IX Capitolo
Ero livida di rabbia.
Ma come si era permesso??!!
Certo, sotto la doccia avevo
ripensato a quel bellissimo uomo che avevo incontrato ma non riuscendo ancora a
ricordare dove lo avessi visto, uscì e mi vestì in fretta per non fare tardi a
cena.
Mi vestì in maniera accurata,
non troppo elegante ma nemmeno troppo casual. Facevo sempre molto attenzione al
mio abbigliamento, fin da bambina. Ero attenta all’accostamento dei colori cosicché
tra abiti ed accessori che indossavo ci fosse sempre armonia.
Arrivata alla scala, avevo
sentito le voci della mamma e di Margaret. Serenamente avevo cominciato a
scendere fino ad incontrare i suoi occhi. Gli occhi dell’uomo che avevo
incontrato fuori nel pomeriggio. Era in corridoio accanto a mia madre e un suo
braccio cingeva Margaret.
Il giardiniere?
La voce di mia madre che mi
incitava a scendere mi risvegliò dai miei pensieri. Senza nemmeno riflettere mi
fermai a metà scala così continuai a scendere arrivando ai piedi delle scale sana
e salva.
Poco dopo Margaret mi si
avvicinò e si complimentò con me per l’abbigliamento. La ringraziai con un
sorriso radioso e lei mi salutò baciandomi su una guancia.
“Lascia che ti presenti mio
figlio. Sophie questo è Gerard. Tesoro lei è Sophie” disse Margaret sorridendo
felice.
Lui poco dopo si avvicinò a me.
I suoi occhi agganciati ai miei.
Suo figlio? Ma cosa dice?
E che fine ha fatto Malcom?
“Tuo figlio? Ma non era il
giardiniere?” non riuscì a tenere per me la domanda e quando finalmente capì
chi avevo di fronte la mia mano corse a coprire la mia bocca.
Oh mio Dio.
Oh mio Dio. Non ci posso credere … come ho fatto
a non riconoscerlo subito?
Gerard Butler è davanti a me!
Beh, lo schermo non gli rendeva giustizia. Affatto.
Ora che aveva tolto il cappellino mi risultava impossibile non
riconoscerlo.
Oh mio Dio, è Gerard! Oh mio Dio, il mio attore
preferito!
Stavo ancora cercando di
riprendermi dalla bella, anzi fantastica notizia, quando lui scoppiò a ridere. Una
risata solare ma roca. Una risata davvero irresistibile. Così coinvolgente,
così fascinosa.
Mi accorsi solo distrattamente
che sia mia madre che Margaret era rimaste interdette e cercavano spiegazioni.
“Non capisco” esclamò Margaret guardando prima
me e poi suo figlio con sguardo confuso.
Beh, lui non si diede la briga
di aiutarmi a sciogliere l’inghippo, affatto! Anzi con fare altezzoso si
posizionò tra mia madre e la sua e deciso le scortò verso la sala da pranzo per
la cena.
Avrebbe potuto almeno chiarire l’accaduto…
Con occhi bassi li seguì in
silenzio. Ero imbarazzata ma anche decisamente irritata.
Chi diavolo si crede di essere?!
Va bene che è un attore stra-famoso, bellissimo e
tutto il resto … ma che modi!
Appena entrata notai che la
tavola era apparecchiata e con passo deciso mi allontanai dai tre e presi posto
a tavola. Per qualche minuto ancora tenni lo sguardo basso, ma quando lo alzai
incontrai subito i suoi occhi. Erano sorridenti.
Rideva di me!
Poco dopo il signorino cominciò
a raccontare tutta la storia con tono decisamente canzonatorio.
E dal suo punto di vista forse,
e dico forse, l’intera faccenda poteva anche essere divertente ma dal mio no di
certo. Mi faceva sembrare una perfetta cretina! Finito di parlare si lasciò
andare ad un’altra fragorosa risata seguito anche da Margaret e Lisa.
Stupido pallone gonfiato! Non ci trovo assolutamente nulla da ridere.
Niente di niente!
Lo fissai al colmo dell’ira. Ero
furibonda.
Un perfetto zimbello, ecco cosa sembro ai suoi
occhi!
Ero sul punto di rispondergli
per le rime, ma non lo feci per rispetto di Margaret. Per resistere all’impulso
mi torcevo con forza le dita delle mani sotto il tavolo, quando all’improvviso
lui ne prese una e l’avvicinò alle sue labbra.
Ma che cosa … ?
Mi bacia … la mano!
Mi sentivo le guance in fiamme,
ero in imbarazzo ma non so come riuscì a non abbassare lo sguardo. Dopo qualche
secondo o minuto - (e chi lo sa!) - lasciò la mia mano e il suo sguardo mutò.
Voltò la testa e si concentrò a guardare altro che non fossi io.
Durante tutta la cena non riuscì
a proferir parola.
Non sapevo cosa dire. Il mio
cervello sembrava fosse ibernato. Anche a semplici domande risposi solo con
vaghi cenni del capo. Per fortuna nessuno vi fece caso o almeno nessuno disse
nulla al riguardo. Non vedevo l’ora che tutto finisse. Volevo chiudermi in
camera mia e tirare finalmente un sospiro di sollievo. E seppellirmi dopo
questa figura imbarazzante.
“Sei un attore, quindi?” la
domanda di mia madre mi colse impreparata.
Non riuscì ad evitare di far
cadere la forchetta sulla tovaglia.
Dannazione, forse la mamma non ha ancora capito
chi è …
Raccolsi la forchetta ed
infilzai una piccola patata al forno. L’avevo appena infilata in bocca quando
le parole di mia madre mi fecero gelare il sangue
“Ecco, dove ti ho già visto!
Sophie è una tua grande fan, non è vero tesoro?” mia madre si volse nella mia
direzione.
Oh cavoli… Si aspetta che le risponda?
“Cosa? “ non riuscì a formulare
nulla di meglio.
Le mie preghiere rimasero
decisamente inascoltate.
Puntai lo sguardo su qualsiasi
cosa che non fosse lui. Non volevo vedere i suoi occhi ridere ancora di me. Non
l’avrei sopportato.
“E’ così Sophie? Sei una mia
fan?” la sua domanda mi mandò di traverso la patata e quasi rischiai di
soffocare.
Voleva ridicolizzarmi di nuovo.Presi
il mio bicchiere colmo d’acqua e lo vuotai d’un fiato, poi con tutto il
coraggio che riuscì a trovare risposi decisa
“Cosa? Certo che no!”
Ma quella sera la fortuna non
era dalla mia, anzi mi girava bellamente le spalle e rideva gongolando.
“Non essere modesta tesoro. E’
lui il protagonista della tua collezione di film, vero? Quelli che tieni in
camera tua e che non permetti di guardare a nessun’altro?”
Ti prego mondo crudele fa che il pavimento si
apra e mi ingoi completamente … ti prego, solo per questa volta!
Le parole di mia madre mi
pietrificarono. Ma quello che mi fece più male, fu la sua risata. La risata di
lui. Mi ferì oltremodo e non sapevo
nemmeno il perché.
Ero sicuramente impallidita.
Mi voltai a guardarlo notando
che lui continuava a ridere. Mi fermai a fissarlo con sguardo glaciale per
qualche secondo e poi senza dargli ulteriori motivi per ridere di me, volsi lo
sguardo alle altre commensali. Mi era passata la fame.
Con tutto l’orgoglio che mi era
rimasto alzai la testa, allontanai la sedia dal tavolo con un gesto di stizza e
sempre diretta verso le due donne dissi
“Scusate, non ho più fame” con
passo deciso mi diressi verso il salotto.
Avevo voglia di stare da sola e
di riflettere.
Andai a sedermi sulla piccola
poltrona vicino al camino e non mi resi conto di piangere finché non riuscì a
vedere più nulla.
Che stronzo!
Allora è proprio vero… un po’ di notorietà e
questi attori si credono dèi scesi in terra!
Al diavolo! Non sono venuta fin qui per farmi trattare
come un idiota dal primo che passa.
Mi alzai di botto e scacciai le
lacrime con una mano. Non valeva la pena piangere!
Gli avrei reso pan per focaccia,
quando un leggero bussare alla porta fece allontanare quei pensieri.
“Avanti” dissi quasi senza
rendermene conto.
Entrò l’ultima persona che mi
aspettavo ma quella che più di tutte desideravo vedere.
“Disturbo?” domandò con voce
esitante.
I suoi occhi corsero subito a
cercare i miei e quando si rese conto che avevo pianto si avvicinò esclamando
“Cazzo! Ti ho fatto piangere. Scusa, non era mia intenzione. Non volevo”.
Le sue parole mi colpirono e mi
lasciarono un poco stupita. Era esattamente quello che volevo che dicesse. Ma
non gli avrei dato la vittoria così presto.
“Cosa vuoi?” il mio tono fu teso
e serio e me ne rallegrai.
Probabilmente non si aspettava
questa mia reazione perché esitò per diversi secondi. Poi una cascata di parole
mi sommersero.
“Sono venuto per chiederti
scusa. Non avrei dovuto esagerare a quel modo e mi rendo conto che così facendo
ti ho ferito e messo in ridicolo. Non era mia intenzione Di solito non sono
così stronzo!”
Una cascata di scuse e
sembravano sentite. Poi però mi ricordai chi era e che lavoro facesse. Così mi
avvicinai per rispondere alle sue scuse come meritava.
“Hai perfettamente ragione, sei
stato uno stronzo. Un emerito e grandissimo stronzo! Non ti permettere mai più
di rifare o ridire quello che hai detto e fatto. Perché te ne pentiresti!“
Non so dove presi il coraggio di
minacciarlo. Ma fui contenta di avercelo ficcato da qualche parte dentro di me.
In realtà era impensabile che una piccoletta come me cercasse di intimidire un
uomo grande e grosso come lui. Ma non per questo desistetti.
“Non so con chi hai a che fare
quotidianamente, nel tuo mondo patinato di super divi miliardari, ma qui è
diverso. Siamo nel mondo reale e la gente merita rispetto!”
Eravamo talmente vicini che i
nostri abiti si sfioravano. Gli puntai un dito sul petto e lo pungolai.
”E non mi importa un fico secco
se sei un attore Hollywodiano o che altro. Non credo ad una sola parola delle
scuse di poco fa quindi non starmi tra i piedi ed andremo d’accordo! Non sono
venuta fin qui, da casa mia, per farmi insultare da un maledetto borioso come
te” conclusi con decisione
Ero soddisfatta di me stessa. Completamente, assolutam…
Ma non riuscì a finire di
complimentarmi con me stessa che lui con uno scatto veloce mi strinse forte e
mi baciò. Catturò le mie labbra inizialmente con delicatezza, le sue mani aggrappate
ai miei fianchi, e poco dopo intensificò il bacio. Le sue labbra erano soffici ma
decise. La sua bocca morbida e dolce. Sapeva di buono.
Iniziò ad accarezzarmi
silenziosamente la schiena e non riuscendo a resistere mi lasciai andare,
rispondendo al bacio. Le mie labbra ebbero un fremito che probabilmente lui
percepì. Approfondì ulteriormente il bacio, mi leccò le labbra saggiandone il
contorno, prese tra i denti il labbro inferiore e con fare malizioso lo
mordicchiò e lo succhiò dolcemente. Un sospiro di piacere proruppe dalla mia
gola e mi rilassai ulteriormente.
“Hai finito, di urlarmi addosso?”
mi allontanò da sé giusto per guardarmi in faccia
“Prima dicevo sul serio. Mi
dispiace di essermi comportato così, non volevo e non avrei dovuto provocarti
in quel modo. Sono sinceramente dispiaciuto”
Finalmente riuscì a ritrovare la
strada per tornare sul pianeta terra. I suoi occhi non si allontanarono dai
miei. Il suo sguardo saettò dagli occhi alle labbra e sembrava attendesse una
mia risposta. Da parte mia, non ero decisamente in grado di dire nulla di
logico o pertinente, perciò scelsi una via di mezzo. Annuì.
Un lieve bussare alla porta ridestò
entrambi. Ci allontanammo in fretta ed io cercai di rassettarmi.
La sua
voce era incolore quando pronunciò “Avanti”
Sbucò la
testa della signora Margaret e con un’occhiata prima al figlio e poi a me domandò “Tutto bene ragazzi?”
“Benissimo,
grazie”
Ero stata
io a pronunciare quelle parole. Ma il mio corpo non era della stessa idea. Mi
sentivo ancora tutta scombussolata a causa del bacio. Gerard annuì solamente.
“Bene” e si
congedò sorridendo richiudendo la porta dietro di sé.
“Dove
eravamo rimasti?”
Si volse
nella mia direzione con un sorriso sghembo e lo sguardo malizioso. Solo in quel
momento capì le sue vere intenzioni.
Mi aveva distratta.
Piacevolmente distratta mi suggerì una vocina
dentro la mia testa.
Vero, ma il succo della storia non cambiava.
Mi aveva
rabbonita con un bacio, come se questo sistemasse la faccenda. Come se io fossi
una delle tante ragazzine stupidotte e follemente innamorate dei propri idoli.
Magari si aspettava pure che mi gettassi ai suoi piedi per chiedere il bis.
Maledetto! Ma aveva capito
male, proprio male!
Infatti con
sguardo glaciale mi avvicinai e senza la minima esitazione lo schiaffeggiai.
“Non ti
permettere mai più di fare una cosa del genere. Almeno non senza il mio
consenso! Io non sono una delle tante fan che si gettano ai tuoi piedi e si
lasciano calpestare come degli zerbini”
Lo superai
ancora rigida per la rabbia. Non mi voltai nemmeno una volta, risalii le scale
e rientrai in camera chiudendo la porta dietro di me.
Oh cavolo… quello si che era un bacio!
Mi lasciai
cadere sul letto ancora completamente vestita. Portai due dita sulle labbra con
fare pensieroso.
Avevo reagito in maniera
eccessiva?
Non mi andava
che mi vedesse come una sciocca ragazzina che si abbandona nelle braccia del
primo arrivato.