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Autore: Luce Lawliet    18/06/2011    13 recensioni
Il mio nome è Lyanne Stoinich e questa è la mia storia.
A sedici anni sono stata rinchiusa in un istituto, con altri pazienti, molto...speciali.
Già, perchè il Wammy's Hospital è un luogo molto particolare, decisamente non adatto a voi se non sapete sopportarne la tensione.
Il Wammy's Hospital è un Ospedale psichiatrico.
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, Mello, Misa Amane, Near, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                  5.


                                                " La vendetta dello shinigami".

 

 

 

<< E io ti dico che con me ha parlato! Se non ci credi non so cosa dirti!>>, ripetei per la terza o quarta volta, mentre la biondina dietro di me si stava mettendo d'impegno a dividermi le ciocche di capelli senza farmi troppo male. Il crepitio secco e minaccioso di un tuono improvviso la fece sobbalzare. << Ahi!!!>>, mugugnai, quando mi tirò i capelli.

<< Dannazione a questo tempaccio. Comunque, non ci crederò finchè non me lo proverai! Tu non hai la benchè minima idea di quante volte Mello abbia tentato di far reagire quel folletto bianco; non ha mai lanciato neanche un verso e la cosa ha fatto irritare il ragazzo>>. Mi sfuggì un sorrisetto. << Si vede che io ci so fare più di te, di Mello e di tutti i medici di quest'Ospedale!>>. Misa alzò gli occhi al cielo. << Oppure>>, riflettei. << Magari ha provato simpatia per me, per questo mi ha parlato!>>.

<< Senza offesa, ma decisamente tu non sei la persona più simpatica dell'istituto, Lilly>>, ribattè la ragazza, fissandomi una molletta.

<< Lyanne>>, la corressi con un'occhiataccia. << Lilly è il nome di un cane della Walt Disney>>.

Misa ridacchiò. << Ok, ho capito l'antifona: ti secca avere come soprannome quello di una cagna?>>.

<< Insomma, dacci un taglio!! Non sei divertente!!>>, gridai, sottraendo bruscamente la testa dalle sue mani. Invece di intimidirsi di fronte al tono aggressivo che non avevo quasi mai usato in vita mia, lei mi afferrò per le spalle e avvicinò il volto al mio orecchio. << Sai qual è il tuo problema? Sembri venire da un universo parallelo; hai paura della gente, ti scandalizzi quando gli altri ti parlano usando un linguaggio poco scurrile, sei spaventata e timida...>>, sussurrò, solleticandomi l'orecchio con le labbra.

Dentro di me si accese una fiammella di stizza. Mi alzai dal letto, fronteggiandola, ben decisa a non starmene zitta, questa volta. << Non vengo da un universo parallelo, vengo dall'Estonia, che a quanto ne so è uno stato che fa parte dell'Unione Europea, che a sua volta fa parte della Terra; non mi fa paura tutta la gente, diciamo solo...quella con problemi mentali; i linguaggi volgari sono l'ordine del giorno, ma grazie a dio, esiste ancora qualcuno in grado di usare la bocca per parlare, non per bestemmiare dal mattino alla sera, solo perchè tutti gli altri lo fanno; infine, io sarò anche introversa, ma credimi se ti dico che non venderei l'unghia del mio alluce sinistro per il tuo carattere, né ora, né mai!>>, dissi tutto d'un fiato, avvertendo il cuore pulsarmi forte nel petto.

Misa sembrava in trance. Mi fissava con un'espressione vuota, lo sguardo assente. Sembrava quasi avesse riavvolto un nastro e riascoltato ciò che avevo detto più volte. Infine mi si avvicinò, arrivando a sfiorarmi il corpo con il suo. << Immagino che ora tu voglia sentire dalle mie labbra una frase del tipo: " oh, allora un po' di palle ce le hai anche tu!", o qualcosa del genere, non è così? Spiacente, ma mi pare che tu ancora non abbia afferrato la situazione. Alzare di mezza ottava la tua vocina da verginella incartapecorita non ti servirà a niente! Se non vuoi crearti problemi in un posto come questo, devi prima ficcarti bene in testa che fare la tosta non basta!>>.

<< Certo...in altre parole, dovrei comportarmi come te?>>, le chiesi, infilando volontariamente uno spruzzo di acidità nella voce.

<< Tu non hai idea di cosa voglia dire comportarsi! Sei così...infantile, così scontatamente ingenua!>>.

Deglutii. << Io sarei...ingenua?>>, sussurrai, indecisa se correre via da quel pandemonio di stanza, allontanandomi il più possibile da lei, o mostrarle la mia idea di " tostaggine", magari centrandole in pieno il volto con uno dei suoi stivali di Gucci. Purtroppo, non ero decisamente tipo da fare una cosa simile.

Misa fece spallucce. << Lo dico per te, ragazzina. Dopotutto, se certe cose non le avessi sperimentate sulla mia stessa pelle, che interesse avrei di raccontarti balle?>>.

<< ...Si può sapere, a te, cosa potrebbe importare?>>, mi lasciai sfuggire, anche se in realtà ero ancora perfettamente controllata. Se Misa intendeva in questo modo dare il colpo di grazia alla mia scorta di pazienza, be', mi conosceva proprio poco; era ben lontana dallo sfiorare quel limite. << Perchè mi stai sempre con il fiato sul collo?>>.

<< Perchè mi ricordi me, la prima volta che ho messo piede qui. In un certo senso, ho notato nette somiglianze tra questo posto e i titolari delle aziende di moda per le quali lavoravo tempo fa, e la cosa mi ha aiutato ad affrontare il tutto, ma tu...tu non sai nemmeno perchè sei qui! E se il dottor Yagami non ti ha spiegato nulla al riguardo, significa che non hanno ancora le idee chiare su di te!>>, mi rispose, con tono di voce piatto.

<< Non mi piace stare qui. E' terrificante. A volte, nel cuore della notte...mi svegliano delle grida>>, mormorai, rimettendomi a sedere, lentamente.

<< Lo so. Le sentiamo tutti>>, confermò lei, sedendosi di fianco a me e dissotterrando dalla massa di stoffa un tubino di satin nero. << Questo è di Marc Jacob. Super comodo ed elasticizzato, ti sentirai come una vera modella!>>, aggiunse, porgendomelo.

<< Chi è che grida?>>, insistetti, senza mostrare alcun interesse per il vestito.

Misa sospirò, lasciandoselo cadere in grembo. << Non tutti i pazienti riescono a starsene buoni e tranquilli, sai? Una parte di loro, in genere i novellini... ce ne sono un bel po', qui dentro...si comportano in modo piuttosto provocatorio e, a detta dei medici, rischioso nei confronti degli altri pazienti. A persone come loro toccano continuamente dei castighi, affinchè si ricordino chi è che comanda davvero>>.

<< Castighi di che genere?>>, volli sapere.

<< Be', l'elettroshock, ad esempio. Ne avrai sentito parlare!>>, rispose lei, passandosi una mano dietro il collo, sistemandosi qualche ciocca bionda sfuggita al suo controllo.

Non le risposi subito. Stavo pensando a ciò che mi aveva detto poco prima di giungere a parlare di questo. Quando mi aveva rivelato che lo faceva per me...voleva che io imparassi a comportarmi. Ma comportarmi come?

Da quel che avevo capito, bastava un'occhiata di troppo, un comportamento insolito, un leggero cambiamento di abitudine e rischiavi di essere classificato come soggetto sospetto, costretto a sorbirti cure e metodi dei quali non avevi certo bisogno.

Quindi...era possibile che Misa non mi mollasse quasi mai, solo perchè voleva essere certa che non facessi la stessa fine di quelle persone trascinate a forza lungo i corridoi, nel cuore della notte, costrette ad urlare invano, in attesa di essere "castigate"?

<< Sì>>, mi decisi a rispondere. << Ne ho sentito parlare. E gli altri metodi?>>.

Gli occhi vitrei di Misa assunsero una sfumatura opaca. << Aghi>>.

Disse solo questo.

La fissai, perplessa. << Aghi?>>.

<< Aghi.>>, ripetè, come se fosse una cosa normalissima. << Punture. Iniezioni. Siringhe. Sostanze che ti annebbiano gli occhi e i sensi, bruciandoti le cellule cerebrali, intorpidendoti i muscoli, così da indurti col passare degli anni a perdere l'uso corretto dei nervi motori. Oh, e non dimentichiamo la loro funzione principale: farti diventare una specie di fantoccio per qualche ora, in modo da tenerti placido e non pericoloso per loro>>.

La ascoltavo, senza essere in grado di proiettarmi nella mente la visione di ciò che mi aveva appena rivelato.

<< Chi sarebbero loro?>>, chiesi.

Dalle labbra di Misa sfuggì una risatina. << Aaah, guarda chi sta cominciando ad usare la testa, adesso!>>, esclamò, ironica. << I responsabili dell'Ospedale, con loro, intendono i pazienti innocui, ma in realtà, si riferiscono al personale. A nessuno importa davvero di noi, finchè restiamo qui>>.

Scossi la testa. << Non mi torna. Se davvero ci fossero pazienti " innocui", perchè li terrebbero qui e non in un normalissimo centro di assistenza? Hai presente...case di riposo per gli anziani, istituti correzionali per giovani scapestrati...>>.

<< Praticamente, ti sei data la risposta da sola. " Innocui" era solo un modo di dire>>.

Si alzò dal letto e recuperò un paio di nastri vellutati dal pavimento, attorcigliandoseli ai polsi con aria annoiata.

<< Aspetta un attimo.>>, mi venne in mente un'altra cosa. << Tu sei stata arrestata per uso di droghe, giusto? Hai mai avuto problemi comportamentali, prima di essere portata qui?>>.

Si passava fra le dita il nastro, tendendolo e arricciandolo, senza guardarmi in faccia. Infine, alzò lo sguardo, imprigionando i miei occhi nei suoi.

<< No. Solo comuni crisi, partorite dalla troppa popolarità, ma non mi sono mai trovata vittima di una denuncia, o con le manette ai polsi. A confronto con alcune mie colleghe, io ero un gattino>>.

Aggrottai la fronte. << Ma allora...che ci fai qui?>>. Non mi rispose. << Voglio dire... ti hanno arrestata, no? Avresti dovuto finire in prigione, non in manicomio! Non riesco a capire...e poi...con tutti i soldi che hai, avresti potuto uscire dal carcere quando volevi, dico bene?>>.

La ragazza continuava a restare muta, limitandosi a guardarmi, senza un'espressione precisa. Sembrava essersi imbambolata...oppure, stava cercando una giustificazione plausibile da offrirmi come risposta. In entrambi i casi, avevo la sensazione che non volesse rispondermi. Perciò fui la prima ad arrendermi.

<< Ehm, questo mi piace>>, dissi, tentando di distrarla, pescando a caso dal materasso sotto di me un vestito, senza nemmeno guardare cosa fosse.

Lei fece una faccia quasi stralunata. << Ti piace quello??>>.

Abbassai lo sguardo, per capire il motivo di tale stupefazione. Avevo preso un indumento abbastanza strano, tanto che dovetti rigirarmelo più volte tra le mani, per capire dove fossero le maniche. Non c'erano. Era una sottospecie di maglietta nera, aderente e...scollata. Non una scollatura di quelle a V...sembrava quasi che qualcuno avesse strappato la parte superiore della stoffa. C'era uno spazio talmente largo che capii istantaneamente quale fosse la funzione di quella roba e la gettai sul letto con una smorfia spaventata. Non lasciava affatto spazio alla fantasia, dato che era fatta apposta per mettere in bella vista tutto il reggiseno.

Che orrore.

<< Non questo, in realtà mi piace...mmm....>>, balbettai, affannandomi a cercare qualcosa in mezzo a tutto quel ciarpame degno di chiamarsi abito. Mi venne da piangere; non c'era un bel niente che mi piacesse!

 

 

 

Non c'era ancora nessuno, alla Sala Giochi. Misa si diresse verso uno stereo lasciato appositamente sul tavolo, infilandoci uno dei suoi cd. Mi guardai intorno, indecisa su cosa fare.
<< Non abbiamo neanche un regalo. Faremo una figura un po' sciatta, non credi?>>.
La risata di Misa invase tutta la Sala.
<< Ho già in mente cosa regalargli. Se vuoi tu puoi fare lo stesso>>, disse, lanciandomi un'occhiata maliziosa ( ma forse fu solo una mia impressione).

<< Per quanto tempo ci permettono di tenere la musica ad alto volume?>>.

<< Fino alle 10.30. Allo scadere di quell'ora, se le ronde notturne che circolano qua attorno sentono ancora le casse gridare, ci sbattono tutti quanti in camera, mandando al diavolo il coprifuoco delle 11.30>>, rispose lei, andando ad aprire un finestrone per far entrare un po' d'aria fresca. << Non c'è ancora nessuno?>>, chiese, indirizzando la testa bionda verso il corridoio.
Mi sporsi a guardare.
Non fosse stato per le luci al neon, quel posto di notte avrebbe potuto essere facilmente scambiato per un labirinto.
Le pareti imbottite erano coperte in buona parte da grossi quadri, raffiguranti per lo più nature morte. Più in alto c'erano i ritratti di quelli che supponevo fossero i medici che lavoravano qui tempo fa. Chissà perchè, ma trovai antipatiche tutte le facce che vidi.

Fu il dipinto vicino alla finestra centrale, che attirò la mia attenzione.

Due fanciulle piangenti erano riverse a terra, vicine a quella che sembrava una zona di mercato. Le espressioni facciali dei soggetti, anche quelli in secondo piano, erano talmente ben fatte che per un secondo mi parve di sentire nella mia testa le urla concitate dei venditori, mentre un gruppetto di bambini inseguiva le oche, facendo così rovesciare una montagna di mele da una delle bancarelle. Le risate mute dei bambini, imprigionate in quelle luminose pennellate a olio, creavano un netto contrasto con le lacrime incolore che rovinavano i volti delle due splendide ragazzine. C'era una creatura, sopra di loro. Una creatura fatta di colori cupi e oscuri, che stringeva una falce e tendeva una mano, costituita da tre, ossute e lunghissime dita, verso di loro. Nessuno le aiutava, nessuno sembrava vedere l'essere spaventoso intenzionato a ghermirle.

<< Sei un'appassionata dell'arte?>>, chiese Misa alle mie spalle, facendomi sussultare. << Guardi quel dipinto come se fosse l'ottava meraviglia del mondo>>.

Passai una mano, accarezzando la cornice dorata. << Questa sembra...la morte>>, azzardai, facendo un cenno verso la creatura mostruosa, al centro del quadro.

<< Ci sei quasi arrivata. Il dipinto rappresenta un'antica leggenda giapponese e il titolo dell'opera è una specie di tributo ad essa. " La vendetta dello shinigami">>.

<< Cos'è uno shirigami?>>, le chiesi.

<< ShiNigami>>, mi corresse. << Sono delle sottospecie di demoni che giocano a loro piacimento con la vita dei mortali. Io sono per metà giapponese e il culto degli Dei della Morte è piuttosto praticato, in quelle zone. Questo dipinto narra di uno shinigami, il più perfido e malvagio tra tutti i suoi simili, che provava grande interesse per il nostro mondo e gli esseri che lo abitavano. In particolare, per una donna, una contadina. Abitava con le sue figlie in una casetta non lontana da una scogliera e soleva ogni mattina all'alba sedersi su uno scoglio, pregando per il ritorno del suo sposo, perso in mare. Ma col passare degli anni, la donna diventava sempre più debole e preoccupata, perchè non riusciva a sfamare le figlie.
Allora lo shinigami scese sulla Terra, rendendosi visibile ai suoi occhi e proponendole un patto: lui le avrebbe permesso di rivedere il marito se lei avesse accettato ad andare con lui nel mondo degli shinigami. La donna accettò, così il Dio della Morte fece tornare in vita lo sposo. Per molti anni tutto andò bene, le figlie divennero adulte, ma un giorno lo shinigami si presentò nuovamente alla donna, imponendole di rispettare il patto. E a quel punto, la donna commise l'errore più grave della sua vita, rifiutandosi di mantenere la parola data. Allora lo shinigami le profetizzò che la mattina seguente sarebbe scesa la morte, da parte dei suoi più cari amici>>.

Rimasi ad ascoltare in silenzio, senza staccare la mano dalla cornice.

<< Quindi la donna è morta?>>, immaginai.

Misa ridacchiò. << No. Non dimenticarti che stiamo parlando dello shinigami più bastardo di tutta la storia dell'umanità. Le sue parole furono molto ambigue, infatti, solo dopo la donna comprese che il Dio della Morte aveva omesso volontariamente di dirle su chi avrebbe scagliato la sua vendetta...dava per scontato di essere lei e avrebbe preferito morire piuttosto che restare per sempre imprigionata in un mondo di ombre e morte. Il mattino seguente, le due sorelle andarono al mercato; fu allora che lo shinigami si mostrò a loro, terrorrizzandole a morte. Per giorni non diede loro tregua, le seguiva costantemente, impediva loro di dormire, le minacciava...le due sorelle non riuscirono più a mangiare, né a riposarsi. Gli abitanti del villaggio in cui vivevano avevano cominciato a nutrire forti sospetti su di loro, giungendo infine alla conclusione che le due sorelle fossero delle streghe, per via dei loro comportamenti sempre più violenti e isolati>>. Misa si interruppe per riprendere fiato.

<< E poi?>>, feci, impaziente. Non mi piaceva essere lasciata sulle spine.

<< E poi le bruciarono vive, davanti ai genitori>>, concluse lei, lasciandomi senza parole. << Ma è solo una vecchia leggenda.>>, aggiunse, poco dopo. << Ce ne sono un'infinità legate al culto dello Shintoismo, alcune più simpatiche, altre ancora più cruente. Come facevi a non conoscere questo dipinto? E' uno dei più famosi al mondo!>>.

Sbattei le palpebre, sorpresa. << Davvero? Non lo sapevo, chi è l'autore?>>.

<< Boh>>, rispose lei, lasciandomi di stucco. A volte mi chiedevo se Misa ci facesse o ci fosse.
 
 


Per fortuna, ero riuscita a raggirare Misa, convincendola a farmi indossare dei pantaloni di velluto neri e un top non troppo scollato, pieno di ridicoli fiocchetti e nastri lucidi che facevano da spalline. Tutto sommato non ero appariscente, in confronto a lei. Grazie al cielo, avevo il 36 di piede, quindi Misa aveva dovuto rinunciare a farmi indossare i suoi terrificanti trampoli da 12 cm, permettendomi di indossare un innocuo paio di ballerine, a detta sua vecchie, sconce e offensive per gli occhi, che avevo trovato rovistando nell'armadio delle scorte, negli spogliatoi.

Altro che tante ragazze, mi ero detta, mentre sbirciavo gli invitati. Praticamente sono tutte ragazze!
 
In realtà, il numero delle invitate era ristretto: eravamo in sette. Osservando con attenzione le ballerine, mi accorsi che erano le ragazze più carine dell'Ospedale. Ovviamente, Misa aveva alzato al massimo le casse dello stereo, in modo che tutti si lanciassero nelle danze. Io mi ero tenuta in disparte. Non sapevo ballare, su quella musica, poi!

Tuttavia, avevo tenuto d'occhio Misa e Mello, mentre ancheggiavano, l'uno appiccicato all'altra, ed infine compresi quale fosse il regalo che gli aveva preparato la modella.

Dopo circa undici minuti che tenevano le labbra incollate, senza quasi poter respirare, un'altra ragazza prese il posto di Misa, scostandola senza troppe cerimonie, conducendo il festeggiato verso il divano appoggiato al muro. << Raggio di Sole, unisciti a noi!>>, mi incitò Misa, indicandomi il gruppo di femme fatali che si erano abbarbicate attorno a Mello.

Scossi la testa, ben decisa a non fare un passo verso di loro.

Misa insistette. << Non fare la maleducata, anche tu devi dargli il tuo regalo, no?>>.

<< Avevi detto che il tuo valeva per tutte e due!>>, ribattei.

Aggrottò la fronte. << Te lo sei inventato. Non ho mai detto una cosa del genere!>>.

<< Sì che l'hai detto!>>

<< E invece no!>>

<< E invece sì!>>

Misa sbuffò, lanciandomi un'occhiataccia e mimando con le labbra la parola " verginella", per poi raggiungere il divano e sedersi sulle gambe di Mello.

Effusioni serali.

Ecco cosa mi toccava subire per un'altra ventina di minuti. Vidi due graziose brunette lanciarmi un'occhiatina, sussurrarsi qualcosa all'orecchio e lanciare risatine. Cercai di ignorarle quanto più mi era possibile. Quel Mello... in effetti era un bel ragazzo, ma decisamente, non era il mio tipo.

<< Senti, se davvero non hai intenzione di unirti a noi...>>, mi disse Misa, voltandosi verso di me. << ...andresti fuori a controllare che non arrivi qualche piantagrane?>>.

La fissai senza capire; fece vagare la sua mano lungo la camicia nera del biondo, per poi lasciarla scivolare lentamente molto più in basso, mentre sul volto di Mello si dipingeva un'intensa espressione di godimento.

Trattenendo a stento una smorfia, mi fiondai in corridoio, chiudendomi la porta alle spalle e donando alle mie orecchie un po' di tregua. Gettai un'occhiata sfinita all'orologio digitale appeso alla parete. Mancava un quarto d'ora alle 10.30. Se avessi saputo che la suddetta festicciola era solo un'occasione da non perdere per dar libero sfogo alla natura selvaggia, mi sarei categoricamente rifiutata di andarci.

In sostanza, Misa mi aveva chiesto di avvertirla nel caso fossero arrivati degli infermieri a controllare la situazione, o a dirci di smettere. Ad essere sincera, non mi piaceva fare da sentinella, ma era sempre meglio che restare in mezzo a quel baccano, costretta ad assistere a quella specie di filmino porno. Già, se li trovavano ad amoreggiare tutti insieme appassionatamente, probabilmente si sarebbero ficcati nei guai. Quale sarebbe stato il castigo?
Provai a non pensarci. Le parole di Misa mentre sceglievamo i vestiti erano ancora ben impresse nella mia memoria. Passeggiavo lungo il corridoio, ascoltando il rumore dei miei passi sul pavimento bianco e plastificato.
Presi in considerazione l'idea di andarmene e tornare nella mia stanza. Magari avrei potuto dare un'altra occhiata a quel quaderno...ma sapevo che se li avessero beccati, Misa non mi avrebbe mai perdonata.

Mi fermai, notando una figura, proprio in fondo al corridoio. Non feci in tempo a metterla bene a fuoco, mi accorsi solo che aveva i capelli scuri e scompigliati, prima che tutte le luci - tutte! - sfarfallassero, per poi spegnersi di colpo, facendo immergere l'Ospedale nel buio più assoluto.
 
 
 

Dalla sorpresa, indietreggiai bruscamente, sfiorando con le mani la parete alla mia destra. Dietro di me, mi giunsero le voci stupefatte delle ragazze nella Sala Giochi. Voltai la testa, ma non vidi assolutamente nulla. Non riuscivo neanche a capire quanto fossi lontana da loro. Avvertii dei passi affrettati al piano di sotto e immaginai che il personale si fosse allarmato.

Un lieve rumore di passi mi indusse a spostare l'attenzione verso la figura davanti a me. Non riuscivo a vederla, ma sentivo che si stava avvicinando.
Uno scalpiccio tenue e lento...un suono che si faceva via via più forte.

<< Chi c'è?>>, domandai, rivolta all'oscurità.

I passi continuavano ininterrottamente, delicati e sicuri.
Alla mia destra, poco più avanti, il tenue bagliore della luna crescente illuminava con misericordia una discreta parte del corridoio, concedendo ai miei occhi di non cadere nell'inganno delle ombre...almeno, fin dove la luce me lo concedeva.
Oltre ai passi, iniziai ad avvertire un leggero respirare.

<< Chi sei?>>, chiesi ancora, imponendomi di non indietreggiare.

Sembrava che lui o lei...la persona che mi stava venendo incontro stesse provando a spaventarmi. Il mio cuore inquieto non nascondeva il fatto che ci stesse riuscendo.

<< Lyanne! Dove sei finita?>>, latrò una voce alle mie spalle.

Non volevo risponderle, non volevo voltarmi. Non ancora.
Ancora pochi passi e la luce della luna avrebbe rivelato la persona davanti a me.

<< Lyanne!>>, ripetè la voce di Misa, più decisa.

L'Ospedale fu nuovamente illuminato dalle lampade al neon del soffitto. Da qualche parte, udii alcune esclamazioni di gioia.

<< Eccoti!>>, esultò Misa, raggiungendomi. << Non hai sentito che ti chiamavo?>>, mi ammonì, con aria scocciata.

Non le risposi. Mi limitai a fissare il corridoio vuoto, davanti a me. Non trovai alcuna spiegazione illuminante. Com'era possibile...?
Ero più che sicura di aver visto e sentito qualcuno. Era vicinissimo a me, fino a pochi secondi fa...non poteva essersi nascosto così in fretta.

<< Lyanne...?>>

Mi strofinai gli occhi con una mano, cercando di capire cosa fosse successo. Quando ritirai le dita, me le ritrovai impiastricciate di ombretto perlato.

<< Ehiii...pianeta Terra a Lyanne, c'è qualcuno in ascolto?>>, brontolò Misa, sventolandomi una mano davanti alla faccia. 

<< Misa...>>, iniziai a dire, notando due infermieri salire le scale, confabulando sul black out di poco prima. << ...spero che ti sia divertita, perchè mi sa che la festa è finita>>.
 
 
 
                                                                                                               
                                                                                                               ***
 
 



13 maggio.
Hanno terminato i lavori di restaurazione nella cappella, sul retro; finalmente potrò tornarci.
L'infermiere Light è piuttosto irrequieto, in questi giorni. Non ne capisco la ragione. Non mi sembra di aver fatto nulla che possa avergli causato turbamento, eppure in questo periodo è diventato seriamente intrattabile.

Tuttavia, non mi sembra una cosa gentile farglielo notare; probabilmente tra il lavoro e gli studi non ha sufficiente tempo per riposarsi come vorrebbe.

Quanto vorrei uscire di qui!

Manca poco, fortunatamente...solo un mese e me ne andrò per sempre da questo posto infernale!
La scorsa settimana la lettera S, alias Sean, ha avuto una delle sue crisi e ha finito col picchiare a sangue un ragazzino del reparto numero 3. Nel tentativo di calmare le acque ci sono andato di mezzo anch'io.
Mi ha spaccato il labbro, sbattuto contro il muro e incrinato una costola, prima che la cavigliera si decidesse ad attivarsi, trasmettendogli un'ondata di impulsi elettrici che alla fine sono riusciti a tenerlo tranquillo.

I casi gravi sono una cosa davvero preoccupante.
Sono contento di non trovarmi nel suo stesso reparto; devo cercare di stare il più lontano possibile da quell'individuo, soffre di schizofrenia, i farmaci e l'elettroshock non mi sembra servano a molto. Io sono stato fortunato, ma quel ragazzino è stato trasferito d'urgenza al San Marc...

 
 

Mi interruppi a leggere.

A quanto mi era sembrato di capire, questo L Lawliet aveva avuto problemi con i casi gravi dell'Ospedale. Be', anch'io mi trovavo in una situazione simile, se ripensavo al mio incontro ravvicinato con quel...come si chiamava? Beyond?

Aveva accennato qualcosa riguardo a una cappella, nel giardino sul retro. Nascosi il quaderno sotto il materasso e uscii dalla mia stanza.

Quella era una mattina serena, il temporale si era protratto fino all'una, ieri notte, lasciando il posto a un cielo plumbeo, ma all'apparenza tranquillo.

Il giardino profumava di pioggia, l'erba era intrisa di rugiada.

Mentre mi incamminavo, facendo il giro dell'istituto, vidi alcuni pazienti, tra cui la ragazzina con la bambola di porcellana che avevo adocchiato in Mensa, tempo fa, che avevano sistemato una coperta sulle panchine, sotto gli alberi, per sedersi.
Avanzai a passo svelto. Ero curiosa di scoprire se c'era davvero una cappella, nell'Ospedale...chissà, magari c'era anche una chiesetta.
Ero sempre stata una ragazza credente, nonchè molto religiosa.
Eppure, da quando mi trovavo lì, non avevo mai pregato neanche una volta. In un certo senso, era stato grazie a quel Lawliet se mi ero ricordata di avere una forte fede.

Il retro del giardino comprendeva la zona oltre il laghetto. Lì il terreno era più irregolare, meno curato. Gli alberi erano più fitti e la vegetazione cresceva spontanea, tanto che dovetti tenere lo sguardo ben puntato a terra, per evitare di inciampare sui massi e sulle radici che fuoriuscivano dal suolo bagnato e incrostato di fango.

Finalmente, la vidi.

Non era affatto come me l'ero immaginata. La cappella in questione, probabilmente, era una nicchia racchiusa all'interno di quella che sembrava una chiesa, collegata alla facciata posteriore dell'Ospedale tramite un ponticello coperto.
Mi avvicinai, improvvisamente intimorita.
A prima vista, sembrava quasi una cattedrale in miniatura. In stile gotico-romanico, emetteva una penetrante ombra di maestosità, nel suo aspetto. Mi persi ad osservarne l'immensa e ampia facciata, slanciata, l'enorme vetrata al centro, che presentava un finto portico. Un edificio sepolto dal silenzio, dall'antica pietra grigia chiara, sopra il quale spiccava una guglia, che fungeva da copertura per il campanile.
Il massiccio portone non era bloccato da alcun catenaccio, quindi, forse era possibile entrare. L'ingresso era preceduto da una scalinata di pietra che un tempo doveva essere stata bianca, ma che ora era scheggiata e ferita da numerose crepe, che con la loro lunghezza mi concedevano di farmi solo una vaga idea di quanto doveva essere vecchia quella chiesa.
Una volta giunta davanti al portone, mi voltai.
Non c'era nessuno.
Chissà se qualcuno veniva a pregare, ogni tanto.
Presi fiato, ed entrai.
 
 
 
                                                                                                            [ continua]
 
 
 
Mi dispiace di non aver risposto alle vostre recensioni, mi affretterò a farlo il prima possibile, ma è una vera impresa, perchè in questi giorni mia madre continuava a sottrarmi il computer perchè le serviva e io non riuscivo mai a terminare questo sacrosanto capitolo!
Aaaaalleluuuuujahhhhh, ce l'ho fatta!
L'ho scritto con un po' di fretta, proprio perchè non riuscivo mai a terminarlo, quindi qua e là potrei aver scritto qualche ca***ta!
Non fatevi problemi a segnalarmelo ( quando avrò tempo controllerò bene anch'io).
 
Come sempre, ci tengo a ringraziare

le 8 persone che hanno inserito la storia tra le Preferite,

le 18 che l'hanno inserita tra le Seguite,

le 2 che l'hanno inserita tra le Ricordate
 
e un grazie 100000000000000000 a Rebel Girl, Shaila Light, Lulosky, akachika, LABESTIAPAZZA, redseapearl, starhunter, Ramona37 e animefan95, che sono state tanto gentili da recensire lo scorso capitolo!! ^^
Un bacio a tutte quante, ci vediamo presto!!
( il prima possibile, spero!!!) XD
P.S. chi sarà mai la persona che Lyanne ha intravisto in fondo al corridoio?
Si accettano varie ipotesi!! XD 


 

   
 
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