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Autore: Delilah Marsowe    18/06/2011    2 recensioni
Basta una frase di Platone per far cambiare la tua vita? E' proprio quello che accade alla diciassettenne Diana quando, durante una lezione di filosofia, legge una frase sull'amore del filosofo e le basta alzare lo sguardo per capire che da quel momento in poi si sarebbe ritrovata tra due "fuochi", perchè il suo compagno di classe, Danilo, smette di ignorarla e Aaron, un ragazzo tanto enigmatico quanto affascinante, inizia a guardarla.
Se prima aveva desiderato tanto l'amore, ora non sa che fare: si ritrova ad un bivio, dove dovrà cercare di capire quello che sente e quello di cui ha davvero bisogno!
Forse Platone aveva ragione? Davvero quando ci si innamora si perde letteralmente la testa e si fanno le cose più impensate?
Dal capitolo:
«Sei bella!». Solo due parole e otto lettere, mischiate al blu scuro dei suoi occhi, che mi fissavano intensamente, come aveva fatto poco prima.
Non avevo la capacità di parlare, ero completamente in balia del suo sguardo e della consapevolezza che lui mi avesse detto che ero bella, così senza alcun motivo o preavviso, e questo mi aveva lasciato così spiazzata da non sapere cosa rispondere.
Stavo tentando di articolare qualche frase di senso compiuto, che non contenesse solo risposte a monosillabi, quando la porta della classe si aprì e rivelò le figure di Aaron Palmieri e Michele Graziani, che consegnarono qualcosa alla professoressa, ma non riuscii a capire cosa. In quel momento, ero troppo confusa per poter pensare qualcosa di concreto, ma non perché non avessi mai ricevuto un complimento, bensì perché, ricevuto da lui, che mi aveva ignorata per tantissimo tempo, mi sembrò la cosa più strana che mi fosse mai capitata.
Cercai di scuotermi dal mio stato di torpore e ci riuscii appena in tempo per vedere i due ragazzi che uscivano dalla classe, ma non prima di aver notato lo sguardo di Aaron puntato su di me.
Uno sguardo intenso, nient’altro e nulla più, ma intenso era dire poco considerato l’azzurro ghiaccio dei suoi occhi, che in quel momento mi sembrarono così vicini. Uno sguardo che sembrava dirmi tutto e niente allo stesso tempo, enigmatico, come io avevo sempre immaginato fosse il suo carattere.
Fece solo questo prima di andarsene e segnare il suono della campanella che avrebbe fatto tornare la classe nella sua totale anormalità.
Ma niente e nessuno avrebbe mai potuto farmi dimenticare lo sguardo che Aaron mi aveva lanciato.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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C a p i t o l o  3.
Questione di feeling.

!Quando si ci innamora si perde
letteralmente la testa.
L'amore è pazzia,
ma la pazzia non sempre è un male!
!Platone

 

Blackberry ultimo modello, completamente nero e lucido, come se fosse nuovo.
Il solo vederlo mi faceva pensare ad un nome: Aaron Palmieri. Non ero molto sicura che fosse sul serio il suo; in fondo, tutti avevano un cellulare del genere, ma il nome del mittente che era apparso sullo schermo mi aveva dato la risposta.
Il nome Luana poteva essere collegato a tantissime persone o a qualsiasi persona che avesse una fidanzata o un’amica con un nome del genere, tuttavia, il fatto che prima non ci fosse e in quel momento invece si, mi aveva portato a pensare che la ragazza dovesse essere la fidanzata di Aaron, Luana Saitta., una ragazza conosciuta da quasi tutte le altre scuola, oltre che dalla sua, ma non perché facesse chissà cosa, semplicemente perché passava quasi tutte le giornate in giro per la città con gli amici o da sola, conoscendo sempre gente nuova.
E naturalmente attirava tutti nella sua cerchia. Personalmente, non la conoscevo, anzi ne avevo sentito soltanto il nome e la “fama”, per così dire, ma era bastato per farmi capire che sarebbe stato un “reato” dire a qualcuno di non sapere chi fosse. Il solo nome, però, mi infastidiva: le persone come lei riuscivano sempre ad ottenere quello che volevano, ma in realtà non era questo a darmi fastidio. Forse ciò che mi irritava era il fatto che lei era riuscita a far innamorare di sé quel ragazzo, senza nemmeno muovere un dito, ci avrei scommesso. Aaron non mi piaceva, cioè mi piaceva, era pur sempre un bel ragazzo, ma non lo conoscevo così bene da innamorarmi di lui, e in quel momento, rimpiansi il fatto di non aver frequentato anche le scuole medie in quella città: se lo avessi fatto, avrei avuto l’occasione di conoscere più persone e, magari, anche qualcun altro che non fosse Danilo, ma le cose, evidentemente, dovevano andare in quel modo.
Ad ogni modo, avrei dovuto restituire il cellulare ad Aaron, ma, con la fortuna che avevo, non sapevo quando lo avrei rivisto, e inoltre non potevo nemmeno tenere quel blackberry per tanti giorni.
<< Dianaaaa! Corri, dai, la partita sta per cominciare! >>, mi avvisò Viola, correndo come una forsennata accanto alla porta e invitandomi, con un frettoloso gesto della mano, a uscire in cortile, per poi scomparire.
Infilai il cellulare in tasca e corsi subito nello spogliatoio a indossare la tuta. Il professore mi avrebbe scannata, se solo mi avesse vista senza.
In meno di tre minuti, mi ritrovai nel cortile, accanto la palestra, proprio nel momento in cui l’arbitro, ossia il professore, fischiò, dando così inizio alla partita.
Fin dai primi minuti di gioco, le due squadre si affrontarono a viso aperto, ma era evidente che la nostra squadra era già in palla. Un giocatore dell’altra squadra, proveniente dal Liceo Scientifico, che, però, non riuscii a identificare, con una punizione battuta di potenza sfiorò il gran goal, ma il pallone, deviato dalla barriera, terminò di poco alto. Era ovvio che noi volevamo la vittoria: eravamo decisi a non perdere e potevo vedere chiaramente che Paola era un po’ nervosa, perché il suo ragazzo era della squadra avversaria e non sapeva per chi fare il tifo. Ero sicura che sarebbe stata imparziale.
Sull’ennesima azione di contropiede, un ragazzo servì in profondità Alberto, che dall’interno dell’area di rigore, sferrò un gran destro, riuscendo a segnare. Sotto di un goal, la squadra avversaria subì un colpo: di sicuro, non si aspettava che riuscissero a segnare. Durante la partita, inutile dire, ci furono falli e ammonizioni a non finire: persino il professore, che si era improvvisato arbitro, si stupì di questa cosa.
Sul finire del primo tempo, nelle fila dell’altra squadra uscì anche qualcun altro, venendo sostituito da Jacopo Taddei, il ragazzo di Paola, che vidi sorridere. Il risultato, tuttavia, rimase di 1-0 per la nostra squadra.
Sapevo che era solo il primo tempo, ma ero decisamente contenta e elettrizzata del fatto che fossimo in vantaggio: adoravo le partite di calcio ed ero sicura che Danilo mi avesse invitata ad assistere, sebbene non volessi a causa sua, perché era a conoscenza di questa cosa.
Del resto, dovevo dire che Danilo, più delle altre volte, si stava davvero impegnando molto. Di solito, giocava sempre in modo svogliato, nonostante fosse bravo, prendendo spesso dei rimproveri da parte del professore, dell’allenatore e dei suoi amici, ma questa volta lo vedevo più energico e con una sola parola stampata sulla fronte a caratteri cubitali: vincere!
Proprio in quel momento, mentre stava bevendo, si voltò a guardarmi e mi lanciò un occhiolino, sorridendo in quel suo modo sfrontato che lo caratterizzava, al che non potei far altro che ricambiare il sorriso.
<< Direi che questa volta sta giocando davvero bene, non è da lui! Non sarà che è così euforico perché deve farsi notare da una certa persona? >>. Non mi ero nemmeno accorta della presenza di Monica, che si era appoggiata a me, con un sorriso impertinente a caratterizzarla.
<< Può essere. Magari la prossima volta decido anche di allenarmi con loro! >>, dissi sarcasticamente, voltandomi verso di lei.
<< Beh, perché no? E’ un’idea! Chissà che non lo svegli un po’! >>. Lei e le sue battute illusorie, che facevano inevitabilmente scoppiare a ridere a crepapelle, perché erano inaspettate e non si poteva mai sapere cosa avrebbe detto.
La partita riprese e così iniziò anche il secondo tempo. La squadra avversaria, però, sembrava più determinata e convinta dei propri mezzi, e mise in grossa difficoltà la nostra retroguardia. Infatti, al 51’ riuscirono a pareggiare, proprio quello che temevamo del resto, perché non appena segnarono, la nostra squadra riuscì a scoraggiarsi di nuovo. Fu Mattia a riprendere il gioco e a eliminare quello sconforto, riuscendo a segnare.
Infatti, sfiorò prima la rete di testa su un bell’assist di Emanuele, poi finalizzò con un tiro al volo un cross di Giorgio dalla sinistra. Un goal del genere, di sicuro, sarebbe rimasto nella storia, ma in fondo c’era da aspettarselo da uno come Mattia: era davvero il più bravo di tutti e aveva una velocità che, paradossalmente, anche un corridore gli avrebbe invidiato.
La partita, dopo questi goal, rimase equilibrata, almeno fino a quando su un’azione di contropiede, Raffaele pennellò un cross dalla destra per Danilo, che anticipò di testa l’avversario, e dal limite dell’area beffò Alberto sul primo palo, realizzando l’ennesimo goal per la nostra squadra, un goal di cui saremmo stati molto fieri.
E così, la partita terminò 3-1 per la nostra squadra: era qualcosa di incredibile.
Ci furono abbracci, urla generali carichi di felicità, e, naturalmente, strette di mano con gli avversari per la grande partita.
<< Hai visto? Hanno vinto! Hanno vinto! >>, esordì Flaminia, venendomi incontro tutta euforica.
Sapevo perché era così contenta: non era mai stata molto appassionata di calcio, ma il fatto che Raffaele avesse giocato in modo incredibile la faceva andare su di giri. E poi, se si trattava di lui, per lei ogni partita era speciale, ma sapevo anche che per noi quella era una grande vittoria, perché finalmente avremmo potuto giocare la partita finale.
<< Si, ed è fantastico! >>, dissi, incominciando a saltellare, e smettendo, non appena vidi lui che si avvicinava, con un asciugamano sulla spalla, che, di tanto in tanto, si passava intorno al collo per asciugarsi dal sudore.
Non appena notò il mio sguardo rivolto altrove, Flaminia si voltò nella sua direzione, per poi guardarmi di nuovo e sorridere.
<< Diana, io vado. Raffaele mi sta aspettando! >>, mi disse, indicandomi Raffaele, che la stava aspettando sulla porta della palestra.
Annuii soltanto e la guardai andare via, anzi correre via verso il suo fidanzato e saltargli letteralmente addosso.
<< Più passa il tempo e più mi rendo conto che quei due sono davvero perfetti insieme! >>, affermò Danilo, apparendo di fronte a me e guardando anche lui nella loro direzione.
Sembrava strano che quello che aveva detto uscisse dalla sua bocca: lui non era di certo una persona che notava queste piccole cose, anzi era qualcuno, a parer mio, che non faceva caso ai dettagli.
<< E’ vero. E’ come se si completassero a vicenda. Un incastro perfetto, non trovi? >>. Stranamente, mi veniva naturale parlare di amore con lui, forse perché ne ero alla ricerca, o forse perché quel suo messaggio mi aveva così colpita che non aspettavo altro che si decidesse a parlarmi di quella cosa che non poteva più tenere per sé
Annuì. << Sono contento di aver deciso di non provarci più con lei, o meglio di aver detto a Raffaele che ne avevo l’intenzione e di aver fatto sì che lui si dichiarasse una volta per tutte >>.
EH?
No, cosa aveva appena detto?
La mia espressione doveva essere sul serio strana in quel momento, perché lui scoppiò a ridere. Non potevo crederci, anzi non riuscivo a credere che lui, il ghiacciolo menefreghista e spaccone, che non sapeva nemmeno cosa fosse l’altruismo o la generosità, fosse stato il tramite della loro relazione.
<< Su - sul serio, tu hai fatto questo? >>. No, balbettare non andava bene!
<< Certo! >>, si interruppe per mettersi una mano dietro la testa, e poi sviare il mio sguardo. << Lo so che sembra strano, ma avevano bisogno di una mossa, lo ammetterai anche tu >>.
In effetti, la situazione tra quei due, prima che si mettessero insieme, era critica: o si evitavano, o si scambiavano sguardi imbarazzati, o passavano molto tempo insieme, o semplicemente facevano finta di essere amici, nascondendo anche a loro stessi quello che provavano.
<< Quindi, tu ti eri accorto di questa cosa e hai pensato di intervenire >>, conclusi, neanche fossi stata Sherlock Holmes o il commissario Montalbano.
<< Non è che ci ho pensato proprio. La cosa è avvenuta normalmente. Un giorno mi sono avvicinato e ho detto “Oh, Ralph, credo proprio che ci proverò con Flaminia! E’ davvero molto carina!”. Tu non immagini la faccia che ha fatto! E’ corso via, naturalmente seguito da me, e… posso dire che c’ero quando le ha detto che era innamorato di lei da tempo >>.
<< E’ come se tu fossi stato, di nascosto, il testimone del loro amore >>. Sapevo come sarebbe stata tradotta questa cosa nell’epoca dell’amor cortese: Danilo era il testimone del loro amore, così come lo era stato Galehaut per Lancillotto e Ginevra, i due amanti segreti,con la differenza che Raffaele e Flaminia non erano di certo segreti. In un certo senso, Galehaut e Danilo si assomigliavano: entrambi avevano spinto uno dei due amanti a fare il primo passo, dando vita ad una nuova storia d’amore.
Danilo era il loro Galehaut.
<< Si, una cosa del genere >>, disse, distogliendo di nuovo lo sguardo e puntandolo da un’altra parte, lievemente imbarazzato e ne capivo anche il motivo: si era esposto troppo, aveva detto troppo e questo non andava bene.
Tuttavia, solo grazie a quella rivelazione avevo potuto cogliere un lato del suo carattere che prima d’allora non avevo mai conosciuto. Mi resi conto che avevo fatto bene a pensare che fosse diverso, dopo tutto. E forse lui non se ne accorgeva, ma, in questo modo, non stava facendo altro che attirarmi sempre di più verso di lui, come una calamita… e stranamente, non avevo voglia di staccarmi. Del resto, una calamita non poteva di certo staccarsi dal ferro.
Chissà, forse tutta quella paura di innamorarmi era completamente stupida!
<< Quindi non volevi provarci sul serio >>, dedussi. Fossi stata zitta…
Alle mie parole, assunse un’espressione a dir poco, come avrebbe detto mia nonna, birichina e impertinente, avrei aggiunto io, con un misto di malizia.
<< Che c’è? Sei gelosa? >>.
<< Io gelosa? Ma per chi mi hai preso? E’ una mia amica, non potrei mai esserlo! >>.
<< E io dovrei crederti? >>.
<< Fa’ come vuoi! >>, dissi, sbuffando e alzando gli occhi al cielo, ma già sapevo che non sarei stata capace di tenere il punto, non quel giorno. Infatti, come da copione, sorrisi.
<< E’ stata una bella partita, vero? >>, mi chiese tutt’un tratto con un sorriso stampato sulle labbra.
<< Bella? Stai scherzando? Bella è dire poco! E’ stata a dir poco fantastica e entusiasmante, quello che ci voleva per ottenere quello che volevamo! >>.
Sorrise. << Già, arrivare a giocare la partita finale è davvero una soddisfazione, ma dobbiamo ancora affrontarne altre >>.
Annuii. << Ma sarete sempre e solo voi oppure si aggiungeranno altri? >>.
<< No, penso che il mister, così come il professore, vorrà aggiungere nuove persone, magari i più qualificati che giocano per delle diverse associazioni dalla mia >>, affermò, tornando, però, serio.
Ecco, era di sicuro arrivato quel momento.
<< Ti ricordi che devo dirti una cosa, vero? >>, mi chiese con un’espressione che non gli avevo mai visto: un misto di preoccupazione e nervosismo.
<< Si, dimmi pure >>.
<< Ecco… >>. Fu interrotto dal suono della campanella e, come se non bastasse, anche da qualcun altro.
<< Ciao, Diana! >>, mi salutò Christian, mentre si avviava verso l’uscita con dei suoi amici.
Era strano che mi salutasse: di solito, non aveva che occhi per Alice e per noi altre non aveva alcun interesse, ma, probabilmente, voleva qualcosa.
Non era da Christian Sgambati essere così gentile con qualcuna che non fosse la sua Alice.
Sentii uno sbuffo e un mezzo grugnito e subito capii che era stato Danilo a emettere un suono del genere.
<< Allora? >>, lo incitai.
<< Ah, si… ecco… >>, si interruppe di nuovo, sbuffando ancora una volta e passandosi una mano tra i capelli, arruffandoseli, come se, all’improvviso, fosse diventato più nervoso di prima. Poi alzò lo sguardo verso di me, puntando i suoi occhi blu oltremare nei miei. << Per caso, sai perché tua cugina mi ignora? >>.
No, questa non me l’aspettavo!
<< Mi – mia cugina? >>.
<< Si, Raffaella. Non so cosa le sia preso, all’improvviso non mi guarda nemmeno e ogni volta che cerco di parlarle fa finta che io non ci sia. Ora fa così, ma prima, di certo, la situazione era diversa >>.
E in quel momento ebbi la risposta ad un quesito che non avevo saputo risolvere per molto tempo: quei due erano davvero stati insieme, e, sebbene lo avessero più volte negato, era evidente che si vedevano ancora o che tra loro c’era ancora qualcosa.
E dire che mi aspettavo qualcosa di più, ma cosa poi? Ero stata così stupida da credere che volesse dirmi qualcosa di diverso? Allora era questo quello che lo premeva così tanto e lo aveva spinto a inviarmi quel messaggio, quasi disperato e supplicante. Il pensiero di Raffaella lo aveva spinto a fare una cosa del genere, altrimenti non si sarebbe mai nemmeno azzardato a contattarmi, e tutti quei complimenti, quell’avvicinamento che avevo notato in quei giorni erano stati solo una finzione, qualcosa inventato sul momento per poter chiarire le cose con mia cugina.
Non rimasi impassibile, né cambiai la mia espressione, non dovevo fargli vedere che quello che era stato un colpo per me. << No, in realtà non lo so, ma perché non provi a chiamarla. Magari risolvete >>, dissi, sfoggiando il più falso e forzato sorriso che avessi mai avuto, trasformandomi nella solita consulente di problemi.
<< Forse hai ragione, credo che ci proverò >>. Intanto, però, la sua espressione non cambiava e rimaneva sempre impassibile, la sua espressione naturale.
<< Bene, ciao >>, dissi, voltandomi senza aspettare una sua risposta, e sbagliando forse a comportarmi così, ma tanto lui era abituato ai miei sbalzi d’umore e per lui sarebbe stato normale quel mio atteggiamento.
Mi cambiai in fretta e furia, essendo rimasta solo io in palestra, e, una volta fatto, mi avviai verso il parcheggio improvvisato della scuola, accendendo il mio Beverly nero e partendo a tutto gas verso casa.
 
 
 
Mi buttai sul letto, immergendomi nei pupazzi che lo coprivano, e accendendo il fedele computer portatile. Dopo essermi rimpinzata fino a scoppiare, avevo sentito il bisogno di dormire un po’ e il bello era che avrei anche dovuto studiare. Probabilmente, anche quel giorno non avrei fatto il mio “riposino pomeridiano”, come diceva mio nonno quando ero piccola, perchè ero ancora fortemente delusa per quello che era successo.
Evento. Bah, forse era meglio definirlo “fatto che mi aveva illuso e poi profondamente deluso”.
Avrei dovuto smettere di illudermi così facilmente, ma, anche se non avessi voluto, sarebbe stato impossibile non fraintendere, dato che il messaggio era chiaro, anzi chiarissimo.
Ciao, Diana! :)
Domani assisterai alla partita, vero? Avevo sentito che non volevi, ma vorrei davvero che tu ci fossi perché devo parlarti di qualcosa che non posso più tenere per me!
Ci conto!
Anche rileggendolo, continuavo a pensare sempre e solo che lui volesse parlarmi di qualcosa che riguardava “noi”, o, come minimo, di qualcosa che riguardava lui e che non aveva detto a nessuno e che non riusciva più a tenere solo per sé.
Insomma, avrei potuto aspettarmi di tutto, ma non quello! Non che lui mi avesse avvicinata in questi giorni solo per potermi chiedere informazioni su mia cugina, e poi proprio quella cugina con la quale non avevo un buon rapporto.
Non riuscivo a credere che avesse finto di farmi credere che avremmo finalmente potuto sbloccarci e riuscire a diventare almeno amici solo per potersi avvicinare di nuovo a Raffaella: era troppo crudele persino per lui.
Basta!
Dovevo smetterla di farmi film mentali o scervellarmi per riuscire a venire al nocciolo della questione. Avrei cambiato prospettiva e avrei continuato a parlargli senza alcun problema o a ignorarlo, se preferiva, senza, però, far trapelare niente: sarei riuscita a eliminarlo dai miei pensieri in quel senso e lo avrei visto solo come un amico. Non sapevo se realmente ci sarei riuscita, ma dovevo almeno tentare, perché di sicuro non potevo passare tutto il tempo a sentirmi delusa, sconsolata, e bla bla bla.
Christian Sgambati
Ehi, Diana!
 
Ok, questa si che era bella!
Da quando in qua, Christian mi contattava su Facebook? E da quando in qua diceva “ehi”? Cacchio, Christian l’asociale-tranne-che-per-Alice che diceva “ehi” a me o a chiunque altro era più strano del dare per certo che il mostro di Loch Ness esisteva.
Ricordavo di averlo aggiunto, così come anche le altre, come amico solo sotto richiesta di Alice: lo aveva appena conosciuto e, essendo abbastanza insicura, voleva sapere se realmente poteva fidarsi di lui, basandosi, ovviamente, sul nostro giudizio critico, che, osservando i suoi spostamenti e parlando anche con lui rarissime volte, avevamo potuto confermare che era “a posto”.
 
Io
Christian! Devo dirti la verità, mi è venuto un colpo quando mi hai contattata.
Oh già, davvero un grande colpo. Evviva la sincerità!
 
Christian
Ahahah, immaginavo! Sembra strano anche a me, in effetti.
 
PALLA DRITTA! Cavolo, quanto era diretto: se io ero sincera per natura, lui mi superava di molto!
 
In realtà, dovrei chiederti una cosa.
 
Ed ecco che si arrivava al punto, che già avevo sospettato quella mattina.
 
Io
Dimmi
 
Christian
Ecco… credo tu abbia notato che ho un certo interesse per Alice e non solo come amico…
Non appena lessi quella frase, non potei far altro che farmi scappare un piccolo sorriso.
 
Io
Guarda si nota solo un pochino! A parte gli scherzi, è davvero difficile non notarlo. Ce ne siamo accorti tutti ormai, cioè tutti tranne lei.
 
Christian
Si, ed è proprio di questo che volevo parlarti.
 
Potevo chiaramente immaginare Christian che cercava di scrivere qualcosa di adeguato, senza sembrare innamorato pazzo di lei, e in quel momento, ci avrei scommesso, era in netta difficoltà. Era pur sempre un ragazzo e doveva tenere saldo il suo orgoglio.
Vidi che stava ancora scrivendo e così aspettai che finisse. Per un momento, temei che volesse chiedermi di fargli da tramite o di convincere la mia amica a uscire con lui, e cose così, ma per fortuna…
 
Avrai notato che non pensa per niente a me in quel modo, cioè come un… fidanzato,e forse posso capirla: siamo amici da molto tempo e sicuramente non le sarà mai capitato di pensare a me in modo diverso. Credo che mi veda come un fratello e questo sarebbe un vero problema! :S
 
Mi dispiaceva per lui, e, anche se non mi era mai capitata una cosa simile, potevo chiaramente vedere che ci stava molto male. Insomma, la ragazza dei tuoi sogni e di cui sei innamorato non fa altro che vederti come un semplice amico e, come se non bastasse, nonostante cerchi di fare di tutto perché possa cambiare idea, lei non riesce a vedere quello che realmente dovrebbe vedere.
 
Io
La situazione è complicata, hai ragione! Sembra che non se ne renda proprio conto, anzi quando le diciamo per esempio “Voi sareste una bellissima coppia”, scoppia a ridere e ci dice che siamo matte. E’ una desolazione anche per noi, credimi, però se c’è qualcosa che possiamo fare, dimmi.
 
Ne avrei parlato anche con le altre ed ero sicura che sarebbero state d’accordo con me sull’aiutarlo.
Per Giove, Alice aveva a portata di mano il principe azzurro e nemmeno se ne accorgeva. Era vero, era spesso asociale con le persone che non conosceva, però si dimostrava sempre gentile, almeno era questo che lei diceva sempre.
 
Christian
Sono contento di sentirtelo dire! Vorrei chiederti qualche consiglio più che altro, perché domani avevo intenzione di chiederle di uscire con me e non come amici.
 
Questa si che era un’iniziativa! Non avrei mai pensato che avrebbe deciso di chiederle di uscire, finalmente.
 
Io
Bene, sono contenta! Allora ti dò un unico consiglio: domani, sii il più naturale possibile con lei, non sembrare rigido, deve essere tutto naturale. So che, probabilmente, ci sarà l’emozione e l’attesa di una sua risposta, ma cerca di essere naturale e convincente. Sii solo te stesso e vedi che, forse, lei accetterà! E poi ci saremo anche noi: la chiameremo “Missione rendere Alice felice e farle capire cosa sta perdendo”!
 
Christian
Ahahahah! Un po’ lungo come nome, no?
 
Io
Ahahah, solo un pochino! :D Ma mi raccomando, ricorda di essere te stesso il più possibile, comportati come se non l’avessi mai vista, la stessi vedendo per la prima volta e ne fossi rimasto talmente colpito da chiederle subito di uscire. Per una volta non essere il suo migliore amico, pronto a tutto, sii te stesso!
 
Ero stupita di me stessa. Non sapevo da dove fossero uscite quelle parole. Mentre scrivevo, era come se stessi rivivendo il mio rapporto con Danilo e gli stessi consigliando le stesse cose che avrei voluto fare io, ma che non sarei mai riuscita a mettere in atto. Con lui non sarei mai riuscita a essere me stessa, perché il solo stargli vicino mi emozionava così tanto da mettermi in imbarazzo. Per questo, era necessario che io mi comportassi diversamente con lui.
 
Christian
Grazie, Diana, sul serio! Cercherò di fare come hai detto! O la va o la spacca! :D
Sai… dovresti usare questi consigli anche per te!
 
Christian è offline.
 
Rimasi più volte ad osservare quell’ultimo messaggio. Già, usare questi stessi consigli…
Christian non lo sapeva, ma, preoccupandomi per lui e Alice, mi era stato molto più che d’aiuto e mi aveva aperto gli occhi.






- L'angolo di Lady Delilah
Salve ragazze! Prima di tutto mi scuso per l'enorme ritardo, pian piano ricomincerò a postare tutte le altre fan fiction! Finalmente la scuola è finita ed è inizita al'estate e ogni giorni vi ritroverete con un nuovo aggiornamento! :D
Non mi dilungo molto, ma avrete notato, anzi noterete, che ho usato, come modello, una vecchia versione della chat di Facebook. Questo perchè mi è impossibile riprodurre la nuova versione, ma spero che vi divertirete nel leggere la conversazione, così come mi sono divertita io nello scriverla! Non ho malto altro da dire se non che da questo capitolo inizia la vera storia! :D
Bacii! <3

   
 
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