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Autore: Sweet Milly    19/06/2011    0 recensioni
Aurora Manni aveva sempre guardato la propria quotidianità con noia, anche se cercava di viversela al meglio. Si ritroverà a sentirne la mancanza quando l'incontro con un giovane le cambierà completamente la vita. Una nuova casa, nuove persone e cercare di mantenere le vecchie amicizie. Scoprirà segreti di famiglia, capacità che prima non immaginava nemmeno di possedere. Conoscerà il sentimento dell'amore, il peso di una responsabilità per una guerra imminente. Un giorno una nuova magica vita le si era aperta davanti. Sarà in grado Aurora di gestire tutto?
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo era di un bel blu cobalto e non c’era una nuvola, ma faceva piuttosto freddo. Anche se era marzo si preannunciava che la primavera si sarebbe fatta aspettare ancora un po’.
Quella mattina non avevo le forze di alzarmi da quel letto così caldo e morbido.
Tuttavia all’improvviso sentii un brutto presentimento. Dannazione!, pensai, sono in ritardo per l’autobus!
Così di malavoglia saltai giù dal letto e feci per dirigermi di corsa in bagno. Ma la porta non era dove era solita essere, e sbattei la faccia al muro.
-Ahia!- mi massaggiai il viso. Non capivo. Cercai a tentoni sul muro l’interruttore della luce. Quando lo trovai e lo feci scattare e mi diedi della stupida.
Mi ero dimenticata di non essere più a casa mia. Guardai l’orologio. Erano appena le sette.
Aprii la porta della camera e sbadigliando.
-Non avrai mica intenzione di scendere in quelle condizioni, vero?-
Mi bloccai con la bocca ancora aperta mentre i miei occhi si posavano su un Kevin ghignante già vestito di tutto punto.
-Wow, tu sì che sei sexy! Conciata in questo modo, avrai un sacco di ragazzi ai tuoi piedi- avanzò di un passo verso di me e fece finta di annusare l’aria.
-Probabilmente la causa è l’alito - . Il ghigno sul suo viso si allargò.
In tutta risposta gli sbattei la porta in faccia.
Quanto ero stata scema! A cosa avevo pensato mentre uscivo dalla stanza?! Quel dannato ragazzo…
Ancora irritata mi sbrigai a lavarmi, vestirmi e a dare una veloce sistemata alla stanza. Poi finalmente scesi a fare colazione.
Li trovai già tutti lì a parlare tra loro. Kevin parlava con Bob, Deam con gli altri ragazzi, perfino Jink era impegnato con Kei.
Rebecca mi venne incontro. –Buongiorno cara!- mi salutò radiosa e non potei far a meno di fare lo stesso. Questa donna aveva il potere di mettermi a mio agio.
-Dormito bene?-
-Benissimo. Sono già tutti in piedi?-
-Sì, e hanno già tutti fatto colazione. Questi ragazzi sono abituati a svegliarsi presto- spiegò conducendomi in cucina. Che vergogna, pensai, il primo giorno e sono già in ritardo.
Non ci ero ancora stata in cucina. Per la verità non avevo ancora visto molto della casa. La cucina era piccola e accogliente. Era stipato di oggetti e utensili e il tavolo al centro era stato apparecchiato con cura.
-Ti ho preparato la colazione. Spero che ti vada bene- . Poi vidi la tavola imbandita di brioches, pane e nutella, cereali, marmellata e una bella tazza di latte. E mi illuminai.
-E’ una meraviglia! Grazie- sorrisi e mi accomodai.
-Buon appetito!- rispose Rebecca e si mise a lavare i piatti. Mentre mangiavo notai una portafinestra davanti a me che dava sul giardino.
-Cosa c’è la fuori?- domandai.
Quando Rebecca capì a cosa mi riferivo, rispose:-Appena fuori c’è un piccolo gazebo e più avanti la nostra piccola serra e ovviamente tutto intorno il nostro giardino-.
-Non vedo l’ora di vederla- pensai ad alta voce.
Rise. –E’ molto bella, sì. Kei ci passa un sacco di tempo lì dentro e fa crescere tutti i fiori e le piante-.
Avevo appena finito di far colazione e stavo per chiedere più informazioni su Kei, quando sentii Bob chiamare tutti in sala.
-Ragazzi, su, sbrigatevi che è ora che si comincino gli allenamenti-annunciò e i ragazzi si diressero tutti verso una porta attaccata alla parete del sottoscala e cominciarono a scendere.
Mi sentii subito nervosa e inadeguata e mi fermai. Non ero ancora pronta, ero troppo agitata. Mi sembrava ancora tutto uno scherzo.
Vidi Deam che mi passava davanti e mi fece un gesto di incoraggiamento a seguirlo.
-Non ti preoccupare, cara. Il nostro Kevin qui ti darà una mano- sentii Bob dietro alle spalle. Feci per girarmi, ma Kevin mi prese per un braccio e mi trascinò giù per le scale.
-E’ ora che impari a controllare i tuoi poteri, non credi?-
Prima che potessi ribattere eravamo arrivati giù. Ci trovavamo in una sala simile a una palestra molto grande, ma non c’erano attrezzi. Il pavimento era irregolare, c’erano delle piccole dune e degli infossamenti e, in fondo, una cabina a forma di parallelepipedo, non troppo piccola, simile a quelle che si usano per ripararsi quando si testano le bombe. Le alti pareti e le piccole finestre rettangolari in cima, che all’esterno erano appoggiate al suolo, delimitavano il bizzarro ambiente.
-Ma che posto è questo…- esclamai sorpresa.
-Mi piace chiamarla l’Arena- sorrise Bob soddisfatto.
Corinne, Hermand e  Kaleb si erano già disposti uno a una certa distanza dall’altro. Prima di raggiungere il suo posto Deam si fermò accanto a me e mi augurò buona fortuna.
Sussultai violentemente quando sentii Bob urlare: - Cominciate!-. L’istante dopo la strana palestra si riempì di lampi e suoni assordanti.
La mascella quasi mi cadde a terra. Rimasi ad osservare i miei nuovi coinquilini esercitarsi nelle Arti Alchemiche. Corinne faceva scaturire dalle sue mani piogge di lampi e fulmini che la circondarono; Kaleb si divertiva a creare piccoli terremoti e smuovere il terreno creando e distruggendo piccole montagne; Hermand invece si destreggiava nel controllare vortici d’acqua spuntati apparentemente dal nulla. Lasciai il meglio per ultimo.
Deam stava sospeso a mezz’aria, concentrato teneva le mani verso il basso e ne faceva uscire correnti d’aria forti al punto da sollevarlo da terra. Nel compiere questo esercizio gli era spuntato un sorriso di soddisfazione e i capelli gli si spettinavano intorno al viso.
-Stupefacente, vero?- esclamò Bob, forte abbastanza da poterlo sentire in quel frastuono. –Più ci si esercita, più si impara a controllare i propri poteri e a svilupparli sempre di più- poi mi guardò sorridendo. –Non temere, Kevin ti insegnerà come fare-
Annuivo senza ascoltare veramente il padrone di casa, ero incantata dalla magia alla quale stavo assistendo, quindi mi ci volle un momento prima che afferrassi il senso di quelle parole.
-Che cosa?!- domandai sconvolta l’attimo dopo.
-L’ho detto con quel tono anch’io- commentò Kevin.
-Tuo padre gli ha chiesto che fosse il tuo mentore-. rimasi ad osservare quel giovane che proprio non mi andava a genio. Ecco perché era a casa mia.
-Quindi è per questo che ti sei preso il portone in faccia?- mi rivolsi a lui, schernendolo. Kevin mi fulminò con lo sguardo. Poi sospirai esasperata:-Va bene.- . Sapevo perfettamente che se mio padre voleva che le cose stessero così, non c’era niente da fare.
-Quando si comincia?- domandai, con una certa agitazione nella voce.
-Ora- esordì Kevin. Mi prese per un braccio trascinandomi in un angolo dell’arena che fosse sgombro. Mi prese alla sprovvista e strattonai via il braccio. Lui si pose di fronte me. Il suo sguardo era deciso e concentrato e i suoi occhi erano di un blu molto intenso.
-Stai attenta- disse. Confusa osservai i suoi movimenti. Dopo qualche istante piegò le braccia davanti a sé, un palmo rivolto verso l’altro, tenendole a distanza. Fissò lo sguardo su di me e il momento dopo nello spazio tra le sue mani, lentamente cominciò a formarsi una sfera di luce argentea.
Rimani affascinata da quella magia e osservavo rapita i piccoli sbuffi che, come serpentelli, entravano e uscivano dal lucente globo.
Kevin unì di colpo le mani di colpo e la sfera sparì. Scossi la testa per ridestarmi dall’ipnosi in cui ero caduta.
-Credi di poterci riuscire?- alzò un sopracciglio notando l’espressione da ebete appena comparsa sul mio viso.
-Scusa?- quasi strillai.
-Come potrei riuscirci??! Non sapevo neanche di possedere chissà quale potere fino a ieri!-.
Per me era ancora impensabile che sarei riuscita, prima o poi, anche solo a far comparire una scintilla, figuriamoci una palla di energia!
-Beh, queste sono solo le basi, dovresti sbrigarti a impararle- disse con il suo solito tono spavaldo.
Impallidii alla parola “basi”.
-E come faccio?- chiesi agitata.
Sbuffò: -Purtroppo è mio compito insegnartelo-
-Ah beh, buona fortuna- dissi sarcastica.
L’ora successiva trascorse lentamente, fui costretta a essere ripresa da Kevin in continuazione, perché non ascoltavo o perché non ero capace a fare quello che lui chiedeva.
Il fatto era che proprio non capivo il meccanismo. Mi veniva detto di concentrarmi, liberare la mente, e far fluire la mia energia fino ai palmi in modo da generare il globo di luce.
A sentirlo spiegare sembrava anche semplice, ma non sapevo da dove cominciare. Si supponeva che io possedessi questi poteri e che dovessi percepire un flusso di energia in me. Ma io non sentivo nulla! Era dannatamente frustrante!
-Tu! Fai attenzione!- Kevin fece schioccare le dita davanti ai miei occhi : mi aveva sorpresa di nuovo a non ascoltare.
-Sei troppo insofferente- risposi tranquilla. Non lo facevo apposta, ma non potevo fare a meno di sbirciare vero Deam dall’altra parte dell’arena che si esercitava. Si notava che si stava divertendo, il fresco sorriso che compariva sul suo viso era eloquente.
Kevin sbottò:-Senti, già non mi va di stare qui, cerca di imparare in fretta-.
Sbuffai vedendo l’ennesima espressione irritata comparire sul viso del ragazzo. E fui costretta a concentrarmi nuovamente su di lui.
 
 
 
  
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