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Autore: ArtemisLover    17/06/2011    3 recensioni
"[...]Però… bè, anch’io sono umana.
Anch’io ho una variabile che sfugge al controllo della mia mente -perfettamente razionale e pianificatrice.
Un’unica eccezione.
Eccezione che, da quando ho diciassette anni, puntualmente mi perseguita e mi distrugge in mille pezzi.
Un’eccezione che ha un nome e un cognome: Stefano Longoni.[...]"
Ma adesso calma signori, calma.
Ci vuole ordine, sì, che questi giovaninonsannopiùcomecomunicareepassanoiltempoconlecuffienelleorecchie.
Giusto, giusto, disciplina.
E allora, partiamo proprio dal loro principio.
Torniamo alla loro Età Gioiosa et Spensierata –che poi, l’adolescenza non è mai veramente così.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Just an ordinary day

 

 

 

    - Ti ho detto di no. -

    - No, non rompere. –

    - La vuoi smettere?! Ti ho detto di  N O ! –

    - Porca troia, mi hai frantumato i coglioni! NO, SCORDATELO, ZEROOOO! Eccheppalle, diobbuono! –

    - C’è qualche problema, Romanò?! – esclama scandalizzato il Vicepreside, mentre le guarda con biasimo dalla porta della segreteria.

    - Eh? ..No no assolutamente, prof! Tutto tranquillo – risponde lei, un sorriso a trentadue denti sul volto e gli occhioni marroni spalancati che urlano innocenza.

Appena il quarantenne sposta lo sguardo però, il volto della ragazza torna ad essere irritato, e uno sbuffo le esce spontaneo.

    - …E con questa fanno quattro. Ti rendi conto che prima o poi quello ci prende a calci nel culo, se continuiamo così? – dice scocciata, rivolta alla rossa che ghigna appoggiata alla parete.

    - Possibile, baby! Ma non sarebbe così divertente, altrimenti. –

    - Eddai, piantala di fare la vittima! Su vieni, ti offro io un drum – continua, in risposta alle occhiatacce dell’amica.

    - E ci mancherebbe altro, zia. Non posso riuscire a sopportarti per più di dieci minuti senza l’aiuto del tabacco. – brontola la mora, incamminandosi con l’altra verso il giardino.

Escono, salutano un po’ di gente e vanno a sedersi nel loro angolo preferito, quello sotto la quercia.

E’ il loro posto, quello dove vanno quando devono discutere di qualcosa di serio.

Qualcosa che nessun altro, a parte loro, può sentire.

Qualcosa di vitale, indispensabile o complicato.

…In poche parole, quando sanno che una conversazione includerà un numero tale di insulti e imprecazioni da dover essere censurata al resto dell’umanità.

    - Adesso mi dici cosa ti sei fumata. –

La rossa la guarda stranita, mentre sistema una ciocca riccia dietro l’orecchio.

    - Eh? –

    - Tu. Adesso. Mi dici. Che  straminchia ti sei fumata! –

L’ altra alza gli occhi al cielo, sbuffando esasperata.

    - Mamma mia quanto sei pesante, manco ti avessi chiesto chissà cosa! –

    - Chissà cosa? CHISSA’ COSA?! Cristo Gin, ma ti rendi conto di quello che dici?!-

    - Senti Alex, datti una calmata. Ti ho semplicemente detto che potremmo chiedergli un passaggio, non che… -

    - NON ME NE FREGA NIENTE! Io non esco con gentaglia simile, donna! –

    - Zia non ti sto chiedendo di uscirci, ti sto dicendo di sfruttarlo momentaneamente. Respiri la sua stessa aria per due minuti, lo insulti un po’, lui ci porta alle Canossiane e ciaociao, chi sé visto sé visto! –

    - Dio che nervoso. Lo odio cazzo, lo odio. –

Altri sbuffi e occhiate al cielo della rossa.

    - Preferisci farti un’ora a piedi o cinque minuti in macchina sfottendolo? Te l’hanno detto, oggi il pullman non passa. –

    - Fanculo. Fanculo a te, fanculo a lui e fanculo anche agli scioperi dei mezzi! – borbotta Alex, schiacciando con rabbia il filtro della Marlboro sotto la scarpa. – Dio, che nervoso! E guarda che mi devi un botto di favori, questa non te la faccio passare liscia. -

    - Oooooh anch’io ti voglio tantobbbeeeene, Micioneee! – urla Gin, lanciandosi sull’amica e schiacciandola a terra in un abbraccio stritolante.

Un  - TI ODIO! TI ODIOO! TI ODIOOO!- leggermente soffocato si spande per il giardino.

 

 

Spesso, la gente ha paura del diverso.

Lo vede come un pericolo, una minaccia.

Come qualcosa da sopprimere, da isolare, da evitare a tutti i costi.

Ma basterebbe sforzarsi un filo di più per scoprire che, a volte, quello che consideriamo come potenzialmente dannoso è solo la parte di noi stessi che ci manca –e che, in fondo, vorremmo avere.

Loro due ne sono la prova vivente.

Quando si erano conosciute, il 10 settembre di quattro lontanissimi anni prima, si erano ignorate completamente.

Mondi diversi, avevano pensato: Alex a quattordici anni aveva un piercing al labbro, la maglia del Diabolika e pantaloni di pelle neri.

Ginevra due occhioni azzurri, il viso da angelo e una campana di vetro attorno.

E poi… non si sa bene come, erano cambiate.

Una si era liberata dalla gabbia dorata, l’altra aveva capito di avere dei sentimenti.

Una era diventata realista, l’altra aveva visto qualcos’altro oltre al nero.

…E non si erano più lasciate.

 

 

    - Questa canzone fa schifo. –

    - A me piace, è carina. –

    - Ti ho detto che mi fa schifo. Cambiala subito. –

    - Come vuoi, stai calma! Ecco, questa ti va bene? –

    - Lo vedi com’è odioso Gin, lo vedi?? Guardalo, è un CANE! Ma non ti vergogni?! Hai vent’anni cazzo, e ti fai mettere sotto da una di sedici?! Mamma mia quanto ti odio! –

Dal sedile posteriore della Yaris Gin guarda la scena, scuotendo la testa esasperata.

Quei due sono una cosa impossibile.

O meglio, Alex è una cosa impossibile con Alessandro.

Lui avrebbe fatto tutto per lei –anche scodinzolare e abbaiare, se lei glielo avesse chiesto.

Ma la ragazza è fermamente convinta dei propri pensieri: lui non ha personalità, non ha le palle di farsi rispettare, ed è un idiota.

E ovviamente, come il suo carattere le suggerisce di fare, non perde occasione per ricordarglielo.

    - Sei un’idiota. –

    - E tu hai un bel culo. –

    - Smettila di fare il coglione, mi fai schifo! –

    - Eppure non la pensavi così, quando eravamo insieme, eh?! –

    - Quello è stato un sacco di anni fa, razza di deficiente! Mamma mia, non capisco come diavolo facevo a guardarti in faccia senza vomitare. –

    - Intanto però sei ancora sulla mia macchina, dolcezza! –

    - Solo perché non avevo voglia di farmela a piedi, sfigato! E poi non provare nea… -

    - Eeehm noi saremmo arrivate Alex, dovremmo scendere! Grazie mille per il passaggio, Ale – si affretta a dire Gin, interrompendo appena in tempo una nuova catena di insulti e scendendo di fretta dall’auto

    - Figurati, non c’è problema. Ciao anche a te, ALEX – dice il ragazzo, fissando ghignante la mora che gli siede di fianco.

    - Vaffanculo. – è l’unica risposta che ottiene, oltre a un dito medio alzato e lo sbattere affrettato della portiera.

 

 

    - Certo che tu potresti anche provare a essere un po’ più gentile – è il rimprovero di Gin, mentre entrambe si siedono su un muretto vicino all’ingresso dell’istituto e appoggiano a terra gli zaini.

    - E perché dovrei?! Non lo sopporto. Fine. –

    - Sì ok, ma alla fine quando hai bisogno ti porta ovunque, ed è sempre gentile… –

    - Questi sono affari suoi, è lui che si fa sfruttare. Non è un problema mio. –

Il trillare rumoroso della campanella interrompe Gin, già pronta ribattere.

Un sorriso enorme si disegna sui volti di entrambe le ragazze.

Il loro gioco ha inizio!

Alex stira con le mani i leggins di pelle aderenti per poi sistemare la maglia col simbolo della pace, mentre Gin solleva leggermente la gonna di jeans e liscia la scollata canottiera marrone che indossa.

E mentre i ragazzi delle Canossiane si riversano nel parcheggio, non possono fare a meno di scoppiare a ridere –come sempre.

Perché è dalla prima liceo oramai che vedono quella gente tutta fighetta e figlia di papà rabbrividire o sbavare nella loro direzione con facce sconvolte  -a quanto pare, nella perfezione della loro scuola di suore non è ammesso avere un centimetro di caviglia o di collo scoperto.

E allora, vestirsi come si vuole diventa un simbolo di libertà, una conquista, una diversità che loro non esitano a sbandierare e sbattere in faccia a quel gregge superficiale non dotato di mente propria.

[Un comportamento sciocco e infantile, ne sono consapevoli, ma diventato ormai consolidata e amata tradizione].

Si alzano in piedi, raccogliendo gli Eastpack rovinati da terra e cercando di intravedere volti noti tra la fiumana di ragazzi.

    - Eccole, finalmente! – esclama Alex, sbracciandosi per attirare l’attenzione di un paio di ragazze.

La prima che Ginevra abbraccia è Dafne, sua amica da una vita e diventata ormai Sorella a tutti gli effetti. Questa le scompiglia i capelli, lamentandosi del fatto che sia sempre la solita fottutissima pertica.

    - Non è colpa mia se tu sei alta un metro e una banana, Nene – risponde lei sorridendo, per poi passare tra le braccia di Crystal e Alice.

    - E allora, figlie di buona donna?! Come vi è andata oggi?! – chiede questa, il solito sorriso sulle labbra.

Gin sta per rispondere, quando qualcuno la afferra per i fianchi e la stringe a sé, urlandole in un orecchio.

    - Selviniiiii! Eccola quaa, non ti avevo visto! –

La ragazza si mette una mano sul cuore, cercando di fare rallentare il battito esagerato.
Dio, se non muore adesso d’infarto non morirà mai più!

    - LONGONI! Ma sei completamente rincoglionito?! Mi hai fatto perdere dieci anni di vita! -  esclama, girandosi per vedere in viso quell’idiota .

    - Suuu Gin, come sei delicata! Lo sai che il mio è solo affetto! – le dice il biondo, abbassandosi e schioccandole un bacio sulla guancia come saluto.

Lei ricambia, sbuffando fintamente scocciata.

    - Sese certo, non avevo dubbi. Prima o poi ti faccio vedere io Ste, altro che affetto e affetto! –

Sono sempre stati cosi loro due, da quella sera di due anni prima quando si erano conosciuti.

All’apparenza sono completamente diversi, dalla punta delle AllStar bianche di lei al colletto della polo Ralph Lauren di lui.

Lui figlio di papà, lei al pelo benestante.

Lui scuola privata, lei pubblica.

Lui Lega, lei Sinistroide Convinta –ma, insieme stanno bene.

[Anche se passano metà del loro tempo a sfottersi –e l’altra metà a picchiarsi.]

    - Allora… dimmi, come va con l’uomo? – chiede Ginevra, staccandosi dall’abbraccio.

    - Eh? Ma sei fuori? –

    - Daiii figliolo non fare il timido, ormai lo sanno tutti che ci provi con la Fossati! A proposito, posso chiederti una cosa? …Ma come diavolo fai a sopportarla?! Cioè, sei masochista o solo un omosessuale represso? –

Lui le molla un pizzicotto al fianco, mentre sbuffa.

    - Ah-ah-ah, molto divertente. Guarda che non è poi così male…quando non fa l’oca. –

    - E quando è buio. –

    - E quando non parla. –

    - In pratica, va bene solo quando muove la lingua? –

    - Ecco, più o meno sì. –

    - Aaaah bè, allora va bene, guarda. Dio, ma fai schifo! Sei un cavolo di tredicenne arrapato!  –

Una smorfia infastidita attraversa il volto del ragazzo, evidentemente contrariato, ma la voce squillante di Crystal gli impedisce di ribattere.

- Ehii voi due piccioncini, se non vi muovete vi lasciamo qui! Ho fame, vedete di limonare in fretta così che possiamo andarcene tutti a mangiare. -

Occhiate assassine e un “fanculo, scema” poco elegante è l’unica risposta che ottiene dall’amica.

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Bonjour, mes cheriees!

Chiedo perdono per il grande ritardo, maa internet mi è andato a gentildonne per tre giorni -.- che odiooooo!

In ogni caso, per farmi perdonare credo di aggiornare verso domenica al massimo ;D

Spero vi sia piaciuto il capitolo... as always, ogni parere \ commento \ critica \ consiglio è sempre AMATO E ADORATOO!

A prestissimo, carissssssssimee!
 


 

   
 
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