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Autore: SnowDra1609    18/06/2011    3 recensioni
[Gundam SEED] Ambientato durante Gundam SEED questa fanfiction parlerà di una delle maggiori potenze neutrali, il regno di Scandinavia. Si seguiranno le vicissitudini di due figure politiche del regno, un coordinators e un natural, amici fin dall'infanzia, che cercheranno di contrastare tutti coloro che si opporranno loro. Ringrazio anticipatamente chi leggerà ^^
Genere: Azione, Thriller, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scandinavian Tales'
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Signori, siamo qui felicemente riuniti per celebrare la fine di venticinque capitoli di storia, che pare, vi siano piaciuti, vi hanno intrattenuto e tenuto incollati per un po' di tempo. Non so manco come ne sono usciti giusto 25 eh. Leggete, parleremo meglio dopo. Buona lettura.

Vita dopo Morte
 
Non c’è strada che porti alla pace che non sia la pace, l’intelligenza e la verità
Mahatma Gandhi 
 
 Due settimane. Due lunghe settimane e per Alex Ground il mondo pareva rinnovato, ribaltato e forse anche ricostruito. Risiedere di nuovo nel suo studio al Palazzo Reale di Stoccolma era qualcosa che lo riempiva di gioia, sapere che due stanze più a est però non c’era il solito Adrian a governare gli doleva pesantemente. Fissare i cieli di Stoccolma, sapendo che non avrebbe più avuto nessuno con cui discutere gaiamente gli doleva, gli pesava sul cuore ricordando che il colpo finale lo aveva dato lui. Aveva sempre immaginato, nei giorni in cui era rimasto su PLANT, un probabile ritorno a Stoccolma. Forse un abbraccio fraterno, un’amnistia per i suoi peccati, un glorioso ritorno. Invece, nella meno rosea delle previsioni, si era buttato sul lavoro per tenere insieme il regno che a suo modo era rimasto profondamente finito. L’esplosione incontrollata delle Aran a Bergen aveva danneggiato il mass driver, che era in riparazione. La morte dei leader del Consorzio ed il passaggio di numerose industrie al governo aveva costretto Alex a decidere rapidamente del loro futuro, creare società statali e trovare le persone giuste da porre ai posti giusti. La morte del principe fu una nota non meno dolorosa. Costretti a falsificarla, onde evitare disordini non graditi, aveva spostato numerosi detriti di GINN nella zona della colonia Prima, dando la colpa ad un gruppo di estremisti coordinator l’esplosione della stazione orbitale. La morte del Principe Adrian De La Roux venne vista come l’ultimo atto di coraggio del biondo contro i nemici del regno, il suo sacrificio per salvare feriti e persone che fuggivano. Il passaggio così era risultato molto meno disastroso del previsto, anche se il nuovo campo di battaglia, quello politico, appariva molto infuocato. Divisi sulla strada da prendere nel futuro, orfani dei leader politici più in vista, i parlamentari litigava anche sulla minima disposizione, pronti a tutto pur di prevalere. Solo grazie all’aiuto di Simon Baldwin, il capo dell’Intelligence, Alex poteva contare su valide informazioni da utilizzare per tenere a bada i rami radicali della politica scandinava, ma questo anche a stento. Una soluzione ricercata era trovare qualche ramo cadetto della famiglia regnante, priva di ogni tipo di erede, perché succedessero al trono senza distruggere la continuità.
Contando anche che il loro nuovo primo ministro era stato scelto come intermediario tra l’Alleanza Terrestre e PLANT per gli accordi di pace, insieme a Lacus Clyne, toglieva molto tempo al povero Ground, stretto dai suoi impegni sociali e politici. La stanchezza lo spingeva spesso ad addormentarsi nel suo studio, sulla sua poltrona di pelle preferita, mentre ancora fissava il tramonto sorseggiando uno dei numerosi alcoolici che nascondeva nello studio stesso. Il brandy che risiedeva mollemente nel bicchiere di cristallo di Alex era immobile, così come il suo padrone, che fissava indirettamente il sole rosso che si buttava oltre le onde del mare. Un irreale silenzio accoglieva la stanza, mentre qualsiasi rumore esterno era attutito dalle robuste pareti e dagli spessi vetri. Cullato come nel ventre materno il primo ministro scandinavo teneva solamente gli occhi aperti e esclusivamente il movimento del petto segnalava che il soffio della vita era ancora presente in lui.
L’idillio creatosi venne disturbato dal tocco pesante sulla porta di legno
- Avanti – il ministro roteò la sedia, osservando un militare percorrere la distanza che separava la porta dalla scrivania ad ampie falcate
- Signore, è arrivata questa per lei –
- Grazie Sergente, vada – il congedo arrivò subito mentre il moro si rigirava tra le mani una grossa busta gialla, leggermente rovinata. Aprendola di scatto fece cadere due foto ed un foglio di carta. Prendendo il foglio cominciò placidamente a leggere
 
“Caro Alex,
se te lo chiedi, sono io, Adrian. Sto scrivendo questa lettera mentre attendo che Alenki mi dia l’ok per partire. Stiamo per salpare verso le stelle e quanto sto per fare, quanto dirò, quanto penserò, cambierà radicalmente il corso del genere umano. Non voglio dire che il percorso da me intrapreso sia il migliore, ma posso dire, che relativamente a me, è il più giusto. Le probabilità danno te come mio avversario nell’ultimo duello, sempre che le statistiche fatte precedentemente si siano rilevate reali, ma conoscendomi, direi di si. Simon ti ha detto delle Aran, tu hai connesso, tu mi ucciderai. Si, perché se stai leggendo questa lettera allora io sono morto, tu sei vivo ed il mondo è probabilmente integro.
Ma direi che almeno nelle mie memorie debba procedere con ordine. Partiamo dall’inizio, spieghiamo tutti i retroscena di questa follia, come l’avrai definita, senza “se” e senza “ma” ma solo con gli “è” e con i “non è”.  Io sono Adrian De La Roux, questo non è in dubbio. Io sono l’ultimo discendente dei De La Roux, ramo principale, e neanche questo è in dubbio. La mia famiglia è la peggiore famiglia che sia mai stata sulla Terra, questa è una mia opinione. Creare i coordinator, quale follia. Quale pazzia. Credere di poter evolvere il genere umano con una provetta, direi che è una bella stronzata. Pensare che in un laboratorio si possano decidere le sorti dell’essere umano, quale stupidità. E credere di poter decidere di creare un essere umano capace di giudicare, ad un certo punto, tutto il creato secondo le loro idee, quale altra stronzata. Rovinare la vita di una famiglia, di un bambino non ancora nato e di chissà quante persone per il solo scopo di atteggiarsi a dei, direi che questa è pura malvagità.
Eppure loro lo hanno fatto. I creatori di Glenn, i distruttori del mondo, potrebbero riuscire li dove secoli e secoli di guerre e di selezione naturale non hanno potuto. Il Coordinator Plan è solo l’ennesimo tentativo di un manipolo di uomini di dominare tutto e tutti, e credo che falliranno. Credo che falliranno perché si sono basati sui presupposti sbagliati, ma non ho proprio voglia di discutere di biotecnologia, genetica, etica e scienza con te, non ora, non ora che la morte mi sta per prendere. Già da adesso sento i cannoni che risuoneranno nello spazio per la nostra piccola scaramuccia, un nulla confrontato a quanto sangue è stato versato in questa guerra del santo dell’amore, sento il sangue che scorrerà, sento le urla di dolore e le anime che voleranno via, impetuose, mentre i loro mobile suit esploderanno in nuvole rosa. E sento che forse uno di quei mobile suit è il mio, anzi, sono sicuro che uno sarà il mio. Credo che tu, a questo punto, saprai che io non ho certezza di sopravvivere, anzi, la mia maggior possibilità di vita è racchiusa nella tua abilità di battermi prima che qualcuno si debba sacrificare per spegnere Prima. Appena sarà valicato quel confine, io sarò morto per causa maggiore. Che io vinca, che io perda, in ogni caso non ci sarà speranza per me e per chiunque fosse venuto con me a rincorrere questa follia. Direi che i miei uomini sono quelli più presi dal disegno generale al punto che mi spaventa la loro dedizione alla causa, superiore alla mia di certo. Superiore, perché io pensatore di tutto, com’è naturale, ne sono spaventato. Sono spaventato dall’idea che tutto ciò è errato. Ho fatto discorsi appassionati, ho spinto alla morte uomini, avendo una certezza nelle parole che non mi appartiene, o almeno che non appartiene alla mia mente, ma solo al mio corpo. Credo che alla fine il giudizio mio non sia migliore o più giusto di quello di tanti altri esseri umani o coordinator o natural-coordinator come si possano definire. Credo solo che sia il giudizio scelto per questo giorno. E chissà se questo giudizio, racchiuso tra miliardi di neuroni e di idee, alla fine non diventi quello giusto per tutta l’umanità.
E con ciò mi ricollego a quanto veramente ti vorrei dirti. Presuppongo, spero non erroneamente, che almeno in parte tu ti senta colpevole del mio decesso, sentendo in parte mio killer. Questo perché probabilmente il fottutissimo grilletto che mi farà ascendere ai cieli sarà stato premuto da te. Spero solo che non mi sia fatto ammazzare da qualche mobile suit prodotto in massa. Sarebbe il disonore anche da morto. Comunque, ti dico che non dovresti sentirti in colpa. Hai fatto la cosa giusta. Hai fatto la cosa giusta e se sei sopravvissuto allora anche la tua causa era quella giusta. La nostra era una sfida di idee, abilità e sentimenti. Sulle idee non ci saremmo mai accordati, le abilità direi che erano parti ed allora rimangono i sentimenti a decidere la vittoria. Sono sempre stato dell’idea, ben nascosta a te e a tutti, che il sentimento batta la ragione, la batta e la butti a terra, la umili e soprattutto la conquisti. Ricordandoci anche che i sentimenti sono al 99% giusti, allora forse la cosa giusta la stavi facendo veramente tu, io sbagliavo, io dovevo pagare il prezzo, io dovevo crogiolarmi nell’oblio dell’infinita morte, o forse solo di un lungo riposo.
Probabilmente quanto mi sarà uscito dalla penna sarà per lo più incomprensibile, avrò lasciato discorsi a metà e avrò detto stronzate a tutto andare, come un tossico fatto di droga a più non posso, ma non posso che sentirmi tutto sommato soddisfatto. Credo di poter dire che questo è il mio testamento spirituale, con cui posso chiudere qualsiasi conto, qualunque sia la via che la Terra prenderà.
Poiché, come ho già detto, partiamo dal presupposto che tu sia vivo ed io sia morto, e che quindi ora tu sei di nuovo Primo Ministro, ti dico che se vuoi mantenere la monarchia c’è un certo Eugenio De La Roux, in Francia, se non erro a Marsiglia, nel caso non sia fuggito si intende, che è un mio parente di terzo o quarto grado. Non troverai di meglio con lo stesso cognome, ed è meglio un De La Roux a metà sul trono, che niente. Vedi che, in caso di problemi tecnici ai reattori a fusione o a Bergen, ho lasciato delle note nel mio studio, molte note. Dovrebbero aiutare i tecnici a fare in modo che non accadano disgrazie mentre io non ci sono. Altra cosa. C’è uno chalet, in Norvegia, quasi 150 kilometri a nord di Stavanger, dove ci sono varie cose per te. Sono ricordi, progetti e qualche extra che ti farà piacere. Abbine cura, ed attento ai lupi, di solito non mordono ma non si sa mai.
Ti auguro ogni bene Alex, perché, se sei sopravvissuto a me, nessuno è degno di ucciderti.
Buona pace e ricorda che tutto passa, sia il dolore sia l’amore, sia la vita, sia la morte”.
 
- Dici che è sua Alex? –
- Si Simon, ne sono abbastanza sicuro. Ho fatto controllare la provenienza, era uno studio legale di Stoccolma, con il compito di spedirmi la lettera questo preciso giorno, ovunque fossi. C’erano vari attestati allegati, che ora sono all’ufficio stampa del Palazzo per essere controllati. Ho preso anche le note dell’ufficio, come mi aveva detto, e credo che ora partirò per quello chalet –
- Sicuro che non sia una trappola? Un modo per ucciderti nel caso tu abbia vinto? – Simon guardò dubbioso il suo superiore, scrutandolo con cipiglio nervoso
- No, non è una trappola. Adrian mi voleva ,a sua modo, ancora bene. Non avrà preso bene il mio tradimento, si, ma questo non cancella tutto quello che abbiamo passato insieme. E credo che ora io debba andare. E’ il suo testamento, le sue volontà, vanno rispettate –
- Posso almeno darti una scorta, non so, Simmons e Diggerflie?
- Nessuno Simon. Perché invece non mandi quei due a Marsiglia a controllare questo Eugenio. Era quello che ci serviva no? Non ti preoccupare per me, sono sopravvissuto a peggio che al mio paese – il giovane Ground si richiuse le porte dello studio della spia con fare calmo mentre si dirigeva al garage del palazzo. Lo attendeva una lunga marcia.
 
Trovare lo chalet dopo quasi la lunga guida che aveva fatto non fu completamente difficile. Fortunatamente la zona non era schermata, o almeno non più, e lo chalet risultava chiaro nelle immagini satellitari, sapendo dove cercare. Il sistema di allarme si disattivò ad un tocco del ministro, essendo forse a riconoscimento tattile e come detto nel parco antecedente alla struttura di legno e pietra c’erano anche due lupi, abbastanza grossi e dal viso anche abbastanza arrabbiato, sufficientemente per spingere lo scandinavo a tenere a portata di mano la sua pistola. Entrato nel salone di ingresso non poté che notare l’esagerato ordine che vi si trovava. Le vetrate si oscurarono impercettibilmente all’entrata di Alex, come a difenderlo dal sole che era alto oramai nei cieli norvegesi. Camminando con calma per le varie stanze del primo piano il giovane pilota non trovò assolutamente niente di rilevante, finché, salendo al secondo di piano, trovò quello che probabilmente cercava. In una delle stanze da letto, unica anche stanza che sembrava vagamente vissuta, trovò un computer accesso e delle cartelline sparse per terra. Attento a non calpestarle il giovane si avvicinò allo schermo lampeggiante, cliccando con calma su un’icona predominante sui cristalli liquidi. I progetti che uscirono a schermo appena dato il fatidico “click” furono di enorme stupore per Alex, che spense lo schermo quasi stupito. Controllando almeno a vista le varie cartelle che erano ammucchiate dappertutto per terra riuscì a leggere una scritta su una di esse
- “Ricordi” … - il giovane moro si abbassò, prendendola con calma ed aprendola. Nella cartella si trovavano, disordinate, tantissime foto. Foto di un passato che in quel momento a Ground sembrava molto remoto. Un giovane e piccolo Adrian che giocava con un padre precocemente scomparso. Un Alexander Ground che combatteva con una spada di legno contro il non più futuro re di Scandinavia. I due che giocavano a computer, che guardavano la TV o correvano nei prati. I ricordi migliori. D’un tratto il primo ministro si ricordò delle due foto cadute dalla lettera inviatagli dal defunto e che aveva sistemato in tasca, attendendo di poterle visionare con tutta la calma possibile. La prima dei due pezzi di carta raffigurava due giovani seduti su una panchina, alle cui spalle si trovava quello che Alex riconobbe come il parco di Stoccolma. I due giovani erano tanto diversi, eppure sembravano molto legati tra loro. Entrambi indossavano la divisa dell’esercito scandinavo. Un tenente ed un capitano. Uno era biondo, i capelli vagamente lunghi che gli cingevano il viso, gli occhi glaciali che osservavano l’obbiettivo. L’altro era moro, leggermente più scuro di pelle, gli occhi che curiosavano in giro mentre giocherellava con qualcosa in mano, che Alex pensò essere una penna. Controllando il retro del foglio il moro si stupì leggendo i due nomi. Scuotendo il capo controllò la seconda foto, che pareva leggermente più vecchia. Un team di scienziati era sistemato in un laboratorio, tutte le attrezzature accese e le luci che dipingevano di blu e bianco la stanza. Erano tutti sorridenti e scrutando i visi di alcuni non poté che riconoscere alcuni lineamenti tipici dei De La Roux. Girando anche questa foto, la scritta “Coordinator Plan: i primi” sembrava dominare sul bianco. Ripose le due foto delicatamente vicino al computer, mentre estratto un CD dallo stesso con i dati che gli servivano uscì nuovamente dallo chalet, richiudendolo completamente. Durante il viaggio di ritorno Alex si fece man mano che si allontanava sempre più pensieroso, mentre i misteri legati a quel piano diabolico gli affollavano la mente. Fissò discretamente il dischetto appoggiato al cruscotto, chiedendosi se all’interno di quel pezzo di metallo le sue domande avrebbero avuto risposta. Prima di poter continuare ad indugiare sui suoi pensieri, il cellulare cominciò a suonare nella tasca
- Si? –
- Alex, sono Simon. Abbiamo trovato quell’Eugenio. Lo stanno riportando qui. Discuteremo i dettagli appena sarete entrambi in città. Tutto bene li in Norvegia? –
- Si, è andato tutto bene. Sai, non avrei mai pensato che tu fossi amico di … -
- Ho capito. Non c’è bisogno che continui. Ne parleremo a cena, appena sarai a Stoccolma, ciao Alex – il contatto si richiuse mentre il primo ministro gettava il cellulare sul sedile del passeggero, sorridendo discretamente al pensiero di poter mettere, almeno per una volta, in imbarazzo Simon Baldwin.
 
L’incontro con il Duca Eugenio De La Roux  si svolse nel peggiore dei modi per i due leader scandinavi. Forse troppo presi dall’eccitazione di ritrovarsi un nuovo Adrian, quando scoprirono della natura ozioso ma soprattutto della scarsa attitudine alla politica ed a tutto ciò che non riguardava feste e festini del nuovo futuro re i due non poterono che essere presi dallo sconforto totale, che andarono annegando nello whisky che Alex teneva sempre a portata di mano. I due si sedettero sulle comode poltroncine di pelle dinanzi la scrivania del Ministro, sorseggiando silenzioso il liquido rossastro maledicendo il nuovo principe.
- Un inetto. Ci toccherà un inetto –
- Il che vuol dire … che ci tocca ritoccare un po’ tutto – Alex riempì i calici nuovamente
- Ah, ma come è mai possibile. Ed io che speravo in un nuovo Adrian –
- Ne compaiono come lui pochi di generazione … quante possibilità ci sono poi che ce ne fossero due nella stessa famiglia? –
- Ma sai com’è – Simon si alzò, avvicinandosi alla finestra – di solito buon sangue non mente –
- Non direi che il sangue dei De La Roux sia buon sangue – Alex ingurgitò tutto il whisky con un sol sorso, rimettendo il bicchiere sul legno della scrivania.
- Sarà. Però da oggi le cose non saranno facili, lo sai vero? –
- Non credo che lo siano mai state. Il mondo è cambiato. Forse è migliore di quanto fosse ieri, forse è peggiore. In ogni caso, abbiamo deciso noi quale via prendere, ed in ogni caso, faremo i conti con la nostra decisione –
- Non ti è mai venuto il dubbio che forse in torto eravamo noi – il capo dell’Intelligence si voltò verso Alex, scrutandolo profondamente
- Ovvio che mi è venuto il dubbio, ma preferisco metterlo a tacerlo, piuttosto che ascoltarlo. Chissà, forse il mondo non sarà un idillio di pace e serenità, forse ci saranno sempre morti, ci saranno guerre e catastrofi, ma il mondo è fatto anche di questo. L’uomo è anche questo. Se non fosse così, non sarebbe uomo –
Simon grugnì qualcosa in risposta, mentre la notte calava anche nello studio ed i due si separavano.
 
- Kira, Lacus, è un piacere vedervi qui – Alex sorrise mestamente mentre si sistemava gli occhiali da sole e la camicia color kaki, attendendo con pazienza tutti gli altri ospiti della serata a casa del Reverendo Malchio. Gli altri attesi reduci della guerra non erano ancora giunti nella sperduta isola che ospitava il prete-diplomatico con gli orfani da lui accolti, per cui Alex, il primo ad essere arrivato, si era potuto fermare a parlare con l’uomo molto a lungo, osservando di sfuggita ogni tanto il Methuss “parcheggiato” in mezzo al bosco. L’arrivo dei primi due ospiti fu seguito da quello di Athrun e Cagalli. La cena si svolse in un clima abbastanza cordiale, dove ovviamente la tavola imbandita riuscì a superare qualsiasi voglia di trattare di politica o varie. Alla fine della cena i tre piloti sopravvissuti si ritrovarono fuori, ad osservare la grossa luna che placidamente molleggiava sul cielo nero.
- Così Adrian è morto, vero? – Kira parlò senza volgere il capo, l’espressione addolorata a suo modo
- Si, direi che è morto.  Anche se non ho mai trovato un corpo –
- Non credo che sarebbe sopravvissuto. Quell’esplosione è stata rilevata fino a PLANT –
- E’ stato un bel botto. Adrian non avrebbe avuto speranze … -
- Non mi sembra convinto, Alex – Athrun intervenne nel discorso, avvicinandosi al suo ex comandante – spera di rincontrarlo, un giorno? –
- Non lo spererebbero tutti, nella mia situazione. Non sono riuscito ad inquadrare più bene Adrian. Leggere la lettera, vedere che ha fatto, tutte cose che insieme non ti permettono più di capire chi fosse, chi era diventato o forse cosa era voluto diventare –
- Non lo riconosceva più? –
- No, per niente. Mi pareva attanagliato dai dubbi, distrutto dalle sue idee, convinto però che dovesse andare avanti. Direi una brutta situazione –
- Situazione che ha finito per ucciderlo –
- Non ricordarmelo, Athrun. Sono però felice. Chissà, forse almeno nella morte ha ritrovato un po’ di pace. Tutti hanno bisogno della pace, nessuno escluso –
- Beh, anche noi siamo in pace adesso … -
- E ci conti pure? – Alex si voltò sorridendo divertito – Io non lo farei –

In the end, dicevano i Linkin Park, per chi li sente. Allora siamo tutti qui e non posso che salutare affettuosamente tutti voi, amati e meno amati lettori di Scandinavian Conflict. Ah, una delle storie che più è piaciuta anche al sottoscritto, cosa buona e giusta direi. Storia che pare sia piaciuta anche a voi, come dicevo sopra, cosa anche questa buona e giusta. Storia che potrebbe, ripeto, potrebbe avere un seguito, ambientanto ovviamente parallelemente al meno caro dei SEED, Destiny. Non sarebbe male soprattutto perché quello si che lo ribalterei al meglio :)
Passando ai ringraziamenti:
Ringrazio Atlantislux, perché quando avevo bisogno di qualche consiglio, gli scrivevo una letterina (alias e-mail) chiedendo un consiglio, che presto arrivava.
Ringrazio Gufo_Tave per le sue illuminanti recensioni. Bacchettoni e consigli che son sempre stati molto utili, nonchè i graditi complimenti eh
Ringrazio Bel Riose, dietro cui si nasconde una persona che voglio bene, di cui non vi di dirò l'identità, e che mi ha recensito solo alla fine, anche se sapeva perfettamente di che parlavamo. E lo ringrazio perché ha messo la mia storia tra le preferite.
Ringrazio  blackcybuster perché mi ha seguito tra le ombre, leggendo senza commentare, ma pur si leggendo.
Ringrazio tutti i lettori delle ombre, spero si siano divertiti.
Ora, le classiche curiosità che non interessano a nessuno, però, suvvia, è il finale: facciamolo vario e divertente:

- questa storia è stata scritta ed ideata da me  (-.- anche le ovvietà son curiosità)
- le canzoni ispiratrici di questa storia sono molteplici, ma vi dico le più importanti, ovvero il tema di Deus Ex:Invisible War, il tema di Black Hawk Down (film), i Linkin Park con le loro molteplici canzoni, tra cui Iridiscent, i Safri Duo con altrettanti canzoni, Lamb-Gabriel, REM-Uberlin e Take That-SOS
- altro motivo ispiratore erano tre mobile suit asseragliati sulla mia scrivania, alias un ReZEL Commander Type, un Jegan ed un Guplant
- le coreografie di guerra sono frutto di serate insonni e di giornate a scuola passate a pensare a come deliziarvi con i combattimenti, molto meglio di sentire cos'hanno da dire i prof si intende
- il primo e l'ultimo capitolo sono ovviamente i più corti. I capitoli, per ragioni che non so manco io, sono aumentanti di volume man mano che ci avvicinavano alla fine della storia (ce ne sono alcuni lunghi 14 pagine di word scritte piccole)
- la storia è stata scritta su tre computer: un VAIO, quello che ho ora, un Samsung di mio fratello ed un Comex fisso, sempre mio
- Mentre scrivevo questa storia ho rivisto, due o tre volte Gundam SEED, Gundam SEED Destiny, Char's Counterattack e Gundam OO The Movie
- Ho ideato otto finali di storia, nessuno mi piaceva eccetto questo si intende
- Nei momenti in cui pensavo come continuare la storia ho finito almeno cinque giochi tra cui Crysis e Bad Company 2. Da segnalare i simulatori di guerra aerea e il gioco per PS3 di Gundam, Dynasty Warriors Gundam 2 con i quali mi sbizzarivo a fare le manovre che riflettevo nelle mie storie, migliorate sempre
- Ho impiegato qualcosa come un anno e passa per finire sta storia...insomma, di curiosità ce ne sono tante, ma fermiamoci qui

Finite le curiosità rilevanti direi di salutarci, per ora, augurandovi ogni bene e dicendovi: lunga vita e prosperità ^_^ Ci vediamo con le risposte alle recensioni ed alla prossima storia
Piccolo annuncio che faccio: poiché è troppo affascinante da analizzare probabilmente scriverò a breve, approfittando dell'estate, una breve storia, tipo tre-quattro capitoli, sui creatori del Coordinator Plan partendo dalla foto trovata da Ground nello chalet norvegese.

PS Si, in questo capitolo c'è più corsivo che scritto normale, au revoir :)
  
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