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Autore: Jurime    19/06/2011    2 recensioni
I segreti: c'è chi riesce a nasconderli, chi fallisce.
C'è chi riesce a sorridere con il cuore a pezzi, chi piange in solitudine.
C'è chi si allontana per amore, chi invece si avvicina maggiormente.
E poi c'è l'intruso, colui che a volte riesce a far congiungere due cuori titubanti.
[ UkUs/UsUk ]
[ Vari accenni alla Fracia*Giovanna D'Arco ]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Francia: Un cupido improvvisato.
il loro ultimo turno

 




Me lo sentivo nelle vene da tutta la mattina trascorsa noiosa e faticosa seduto davanti a quel tavolo nella grande sala dove svolgevamo di norma ogni singolo meeting; qualcosa doveva andare storto, stava per accadere qualcosa di terribile, mi sentivo scorrere quella dannata sensazione negativa sotto la pelle unirsi prepotentemente con il sangue, facendomi pervadere il corpo da ripetitivi brividi, piuttosto fastidiosi anche. Era qualcosa che... nemmeno nei miei più atroci incubi avevo mai potuto osservare, se pur con tutta l'irrequietezza, e ciò mi inquietava un poco, ma da bravo inglese che ero, composto e mai fuori luogo, decisi di ignorare quella sensazione mantenendo la dovuta calma, almeno apparente, senza dare alcun spettacolo, così che l'incontro trascorse senza eccessivi intoppi, facendo giungere in fretta la conclusione della conferenza, dandomi un minimo di sollievo: almeno non era ancora successo nulla.
Rilassai i muscoli, passandomi una mano fra i capelli. Non avevo rivolto la parola ad America neppure una volta in quell'occasione, ostacolato dal ricordo della discussione con Francia che mi sovraccaricava la mente, mandandomi in una temporanea fase di tilt, che come un idiota mi bloccava ogni singolo muscolo, facendomi seccare improvvisamente la gola, impedendomi di proferire parola. Ma, per mia grazia, non successe troppe volte, America mi ignorava, più del solito, evitando anche il mio sguardo, cosa che, dopo tutto, non mi aggradava. Ovviamente. E deciso ad uscire al più presto da quella situazione racimolai rapidamente i miei documenti, riponendoli ordinatamente dentro la solita valigetta. Ci impiegai all'incirca dieci minuti, i documenti si erano interamente sparpagliati e prima di andarsene era buona norma metterli almeno nell'ordine corretto.
Mi alzai, intento ad uscire dall'aula, bloccandomi però qundo notai che tutti tranne Francia ed America si erano letteralmente volatilizzati, usualmente ci impiegavano delle ore ad andarsere, perdendosi fra chiecchiere inutili e prive di logica la maggior parte delle volte, particolarmente quando America vi partecipava.
Le mie iridi smeraldo si spostarono pensierose e sospettose sul volto sorridente dell'americano, ascoltando il motivetto che cantava con distrazione, felice, come al solito. Abbassai lo sguardo, un poco avvilito. Doveva essere successo qualcosa, non mi aveva mai ignorato tanto, e probabilmente la mia così intensa sensazione di pericolo era arrivata troppo tardi, forse... Ad America era capitato qualcosa che lo aveva indotto ad odiarmi maggiormente, portandolo a fingere della mia inesistenza, facendo di conseguenza crescere nuovamente in me la voglia di sparire, di dimenticare per una volta ciò che mi affliggeva, portandomi direttamente all'ultima antina del mobile in legno che da troppi anni tenevo nel soggiorno, dove gelosamente custodivo i miei alcolici, gli unici che in ricorrenti disperati momenti riuscivano a svuotarmi completamente la mente da ricordi cominciati a diventare eccessivamente struggenti.
« Bene! »
La sua voce squillante mi destò dai miei pensieri, obbligandomi istintivamente a portare lo sguardo al suo volto allegro, mentre si alzava in piedi.
« Ho finito quindi me ne torno a casa, ci vediamo, Francia. »
Aveva appena evitato di salutarmi. Perché stava succedendo?
In silenzio la mano del francese, seduto accanto ad America, afferrò il suo braccio costringendolo a sedersi, tirandolo verso di sé.
« Te non ti muovi da qua. »
Lo guardò stranito, non capendo cosa volesse fare, incuriosendo un poco anche me.
« Eh? Voglio andare a casa! »
« Ci andrai dopo. »
« Perchééé? »
Mise il broncio, continuando a discutere. Lasciandoli perdere mi riavviai verso l'uscita, aprendo la porta intento ad uscire.
« EHI! »
Mi bloccai, voltandomi lentamente verso i due, notando il francese fissarmi.
« ...Cosa c'é? »
Si alzò, raggiungendomi e chiudendo la porta davanti ai miei occhi.
« Lo stesso vale per te. »
Mi trascinò per il braccio, facendomi sedere sulla sedia più vicina. Ma cosa voleva fare?
« Allora, voi avete molto da raccontarvi. »
« Io non ho nulla da dirgli. »
Rispose il più giovane, osservando un punto non ben precisato sul pavimento.
« Lo sapete entrambi cosa dovete dirvi! »
« Senti Francia... »
Sibilai, piuttosto irritato.
« ...Forse non hai ben capito il discorso fatto qualche tempo fa. »
« L'ho capito perfettamente invece! Io ho a che fare con queste cose da millenni sai cherie? »
« Non credo proprio. Quello che fai tu è decisamente diverso. »
« Potreste non escludermi? Anche io vorrei capire! »
« Non capiresti qualcosa neppure se te lo spiegassero con tanto di disegnino. »
« Ehi! »
« È la verità. »
« Non è vero! »
Notai Francia premersi il palmo della mano contro il volto, in un chiaro segno di disperazione.
« Mon Dieu! Statemi a sentire ragazzi, se non lo fate voi lo farò io. »
Si diresse verso la porta, e fermandosi sull'uscio si voltò verso di noi, puntando il dito contro America ma rivolgendo a me lo sguardo.
« Lui: ti ama. »
« FRANCIA! »
« ...Cosa? »
Dopo quelle parole i ruoli si invertirono: puntò il dito contro di me e lo sguardo si spostò sul volto del Texano.
« E lui: forse anche di più. Quindi, ora: divertitevi. »
Uscì, chiudendosi la porta alle spalle, lasciando noi due soli, nel silenzio, alquanto interdetti dalle sue parole, rimanendo a fissare la porta per qualche minuto, immobili.
Una miriade di pensieri mi innondarono improvvisamente il cranio ed una bislacca paura mi si insinuò nel petto, avevo paura, molta paura, paura che potesse essere uno stupido scherzo messo in piedi dall'annoiato francese in cerca di divertimento. Così, incapace di muovere un sol muscolo, mi lasciai sopraffare dal tilt, non riuscendo nemmeno più ad ascoltare gli assordanti pensieri che urlavano rinchiusi nella mia mente, coperti dal rumore del mio cuore che impazzito aveva cominciato a palpitare freneticamente, senza alcun freno.
« ...È uno scherzo? »
Lentamente mi voltai verso l'americano, osservandogli il volto con probabilmente gli occhi spalancati dallo stupore.
« Se è uno scherzo non mi piace per nulla! »
Urlò con voce leggermente tremante, fissando il pavimento. Era parecchio agitato, stava tremando.
Provai inutilmente a dire qualcosa, fallendo però con evidenti scarsi risultati.
Si alzò furente dalla sedia, correndo verso la porta.
« Alfred! »
Urlai tentando di fermarlo, stupendo anche me stesso. Non avevo neanche pensato di urlare, né di parlare, né di fermarlo, il cervello aveva ufficialmente deciso di prendere decisioni senza consultarmi, disubbidendomi.
Si fermò, restando immobile, dandomi le spalle.
« ...Non andartene. »
Con le gambe vacillanti mi diressi verso la sua figura, credendo di poter morire ad ogni passo in più, osservando la sua schiena avvicinarsi, mentre il cuore minacciava di esplodermi nel petto, ancora ignaro di tutte le intense emozioni che avrebbe provato di lì a poco.
Rimasi qualche secondo fermo dietro di lui, allungando faticosamente le braccia al suo petto, stringendolo quanto meglio potessi riuscire.
« Resta qua... »
Bisbigliai, stringendomi a lui.
Da quella vicinanza riuscivo a sentire molto bene il suo profumo nonostante l'odore della pelle color terra che ricopriva la giacca che insistentemente indossava ad ogni singola occasione.
« ...con me. »
Abbassai maggiormente la voce, tanto che quelle parole sembrarono più un soffio, che leggiadro si posò sull'orecchio americano.
Rimase in silenzio, anche lui era agitato, molto agitato. Sentivo il suo cuore scalpitare nel petto fin da sopra la spessa giacca.
Smosse le braccia da lungo il suo bacino, portando le mani tremanti ed insicure alle mie braccia strette al suo petto, sciogliendo l'abbraccio. Abbassai le braccia, osservandolo un poco deluso allontanarsi di un passo, rimanendo immobile con il capo basso.
Avevo sbagliato qualcosa?
« America... »
Con estrema lentezza si voltò, mantenendo il volto basso, tentando di nascondere il rossore sul suo viso.
Respirava affannosamente, potevo dire di riuscire quasi a toccar la sua agitazione talmente era presente nel ragazzo.
Ripercorse il passo compiuto poco prima, riavvicinandosi a me, portando le sue braccia alla mia schiena, ricreando l'abbraccio spezzato da lui stesso.
« Non è uno scherzo allora? »
Bisbigliò a minima distanza dal mio orecchio, procurandomi una serie di brividi che repentinamente scesero lungo la mia schiena.
« Direi di no. »
Gli risposi, sentendo le forti braccia americane stringermi maggiormente, facendomi sentire il calore del suo corpo contro il mio ed il celere battito del suo cuore battere con tanto impeto. Era una situazione piuttosto dolce, ed era strano come riuscissi a sentirmi bene fra le sue braccia, sensazione che non mi capitava frequentemente di provare.
Il suo petto si allontanò un poco da me, ed il volto paonazzo dell'americano si mostrò al mio, togliendomi però il privilegio di avere il suo sguardo incontrare il mio, ancora troppo imbarazzato per quello. Era così bello ed attraente...
« America... »
Lo chiamai, cercando la sua attenzione.
« ...Posso? »
Avvicinai leggermente i nostri volti, osservandogli le labbra con occhi sognanti, cercando di fargli capire cosa mi sarebbe piaciuto avere da lui in quel momento.
Mugolò appena, dandomi un probabile segno di consenso.
Con adagio mi avvicinai alle sue labbra, sentendomi stringere lo stomaco ed il cuore aumentare i suoi già frenetici battiti, fin che, sul punto di morire, non arrivai a destinazione, baciando dolcemente quelle morbide labbra, oscurandomi la vista e continuando le mie coccole rivolte all'americano, che, se pur vergognosamente, ricambiava le attenzioni.
Feci scivolare una mano lungo i suoi fianchi fino a raggiungere il volto, dove vi poggiavano le lenti dell'americano. I baci terminarono, giusto il tempo per permettermi di sfilargli gli occhiali, gettarli per aria e riposarmi sul volto del biondo, quella volta con più prepotenza, munita di desiderio, quello che soffocavo da tempo immemore.
Mi spinsi contro di lui, facendolo sbattere contro la porta, desiderando quelle labbra, quella pelle ed il suo gusto. Con una punta di insicurezza mi infiltrai nella bocca dell'americano, andando alla ricerca della sua lingua, cominciando ad accarezzarla, assaporando il suo gusto, che un poco sapeva di Hamburger, ma non mi importava, era... Tutto ciò che avevo desiderato per molti anni e con un po' di fortuna e collaborazione da parte dello statunitense, avrei potuto ottenere qualcosa in più, qualcosa che avrebbe soddisfatto i nostri entrambi desideri, andando più a fondo di quella che si sperava fosse poi diventata una relazione, magari anche stabile.
Cominciò a mugolare, direi anche abbastanza contrariato, spingendomi il petto con le mani. Mi allontanai, interrompendo il bacio, sentendolo ansimare.
« Tutto bene? »
« Mi mancava l'aria. »
Sorrisi. Era così tenero da sembrare un bambino, non mi sarei stupito se avesse cominciato a piangere.
« Rilassati. »
Cercai di rassicurarlo, carezzandogli i capelli morbidi.
« Come faccio a rilassarmi?! »
Sbottò, rivolgendomi lo sguardo imbarazzato per la prima volta in quella occasione, un poco imbronciato.
« Insomma mi venite a dire che- che- che mi ami! Dopo secoli che provo a dimenticarti perché pensavo non avresti mai ricambiato. Quindi non chiedermi di rimanere calmo! Perché proprio non ci riesco. Come posso mantenere la calma in un momento così? Mi chiedo come tu possa riuscirci perché a me si è completamente scollegato il cervello e non riesco neanche a pensare! E quind- »
« Mi sembra che parli un po' troppo per non riuscire nemmeno a pensare. »
« Mi sembra di impazzire. »
« Da quando sei normale? /Io/ sono normale, tu di certo no. »
« Non sono io quello che parla con le fatine. »
« Ehi! Loro esistono! »
« Certo, peccato che solo te le vedi. »
« Questo non significa nulla. »
« Mhn... »
Mi tirò un poco la maglia, attirandomi verso di lui, rincontrandosi con le mie labbra in un bacio, semplice e con un buon gusto di Tea unito a quello di Hamburger. Si era tranquillizzato almeno un poco ed era un bene, così potevamo goderci meglio il momento.
« Inghilterra... »
« Mh? »
« Dovrei andare a prendere l'aereo... »
« Vieni a casa mia. »
« Ma dobbiamo comunque prendere l'aereo. »
« Però la Francia è più vicina all'Inghilterra che all'America. »
« E se restassimo qua? »
« Direi che sarebbe meglio avere un po' di privacy. »
« Ma siamo soli. »
« Sicuramente Francia sta origliando tutta la discussione. »
« Allora andiamo a casa. »
Mi sorrise, baciandomi dolcemente le labbra un paio di volte, facendomi assaporare il suo gusto ancora una volta, che, nonostante il mio disgusto verso quel cibo che lui osava chiamare "panino", mi piaceva forse anche più del mio beneamato tea. Forse però.
Si soffermò qualche secondo sui miei occhi, fissandomi sorridente, facendo sciogliere quel poco di senno avanzato dallo shock precedente.
« Non puoi guardarmi così. »
Il sorriso sparì, lasciando spazio ad un'espressione stupita che chiaramente non comprendeva le mie parole.
« Mi... Fa fare strani pensieri, quindi smettila o potrei non trattenermi. »
La sua espressione non mutò di molto, se non con l'aggiunta di confusione. Sbuffai, possibile che non capiva? Non potevo dirglielo direttamente! Quindi decisi di lasciar perdere, almeno per il momento.
« Andiamo? »
Chiesi, riacquistando il suo sorriso, mentre annuiva. Afferrai la sua mano con dolcezza, mentre entrambi i nostri volti si dipinsero nuovamente di porpora.
Superando il corpo dell'americano raggiunsi la porta, superando anch'essa dopo averla aperta, entrando così nel corridoio trascinandomi dietro il ragazzo biondo, scorgendo appena la figura del francese accanto alla porta appoggiato con la schiena al muro mentre ci osservava uscire.
Riportai lo sguardo avanti a me, stringendo la mano all'americano, sentendo appena la sua voce urlare:
« Inghilterra! Smettila di correre ed aspettami! »
Non passarono nemmeno un paio di secondi e mi ritrovai a terra, trascinato da qualcosa: l'idiota che tenevo per mano.
Dolorante alla testa mi alzai, cercando a terra lo statunitense con lo sguardo, ritrovandolo completamente disteso, prono, immobile e singhiozzante. Sospirai, inginocchiandomi accanto a lui.
« America... »
Con una mano gli smossi il fianco, cercando di farlo almeno girare.
« Mi sono fatto maaale. »
Biascicò, alzando di poco il volto lacrimante, mostrandomi i grandi occhi azzurri, colmi di lacrime sgorganti per il dolore.
Sospirai ancora, andando a passare un fazzoletto di stoffa sul suo volto, asciugandolo.
« E dove? Di grazia. »
Si lasciò docilmente asciugare il volto, mettendosi poi faticosamente a sedere davanti a me.
« Al naso. »
Mugolo, guardando basso.
« Tutto qua? »
Alzò il volto verso il mio, imbronciato.
« Come "tutto qua?"?! A me fa male! »
« Tra poco passa tutto. »
Stranamente gli comparve il suo solito sorriso, senza alcuna precisa motivazione.
« Fai come quando ero piccolo? »
« Mh? »
« Dicevi: "Un bacio e passa tutto". »
« Non sei più un bambino. »
« Dai Inghilterra! Cosa ti costa? »
« Uno piccolo però. »
« Okay! »
Mi avvicinai al suo viso, un poco - tanto- imbarazzato, poggiando le labbra sulla punta del suo naso, socchiudendo gli occhi.
« Eh? »
Lo sentii brontolare, allontanandomi dal suo volto, cercando di capire cosa non andasse.
« Cosa c'è? »
« Perché sul naso? »
« Cosa stai dicendo ora? »
« Non ho mai detto di volerlo sul naso! »
Voleva per caso che lo picchiassi?
« No, non pensarci! »
« Perché no? Prima ci siamo baciati giusto? »
« Ma eravamo da soli. »
« Ed ora anche. »
« No abbiamo pubblico, e non guardarti attorno! »
Rimase in silenzio per qualche secondo, fissandomi negli occhi con quelli suoi azzurro cielo, mentre contento sorrideva.
« Quindi me lo dai un bacio? »
« No! »
« Allora avrò male per tutta la vita. »
« Ma taci! »
« Ci sarebbe un modo per farmi stare zitto. »
Sorrise maggiormente, ampliando il suo sorriso, facendo sciogliere la mia resistenza.
« Lo desideri così tanto? »
Annuì varie volte facendomi cenno col capo, causando il mio sospiro.
« Ma poi a casa, e senza storie! »
« Certo~! »
Mi riavvicinai a lui, portando le mani al suo volto, incontrandomi presto con le sue labbra, accarezzandole con le mie, lentamente, dolcemente, mentre gli occhi si chiudevano ad ogni secondo di più fino a serrarsi, permettendomi di sentir meglio il gusto dell'americano sulla mia lingua, che lenta accarezzava l'altra, suadente, sensuale, peccatrice, mentre l'altra allegra ricambiava le coccole.
Lentamente mi allontanai dalle sue labbra, restando però a minima distanza dal suo volto, schiudendo gli occhi, mostrandomi il suo viso ancora un poco paonazzo.
« Inghilterra... »
Bisbigliò, osservandomi con i suoi grandi occhi turchini. Poterli osservare da quella vicinanza era incantevole e potei giurare che, anche se per un solo secondo, quegli occhi mi inghiottirono, catapultandomi in un altro mondo, facendomi sprofondare in una calda nube azzurra che mi avvolse completamente, per poi riportarmi al mondo reale. Così distolsi lo sguardo, osservando le sue labbra nuovamente rosso in volto.
« Mh? »
Sentivo il suo respiro poggiarsi leggiadro sul mio volto, e mi faceva star bene poiché mi era vicino, la sua vicinanza mi tranquillizzava notevolmente, tutto andava bene se era vicino a me.
« Ho dimenticato gli occhiali. »
Ed ecco che puntualmente doveva rovinare tutto, tutta l'atmosfera che si era creata distrutta in un millesimo di secondo dalla sua idiozia, prontamente sfoggiata nei momenti meno opportuni, scatenandomi dentro una grande voglia di sferrargli un calcio diritto in mezzo agli occhi, riuscendo però a trattenermi ed allontanarmi da lui, alzandomi dal suolo dove ero seduto.
« Sta' qua. »
Mi diressi velocemente verso la stanza lasciata poco tempo prima, in cerca degli occhiali. Sbuffai varie volte, perché dovevo cercarglieli io? Anche se ero stato io a lanciarli non significava che dovevo anche andare a recuperarli! Ma portando pazienza li raccolsi, trovandoli capovolti in un angolo: non sembravano essersi rovinati per fortuna.
Ritornando sui miei passi arrivai nuovamente dinanzi al volto dell'americano, che mi fissava sorridente.
« Trovati? »
Senza dire una parola glieli mostrai, attendendo che dandosi una mossa li prese per indossarli, facendo tutto ciò con estrema calma. Si era proprio deciso a farmi perdere la pazienza quel giorno?
« Ora possiamo andarcene? »
« Okaaay~! »
Mi mostrò uno dei suoi soliti sorrisi, nonostante il mio precedente rimprovero. Poteva almeno aspettare il nostro arrivo a casa prima di disarmarmi con quel suo sincero sorriso, che ogni singola volta mi tentava terribilmente, inducendomi in azioni che in pubblico sarebbero risultate riprovevoli, /molto/ riprovevoli. Così arrossendo un poco lo sorpassai, intento ad andarmene, sicuro che mi avrebbe seguito, e così fu: prontamente mi raggiunse, afferrandomi la mano e restandomi teneramente appiccicato. Usualmente mi recava un notevole fastidio venir toccato dalle persone, mi metteva in soggezione ed imbarazzo, non sopportavo l'idea che qualcuno dovesse mettere la proprie mani anche solamente sui miei vestiti, la identificavo come qualcosa di ripugnante, ma... Con America, con il piccolo Alfred che piccolo non era più, non provavo alcun disagio, al contrario... Desideravo che le sue mani venissero a contatto con la mia pelle, mi aggradava l'idea di avere un qualsiasi contatto con il suo corpo, mi allettava l'idea di stringermi a lui, e da alcuni secoli era costantemente presente, tanto quanto struggente, la voglia di baciarlo, assaporare il suo orribile gusto che mi avrebbe portato senza alcun dubbio a sorvolare le stelle tanta era la felicità ed il piacere, perché non c'era cosa che desideravo di più: un bacio sincero. Donato con spontaneità, sincerità, semplicità ma soprattutto amore. Se c'era lui, se c'era quel puro bacio, allora sarebbe potuto esistere tutto il resto, ed io quel "tutto il resto" non vedevo l'ora di viverlo e di respirarlo a pieni polmoni, d'altronde la prima fase era già stata egregiamente superata, no?







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E siamo alla fine di questa FanFic
~
Scusate se ci ho messo qualche giorno in più y3y volevo pubblicarla entro una settimana ma non ci sono riuscita çWç" pazienza, ce l'ho fatta lo stesso anche se con un po' di ritardo
~ eee... Come al termine di ogni mia FF, non mi sento mai soddisfatta D: ma seguendo la mia logica illogica, tra un po' di tempo piacerà pure a me! -Si spera- :3  Ma speriamo soprattutto che piaccia a voi! x3 Lasciatemi una critica così da poter sapere cosa ne pensate~ se ho sbagliato qualcosa, se vi è piaciuta o meno, se i personaggi vi sono sembrati OC o IC, fatemi sapere tutto quello che vi passa per la mente~! Mi piace ascoltare le opinioni altrui, che siano positive o negative, quindi: Recensite in tanti! *^*

Ed ora direi di andare con i ringraziamenti :3
Vorrei dire: Grazie. A tutti quelli che hanno recensito e che recensiranno questo ultimo capitolo.
Grazie. A quelli che mi hanno seguita.
E ancora grazie, a quelli che hanno anche solamente letto di sfuggita.
Ma soprattutto: Grazie alla mia Madre, perché... Perché le voglio tantissimo bene, e perché mi ha sempre invogliata a continuare i capitoli, travolgendomi di complimenti y///y non sono così brava! D//: Brutta balorda cicciona un giorno o l'altro ti picchierò a dovere! -E so che ti piacerà *COFF*- comunque... u//3//u
Grazie Madre, ti voglio tanto tanto bene~

Arrivederci gente
~

P.S. Non dimenticatevi dello Spin-off
~! Che si trova: Qua~!
  
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