London calling
Attesi
quattro giorni prima di ricevere la mia sorpresa. Credevo si
trattasse di un peluche, di un libro o addirittura di qualcosa da
indossare. Di certo l'ultima cosa che pensavo era un viaggio
intercontinentale.
Eppure era
quello che stava accadendo: questa mattina mi aveva portato la
colazione a letto e tra il fiore e il bicchiere di spremuta mi ero
trovata un biglietto aereo per un volo alle nove per la sera stessa
diretto a Londra.
Impiegai
tutta la mattina per scegliere cosa portare nella valigia e quando
questa fui pronta Robert chiamò un taxi e ci dirigemmo verso
LAX.
< A cosa
pensi? Sei molto silenziosa > domandò Robert mentre
fissavo fuori
dal finestrino il paesaggio.
< Ancora
non ci credo che andremo a Londra > risposi entusiasta mentre mi
voltai a guardarlo e ancora una volta rimasi incantata dalla sua
bellezza: aveva un accenno di barba, che secondo me lo rendeva ancora
più sexy, e i capelli erano tutti arruffati.
< Perché
mi guardi così? > domandò accennando un
sorriso.
< Perché
sei bellissimo > ammisi senza distogliere gli occhi dal suo
volto
e allungai una mano per accarezzargli la guancia.
< Signor
Pattinson, siamo arrivati > ci disse il tassista voltandosi
verso
di noi e Robert lo pagò.
Scendemmo
dalla macchina, recuperammo i nostri bagagli e infine entrammo
nell'aeroporto, come sempre accerchiati dai paparazzi e dalle sue
fan.
Impiegammo
trequarti d'ora al check-in, sia per la gente che si ammassava
attorno a Robert, sia per la lentezza delle impiegate.
Una volta
finito al check-in ci dirigemmo verso la sala imbarco e lì
attendemmo un'ora.
<
Buonasera e benvenuti all'imbarco del volo X5k09210L diretto a
Londra. Inizieremo a imbarcare la prima classe > disse una
hostess
al microfono.
<
Mitchie, andiamo > disse Robert mentre si alzava.
<
Viaggeremo in prima classe? >
< Sì >
rispose mentre consegnava il biglietto alla hostess, la quale lo
guardò con gli occhi che le brillavano.
< Signor
Pattinson, si goda il viaggio >
< La
ringrazio > rispose sorridendole.
< Ehm,
salve > intervenni interrompendo la conversazione e
consegnandole
il mio biglietto aereo.
< Salve,
si goda il viaggio > disse lei sorridendomi cordialmente e
quando
ci incamminammo verso l'aereo tornai all'attacco.
< In
prima classe, ma sei matto? Avrai sicuramente speso un patrimonio
>
<
Mitchie, ce la fai per una volta a dirmi grazie senza dover rompere
le scatole? > chiese sbuffando.
<
Grazie, Rob > risposi sorridendogli.
Ci
imbarcammo in aereo e uno stuart si accompagnò nei nostri
posti e
prima ancora che Robert potesse sedersi gli avevo fregato il posto
accanto al finestrino. Il viaggio si rivelò piacevole e
rilassante,
nonostante ci vollero quasi quattordici ore per arrivare. Non ero mai
stata coccolata e viziata in un aereo e la cosa mi era piaciuta da
matti.
Atterrammo
alle undici e mezza a Heathrow a causa di un ritardo e, scontato da
dire, fummo bloccati da un'orda di giornalisti davanti alla sala
d'arrivo, ma Robert, senza lasciarmi la mano, li scansò fino
a che
non riuscimmo a raggiungere l'ingresso dell'aeroporto e a seminarli.
Una volta
fuori vidi che stava piovendo ed era abbastanza freddo.
<
Aspetta > disse Robert prendendo una felpa dalla sua borsa
<
indossa questa >
Me la
porse, lo guardai con uno sguardo d'adorazione, specialmente
perché
con gli shorts e una maglietta a mezza manica era abbastanza freddo,
e la indossai.
< Rob,
c'è un taxi libero > gli dissi mentre mi incamminavo
verso il
taxi, ma Robert mi fermò.
< Ho il
mio tassista personale >
< E poi
ti arrabbi se ti prendo in giro dicendo che ti comporti da
celebrità,
eh? >
Robert rise
e mi disse di seguirlo sotto la pioggia, finché non ci
trovammo
dall'altra parte della strada un ragazzo sotto ad un ombrello
arancione che ci sorrideva accanto ad una Range Rover.
< Tom! >
esclamò Robert correndogli incontro e abbracciandolo.
< Amico,
ben tornato a Londra >
<
Finalmente > rispose il mio ragazzo entusiasta < mi ci
voleva
una bella vacanza. Tu fino a quando? >
< Parto
tra due settimane per Sydney >
< Nuovo
film? >
<
Esatto! E devi vedere chi è la mia
coprotagonista… >
< Perché
non ne parliamo in un posto caldo, tipo la tua bella macchina? >
domandai da sotto il mio gigantesco cappuccio.
< Buona
idea. Immagino che tu sia Michelle > disse mentre mi offriva la
sua mano e gliela strinsi sorridendo.
<
Immagini bene. È un piacere conoscerti >
< Vai in
macchina > mi disse Robert, aprendomi lo sportello.
< E i
bagagli? >
< Ci pensiamo noi > rispose Tom mentre mi sfilava di mano la mia valigia.
< Okay, grazie >
Entrai
dentro la macchina e mi tolsi il cappuccio. Era ancora caldo
lì
dentro e si stava benissimo. Pochi secondi dopo Robert mi raggiunse e
si sedette accanto a me, prendendomi tra le sue braccia.
< Ti sei
scaldata? >
< Sì,
un po' > risposi sorridendo mentre mi appoggiavo al suo petto.
< Siamo
pronti per partire? >
< Sì >
ribatté Robert.
<
Allora, Michelle… >
< Dimmi
tutto, caro Tom > risposi e scoppiammo tutti a ridere.
< È
simpatica, mi piace! E tu che facevi il filo a quella musona >
< Tom…
>
< Va
bene, tasto dolente >
< Visto
che non sono l'unica a dire che la Stewart è una musona?
> feci
presente a Robert, intromettendomi nel loro discorso.
< Sì,
ma è inutile parlarne con voi > ribatté.
< E
perché? > chiese Tom.
< Non la
sopportate >
Mi
allontanai dalle sue braccia e mi misi in mezzo ai sedili anteriori
per poter parlare anche con Tom.
< Io non
la sopporto perché ha tentato di fregarmi il
fidanzato…qual'è la
tua scusa, Tom? >
< Ci
stiamo antipatici reciprocamente > disse fermandosi al semaforo
<
Michelle, a proposito, chi era il ragazzo sul quale ti sei strusciata
per parte della serata al McGowen? >
<
Edward? È stata la mia prima cotta >
< Lo sai
che Robert era talmente geloso che voleva venire da voi e spaccargli
la faccia? >
< Beh,
ben gli sta > ribattei guardando Robert con
superiorità < così
ha imparato cosa provavo io quando lo vedevo insieme alla musona
>
< Sei
perfida, lo sai? Mi prometti di avvisarmi quando ti stancherai di
Rob? >
< Tom,
se ci provi con lei ti spezzo le gambe! > intervenne Robert
lanciando un'occhiataccia al suo amico.
< Certo,
dopo mi lasci il tuo numero > risposi ridendo e Robert mi
pizzicò
il fianco.
< Tu non
ci proverai con lei > disse guardando l'amico < e tu
>
continuò rivolto a me < non mi lascerai, sono stato
chiaro? >
< Sì,
signore! > rispondemmo Tom ed io all'unisono e ci mettemmo a
ridere.
Tornai tra
le braccia di Robert e gli accarezzai una guancia, sorridendogli
amorevolmente.
<
Michelle, sei mai stata a Londra? > chiese Tom mentre mi
guardava
dallo specchietto.
< Sì,
ci sono stata una volta con Jenny >
< Jenny,
Jenny, Jenny…è la ragazza che era con te l'altra
sera? >
<
Proprio lei >
< È
carina! Me la presenti? >
< Anche
lei è impegnata, Tom > gli disse Robert ridendo
< cercati una
ragazza che non abbia un fidanzato pronto a spaccarti la testa >
Risi e
diedi il cinque a Robert.
< Merda!
> esclamai pochi secondi dopo.
< Cosa è
successo? > chiese Robert posandomi una mano sulla schiena.
< Jenny!
>
< Cosa
ha fatto? >
< Non
l'ho avvisata del viaggio, quindi lei sarà venuta a
prendermi a
casa, senza trovarmi dentro >
Estrassi il
cellulare dalla mia borsa, lo accesi e dopo aver aspettato che si
fosse caricato ricevetti una valanga di messaggi che si alternavano
tra messaggi del mio operatore che diceva che Jenny mi aveva cercato
e messaggi minatori di Jenny.
Guardai
l'orario e dal momento che in America era già giorno la
chiamai.
< Dove
diavolo ti sei cacciata? > rispose urlando dopo il quarto
squillo.
< Jenny,
mi dispiace, ma… >
< Ti
dispiace? > tuonò < Sono rimasta praticamente
un'ora davanti a
casa tua ad aspettarti e a suonare il campanello, non ho trovato le
chiavi di scorta e sono arrivata tardi in classe. Ti ho chiamata un
sacco di volte e non mi hai mai risposto. Hai idea di quanto mi sia
preoccupata? >
Abbassai la
testa e mi sentii un verme.
< Jenny,
davvero, scusami >
< Dove
sei? >
<
Ehm…Robert mi ha portata a Londra >
< Robert
mi ha portata a Londra > disse facendomi il verso <
divertiti,
fai tante foto, comprami qualcosa che mi desista dal farti fuori e
preparati ad una sfuriata colossale al tuo ritorno >
< Va
bene > risposi sorridendo < ti voglio bene >
< Questo
non basta, brutta stronza > replicò < e vedi
di portarmi
qualcosa di molto grande, di gigantesco! Devi farti perdonare >
<
Cercherò qualcosa >
< Ti
conviene trovarla. Ti voglio bene >
Sorrisi e
riposi il cellulare nella borsa.
< Era
parecchio incazzata > disse Robert mentre mi accarezzava una
guancia.
< Oh,
fidati, questo non è niente > ribattei < ha
promesso di
uccidermi se non le porto qualcosa di gigantesco >
< Ci
daremo da fare, allora. Immagino che tu non abbia avvisato nemmeno
Bianca >
< E non
intendo nemmeno farlo > replicai incrociando le braccia <
non
ci siamo sentite per niente da quando è partita per la
Florida con
Mike, non credo le interessi sapere che sono qui >
< È tua
madre > disse sospirando.
< Non
giocare questa carta, lei è tutto fuorché una
madre >
< Stai
zitta e chiamala >
< Vi
divertite proprio a darmi degli ordini, vero? > sbottai e lo
vidi
ghignare.
Ripescai il
cellulare dalla borsa, composi il numero di Bianca e la chiamai. Il
telefono squillò svariate volte, finché non si
attaccò la
segreteria.
< Questa
è la segreteria di Bianca Waldorf. Lasciate un messaggio e
vi
richiamerò il prima possibile
>
< Mamma,
sono io, Michelle. Robert mi ha portato per qualche giorno a Londra.
Tornerò presto e…beh, chiamami quando senti
questo messaggio se ti
va >
Dopo aver
spinto il tasto rosso e messo via il cellulare per l'ennesima volta
mi sistemai meglio tra le braccia di Robert e mi addormentai, cullata
dal battito del suo cuore, risvegliandomi diverse ore dopo in un
letto che non aveva niente a che vedere con il mio. Mi ci volle una
manciata una di secondi prima di capire dove mi trovassi e il
perché,
poi mi misi a sedere e mi guardai intorno: la stanza non era molto
arredata, ma nonostante ciò aveva un non so che di
rilassante e
vissuto. Sul comodino alla mia destra vi era una foto di Robert e la
sua famiglia, inclusa Patty, che stava tra le braccia di Robert. La
presi tra le mani e la guardai con più attenzione: Robert
avrà
avuto all'incirca diciannove anni ed era sorridente come non mai,
faceva una grande tenerezza.
Posai la
fotografia e uscii dalla camera da letto, incamminandomi verso la
stanza dove sentivo le voci di Robert, Tom e di una voce femminile.
<
Insomma, Susy, ho detto di no. Non insistere > disse Tom.
< Okay,
allora lo chiederò a Robert > la sentii ribattere.
< A me
non dispiace come idea >
< Che
cosa non è male? > domandai entrando dentro la stanza
e Robert,
Tom e questa ragazza, Susy, si voltarono a guardarmi.
< Susy,
la cugina di Tom, ci ha proposto di andare a fare una serata nel suo
locale >
<
Piacere > disse la ragazza alzandosi in piedi e porgendomi la
mano.
< Ciao,
sono Michelle > risposi cordialmente e la squadrai un attimo:
era
una bella ragazza, bionda e alta quasi quanto Robert < quando
dovreste suonare? > domandai curiosa.
< Domani
sera > rispose Susy sorridendomi.
< E cosa
avete intenzione di fare? > chiesi mentre prendevo posto sulla
sedia accanto a Robert.
<
Coraggio, amico, suoniamo insieme come ai vecchi tempi! >
< Va
bene, avete vinto. Ci sarò > rispose alzandosi dalla
sedia e dopo
aver preso una tazzina e avervi messo dentro del caffè me la
porse.
< Bravo
il mio cuginetto! > esclamò mentre si avvicinava ad
abbracciarlo
< okay, ora scappo a prendere la mia bambina dall'asilo. Ci
vediamo domani sera. Ciao, ragazzi! È stato un piacere,
Michelle >
< Sì,
lo stesso per me. A domani > risposi sorridendole.
Susy ci
sorrise e poi se ne andò.
< Perché
non volevi andare? > domandò Robert dopo che Tom fu
tornato da
noi.
< Perché
mi scoccia che venga a fare la cugina amichevole quando le è
più
comodo > ribatté mentre si versava altro
caffè < quando la
porterai a conoscere i tuoi genitori? >
< Domani
a pranzo >
< Tu
cosa? > chiesi voltandomi verso di lui.
< Non
gliel'hai detto? > chiese Tom ridendo.
<
Credevo fosse scontato > rispose giustificandosi.
< No, se
non lo dici > ribattei scioccata.
<
Michelle, devi stare tranquilla > intervenne Tom posandomi una
mano sulla spalla < i suoi genitori sono degli zuccherini,
è alle
sue sorelle che devi fare attenzione. Loro sono perfide >
<
Perfide? > domandai deglutendo.
< Ma
solo con te, Tom > ribatté Robert ridendo <
tranquilla,
Mitchie, piacerai a tutti. E poi l'importante è che tu
piaccia a me
>
< Hey! >
intervenne Tom.
< E a
Tom, ovviamente >
Incominciai
a ridere e mi appoggiai a Robert, il quale fu ben contento di
accogliermi tra le sue braccia.
<
Piccioncini vado a fare la spesa, non distruggetemi la casa > ci
disse Tom ridendo < ci vediamo più tardi. Avete
qualche
preferenza? >
< Cucino
io questa sera, va bene? > chiesi sorridendo.
<
Benissimo, entrambi siamo negati a cucinare >
< E
quando sei da solo come fai? >
< Fast
food, esattamente come il tuo fidanzato > rispose sorridendo
<
a più tardi! >
< Cosa
facciamo? > chiesi quando restammo soli.
Robert
guardò l'orologio, che segnava le sei e un quarto di sera, e
infine
tornò a guardarmi.
< Vuoi
visitare Londra? >
Sgranai gli
occhi e lo guardai con una faccia da cane bastonato.
< No, ti
prego. Sono stanca e non sono psicologicamente preparata a fare un
giro di istruzione >
< Sei
psicologicamente preparata per fare un po' di shopping? >
< Mmm…
> mugugnai contrariata.
<
Prometto di non portarti in boutique costose >
< Va
bene, andata > risposi ridendo.
Tornai in
camera e tirai fuori un abbigliamento più adatto alla
pioggia.
< Esci
così? > domandò Robert quando
entrò in camera.
< E come
dovrei uscire, secondo te? >
< Lo sai
che ha smesso di piovere, vero? >
< No,
ovviamente. Altrimenti non mi sarei conciata in questo modo >
risposi mentre mi sfilavo il maglione di lana che avevo appena
indossato.
Presi dalla
valigia una maglietta di cotone a collo alto e una giacca, poi
aspettai che Robert fosse pronto per uscire.
< Pronta
per dello shopping sfrenato? >
< Pronto
a prosciugare la carta di Bianca? > domandai maligna mente
tiravo
fuori la carta di credito di mia madre.
< Sei
proprio identica a Blair Waldorf > rispose con un ghigno.
< Non ti
ci mettere pure tu > ribattei stizzita.
< Hey,
ho trovato un bel modo per farti arrabbiare! >
esclamò
ridacchiando, ma non mi unii alla sua risata < Accidenti, come
sei
permalosa… >
Con uno
scatto corse verso di me e mi spinse sul letto, per poi sedersi sopra
di me e farmi il solletico.
< No,
lasciami! > urlai tra le risate.
< La
smetti di fare la permalosa? >
< Va
bene! > esclamai per farlo smettere < Tu la smetterai di
farmi
il solletico? > domandai ansante.
< Sì >
rispose mentre mi spingeva verso il materasso < ma
prima… >
< Prima?
>
Non
continuò la sua frase ma mi sorrise ghignando e mi
baciò. Risposi
al suo bacio e in breve tempo le nostre maglie finirono sul
pavimento.
< Non
sono più di tanto sicuro di volerti mandare fuori >
< Sì,
ma forse è meglio andare > dissi tentando di
divincolarmi.
< Ho
fatto qualcosa? > domandò preoccupato.
< Tu no,
lui sì > ribattei indicando Tom sul ciglio della
porta.
<
Stavate per fare sesso? > domandò.
< Che ci
fai qui? > chiese Robert sorpreso, mentre io mi rinfilavo la
maglietta.
< Io ci
abito >
< No,
zuccone, io intendevo davanti alla porta della mia stanza >
< Se
volevi fare sesso con Michelle ti bastava chiudere la porta. Io sono
tornato a prendere il portafogli e volevo chiedervi di venire con me,
ma a quanto pare avete altri programmi in mente > rispose
sghignazzando < Mitchie, convinci il tuo fidanzato a lasciarti
in
pace e a venire a fare la spesa? >
< Primo
> intervenne Robert mentre lanciava uno sguardo di fuoco a Tom
<
solo io posso chiamarla Mitchie
> disse mentre si infilava il giubbotto < e
secondo… >
< E per
fortuna che non eri geloso di Tom! > intervenni interrompendolo
<
Robert mi aveva proposto di fare shopping, ma non è male
l'idea di
venire con te a fare la spesa. Così posso prendere roba
salutare.
Dacci un paio di minuti >
< Va
bene > disse sorridendo e ci lasciò soli.
< Okay >
sussurrai mentre chiudevo la porta < parliamo. Perché
sei geloso
di Tom? >
< Non
sono geloso di Tom > ribatté sbuffando <
è solo che odio
sentire gli altri che ti chiamano Mitchie. Io ho inventato quel
soprannome >
Sorrisi e
lo abbracciai.
<
Piccioncini? > ci chiamò Tom dalla sala.
<
Arriviamo! > rispose Robert scrollando la testa.
Uscimmo da
casa e imboccai la fermata della metro vicina, ma Robert e Tom mi
guardarono male.
< Non
credo sia molto sicura, per noi due > disse Tom indicandosi e
indicando Robert.
< Allora
voi prendete il taxi, io la metro >
< Non si
può, potrebbe succederti qualcosa >
< Non
portare sfiga, Tom! > esclamai mentre gli tiravo una pacca sulla
spalla.
<
Scherzi? Potrebbero rapirti solo per il tuo cognome e chiedere il
riscatto all'ideatore di Gossip Girl che, non conoscendoti, ti
lascerebbe nelle loro mani. Così tu non rivedrai
più la libertà e
sarai costretta a fare loro da schiava, nutrendoti a pane ed acqua,
fino a che il tuo corpo non sarà stanco… >
< E alla
fine morirò >
< Esatto
> asserì Tom < ma tu non sai quello che
è peggio >
<
Illuminami, ti prego > risposi ridendo.
< Dovrò
sopportare quella lagna del tuo ragazzo fino alla fine dei miei
giorni >
Abbandonai
il mio desiderio di usare la metro e tornai davanti a loro due.
< E poi
il supermercato è lì > disse Robert
indicandomelo.
Lo guardai
malissimo e dopo averlo preso per mano andammo a fare la spesa.
Non appena
ritornammo a casa mi catapultai in cucina a preparare, mentre i due
uomini sfaticati si erano sistemati davanti alla televisione con un
paio di bottiglie di birra in mano.
Misi la
pentola sul fuoco, preparai la tovaglia, tagliai le verdure a dadi e
le misi a cuocere in una padella antiaderente e quando fu tutto
pronto li chiamai a tavola.
<
Michelle, sei ufficialmente la nostra cuoca > disse Tom
sorridendogli e lo ringraziai.
Dopo cena
spedii i due uomini a vedere la televisione mentre io lavai i piatti,
dal momento che la lavastoviglie era fuori uso. A lavoro ultimato
diedi una passata alla cucina e, sbadigliando, raggiunsi gli altri.
<
Ragazzi, io vado a dormire. Buonanotte >
< Vai
già? > domandò Robert mentre si voltava
per guadarmi.
< Non
vuoi vedere qualcosa con noi? >
< Sono
stanca morta e domani sarà una giornata impegnativa >
< Giusta
osservazione. Buonanotte, Michelle, a domani >
< Ciao,
Tom > risposi mentre mi avvicinavo per abbracciarlo.
< Sogni
d'oro, Rob >
<
Buonanotte, Mitchie > rispose mentre mi baciava una tempia
<
non tardo molto >
<
Tranquillo, vieni a dormire quando vuoi > risposi sorridendo.
< Che
brava che sei, Michelle. Sei una delle poche ragazze che non rompe le
scatole >
< La
verità, Tom, è che mi comporto così
perché voglio fare bella
figura con te >
Risi e li
salutai con un cenno di mano, poi girai i tacchi e andai in camera,
buttandomi nel letto subito e addormentandomi poco dopo.
< Sei
sveglia? > sussurrò una voce al mio orecchio.
< Ora sì
> ribattei contrariata.
< Scusa,
volevo darti la buonanotte…di nuovo >
< Che
ore sono? >
< Quasi
le quattro >
< Avete
fatto una bella chiacchierata >
<
Abbiamo recuperato il tempo perso >
< Bravi
> dissi mentre mi giravo per guardarlo.
< Domani
ricordami di darti un pacco >
< Che
pacco? >
< Una
sciocchezza che ti ho comprato >
< Cosa
mi hai comprato? >
< Non te
lo dico. Credi di poter resistere fino a domani? >
Annuii con
la testa, mi sistemai nel suo abbraccio e tornai a dormire.
Seriamente,
ora devo mettermi a studiare, non posso fallire il mio esame di
maturità!
Ma è più
forte di me…sono troppo stanca!
Ad ogni
modo sarò breve: voglio ringraziarvi perché vi
fermate a leggere i
miei capitoli e anche a chi lo commenta (mi scaldate il cuore,
ragazze).
Al prossimo
aggiornamento!
Giulls
P.S. Ho copiato il titolo del mio capitolo dalla meravigliosa London Calling dei The Clash. Orsù, aprite la pagina di You Tube e ascoltatela, merita davvero!