mannaro e doveva vederlo risvegliarsi dopo ogni luna piena a pezzi, sorrideva.
Stava sorridendo anche quando sua cugina lo colpì facendolo finire tra le fauci del Lethifold del Ministero.
Rideva quando il suo migliore amico e consorte morirono e lui fu arrestato e portato ad Azkaban.
Rideva mentre era ad Azkaban e ogni singolo momento felice era stato risucchiato via.

Sirius Black sin dal secondo anno a Hogwarts aveva desiderato diventare un Auror.
Remus Lupin ormai non lo ricorda più cosa voleva essere da giovane, quando ancora i Malandrini gli facevano credere potesse esistere la possibilità per uno come lui di trovare un posto nella società magica. Però era sicuro di sorridere – di un sorriso anche solo riflesso – quando vedeva Sirius parlare del suo futuro. Ci credeva Sirius.
Gli ultimi due anni a scuola avevano immaginato un futuro insieme. Vivere nello stesso appartamento, tornare la sera e stravaccarsi contemporaneamente sul divano.
Era incredibile come Sirius non immaginasse un idillio impossibile, ma desiderasse una possibile felicità in cose piccole, anche minuscole, che potevano esistere. Potevano rannicchiarsi entrambi sotto una coperta, oppure Sirius avrebbe potuto lasciarsi andare in lacrime dopo una settimana di stress e Remus l’avrebbe consolato. Avrebbero fatto l’amore quasi ogni sera. Si sarebbero scaldati dal freddo l’uno con l’altro.
« Saremo felici, Remus, vedrai ».

Era stato doloroso soprattutto per quello.
Perché alla fine la loro felicità se la stavano costruendo, avevano iniziato da poco.
Poi era comparso uno stupido topo – e l’aveva saputo dopo – e aveva distrutto tutto.
C’erano da mettere in conto anche i sogni di Lily e James, che sicuramente non erano da meno; volevano vederlo crescere e diventare una peste – più di quanto non fosse – quel fagottino dagli occhi tondi e verdi.

Per dodici anni – cosa sono in fondo dodici anni per il Ministero? Cos’è una vita per il Ministero? Soltanto un mago in più, non lo vedono tutto il corpo scosso dall’amore, dall’amicizia, dai desideri che ti spezzano e spaccano il cuore, anche quando sono realizzabili, mica lo sanno cos’è costruire qualcosa materialmente – era stato certo di aver dato retta a un bugiardo, un ladro di vite, un mostro.
Quando si era dovuto riabituare all’idea del vecchio Sirius ci aveva impiegato altri mesi – altro tempo speso a riprendersi dal dolore, ma cosa ne sa il Ministero? - a lasciarsi accarezzare di nuovo dall’idea che forse poteva esistere un tempo in quel mondo in cui Remus e Sirius avrebbero potuto essere felici.
Ancora.
Nell’attesa vivevano quello che avevano con il massimo della contentezza che gli era concessa.

Remus Lupin guarda – come se a guardare non fosse il suo corpo – Harry correre dietro Bellatrix. Spera che non si faccia uccidere, perché poi Sirius troverebbe il modo di tormentarlo, però in realtà non capisce cosa stiano facendo gli altri, cosa sia successo o dove sia.
Vede soltanto un’immagine, ripetuta all’infinito, e non la comprende. Né vuole farlo, perché da quello che gli dice il suo cervello è qualcosa di poco bello, è qualcosa di assurdo.

Gli torna alla mente il sorriso di Sirius e quella volta in cui gli promise che niente li avrebbe mai divisi.
Sembrava aver portato cattiva fortuna quel giuramento.

Remus era solo. Ancora.
   
 
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