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Autore: Uvetta    18/06/2011    8 recensioni
tratto dalla prefazione:
Se la tua vita fosse stata solo un insieme di compromessi.
Se ti sembrasse di non aver mai vissuto davvero .
Se l'amore, quello vero, non ti avesse ancora trovato nel nascondiglio dove ti sei rintanato
Cosa accadrebbe se qualcuno sconvolgesse tutto questo.
Se, improvvisamente, tutto quello che non sapevate neanche di desiderare avesse finalmente un volto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Nota dell'autrice:

Dunque, intanto vorrei precisare che è la prima fanfiction che pubblico e mi sento notevolmente emozionata...spero sinceramente che vi piaccia.

In questo contesto gradirei ringraziare due persone che mi hanno aiutato Chiara (favina88) per avermi costretto a scrivere e marialuisa (endif) per avermi dato dei consigli che io ho reputato preziosi...GRAZIE INFINITE A TUTT'E DUE!!!!


Questa storia non ha fini di lucro...i personaggi non mi appartengono sono di S Meyer


Buona lettura

Uvetta



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Prefazione




Se la tua vita fosse stata solo un insieme di compromessi.


Se ti sembrasse di non aver mai vissuto davvero .


Se l'amore, quello vero, non ti avesse ancora trovato nel nascondiglio dove ti sei rintanato


Cosa accadrebbe se qualcuno sconvolgesse tutto questo.


Se, improvvisamente, tutto quello che non sapevate neanche di desiderare avesse finalmente un volto?


Vi buttereste a capo fitto in questa nuova vita...


Fareste di tutto per vivere quella felicità e rinuncereste a tutto il resto.


Almeno...io l'ho fatto!


By Night


Capitolo 1



Mi chiamo Isabella Swan, per gli amici Bella e, se qualcuno, qualche tempo fa, mi avesse detto che la vita avrebbe potuto cambiare in pochi secondi, non gli avrei creduto.
La mia vita era scandita sempre dai soliti ritmi, monotona forse, ma per me soddisfacente.
Lavoravo presso una prestigiosa libreria a Port Angeles che era di proprietà della mia migliore amica, Angela Webber. Ci conoscevamo da sempre ed avevamo molte cose in comune tra cui la passione per i libri...adoravo leggere e quindi adoravo anche il mio lavoro.
Ero fidanzata già da quattro anni e da uno convivevamo, lui si era trasferito da me, nel mio piccolo, ma comodo appartamento con vista mare.
Ci eravamo conosciuti durante l'ultimo anno di college e dopo qualche tentennamento avevamo deciso di metterci insieme e da allora non ci eravamo più lasciati.
Lui era l'uomo più bello che avessi mai incontrato, alto biondo con dei bellissimi occhi di ghiaccio ed un fisico da mozzare il fiato...il mio James, ne ero letteralmente affascinata; mi sembrava un miracolo che mi avesse notato in mezzo a tutte quelle studentesse che gli ronzavano intorno.

Certo, non era un amore travolgente e passionale, come si legge in alcuni tra i miei libri preferiti, ma non si può avere tutto dalla vita...ed io mi accontentavo.


Quel pomeriggio ero al lavoro, ma avevo la testa che mi scoppiava; non riuscivo a concentrarmi su niente, mi perdevo tra gli scaffali, più di una volta Angela era venuta vedere dov'ero finita:


-Bella...! Cos'hai, oggi non sembri nemmeno la tua ombra!-


-Scusa Angela, è la mia testa...mi scoppia, non riesco a tenere gli occhi aperti e tanto meno a concentrarmi su quello che sto facendo.-


-Forse dovresti andare a casa..manca solo due ore alla chiusura e posso farcela, poi c'è anche Ben ad aiutarmi. Quindi non preoccuparti-


-Grazie Angela, sei un tesoro...ho proprio bisogno di rilassarmi. Poi domani è domenica avrò tutto il giorno per riprendermi!- non potevo crederci, sarei arrivata a casa un po' prima e mi sarei rilassata e ripresa da quel terribile mal di testa.


-A lunedì allora!-


Mi avviai verso gli spogliatoi per prendere le mie cose, poi mi diressi verso casa a piedi, non abitavo lontano, solo qualche isolato e l'aria fresca mi avrebbe fatto bene.

Era uno splendido tardo pomeriggio di primavera, le giornate iniziavano lentamente ad allungarsi ed oggi c'era stato il sole. Sì, perché nello Stato di Washington, le giornate di sole erano molto rare, anche se Port Angeles faceva un po' eccezione perché protetta dai monti Olimpici.

In poco tempo arrivai davanti alla facciata del piccolo condominio dove abitavo, con mia grande meraviglia notai che la macchina di James era parcheggiata lì davanti...cosa ci faceva già a casa?

Salii le scale di corsa, non vedevo l'ora di perdermi nel suo abbraccio, avevo decisamente bisogno di coccole, in questi casi mi sentivo ancora una bambina che, quando si faceva la “bua”, correva dalla mamma per farsi consolare.

Arrivai davanti alla mia porta e la aprii, una strana atmosfera avvolgeva l'appartamento ed un brivido mi percorse rapidamente la schiena. Qualcosa non andava, non so dire precisamente che cosa, ma una vocina mi urlava nelle orecchie. C'era buio, finestre e persiane erano chiuse, sentivo dei rumori sommessi provenire dalla camera e silenziosamente andai verso quella direzione.

La porta era socchiusa, con un dito delicatamente la spinsi e ciò che mi si parò davanti cambiò molte cose in cui avevo creduto fino a quel preciso momento.

James era sdraiato sul letto, completamente nudo, con le mani legate alla testiera, lo sguardo libidinoso perso in quello di una donna con una prorompente chioma rossa che stava a cavalcioni sopra di lui, dando le spalle alla porta d'ingresso.

Il mio respiro si fermò per un attimo, non riuscivo a credere a quello che stavo vedendo. Avrei voluto arrabbiarmi, urlare contro quell'uomo che credevo mi amasse, sfogare in un attimo tutto quello che il mio cuore stava provando, ma non lo feci. Ero lì in silenzio, sentivo che qualcosa in me si stava spezzando e stava andando in briciole, poi James mi notò, i suoi occhi misero a fuoco la mia immagine sulla porta...l'unica cosa che disse fu:


-Bella!?-


Sentivo gli occhi pungermi, le lacrime volevano trovare la strada per uscire, ma non l'avrei fatto davanti a lui, non era quello il momento. La mia voce uscì fredda dalla bocca, come se non riguardasse me, come se non mi toccasse, non gli avrei dato anche quella soddisfazione:


-Esco, torno domattina, per allora non voglio trovare più niente di tuo in questa casa. Addio!-


Non gli diedi il tempo di rispondere, mi girai, andai verso l'ingresso, presi le chiavi della mia macchina e soltanto quando chiusi la porta alle mie spalle la prima lacrima iniziò dolosamente a scendere, non sarei più riuscita a trattenerle.

Iniziai a piangere ed a correre, uscii velocemente dallo stabile, correvo...dovevo trovare l'auto, non ricordavo nemmeno dove l'avessi parcheggiata, non riuscivo a mettere a fuoco, la mia vista era offuscata dalle lacrime che copiose inondavano il mio viso.

Urtai contro qualcuno, un ragazzo, credo, notai solo lo strano colore dei capelli, castano ramato, biascicai un:


-Scusa!- e proseguii per la mia strada, senza aspettare la risposta.


Finalmente riuscii a trovare la mia macchina, vi salii e partii senza una meta precisa.

Giravo come una pazza persa nel traffico, guidare un po' mi aveva rilassato, ma non so quanto tempo era passato. Il sole pomeridiano aveva lasciato il posto alle cupe luci della sera, ero stanca, ma mi ero ripromessa di non tornare in quella casa sino all'indomani...non volevo rischiare di rincontrarlo.

Vidi un locale che conoscevo, il “Moonlight-pub”, io ed Angela ci andavamo qualche volta quando uscivamo insieme, parcheggiai e decisi che, forse, bere qualcosa mi avrebbe aiutato.


Entrai e mi diressi direttamente al bancone del bar, le luci erano soffuse, la musica leggera, che doveva essere di sottofondo, veniva quasi completamente sovrastata dal vocio sguaiato dei vari clienti.

Con una rapida occhiata mi resi conto che c'erano molti gruppi di amici, che ridevano e scherzavano tra di loro, quella visione mi dava fastidio...non avevo voglia di ridere.


-Una vodka! Grazie- chiesi distrattamente al barista.


Quando me la consegnò mi girai distrattamente alla mia sinistra e notai un uomo, dagli strani capelli spettinati, di un color ramato che osservava in modo ossessivo il bicchiere che aveva davanti. Era quasi vuoto, c'era del ghiaccio ed ancora poco di un liquido ambrato all'interno.

Mi avvicinai, ma lui non sembrava accorgersi della mia presenza, sembrava molto triste...almeno quanto me.

-Il mondo fa schifo!- non sapevo come quelle parole fossero uscite dalla mia bocca, ma , nel momento in cui le avevo pronunciate, mi ero resa conto di pensarlo veramente.

Lentamente si girò verso di me e due meravigliosi occhi verdi si puntarono nei miei. La sua espressione era sorpresa:


-Non sai quanto!- mi disse con un mezzo sorriso che però non arrivò agli occhi.

Anche lui soffriva per qualcosa, magari potevamo parlare un po'.


-Oh...posso immaginarlo! Posso farti compagnia?-


-Siamo in un luogo pubblico...no?- dicendo questo finì il contenuto del bicchiere, guardò il barista e disse -Un altro, per favore!-


-Piacere...mi chiamo Bella!-


-Edward!- certo non era di tante parole, ma anch'io del resto.


Rimaniamo in silenzio, per un po', i bicchieri vuoti si accumulano davanti a noi. Provai un senso di pace con la sua vicinanza ed, ogni tanto, i nostri sguardi si incrociavano e delle strane sensazioni inondavano il mio corpo. Lo osservavo, il più discretamente possibile, è veramente molto bello, la forma del viso, la linea delle spalle, persino in una posizione così rilassata trasmetteva eleganza e fascino...l'esatto contrario di me.


-E' da tanto che sei in città?- provai a chiedere, non sapevo perché, forse solo per sentire quella magnifica voce, forse per soddisfare la mia curiosità.


-Soltanto poche settimane...e tu?- mi rispose, ma non sembrava particolarmente interessato alla nostra conversazione.


-Qualche anno ormai, più o meno da dopo aver finito il college! Ti troverai bene, vedrai...sempre che non ti dia fastidio la pioggia!- lo osservai di nuovo e notai un luccichio alla mano sinistra -Sei sposato?- perché lo stavo chiedendo? Cosa mi interessava la vita privata di quest'uomo? Non ero mai stata così, io ero sempre stata la timida, quella che non faceva domande, che non si impicciava degli affari altrui...forse era stata tutta questa vodka che avevo bevuto, a pensarci bene la mia testa stava iniziando a girare.

Lui fece un sorriso amaro e si guardò la mano poi si voltò verso di me e disse:


-Per dirla tutta, in questo momento, sto festeggiando la mia ritrovata libertà! Da oggi il mio matrimonio è finito...- dicendo questo alza il bicchiere e lo svuota del suo contenuto.


-Abbiamo qualcosa in comune, allora...anch'io da oggi sono una donna libera!-


-Non ne sembri felice!-


-Neanche tu!- risposi leggermente risentita.


-Colpito!- rispose facendo il suo mezzo sorriso, e rimettendosi ad osservare il bicchiere ormai vuoto.

Prese il portafogli ne estrasse una banconota che depositò sul bancone, proprio accanto al suo bicchiere, poi si voltò nella mia direzione e mi disse


-Credo che per stasera ho già fatto il pieno! Quindi ti saluto...-


Un senso di vuoto mi assalì in quell'istante, volevo seguirlo...-Me ne vado anch'io!- pagai e mi alzai dallo sgabello ed un tremendo capogiro prese il sopravvento sul mio già precario equilibrio, mi ritrovai tra le sue braccia, senza neanche sapere come avevo fatto.


-Ops! Scusami...- dissi un po' imbarazzata


-Figurati...è stato un piacere!- mi rispose sorridendo, mi stava decisamente prendendo in giro!


-Ehi! Voi due...- il barista si era accorto della scenetta -Non penserete mica di guidare? Vi chiamo un taxi...niente storie!-


Annuimmo sommessamente, io non credo di aver mai bevuto così tanto e sinceramente non mi sentivo in grado nemmeno di ritrovarla la macchina, figuriamoci guidarla ed anche lui non mi sembrava in condizioni migliori.

Ci avviammo lentamente verso l'uscita, lui mi sosteneva, aveva passato un braccio intorno alla mia vita nel tentativo di non farmi cadere, quel contatto aveva un effetto calmante su tutto il mio corpo, era magnifico.

Appena fuori trovammo già il taxy fermo ad aspettarci e come salimmo l'autista ci chiese dove volevamo andare, Edward si girò nella mia direzione con fare interrogativo; cosa potevo dirgli, dove volevo essere accompagnata? Certo non a casa mia...Angela era con Ben, non volevo rovinare la serata anche a lei, feci semplicemente un no con la testa...


-OK! Per stasera sarai mia ospite, non ti preoccupare- e dette il suo indirizzo al taxista, che partì immediatamente. Il rumore del motore e quel leggero dondolio dell'auto in movimento mi fecero assopire, non mi resi conto del tempo che era trascorso quando mi sentii chiamare


-Bella...siamo arrivati svegliati!- era lui, già fuori che mi tendeva una mano per aiutarmi ad uscire, era così bello, con quei capelli arruffati e quell'espressione dolce.

Presi la sua mano ed in un attimo mi ritrovai tra le sue braccia.


-Andiamo, su- mi stava letteralmente trasportando di peso, la mia testa girava continuamente, il mio senso dell'equilibrio, già precario di per se, era completamente assente, non riuscivo neanche a parlare, mi sentivo uno straccio. Quando arrivammo davanti ad un portone verde scuro mi appoggiò dolcemente alla parete dicendomi:


-Ti lascio un attimo, riesci a restare in piedi?- ci riuscivo? Boh...non ero certa al cento per cento, ma feci un cenno affermativo con la testa, almeno ci avrei provato. Così mi lasciò, io mi sentivo lentamente scivolare verso il terreno, lo stavo osservando mentre apriva la porta di casa ed accendeva la luce all'interno. Poi tornò a prendermi, mi riprese per la vita dicendomi:


- Vieni, entriamo...- era così gentile, in fondo non ci conoscevamo. Una volta varcata la soglia, però, i miei piedi decisero di non collaborare e, non so come, mi sentii cadere in terra, con un ultimo gesto istintivo mi aggrappai alla sua camicia, ma anche il suo equilibrio non doveva essere al massimo, così mi ritrovai con la schiena su un morbidissimo e spesso tappeto marrone e lui sdraiato sopra di me. Mi persi dentro quei meravigliosi occhi verdi, così profondi ed espressivi, anche lui mi stava guardando, sentivo il suo respiro solleticarmi le labbra e le guance, mi sembrava così irreale, mi sentivo così bene; sembrava come se tutto quel dolore che avevo provato in quel pomeriggio fosse completamente svanito, come se, in quel momento, esistessimo soltanto noi due.

Non mi ero mai sentita così attratta da qualcuno come in questo preciso momento.

Una mia mano si mosse autonomamente e con la punta dei polpastrelli sfiorai la sua guancia e lui immediatamente socchiuse gli occhi, del calore invase lentamente la mano regalandomi delle meravigliose sensazioni


- Sei bellissimo- dissi un secondo prima di posare le mie labbra sulle sue, in un bacio che da delicato si stava facendo sempre più passionale. Brividi di caldo e freddo invasero il mio corpo e fu l'ultima cosa che ricordavo di quella strana serata, perché dopo ci fu soltanto il buio....






   
 
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