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Autore: RedBird    17/06/2011    0 recensioni
Piccola descrizione di una situazione reale.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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É ancora qui anche se non c'è. Non vuole andare via. È legato con una corda troppo stretta alla mia mente. Una corda, un cappio. Ecco, un fottuto cappio. È un ricordo, un ricordo morto. Un ricordo che sto cercando di eliminare, distruggere, cestinare. Un ricordo che fa male. Un ricordo che forse è meglio conservare per riempire almeno un po' del vuoto che ha lasciato. Perché l'ha lasciato? Perché ha voluto lasciarlo? Perché mi ha lasciata da sola? Perché continuo a sognarlo? Perché continuo a pensarlo? Non mi accorgo neanche più di quando lo penso, ormai sono abituata alla sua presenza costante. Alla sua presenza non reale.. alla sua presenza che non sentirò più accanto a me. All'ombra della sua presenza che NON è andata via insieme a lui. Perché è ancora qua se lui non vuole restare? Perché è ancora qua se io non voglio che resti? Perché è ancora qua se mi ha fatta male? Perché è ancora qua se non c'è e non ci sarà? Perché non scompare? Perché non riesco a farlo uscire dalla mia testa? Perché sto ancora male? Perché mi manca? Eh sì, mi manca. Mi manca tutto. I suoi occhi neri che neanche al sole cambiavano sfumatura, ma rimangono sempre di un nero che mette quasi paura. Il suo sorriso... Dio quant'era bello quando sorrideva. Credo sia stata la prima cosa che ho notato. È un dettaglio quel suo sorriso. Nella mia testa era diventato il ragazzo serio che afflitto e scoraggiato dalle sue paranoie non sarebbe mai riuscito a sorridere, ad essere pienamente felice. E invece riusciva a sorridere, a far sorridere pure me. Quel sorriso... Il suo. Un'altra cosa che mi mancano sono le sue paranoie. Cazzo, le paranoie le odio! Non servono a niente. Come se già non ci fossero abbastanza problemi, come se non ci fosse già tanta merda da peggiorare coi pensieri del cazzo. Ma le sue, erano sue e siccome erano sue erano la cosa che non mi sarei mai stancata di ascoltare, di provare a risolvere e sconfiggere. Era fantastico riuscirci. Farlo sorridere, farlo stare bene, FARGLI BENE. Avrei assorbito tutti i suoi male, mi sarei intossicata dei suoi mali per farlo stare bene.. per far si che non facessero più parte di lui, per far si che il suo dolore non fosse più il suo, ma il mio. E non mi importava quanto poteva fare male se ad alleggerirlo c'era un suo sorriso, un suo ti voglio bene, un suo “ciambella alla crema”, “tesorino mio”, “donna”, “Culodritto”. Un po' donna mi faceva sentire, è stupido e, buffo, ma è vero. E quella canzone. Le parole di quella canzone sono conficcate come lame nel mio cuore, nella mia mente accompagnate dalla melodia ogni volta che provo ad ascoltarla quelle lame si muovono provocando delle ferite. Si muovono scavando a fondo, facendo uscire tutto il male che ho dentro e che ero riuscita a contenere, tutto il bene che gli ho voluto e che ancora gli voglio. Quella canzone che mi ricorda che lui quel giorno c'era. Era con me, mi stingeva, mi coccolava. E ora, ora non c'è più. Non c'è lui, non c'è la sua macchina, non ci sono gli alberi, il sole, il cielo, le nuvole, l'aria.. che hanno assistito alla nascita della mia felicità ed alla sua morte precoce. Rimane una fredda pietra dove mi hai lasciato seduta, da sola. Rimane l'eco di parole dette, di risate, di sospiri e di sentimenti svelati. Mi manca, mi manca tutto ciò che gli riguarda. Mi manca fottutamente.
  
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