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Autore: ChiaraLuna21    18/06/2011    6 recensioni
Cosa resta all'uomo se gli cancellano i ricordi? Niente.
E' per questo che Leonardo vuole conservare i suoi proprio ora che il tempo li sta portando via.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Divoratore di ricordi

Tutti credono che il nostro tempo sia finito, che la mia era debba morire, solo perché abbiamo superato gli 80. Eppure non è così. La mia era ha ancora molto da dare. Forse non con la mano d’opera, ma con i ricordi, che sono la cosa più importante del mondo. La mia generazione è quella che ha più memoria in assoluto, nonostante ciò che crede il resto del mondo. La mia generazione, ma non io, non più. Mi chiamo Leonardo Rossi, questo me lo ricordo, è ho un cancro al cervello. Potrei usare mille e più termini scientifici per spiegare cosa è, ma la realtà è che un fastidioso “microbo” mi sta portando alla morte e, soprattutto, mi sta “mangiando” tutti i ricordi.
Perciò voglio raccontarvi la mia storia, prima che il tempo la risucchi come un enorme buco nero.
Sono nato a Salerno, nel millenovecento e qualcosa. L’anno non me lo ricordo per mia scelta: ho smesso di contare gli anni intorno al 2000 e il resto … il resto è storia.
Partecipai alla seconda guerra mondiale che ero appena un ragazzo. A neanche vent’anni sapevo già cosa era la morte e cosa significava perdere le persone più care al mondo e vedere morire il tuo migliore amico senza poter fare niente per evitarlo. Iniziai ad odiare la guerra, proprio come ora odio questo stupido ospedale e questi stupidi macchinari.
Dopo la guerra mi sposai con la donna più bella e dolce del mondo, Elisa. Il suo cognome lo rimossi completamente, perché per me, da quel giorno, lei era solo e soltanto Elisa Rossi, mia moglie.
Con lei ebbi quattro figli, tutti maschi. Li trasformai da bambini in ragazzi, e da ragazzi in uomini, e una volta tali, ognuno andò per la sua strada.
Rimasi solo con mia moglie, fino alla sua morte. Doveva essere un giorno degli ultimi anni ’90, ma la data non l’ho mai voluta memorizzare. Pioveva, questo non lo dimenticherò mai. Mi ricordo che disse solo “ci vediamo”. Poi chiuse gli occhi per sempre, e le mie lacrime si unirono a quelle del cielo.
Da allora sono cambiato. Forse è per questo che mi sono ammalato. Mi sono indebolito. Durante la guerra non sarebbe mai successo.
Quando mi ricoverai i miei figli mi vennero a trovare. E venivano sempre, nei primi tempi. Poi passarono i giorni, che divennero mesi ed infine anni, ed ora sono rimasto solo con questo tremendo bip che mi ricorda che la mia anima non riesce a lasciare questo corpo.
Quando fui ricoverato mi dissero che avevo meno di sei mesi di vita: sono ormai sei anni che sono in questo ospedale. Tutti i giorni mi ripeto il discorso che farò alle porte del paradiso: “Salve, sono Leonardo Rossi e sono morto per la malattia più brutta del mondo: mi hanno divorato i ricordi.”
Ma credo che questa sia l’ultima volta che lo ripeto: il bip della macchina si sta affievolendo. Sento… sento un sonno tremendo, e credo… credo dormirò.
Odo un allarme, ma è distante e…ora ha smesso. Sono solo nel silenzio del buio. No… aspettate…c’è una luce lontana. Si avvicina… e al suo interno c’è… qualcuno… c’è… Elisa… 

   
 
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