Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Emily Kingston    17/06/2011    7 recensioni
- Come si fa? – chiese, sconsolato, lasciando ricadere la mano sulla sua coscia.
Lupin alzò il volto verso di lui ed inarcò le sopracciglia.
- Come si fa a fare il padre? – ripeté, in un sussurro.
- Nessuno te lo può insegnare, Ron – rispose, pacato, osservando con un sorriso il piccolo bambino che giocava sulle sue ginocchia – lo fai e basta –
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rose
 

 
Bianco.
Tutto era innaturalmente e fastidiosamente bianco.
Inspirò lentamente l’aria fresca che sapeva di disinfettante e medicinali e fece una smorfia infastidita, quell’odore gli ricordava – nostalgicamente – l’infermeria di Hogwarts.
Sospirò, tuffando le dita tra i capelli scompigliati e gettando gli occhi verso il pavimento, attendendo impaziente che qualcuno – chiunque – uscisse da quella dannata stanza e gli dicesse qualcosa – qualunque cosa.
- Va tutto bene, amico, rilassati – la voce di Harry gli arrivò ovattata alle orecchie, quasi lontana.
Lui annuì, distratto, alzando appena lo sguardo su di lui.
Ginny apparve dalla cima del corridoio con tre bicchieri di caffè d’asporto stretti tra le mani ed un sorriso rassicurante che le increspava le labbra.
- Lungo, doppio e ben zuccherato! – esclamò, porgendogli il suo bicchiere.
Ron mugugnò un ringraziamento e l’afferrò, trangugiandone scompostamente il contenuto.
Ginny fece una smorfia e si sedette al fianco di Harry, accavallò le gambe e sorseggiò aggraziatamente il suo caffè, bevendone piccoli sorsi calibrati.
- Ancora niente? – chiese, rivolta ad Harry.
Il moro scosse la testa, stringendosi nelle spalle ed aprì la Gazzetta del Profeta, nascondendo il volto tra le pagine del giornale.
- Mamma? – la voce atona di Ron risuonò nel silenzio del corridoio, sovrastata appena dallo scalpiccio degli infermieri.
- Di sopra a prendere un tè con papà – rispose sbrigativa Ginny, appoggiando il caffè su un basso tavolino alla sua sinistra ed appoggiando la testa sulla spalla di Harry.
Ron annuì, alzando lo sguardo verso la grande porta a vetri.
Osservò distratto la grande scritta rossa che vi troneggiava sopra, austera: Sala Parto, e sospirò.
Ginny lo guardò comprensiva ed Harry gli lanciò un’occhiata di pura solidarietà maschile.
- Ci siamo persi qualcosa? – con un sonoro pop i gemelli Weasley apparvero nel corridoio semi deserto, facendo sobbalzare i tre occupanti delle anguste sedie di plastica.
Harry e Ginny soffocarono un risolino, mentre Ron lanciò loro un’occhiata assassina.
- Niente di importante – rispose loro Charlie, sbucando dal corridoio con una ciambella in una mano ed un bicchiere di tè nell’altra.
Ron grugnì, vedendo arrivare Bill seguito da una trafelata Fleur che tentava di tener ferma la piccola Victoire, che sembrava aver trovato molto interessante ciucciare il ciondolo della collana della madre.
- Percy si scusa tanto ma proprio non può venire, impegni di lavoro – ansimò Bill, affannato a causa della corsa.
Ron gli fece un cenno d’assenso col capo e tornò a fissare atono la porta della Sala Parto, ormai chiusa da diverse ore.
In poco il corridoio da semi deserto divenne gremito di persone – principalmente dalla capigliatura inconfondibilmente made in Weasley -, anche Lupin e Tonks, insieme al piccolo Teddy, li avevano raggiunti, e subito Tonks si era persa in chiacchiere con Ginny e la signora Weasley, mentre Lupin si era appollaiato su una sedia un po’ più isolata dalla confusione.
Ron sbuffò, infastidito, e si alzò dalla sedia allontanandosi per il corridoio, certo che nessuno avrebbe mai fatto caso alla sua assenza, tutti troppo presi a vaneggiare sul possibile sesso del bambino o a lanciare nomi a caso con il quale battezzarlo e lui, di certo, non intendeva dar retta alle loro pazze idee, già aveva deciso e niente l’avrebbe fatto desistere.
Si sedette al fianco di Lupin e, con un mezzo sorriso, scompigliò la chioma violetta di Teddy che gli rivolse un sorriso sdentato.
- Come si fa? – chiese, sconsolato, lasciando ricadere la mano sulla sua coscia.
Lupin alzò il volto verso di lui ed inarcò le sopracciglia.
- Come si fa a fare il padre? – ripeté, in un sussurro.
- Nessuno te lo può insegnare, Ron – rispose, pacato, osservando con un sorriso il piccolo bambino che giocava sulle sue ginocchia – lo fai e basta –
- Lo fai e basta – gli fece eco, puntando gli occhi verso il pavimento. – E se sbagliassi? Insomma, io non so neanche badare a me stesso, figurarsi ad un’altra persona! – balbettò, in preda al panico.
- Non puoi sbagliare. – rispose Lupin, accarezzando Teddy – Sarai un buon padre, Ron, il solo fatto che ti preoccupi di non poterlo essere ti rende tale –
Ron annuì, distratto, continuando a fissare il bianco pavimento del corridoio.
Le voci dei suoi familiari riecheggiavano fastidiosamente intorno a lui, ma alle sue orecchie giungevano come un ronzio lontano e inconsistente che, pian piano, si perdeva nell’aria.
Sospirò, infilandosi le dita tra i capelli.
- Stai tranquillo – Lupin gli batté un’amichevole pacca sulla spalla e s’allontanò, con il figlio arpionato al collo che rideva sguaiatamente.
Ron abbozzò un sorriso nella loro direzione e rimase in silenzio a fissare il punto dove prima era seduto anche lui e nel quale tutti i suoi familiari e amici trepidavano d’attesa.
- Ehi, papà, posso sedermi? – Ron si riscosse di scatto alzando lo sguardo, incontrando gli occhi ridenti di sua sorella.
Annuì, voltando appena il viso verso la sedia libera accanto a lui.
- Allora, come ti senti? – gli chiese, continuando a sorridere.
- La verità? – Ginny annuì. – Me la sto facendo sotto – la ragazza ridacchiò, portandosi una ciocca rossa dietro l’orecchio.
- Ce la farai, ne sono sicura – Ron sospirò.
- E se rovinassi tutto come al solito? – Ginny scosse il capo.
- Non lo farai –
- E se lei non mi volesse più? Insomma, è comprensibile – balbettò.
Ginny gli riservò un’occhiataccia.
- Non fare lo stupido, certo che ti vuole! –
- E se…-
- Niente “e se” – lo zittì, facendo scivolare la mano sopra la sua e stringendola piano – sarai un padre meraviglioso e un fidanzato meraviglioso – Ron annuì distrattamente.
Ginny gli sorrise e si alzò, lisciandosi le pieghe della gonna.
- Quindi, quando quella dannata porta si aprirà tu entrerai e dimostrerai loro di che pasta è fatto Ronald Weasley o puoi anche smetterla di considerarti mio fratello! – Ron ridacchiò, notando che la posa assunta da Ginny ricordava, per molti versi, la classica posa che assumeva sua madre quando li sgridava per qualcosa.
Ginny gli fece un furtivo occhiolino e poi tornò in mezzo alla folla di Weasley radunata davanti alla grande porta bianca.
Le labbra di Ron si dischiusero per emettere l’ennesimo sbuffo quando questa si aprì di botto, mostrando un medico alto che si toglieva i guanti verde spento e li infilava nella tasca del camice.
- Weasley? – chiese e tutti i presenti si voltarono verso di lui. – Ehm…Ronald Weasley? – ripeté, imbarazzato, guardandosi febbrilmente intorno.
Ron si alzò, inspirando profondamente, e si avvicinò all’uomo col camice, ostentando un sorriso.
- Sono io – disse.
L’altro gli sorrise di rimando e gli fece strada al di là della porta. Prima di entrare Ron si voltò e fece segno agli altri di aspettarlo fuori, quelli, con un mugolio di protesta, acconsentirono, tornando a sedersi sulle scomode sedie di plastica della sala d’aspetto.
La stanza nella quale il medico l’accompagnò era ampia e luminosa; c’erano un paio di lettini celati da tende bianche ed una fresca brezza entrava dalle finestre aperte.
- La sua ragazza e lì – disse, indicando il letto vicino alla finestra e, con un debole sorriso, sparì chiudendosi la porta alle spalle.
Ron inspirò, deglutendo, e si avvicinò con lentezza al letto indicatogli dal dottore; scostò con estrema calma le tende bianche ed affacciò il volto all’interno.
Hermione era seduta, con la schiena appoggiata ad un paio di cuscini, ed osservava sorridendo il piccolo fagotto rosa che cullava tra le braccia.
- Ciao – Hermione alzò il capo ed incontrò il sorriso allegro di Ron.
- Ciao – rispose, lanciando un’occhiata in direzione del bambino.
Allungò le braccia verso di lui e glielo porse, incitandolo a prenderlo tra le braccia.
Un po’ titubante Ron l’afferrò, tenendogli saldamente il capo con il palmo della mano.
- E’ così piccolo – osservò.
- Piccola, vorrai dire – lo corresse Hermione, guardandolo con un sopracciglio alzato.
Gli occhi di Ron s’illuminarono quando incontrarono quelli di Hermione che, con un sorriso, annuì.
Rimase a cullare la bambina per alcuni minuti, in piedi, di fronte al letto di Hermione che lo guardava dolcemente, sorridendo.
- Io…io non posso crederci è davvero…davvero…è…nostra? – balbettò, stringendo emozionato la bambina tra le braccia.
- Come la chiamiamo? – chiese Hermione, sorridendo dolcemente in direzione di Ron.
- Rose – Hermione lo guardò inarcando le sopracciglia.
- Mi piace, Rose – Ron sorrise e avvicinò di più il viso a quello della piccola.
- Ciao Rose, benvenuta tra gli Weasley – Rose aprì piano gli occhi, mostrando due scure iridi castane e rivolse a Ron un sorriso sdentato.
- Ehm, ehm – Ron e Hermione si voltarono, notando tutta la famiglia Weasley al completo attendere sulla soglia.
Ron sorrise loro e gli fece cenno d’entrare, ridacchiando sommessamente quando tutti si riversarono all’interno della stanza d’ospedale, ammassandosi intorno a lui e Hermione, pretendendo di tenere la bambina in braccio.
 
***
 
Quando tutti se ne furono andati Ron si accasciò sulla poltrona al fianco del letto di Hermione con uno sbuffo.
- Weasley – imprecò, lanciando un’occhiata a Rose che dormiva placidamente tra le braccia di Hermione, con il capo adagiato sul suo petto.
Hermione ridacchiò, cullando piano la bambina.
- Sei stanca? – sussurrò Ron, voltando il capo verso di lei.
Lei annuì, stringendosi nelle spalle.
- Un po’ – ammise, trattenendo a stento uno sbadiglio.
Ron ridacchiò, alzandosi e sfilandole Rose dalle braccia.
- Da qua, ci penso io a lei, tu riposati – Hermione gli sorrise, protendendo il mento verso di lui e sfiorandogli appena le labbra in ringraziamento.
Ron sorrise e tornò a sedersi sulla poltrona, osservando Hermione che si sistemava meglio tra le coperte e chiudeva gli occhi, abbandonandosi al sonno.
- Ehi – sussurrò, quando notò i piccoli occhi nocciola della bambina aprirsi lentamente.
Le sorrise e lei gli sorrise in risposta, allungando le braccia verso il suo viso.
- Finalmente possiamo farci una bella chiacchierata noi due, eh, ora che la mamma dorme – disse e Rose lo guardò, attenta, inclinando appena la testa verso sinistra. – Sai, io e la mamma ci siamo conosciuti a scuola, ad Hogwarts – iniziò, accarezzandole piano la rada peluria arancione che le ricopriva il capo. – Quando sarai più grande ci andrai anche tu e dovrai finire a Grifondoro, non esiste che un Weasley non finisca a Grifondoro – Rose lo guardò, incuriosita, puntando gli occhi in quelli azzurri del padre; Ron sorrise. – Poi devi assolutamente imparare a giocare a Quidditch, anche se la mamma non vuole. La zia è un mito a Quidditch e anche lo zio Harry non se la cava male – ridacchiò, pensando alle spericolate acrobazie che compiva il suo migliore amico sulla scopa e a tutte le volte che Hermione gli aveva intimato di smetterla, altrimenti si sarebbe presto spaccato l’osso del collo. – E dovrai stare alla larga da Fred e George, altrimenti non ti porterò a fare la tua prima gita al lago vicino a casa dei nonni! – disse, severo, puntando un dito contro la figlia, che si mosse inquieta nella copertina rosa confetto. – Okay, scherzavo – si corresse e la bambina gli sorrise allegramente.
Ron sospirò, affondando maggiormente sullo schienale della poltrona e stringendo forte Rose contro il suo petto.
- Ma soprattutto, Rosie, devi ricordarti che nella vita incontrerai tante persone ma che l’amicizia, quella vera, non nasce con tutti, nasce solo con le persone giuste – Rose chiuse gli occhi, adagiando il capo sul petto di Ron.
Il ragazzo le accarezzo il capo, guardando in direzione di Hermione che dormiva placidamente sul letto dell’ospedale.
Tornò con lo sguardo sulla bambina che dormiva tra le sue braccia e sorrise, cullandola lentamente.
- Benvenuta nel mondo, Rose, da oggi ad aiutarti ci sono io –
 
 
 
 
Author’s Corner.
Bien, innanzitutto, buona estate a tutti.
Spero che con la scuola vi sia andato tutto bene che possiate passarvi delle sane vacanze estive in grazia di Dio, senza dover sgobbare troppo sui libri.
In primis vi ringrazio tantissimo, a tutti, fa sempre piacere vedere che c’è gente che legge i tuoi lavori e che ne commenta positivamente e spero di non avervi deluso con questo robo.
Ora – finite le ciarle – passiamo alle cose serie :)
No, okay, volevo solo fare qualche piccolo commentino sull’affare che, se siete arrivati qui, avete appena letto.
Non so perché, ma era tantissimo che volevo veder Ron sotto la figura di padre e me lo sono sempre immaginato dolce, severo solo quando è strettamente necessario – a mettere in riga i pargoli ci pensa Hermione – e completamente devoto ai suoi bambini.
Non ho specificato né l’età di Ron né quella di Hermione, ma si può capire che non sono sposati. Personalmente mi sono immaginata un Ron appena diciottenne alle prese con pappe e pannolini e panico da parto piuttosto che un Ron adulto oramai sposato con Hermione da una vita.
Ma voi siete liberissimi di immaginare quello che volete.
Bene, dopo avervi rotto le scatole con questo mio sproloquio inutile lascio a voi campo libero.
Una recensioncina mi farebbe molto piacere, anche qualche critica non ci sta male – mi piacciono le critiche, forse anche più dei complimenti, sempre se fatte senza l’intenzione di offendere qualcuno, ovviamente.
Ohibò, ai posteri l’ardua sentenza.
E con una citazione del mio amico Manzoni vi lascio a godervi l’estate, buone vacanze a tutti :D
Maya.  

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Emily Kingston