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Autore: cutuletta    18/06/2011    22 recensioni
Finalmente Kate riesce a risolvere il mistero che si cela dietro la morte di sua madre. Per lei e per Castle si profila un nuovo inizio.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era quasi fine Agosto e la città di New York era costretta a barattare gli ultimi scampoli d’estate con improvvisi temporali e un clima frizzantino, decisamente fuori stagione.

Il gomito sul bracciolo della sedia, una mano a giocherellare con le labbra e uno sguardo perso in quell’inferno d’acqua; al riparo nel suo loft lussuoso mentre fuori impazzava il finimondo, eppure agitato interiormente quanto quel rincorrersi di lampi e tuoni che c’era fuori dalla sua finestra.

Erano passati quasi quattro mesi da quando Kate era partita e per Castle era come rivivere la scorsa estate negli Hamptons, con la differenza che il problema non era più come rientrare in scena, ma se e quando Kate avrebbe mai deciso di farlo.

Questi mesi erano passati in modo lento, ma meno amaro del previsto, Castle si era ricostruito una sua normalità, fatta di silenzi a volte, di meno sorrisi, ma, tutto sommato, accettabile. Aveva persino ricominciato a lavorare al suo libro. Aveva modificato la bozza iniziale, il nuovo titolo era “Heat break”, con Nikki che viene sospesa dal distretto per aver infranto le regole e viene rimpiazzata dalla detective Rogan, affascinante quanto misteriosa, con Rook chiamato a fare da tramite tra le due.Eh già, la detective Logan … Ebbene sì, Castle aveva accettato di collaborare con lei e tornare al distretto.

Alexis, che in principio era contraria a questo nuovo sodalizio, si era ricreduta; aveva persino fatto amicizia con Mark, il figlio di Victoria, suscitando la gelosia di Ashley.

Victoria aveva un’influenza positiva su Rick, tra i due c’era una bella sintonia. Rick apprezzava le sue qualità di detective e non era indifferente alla sua bellezza, ma aveva messo da subito le cose in chiaro: non se la sentiva di andare oltre, potevano collaborare ed essere amici, niente di più!
Vic adorava provocarlo, capiva e rispettava la sua posizione, ma era chiaro che quel limite che si erano imposti si assottigliava man mano che la loro collaborazione andava avanti, che si spingevano nel personale con confidenze, uscite, cene, persino cinema a quattro con i loro figli.

 “Rick e Vic”, lo scrittore si fermò a riflettere su quanto fossero cacofonici i loro nomi insieme e per uno scrittore dettagli del genere non erano da trascurare. Si ritrovò a chiedersi se non fosse un segno del destino: potevano davvero stare insieme due persone i cui nomi facevano così tanto contrasto?
Forse stava solo cercando delle scuse, la verità era che finché fosse rimasto solo questo avrebbe significato lasciare uno spiraglio aperto per Kate, per un suo eventuale ritorno …

Il campanello lo distolse dai suoi pensieri; guardò l’orologio, erano le 10. Alexis era da Kelly, una sua amica, Martha doveva essere ad un corso di recitazione, ma con molta probabilità si era dimenticata le chiavi di casa; con quel tempo assurdo forse la madre aveva preferito tornare a casa; gli attori e le loro strane superstizioni, magari portava male recitare quando tuona!

-Siiii, arrivo. Mamma se hai dimenticato le chiavi di nuovo, io …
Aprì la porta e non era sua madre. Era Vic, completamente fradicia

-Ciao Rick, scusami se piombo qui a quest’ora, ma sono stata travolta da una turbolenza! – Gli piaceva quel suo modo di scherzare anche sulle cose non piacevoli. Erano simili in questo, a dire il vero, erano parecchie le cose in cui i loro caratteri avevano dei punti di tangenza.

-Vieni, entra!
-Dai rimango qui, non vorrei bagnare dappertutto! –Disse rimanendo ferma sull’uscio
-Ma scherzi? Dai, accomodati – Disse accompagnandola ad entrare, con una mano sulla schiena. – Ti prenderai un malanno così, vado a prenderti degli asciugamani.
Castle andò di sopra. Vic gli chiese, alzando il tono di voce in modo che potesse sentirla anche al piano superiore:
-Sei solo?
E analogamente lo scrittore rispose:
-Sì, mia figlia dorme fuori e mia madre ha un corso almeno fino a mezzanotte.

Soddisfatta la detective si tolse i vestiti bagnati rimanendo solo in biancheria intima, una biancheria di pizzo nero, che metteva in risalto un fisico tonico e seducente. Quando Castle scese con alcuni soffici asciugamani tra le mani e la vide in versione “miss maglietta bagnata”, senza maglietta però, si bloccò un istante, poi proseguì con meno sicurezza la sua discesa e rischiò più volte di rotolarsi giù dalle scale. Rimase qualche secondo in contemplazione cercando le parole più adatte da dire, con le braccia distese verso di lei, per porgerle gli asciugamani.

-Spero non ti dispiaccia, mi sono tolta di dosso quei vestiti fradici.
-No, hai hai fatt … fatto be …bene! – Disse balbettando e in preda ad uno stato confusionale. Sentiva il bisogno di aria, come quando la cravatta gli stringeva troppo il colletto della camicia.

Nel prendere gli asciugamani lei sfiorò la sua mano, intenzionalmente:
-Scusami, sono bagnata, parecchio bagnata! – Il tono con cui aveva posto l’accento su quel termine non fece di certo rallentare i battiti di Rick, che rimase a fissarla con la bocca semi-chiusa, mentre si asciugava.
In realtà, più che asciugarsi, stava perpetrando un rito di seduzione, quella serie di movimenti lenti, la maniera di indugiare su alcuni punti precisi, di farsi scivolare addosso il telo come se la stesse accarezzando, era un modo per attirare completamente l’attenzione dello scrittore.
E, a giudicare dal suo stato di trance, ci stava riuscendo benissimo.

-Hai fre … fredd …o? Vuoi che ti prenda qualche vestito dall’armadio di mia madre? – Disse, cercando di rimanere calmo.
Lei si avvicinò, gli accarezzò il torace e iniziò a sbottonargli la camicia. Lui rimase immobile, trattenendo il respiro. Arrivata all’ultimo bottone, gliela sfilò e se la mise addosso, lasciandolo in maglietta.
- Mi arrangio con questa, per ora! – Quel “per ora” lasciava intendere che forse, più tardi, non avrebbe avuto indosso la camicia
-Ti metto questi ad asciugare. – Disse dopo essersi allontanato. Era il suo modo di “allentare la cravatta”!

Vic si sedette sul divano e quando lui tornò gli fece cenno con la mano di sedersi accanto a lei. Deglutì, tirò un sospiro e si sedette a due spanne dalla detective
-Dio Rick, sembra che tu abbia paura di me, avvicinati, non mordo mica. Non sempre almeno!

Rick si avvicinò appena, allora fu lei a guadagnare centimetri, sedendosi di fianco a lui. Gli sfiorò il ginocchio con la gamba e poi appoggiò una mano sulla sua coscia, risalendo lentamente fino all’inguine. Castle sembrava completamente in balia di lei; chiuse appena gli occhi, quando le attenzioni della donna si fecero più insistenti su di lui. Poi lei si avvicinò e stuzzicò le sue labbra con la lingua prima di baciarlo con passione e desiderio. Castle rispose con evidente trasporto, cingendole la schiena con le braccia ed assaporandola come aveva evitato di fare da mesi.

Castle non era mai stato da solo per molto tempo, sin dai tempi dell’università, sebbene avesse avuto poche storie importanti, si era sempre concesso avventure, anche dopo i suoi divorzi. Da quando aveva conosciuto Kate, però, era come se avesse perso interesse per le altre donne. Dopo la rottura con Gina, quel bacio sotto copertura, quel bacio d’addio, non c’era stato più nulla.

-Andiamo di sopra? – Disse lei, dopo una brusca frenata e alcuni istanti di silenzio carichi di promesse e respiri affannosi.
Si alzò in piedi e gli porse la mano. Quando stava per rispondere, suonarono alla porta

-Credo sia mia madre. Ultimamente si dimentica sempre le chiavi. – Disse, alzandosi di scatto, come se il trillo del campanello avesse avuto su di lui lo stesso effetto della sveglia che ti interrompe nel mezzo di un sogno.
-Va ad aprire, prendo una bottiglia di vino e vado di sopra, ti aspetto lì… - Disse, mordendosi un dito

Castle andò ad aprire la porta, ancora abbastanza frastornato
-Mamma ti ho detto cento volte di  por …
Non era Martha alla porta!


“Era il 23 Marzo di 10 anni fa, me lo ricordo ancora. Eri alla libreria Sunnydale, incontravi le fan per autografare il tuo libro appena uscito. Uscii di casa prestissimo e nella fretta dimenticai l’ombrello! … di lì a poco scoppiò un temporale. Ricordo che ero completamente fradicia e continuavo a guardarti firmare gli autografi dalla porta … Quando toccò a me, hai scritto quella  dedica  piuttosto di corsa, mentre flirtavi con una bionda con un reggiseno a balconcino. Ho aspettato un’ora in fila, sotto la pioggia battente, per una mezza occhiata e una frase che hai scritto mentre facevi il cretino con un’altra”.

Quante volte quelle parole in quei mesi gli erano rimbalzate nella testa; si sentiva così sciocco, come poteva non averla notata, non averle dato la considerazione che meritava. Lei era in fila, sotto la pioggia, era completamente fradicia, e doveva essere bellissima, e lui non l’aveva degnata di uno sguardo per flirtare con un’altra. Giurò a se stesso che non avrebbe commesso quell’errore un’altra volta.

E ora lei era lì, zuppa dalla testa ai piedi, sulla soglia di casa sua, con le valigie in un angolino. Era lì che aveva il respiro affannoso, forse aveva corso per cercare riparo, forse aveva corso perché aveva fretta di tornare a casa, forse aveva voglia di vederlo, ma lei era lì, di fronte a lui, dopo tanti mesi, Kate Beckett era tornata!

-Ciao Rick!
Dio, quelle parole! Il modo in cui aveva pronunciato il suo nome. Quanto gli era mancato anche il suono della sua voce. Avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, dirle quanto gli era mancata, quanto era stato male, invece rimase bloccato sulla porta. Con la bocca semichiusa non faceva altro che pronunciare suoni gutturali indecifrabili; fece cenno come di voler dire qualcosa ma lei lo bloccò

-No, non dire niente, lascia parlare me. Sono appena rientrata, non ho neanche appoggiato le valigie da mio padre, avevo bisogno di vederti prima, volevo vederti, dovevo spiegarti. Rick me ne sono andata per ritrovarmi e l’unica cosa che ho capito è che tutto quello che ho cercato che pensavo di non avere io ce l’ho già. E’ questa la mia vita, a New York, con te!

A Castle mancò l’aria, socchiuse un attimo gli occhi, dopo aver avvertito una sensazione di vertigine. Aveva aspettato così tanto tempo che Kate gli dicesse quelle cose …

-Non voglio più aspettare, non posso più aspettare io voglio te Rick, e non ho più paura di quello che provo, io ti a …

Si interruppe all’improvviso e il suo sguardo pieno di amore e trasporto divenne cupo; i suoi occhi non erano più rivolti verso Rick, ma alla sua sinistra. Rick ne seguì la traiettoria e vide Vic di fianco, con la sua camicia addosso, due bicchieri in mano e del vino. Si voltò di fretta per guardare kate, ancora incapace di proferire parola …

-Che succede Rick? – Chiese Vic, guardando in direzione di Kate.

Beckett abbassò lo sguardo, non riuscendo a trattenere le lacrime; erano troppo intense le emozioni che stava vivendo per poterle gestire. Ci era cascata di nuovo; eccola lì, la scena era identica a quella che aveva vissuto prima degli Hamptons, con lei disposta ad aprire il suo cuore e lui con una bionda al suo fianco pronto a spezzarglielo, senza ritegno. Perché era stata così stupida da credere che le cose potessero funzionare? Che lui fosse cambiato? Sollevò lo sguardo, sperando che le sue lacrime venissero confuse con gocce di pioggia

-Mi scusi, credo di aver sbagliato appartamento! – Disse prima di prendere le sue valigie e muoversi verso l’ascensore, senza guardarsi indietro.
Rick rimase immobile, totalmente incapace di reagire.
-Allora? Vieni? – Disse Victoria
Lui diede un’occhiata fugace all’ascensore che si chiudeva, che allontanava Kate da lui, di nuovo ... Poi si voltò, guardò Vic, annuì e chiuse la porta!
 
 
 
Ciao a tutti,
sono pronta a pubbliche fustigazioni … Devo dire che questo è uno dei capitoli che mi è piaciuto di più scrivere; finalmente Kate è tornata, anche se non nel modo in cui tutti avremmo voluto! Sono curiosa di sapere che ne pensate. Accetto anche insulti : )

Keep calm (for the chapter) and remember there’s a 4th season
   
 
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