Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    19/06/2011    4 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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London calling

Attesi quattro giorni prima di ricevere la mia sorpresa. Credevo si trattasse di un peluche, di un libro o addirittura di qualcosa da indossare. Di certo l'ultima cosa che pensavo era un viaggio intercontinentale.
Eppure era quello che stava accadendo: questa mattina mi aveva portato la colazione a letto e tra il fiore e il bicchiere di spremuta mi ero trovata un biglietto aereo per un volo alle nove per la sera stessa diretto a Londra.
Impiegai tutta la mattina per scegliere cosa portare nella valigia e quando questa fui pronta Robert chiamò un taxi e ci dirigemmo verso LAX.
< A cosa pensi? Sei molto silenziosa > domandò Robert mentre fissavo fuori dal finestrino il paesaggio.
< Ancora non ci credo che andremo a Londra > risposi entusiasta mentre mi voltai a guardarlo e ancora una volta rimasi incantata dalla sua bellezza: aveva un accenno di barba, che secondo me lo rendeva ancora più sexy, e i capelli erano tutti arruffati.
< Perché mi guardi così? > domandò accennando un sorriso.
< Perché sei bellissimo > ammisi senza distogliere gli occhi dal suo volto e allungai una mano per accarezzargli la guancia.
< Signor Pattinson, siamo arrivati > ci disse il tassista voltandosi verso di noi e Robert lo pagò.
Scendemmo dalla macchina, recuperammo i nostri bagagli e infine entrammo nell'aeroporto, come sempre accerchiati dai paparazzi e dalle sue fan.
Impiegammo trequarti d'ora al check-in, sia per la gente che si ammassava attorno a Robert, sia per la lentezza delle impiegate.
Una volta finito al check-in ci dirigemmo verso la sala imbarco e lì attendemmo un'ora.
< Buonasera e benvenuti all'imbarco del volo X5k09210L diretto a Londra. Inizieremo a imbarcare la prima classe > disse una hostess al microfono.
< Mitchie, andiamo > disse Robert mentre si alzava.
< Viaggeremo in prima classe? >
< Sì > rispose mentre consegnava il biglietto alla hostess, la quale lo guardò con gli occhi che le brillavano.
< Signor Pattinson, si goda il viaggio >
< La ringrazio > rispose sorridendole.
< Ehm, salve > intervenni interrompendo la conversazione e consegnandole il mio biglietto aereo.
< Salve, si goda il viaggio > disse lei sorridendomi cordialmente e quando ci incamminammo verso l'aereo tornai all'attacco.
< In prima classe, ma sei matto? Avrai sicuramente speso un patrimonio >
< Mitchie, ce la fai per una volta a dirmi grazie senza dover rompere le scatole? > chiese sbuffando.
< Grazie, Rob > risposi sorridendogli.
Ci imbarcammo in aereo e uno stuart si accompagnò nei nostri posti e prima ancora che Robert potesse sedersi gli avevo fregato il posto accanto al finestrino. Il viaggio si rivelò piacevole e rilassante, nonostante ci vollero quasi quattordici ore per arrivare. Non ero mai stata coccolata e viziata in un aereo e la cosa mi era piaciuta da matti.
Atterrammo alle undici e mezza a Heathrow a causa di un ritardo e, scontato da dire, fummo bloccati da un'orda di giornalisti davanti alla sala d'arrivo, ma Robert, senza lasciarmi la mano, li scansò fino a che non riuscimmo a raggiungere l'ingresso dell'aeroporto e a seminarli.
Una volta fuori vidi che stava piovendo ed era abbastanza freddo.
< Aspetta > disse Robert prendendo una felpa dalla sua borsa < indossa questa >
Me la porse, lo guardai con uno sguardo d'adorazione, specialmente perché con gli shorts e una maglietta a mezza manica era abbastanza freddo, e la indossai.
< Rob, c'è un taxi libero > gli dissi mentre mi incamminavo verso il taxi, ma Robert mi fermò.
< Ho il mio tassista personale >
< E poi ti arrabbi se ti prendo in giro dicendo che ti comporti da celebrità, eh? >
Robert rise e mi disse di seguirlo sotto la pioggia, finché non ci trovammo dall'altra parte della strada un ragazzo sotto ad un ombrello arancione che ci sorrideva accanto ad una Range Rover.
< Tom! > esclamò Robert correndogli incontro e abbracciandolo.
< Amico, ben tornato a Londra >
< Finalmente > rispose il mio ragazzo entusiasta < mi ci voleva una bella vacanza. Tu fino a quando? >
< Parto tra due settimane per Sydney >
< Nuovo film? >
< Esatto! E devi vedere chi è la mia coprotagonista… >
< Perché non ne parliamo in un posto caldo, tipo la tua bella macchina? > domandai da sotto il mio gigantesco cappuccio.
< Buona idea. Immagino che tu sia Michelle > disse mentre mi offriva la sua mano e gliela strinsi sorridendo.
< Immagini bene. È un piacere conoscerti >
< Vai in macchina > mi disse Robert, aprendomi lo sportello.
< E i bagagli? >

< Ci pensiamo noi > rispose Tom mentre mi sfilava di mano la mia valigia.

< Okay, grazie >

Entrai dentro la macchina e mi tolsi il cappuccio. Era ancora caldo lì dentro e si stava benissimo. Pochi secondi dopo Robert mi raggiunse e si sedette accanto a me, prendendomi tra le sue braccia.
< Ti sei scaldata? >
< Sì, un po' > risposi sorridendo mentre mi appoggiavo al suo petto.
< Siamo pronti per partire? >
< Sì > ribatté Robert.
< Allora, Michelle… >
< Dimmi tutto, caro Tom > risposi e scoppiammo tutti a ridere.
< È simpatica, mi piace! E tu che facevi il filo a quella musona >
< Tom… >
< Va bene, tasto dolente >
< Visto che non sono l'unica a dire che la Stewart è una musona? > feci presente a Robert, intromettendomi nel loro discorso.
< Sì, ma è inutile parlarne con voi > ribatté.
< E perché? > chiese Tom.
< Non la sopportate >
Mi allontanai dalle sue braccia e mi misi in mezzo ai sedili anteriori per poter parlare anche con Tom.
< Io non la sopporto perché ha tentato di fregarmi il fidanzato…qual'è la tua scusa, Tom? >
< Ci stiamo antipatici reciprocamente > disse fermandosi al semaforo < Michelle, a proposito, chi era il ragazzo sul quale ti sei strusciata per parte della serata al McGowen? >
< Edward? È stata la mia prima cotta >
< Lo sai che Robert era talmente geloso che voleva venire da voi e spaccargli la faccia? >
< Beh, ben gli sta > ribattei guardando Robert con superiorità < così ha imparato cosa provavo io quando lo vedevo insieme alla musona >
< Sei perfida, lo sai? Mi prometti di avvisarmi quando ti stancherai di Rob? >
< Tom, se ci provi con lei ti spezzo le gambe! > intervenne Robert lanciando un'occhiataccia al suo amico.
< Certo, dopo mi lasci il tuo numero > risposi ridendo e Robert mi pizzicò il fianco.
< Tu non ci proverai con lei > disse guardando l'amico < e tu > continuò rivolto a me < non mi lascerai, sono stato chiaro? >
< Sì, signore! > rispondemmo Tom ed io all'unisono e ci mettemmo a ridere.
Tornai tra le braccia di Robert e gli accarezzai una guancia, sorridendogli amorevolmente.
< Michelle, sei mai stata a Londra? > chiese Tom mentre mi guardava dallo specchietto.
< Sì, ci sono stata una volta con Jenny >
< Jenny, Jenny, Jenny…è la ragazza che era con te l'altra sera? >
< Proprio lei >
< È carina! Me la presenti? >
< Anche lei è impegnata, Tom > gli disse Robert ridendo < cercati una ragazza che non abbia un fidanzato pronto a spaccarti la testa >
Risi e diedi il cinque a Robert.
< Merda! > esclamai pochi secondi dopo.
< Cosa è successo? > chiese Robert posandomi una mano sulla schiena.
< Jenny! >
< Cosa ha fatto? >
< Non l'ho avvisata del viaggio, quindi lei sarà venuta a prendermi a casa, senza trovarmi dentro >
Estrassi il cellulare dalla mia borsa, lo accesi e dopo aver aspettato che si fosse caricato ricevetti una valanga di messaggi che si alternavano tra messaggi del mio operatore che diceva che Jenny mi aveva cercato e messaggi minatori di Jenny.
Guardai l'orario e dal momento che in America era già giorno la chiamai.
< Dove diavolo ti sei cacciata? > rispose urlando dopo il quarto squillo.
< Jenny, mi dispiace, ma… >
< Ti dispiace? > tuonò < Sono rimasta praticamente un'ora davanti a casa tua ad aspettarti e a suonare il campanello, non ho trovato le chiavi di scorta e sono arrivata tardi in classe. Ti ho chiamata un sacco di volte e non mi hai mai risposto. Hai idea di quanto mi sia preoccupata? >
Abbassai la testa e mi sentii un verme.
< Jenny, davvero, scusami >
< Dove sei? >
< Ehm…Robert mi ha portata a Londra >
< Robert mi ha portata a Londra > disse facendomi il verso < divertiti, fai tante foto, comprami qualcosa che mi desista dal farti fuori e preparati ad una sfuriata colossale al tuo ritorno >
< Va bene > risposi sorridendo < ti voglio bene >
< Questo non basta, brutta stronza > replicò < e vedi di portarmi qualcosa di molto grande, di gigantesco! Devi farti perdonare >
< Cercherò qualcosa >
< Ti conviene trovarla. Ti voglio bene >
Sorrisi e riposi il cellulare nella borsa.
< Era parecchio incazzata > disse Robert mentre mi accarezzava una guancia.
< Oh, fidati, questo non è niente > ribattei < ha promesso di uccidermi se non le porto qualcosa di gigantesco >
< Ci daremo da fare, allora. Immagino che tu non abbia avvisato nemmeno Bianca >
< E non intendo nemmeno farlo > replicai incrociando le braccia < non ci siamo sentite per niente da quando è partita per la Florida con Mike, non credo le interessi sapere che sono qui >
< È tua madre > disse sospirando.
< Non giocare questa carta, lei è tutto fuorché una madre >
< Stai zitta e chiamala >
< Vi divertite proprio a darmi degli ordini, vero? > sbottai e lo vidi ghignare.
Ripescai il cellulare dalla borsa, composi il numero di Bianca e la chiamai. Il telefono squillò svariate volte, finché non si attaccò la segreteria.
<
Questa è la segreteria di Bianca Waldorf. Lasciate un messaggio e vi richiamerò il prima possibile >
< Mamma, sono io, Michelle. Robert mi ha portato per qualche giorno a Londra. Tornerò presto e…beh, chiamami quando senti questo messaggio se ti va >
Dopo aver spinto il tasto rosso e messo via il cellulare per l'ennesima volta mi sistemai meglio tra le braccia di Robert e mi addormentai, cullata dal battito del suo cuore, risvegliandomi diverse ore dopo in un letto che non aveva niente a che vedere con il mio. Mi ci volle una manciata una di secondi prima di capire dove mi trovassi e il perché, poi mi misi a sedere e mi guardai intorno: la stanza non era molto arredata, ma nonostante ciò aveva un non so che di rilassante e vissuto. Sul comodino alla mia destra vi era una foto di Robert e la sua famiglia, inclusa Patty, che stava tra le braccia di Robert. La presi tra le mani e la guardai con più attenzione: Robert avrà avuto all'incirca diciannove anni ed era sorridente come non mai, faceva una grande tenerezza.
Posai la fotografia e uscii dalla camera da letto, incamminandomi verso la stanza dove sentivo le voci di Robert, Tom e di una voce femminile.
< Insomma, Susy, ho detto di no. Non insistere > disse Tom.
< Okay, allora lo chiederò a Robert > la sentii ribattere.
< A me non dispiace come idea >
< Che cosa non è male? > domandai entrando dentro la stanza e Robert, Tom e questa ragazza, Susy, si voltarono a guardarmi.
< Susy, la cugina di Tom, ci ha proposto di andare a fare una serata nel suo locale >
< Piacere > disse la ragazza alzandosi in piedi e porgendomi la mano.
< Ciao, sono Michelle > risposi cordialmente e la squadrai un attimo: era una bella ragazza, bionda e alta quasi quanto Robert < quando dovreste suonare? > domandai curiosa.
< Domani sera > rispose Susy sorridendomi.
< E cosa avete intenzione di fare? > chiesi mentre prendevo posto sulla sedia accanto a Robert.
< Coraggio, amico, suoniamo insieme come ai vecchi tempi! >
< Va bene, avete vinto. Ci sarò > rispose alzandosi dalla sedia e dopo aver preso una tazzina e avervi messo dentro del caffè me la porse.
< Bravo il mio cuginetto! > esclamò mentre si avvicinava ad abbracciarlo < okay, ora scappo a prendere la mia bambina dall'asilo. Ci vediamo domani sera. Ciao, ragazzi! È stato un piacere, Michelle >
< Sì, lo stesso per me. A domani > risposi sorridendole.
Susy ci sorrise e poi se ne andò.
< Perché non volevi andare? > domandò Robert dopo che Tom fu tornato da noi.
< Perché mi scoccia che venga a fare la cugina amichevole quando le è più comodo > ribatté mentre si versava altro caffè < quando la porterai a conoscere i tuoi genitori? >
< Domani a pranzo >
< Tu cosa? > chiesi voltandomi verso di lui.
< Non gliel'hai detto? > chiese Tom ridendo.
< Credevo fosse scontato > rispose giustificandosi.
< No, se non lo dici > ribattei scioccata.
< Michelle, devi stare tranquilla > intervenne Tom posandomi una mano sulla spalla < i suoi genitori sono degli zuccherini, è alle sue sorelle che devi fare attenzione. Loro sono perfide >
< Perfide? > domandai deglutendo.
< Ma solo con te, Tom > ribatté Robert ridendo < tranquilla, Mitchie, piacerai a tutti. E poi l'importante è che tu piaccia a me >
< Hey! > intervenne Tom.
< E a Tom, ovviamente >
Incominciai a ridere e mi appoggiai a Robert, il quale fu ben contento di accogliermi tra le sue braccia.
< Piccioncini vado a fare la spesa, non distruggetemi la casa > ci disse Tom ridendo < ci vediamo più tardi. Avete qualche preferenza? >
< Cucino io questa sera, va bene? > chiesi sorridendo.
< Benissimo, entrambi siamo negati a cucinare >
< E quando sei da solo come fai? >
< Fast food, esattamente come il tuo fidanzato > rispose sorridendo < a più tardi! >
< Cosa facciamo? > chiesi quando restammo soli.
Robert guardò l'orologio, che segnava le sei e un quarto di sera, e infine tornò a guardarmi.
< Vuoi visitare Londra? >
Sgranai gli occhi e lo guardai con una faccia da cane bastonato.
< No, ti prego. Sono stanca e non sono psicologicamente preparata a fare un giro di istruzione >
< Sei psicologicamente preparata per fare un po' di shopping? >
< Mmm… > mugugnai contrariata.
< Prometto di non portarti in boutique costose >
< Va bene, andata > risposi ridendo.
Tornai in camera e tirai fuori un abbigliamento più adatto alla pioggia.
< Esci così? > domandò Robert quando entrò in camera.
< E come dovrei uscire, secondo te? >
< Lo sai che ha smesso di piovere, vero? >
< No, ovviamente. Altrimenti non mi sarei conciata in questo modo > risposi mentre mi sfilavo il maglione di lana che avevo appena indossato.
Presi dalla valigia una maglietta di cotone a collo alto e una giacca, poi aspettai che Robert fosse pronto per uscire.
< Pronta per dello shopping sfrenato? >
< Pronto a prosciugare la carta di Bianca? > domandai maligna mente tiravo fuori la carta di credito di mia madre.
< Sei proprio identica a Blair Waldorf > rispose con un ghigno.
< Non ti ci mettere pure tu > ribattei stizzita.
< Hey, ho trovato un bel modo per farti arrabbiare! > esclamò ridacchiando, ma non mi unii alla sua risata < Accidenti, come sei permalosa… >
Con uno scatto corse verso di me e mi spinse sul letto, per poi sedersi sopra di me e farmi il solletico.
< No, lasciami! > urlai tra le risate.
< La smetti di fare la permalosa? >
< Va bene! > esclamai per farlo smettere < Tu la smetterai di farmi il solletico? > domandai ansante.
< Sì > rispose mentre mi spingeva verso il materasso < ma prima… >
< Prima? >
Non continuò la sua frase ma mi sorrise ghignando e mi baciò. Risposi al suo bacio e in breve tempo le nostre maglie finirono sul pavimento.
< Non sono più di tanto sicuro di volerti mandare fuori >
< Sì, ma forse è meglio andare > dissi tentando di divincolarmi.
< Ho fatto qualcosa? > domandò preoccupato.
< Tu no, lui sì > ribattei indicando Tom sul ciglio della porta.
< Stavate per fare sesso? > domandò.
< Che ci fai qui? > chiese Robert sorpreso, mentre io mi rinfilavo la maglietta.
< Io ci abito >
< No, zuccone, io intendevo davanti alla porta della mia stanza >
< Se volevi fare sesso con Michelle ti bastava chiudere la porta. Io sono tornato a prendere il portafogli e volevo chiedervi di venire con me, ma a quanto pare avete altri programmi in mente > rispose sghignazzando < Mitchie, convinci il tuo fidanzato a lasciarti in pace e a venire a fare la spesa? >
< Primo > intervenne Robert mentre lanciava uno sguardo di fuoco a Tom < solo io posso chiamarla
Mitchie > disse mentre si infilava il giubbotto < e secondo… >
< E per fortuna che non eri geloso di Tom! > intervenni interrompendolo < Robert mi aveva proposto di fare shopping, ma non è male l'idea di venire con te a fare la spesa. Così posso prendere roba salutare. Dacci un paio di minuti >
< Va bene > disse sorridendo e ci lasciò soli.
< Okay > sussurrai mentre chiudevo la porta < parliamo. Perché sei geloso di Tom? >
< Non sono geloso di Tom > ribatté sbuffando < è solo che odio sentire gli altri che ti chiamano Mitchie. Io ho inventato quel soprannome >
Sorrisi e lo abbracciai.
< Piccioncini? > ci chiamò Tom dalla sala.
< Arriviamo! > rispose Robert scrollando la testa.
Uscimmo da casa e imboccai la fermata della metro vicina, ma Robert e Tom mi guardarono male.
< Non credo sia molto sicura, per noi due > disse Tom indicandosi e indicando Robert.
< Allora voi prendete il taxi, io la metro >
< Non si può, potrebbe succederti qualcosa >
< Non portare sfiga, Tom! > esclamai mentre gli tiravo una pacca sulla spalla.
< Scherzi? Potrebbero rapirti solo per il tuo cognome e chiedere il riscatto all'ideatore di Gossip Girl che, non conoscendoti, ti lascerebbe nelle loro mani. Così tu non rivedrai più la libertà e sarai costretta a fare loro da schiava, nutrendoti a pane ed acqua, fino a che il tuo corpo non sarà stanco… >
< E alla fine morirò >
< Esatto > asserì Tom < ma tu non sai quello che è peggio >
< Illuminami, ti prego > risposi ridendo.
< Dovrò sopportare quella lagna del tuo ragazzo fino alla fine dei miei giorni >
Abbandonai il mio desiderio di usare la metro e tornai davanti a loro due.
< E poi il supermercato è lì > disse Robert indicandomelo.
Lo guardai malissimo e dopo averlo preso per mano andammo a fare la spesa.
Non appena ritornammo a casa mi catapultai in cucina a preparare, mentre i due uomini sfaticati si erano sistemati davanti alla televisione con un paio di bottiglie di birra in mano.
Misi la pentola sul fuoco, preparai la tovaglia, tagliai le verdure a dadi e le misi a cuocere in una padella antiaderente e quando fu tutto pronto li chiamai a tavola.
< Michelle, sei ufficialmente la nostra cuoca > disse Tom sorridendogli e lo ringraziai.
Dopo cena spedii i due uomini a vedere la televisione mentre io lavai i piatti, dal momento che la lavastoviglie era fuori uso. A lavoro ultimato diedi una passata alla cucina e, sbadigliando, raggiunsi gli altri.
< Ragazzi, io vado a dormire. Buonanotte >
< Vai già? > domandò Robert mentre si voltava per guadarmi.
< Non vuoi vedere qualcosa con noi? >
< Sono stanca morta e domani sarà una giornata impegnativa >
< Giusta osservazione. Buonanotte, Michelle, a domani >
< Ciao, Tom > risposi mentre mi avvicinavo per abbracciarlo.
< Sogni d'oro, Rob >
< Buonanotte, Mitchie > rispose mentre mi baciava una tempia < non tardo molto >
< Tranquillo, vieni a dormire quando vuoi > risposi sorridendo.
< Che brava che sei, Michelle. Sei una delle poche ragazze che non rompe le scatole >
< La verità, Tom, è che mi comporto così perché voglio fare bella figura con te >
Risi e li salutai con un cenno di mano, poi girai i tacchi e andai in camera, buttandomi nel letto subito e addormentandomi poco dopo.
< Sei sveglia? > sussurrò una voce al mio orecchio.
< Ora sì > ribattei contrariata.
< Scusa, volevo darti la buonanotte…di nuovo >
< Che ore sono? >
< Quasi le quattro >
< Avete fatto una bella chiacchierata >
< Abbiamo recuperato il tempo perso >
< Bravi > dissi mentre mi giravo per guardarlo.
< Domani ricordami di darti un pacco >
< Che pacco? >
< Una sciocchezza che ti ho comprato >
< Cosa mi hai comprato? >
< Non te lo dico. Credi di poter resistere fino a domani? >
Annuii con la testa, mi sistemai nel suo abbraccio e tornai a dormire.


Seriamente, ora devo mettermi a studiare, non posso fallire il mio esame di maturità!
Ma è più forte di me…sono troppo stanca!
Ad ogni modo sarò breve: voglio ringraziarvi perché vi fermate a leggere i miei capitoli e anche a chi lo commenta (mi scaldate il cuore, ragazze).
Al prossimo aggiornamento!
Giulls

P.S. Ho copiato il titolo del mio capitolo dalla meravigliosa London Calling dei The Clash. Orsù, aprite la pagina di You Tube e ascoltatela, merita davvero!

   
 
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