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Autore: shoved2agree    19/06/2011    9 recensioni
[Traduzione][Frerard]traduzione di OhCheshireCat
Gerard Way vede il mondo in modo differente. Solo e segregato in un istituto psichiatrico, afferma di essere braccato, e che la sua mente contenga la chiave dell'esistenza. Davvero Gerard è in possesso di un segreto così potente? O è solo pazzo, come tutti gli altri all'interno dell'ospedale?
Pensavo di potermi nascondere da loro. Pensavo che si sarebbero dimenticati di me. Mi stanno cercando, proveranno a farmi parlare. Ma non posso far loro sapere -perchè sono l'unico che capisce quanto questo potrebbe essere devastante?
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A SPLITTING OF THE MIND

 

*** 
 

7.

Have you ever been so afraid you wished you were dead?





 

 Non potevo respirare. Ero vagamente consapevole del rapido alzarsi e abbassarsi del mio petto, ma semplicemente non riuscivo a sentire l'ossigeno salire nei polmoni. Le dita della mano sinistra erano arricciate strettamente intorno alla montatura di metallo del letto; così strettamente che stavano minacciando di ammaccare la fredda e dura superficie. Mi strinsi disperatamente il petto con la mano destra, come se avesse potuto aiutarmi ad aspirare.

La corpulenta infermiera fece un altro esitante passo indietro, guardando con ansia tra me e Ben. Il laccio colorato appeso liberamente nella sua mano. Sopra i miei rumorosi respiri affannosi, la sentii dire “Devo somministrargli un sedativo?”
Un sedativo? Neanche per sogno, cazzo!
Lei si girò e rovistò distrattamente per estrarre una siringa. La guardai totalmente inorridito mentre toglieva il cappuccio di plastica alla fine dell'ago. Poi provò a fare un passo nella mia direzione, il che per conseguenza incrementò la gravità del mio attacco d'ansia di dieci volte.
Sì, ovviamente non stavo pensando in modo molto razionale in quel momento.
“Non toccarmi!” riuscii a sputare. La mia sudata mano destra non poteva tenersi alla sbarra di metallo ancora a lungo, quindi la lasciai andare sul letto e mi ritrovai ad agitare il dito in direzione dell'infermiera, provando invano a fermarla dall'avvicinarsi ancora di più. Non sapevo perché pensassi che agitare il dito avrebbe fatto qualche differenza, ma non è che stessi esattamente pensando in modo razionale in quel momento. Potevo sentire il cuore martellare forte e dolorosamente nel petto ed ero sorpreso che non fosse ancora esploso. La nausea mi stava cominciando a bagnare con irregolari onde e stavo fisicamente tremando.
“Fermati!” ansimai e aspirai in una boccata d'aria. Serrai gli occhi appena la stanza cominciò a girare intorno a me, nonostante stessi steso orizzontalmente sul letto e non mi stessi muovendo. “Oh, Dio.”
Gerard. Mantieniti. Sotto. Controllo.
Mi sentivo seriamente come se stessi per morire, o al massimo per svenire. Un secondo prima che stessi per lasciarmi andare al mio destino funesto, sentii qualcosa di lanoso e caldo chiudersi sulla mia mano sinistra. Il primo pensiero che mi saltò in mente fu che avessero avvolto un orsacchiotto intorno alla mia mano.
Spaventato, mi costrinsi ad aprire gli occhi e mi vergogno di ammettere che per mezzo secondo mi aspettavo ancora di vedere l'orsacchiotto. Comunque, quello che vidi veramente fu molto meglio.
Frank era in piedi accanto a me, tenendo la mia mano con entrambe le sue. Mi sorrideva rassicurandomi. “Calmati, Gerard. Non pensarci. Pensa soltanto a respirare. Fuori e dentro. Bravo!” Stava respirando costantemente per me, e mi ritrovai a imitarlo.
Fuori e dentro. Fuori e dentro.
Sentii la velocità del cuore calmarsi costantemente e ritornare al battito riposato.
Una volta che sentii l'ossigeno scorrere di nuovo liberamente al cervello, notai che Frank stava indossando dei guanti. Ecco perché avevo sentito qualcosa di caldo e lanoso intorno alla mano. Stava indossando quelli blu scuro che Ray gli aveva dato il giorno prima.
Ray si era rivolto a noi e aveva annunciato che Dio gli aveva detto di darli a Frank perché evidentemente lui ne avrebbe avuto bisogno in futuro.
Frank li aveva accettati molto cortesemente e aveva ringraziato con sincerità Ray. Io avevo soltanto scosso la testa e roteato gli occhi, come facevo sempre quando Ray ritrasmetteva uno dei suoi 'messaggi'. perché, dai, erano tutte stronzate.
Una volta che mi ero completamente calmato, l' infermiera si mise in piedi al mio fianco. “Possiamo provarci di nuovo?” chiese, alzando la manica della mia felpa.
“No!” esclamai, strappando il braccio dalla sua presa e cullandolo contro il petto.
Oh, ho menzionato che non avevo 
ancora fatto il fottuto esame del sangue?
“Gerard,” mi rimproverò Ben e lo guardai torvo.
“Gerard,” disse Frank dolcemente. La sua voce catturò la mia attenzione e alzai lo sguardo verso di lui. “No farà male, lo sai,” disse calorosamente.
“Io-Io-Sì! Lo so!” dissi per difendermi. “E' solo che non mi piacciono gli aghi.”
Gli aghi erano la mia più grande paura al mondo. Bhè, tecnicamente, la mia seconda più grande paura, se contiamo che essere scoperto da 
Loro era la mia prima. Quindi, potevo solo immaginare come avrei reagito se Loro mi avessero trovato e mi avessero attaccato con gli aghi. Non potevo sopportare il pensiero degli aghi immaginari che venivano introdotti nella mia carne. Solo il pensiero della piccola incavatura che facevano prima di perforare la pelle, mi rendeva disgustato. Poi, oh dio, il modo in cui veniva premuto strato dopo strato di pelle prima di raggiungere il muscolo....
“Va bene, tesoro, ho solo bisogno di trovare la vena, prima.” Il mio incubo a occhi aperti fu pietosamente interrotto dall'infermiera che delicatamente tirava su il mio braccio destro.
Con riluttanza lo abbandonai e lasciai che lei alzasse la manica. La guardai con estrema attenzione, preparato in pieno a strapparlo via se lei avesse preso un ago. Portò il laccio intorno al mio bicipite che, notai con dispiacere, era piuttosto piccolo, e lo strinse. Cominciò a premere gentilmente con le dita sulla curva del gomito. Sapevo che stava perdendo il suo tempo per sentire una vena sul mio braccio destro. Non c'era nessuna vena che scorresse in quel particolare punto, lo sapevo. Bhè. Ce n'era una, ma era abbastanza piccola, quindi non c'era NESSUNA FOTTUTA SPERANZA che io la lasciassi scavare attorno alla mia carne per farlo sanguinare. Ripeto: NESSUNA FOTTUTA SPERANZA!
Abbastanza sicura, un momento dopo tolse il laccio e si spostò dall'altra parte del letto per cercarla nel mio braccio sinistro. Scacciò via Frank e strappò la mia mano tremante dalla sua presa confortevole. Fu in quel momento, quando lasciò andare la mia mano, che sentii come se la mia linea della vita fosse stata tagliata. Improvvisamente mi sentii come un astronauta a cui era stato staccato il filo che connetteva all'astronave, e quella se ne stava andando lentamente alla deriva, sola e spaventata, nell'immenso vuoto. Io ero l'astronauta e Frank il mio filo. Stavo per chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare nel vuoto che c'era nella mia mente, quando quell'orsacchiotto prese la mia mano destra.
“Non voglio essere un astronauta,” dissi senza pensare e freneticamente mi aggrappai alla mano di Frank.
“Cosa?” La sua fronte si aggrottò e si inclinò un po' come se non mi avesse capito bene.
Scossi la testa, imbarazzato, e borbottai, “Non ti preoccupare, è una cosa stupida.”
Frank strinse la mia mano per confortarmi. “Sono sicuro che non fosse niente di troppo stupido,” mormorò delicatamente.
Non so se avete mai notato quando state per dire una parola che comincia con il prefisso 'tr', come 'troppo', o 'trenta', la lingua sporge fuori un pochino fra i denti. Io notavo le piccole cose come questa. In particolare, notavo fosse gradevole vedere la piccola lingua di Frank schioccare ogni volta che lui diceva una parola che cominciava con il prefisso 'tr'. Okay, sì, era una piccola cosa stramba il fatto che avessi l'abitudine di guardare le tragiche labbra di Frank, ma non c'era niente di 
troppo sbagliato*.
“Ahhh,” l' urletto dell'infermiera deviò la mia attenzione dalle labbra perfette di Frank, al mio braccio.
“C'è una graziosa, succosa vena in questo braccio,” mi informò.
Avrei voluto che lei non parlasse delle mie vene come se fossero vermi. Ero già abbastanza spaventato da come erano realmente. Ora avevo una vivida immagine mentale di un gigante, grassoccio, verme blu che veniva perforato e bucato con le enormi punte immaginarie delle lance. Potevo vedere la grande quantità di sangue che schizzava su tutto il prato non appena le lance cominciavano a penetrare la pelle del verme. Fanculo, questo faceva schifo.
L'infermiera allentò il laccio, fece un passo indietro e raccolse un paio di pacchetti dal cassetto chiuso a chiave dell'armadietto a cui era appoggiato Ben. Li piazzò sul tavolo vicino al letto e cominciò ad aprirli. I battiti del mio cuore cominciarono a salire di nuovo, appena lei aprì l'imballaggio sterile che conteneva l'ago.
“Gerard.” Ignorai Frank e guardai soltanto l'ago enorme nella mano dell'infermiera.
“Gerard?” mi morsi un labbro quando quello cominciò a tremare un po', appena l'infermiera si infilò i guanti.
Gerard.” Trasalii mentre strappava un tampone di alcol e puliva la curvatura del mio gomito. Gettò il tampone usato nel secchio e prese l'ago.
“Può tamponare il mio braccio di nuovo?” chiesi velocemente mentre lei mi guardava, sorpresa.
“Certo,” disse lentamente, aprì un altro pacchetto sterile e disinfettò la mia pelle di nuovo.
“Può farlo di nuovo, per favore,” implorai appena lei finì per la seconda volta.
“Gerard,” disse Ben con esasperazione. Non osavo guardarlo per paura che quell'astuta infermiera potesse immergere l'ago mentre ero distratto.
“Ci sono germi,” protestai ostinatamente. “Ancora una volta, per favore?”
Nonostante la mia supplica, l'infermiera strinse di nuovo il laccio e mise su di nuovo la temuta farfallina dell'ago. Mentre si muoveva lentamente verso il mio braccio, sentii qualcosa di morbido toccare il lato del mio viso. Frank aveva coperto la mia faccia con la sua mano libera e con delicatezza la girai per guardarlo in volto.
“Non guardare,” disse dolcemente.
“Ma...,” cominciai, ma Frank semplicemente scosse la testa e questo fu abbastanza per farmi stare zitto.
Un piccolo sorriso si intromise sul suo volto, quando ci guardammo l'un l'altro, e mi mio cuore ondeggiò un poco. Ero così intento a guardare la faccia di Frank, che persi perfino il tranquillo avviso dell'infermiera: “L'aculeo sta penetrando, Gerard.”
Trattenni il respiro e strinsi 
forte la mano di Frank mentre sentivo la fredda, cupa punta forare la mia pelle e scivolare con precisione nella vena. Frank scosse la testa, appena cominciai a girare gli occhi per guardare.
“Non guardare,” ordinò, fissandomi in modo scherzoso. Deglutii e annuii mansuetamente.
Un secondo dopo sentii il silenzioso scatto, appena l'infermiera spinse il flaconcino nell'adattatore collegato alla farfallina dell'ago. Istantaneamente avvertii il sangue cominciare a scorrere attraverso il tubicino di plastica dentro la fiala.
Appena il minaccioso suono del sangue che zampillava nella fiala raggiunse le mie orecchie, afferrai più duramente e più strettamente la mano di Frank. Potevo sentire il sangue che fluiva dalle vene nel flaconcino in perfetta sincronia con il rapido battito del mio cuore.
Diedi un'occhiata a Frank e fui sorpreso di vedere una piccola smorfia sulla sua faccia. Mi sorrise per rassicurarmi e disse, “Gerard? Um.... stai facendo un esame del sangue, Gerard, non un bambino.”
“Cosa?” ansimai, confuso.
“Potresti non stringere la mia mano come se stessi avendo le doglie? Per favore?” disse con tono di scusa.
L' espressione indignata sulla mia faccia doveva essere proprio divertente, perché Frank gli diede uno sguardo, prima di ridacchiare.
Raramente aveva mai riso così, quindi decisi di fare tesoro di quello sguardo di pura felicità e gioia che era visibile sul suo giovane volto. La sua bocca si allargò in un sorriso così largo che era abbastanza per farmi vedere la sua intera arcata dentale. Allentai la morsa in modo significativo e cominciai a far scivolare la mano dalla presa di Frank, fino a pizzicare appena il suo palmo con il pollice e l'indice.
“Va meglio?” chiesi sarcastico, ma non con un sarcasmo cattivo, comunque. Non avrei mai, mai, parlato in quel modo a Frank.
Lui sospirò in una maniera esagerata. “Sì,” rispose.
“Fatto. Fai pressione qui, Gerard.” Non avevo capito per un momento cosa stava succedendo e mi ci volle un secondo per rendermi conto che l' infermiera stava parlando con me. Frank lasciò andare la mano dalla mia presa quando mi girai a guardare il braccio. L'ago era sparito e invece l' infermiera stava tenendo un batuffolo di cotone sopra l'area della puntura. “Fai pressione,” ripeté e afferrò la mia mano ora libera, guidando le dita verso il batuffolo di cotone. Una volta che il sangue si fermò, mise un piccolo cerotto circolare sopra il punto.
Ed ecco ciò che era. Era finito.
Che fottuta prova.


Guarda, non è stato così male, non è vero?” chiese Ben astutamente, tormentandomi di proposito mentre uscivo dall'infermeria.
Mi fermai nel camminare e lo guardai risentito. “Qualche volta, ti odio davvero,” dissi semplicemente e me ne andai, pregando Dio che Frank mi seguisse.
Mi seguì, ovviamente. Non so come potessi dubitare che lui non mi avesse seguito. Io l'avrei sempre seguito. Avrei seguito Frank in capo al mondo, e ora sapevo che lui avrebbe fatto lo stesso per me. Era un sentimento fantastico avere una notizia del genere. Ti riscaldava profondamente il cuore. Ogni volta che andavo da qualche parte e Frank decideva di venire con me, che fosse restare a guardare un film o fare qualche patetica attività artistica, mi sentivo così fottutamente fantastico che avrei potuto esplodere. Sono serio, era definitivamente un sentimento che tutti dovrebbero avere il privilegio di di provare almeno una volta nella vita. C'era da dire, comunque, che non avevo mai seguito Frank. Se avesse voluto andare nella sala della ricreazione, l'avrei accompagnato. L'avrei sempre accompagnato. 
Sempre. Non era una fottuta bugia. Avrei seguito Frank in capo al mondo.
Ci sedemmo nella caffetteria , uno di fronte all'altro, al mio tavolo. Ero stranamente affamato. Ora che la dura prova dell'esame del sangue era superata, potevo permettermi di pensare ad altre cose. Una di queste cose a cui stavo pensando era che erano passate 12 ore da quando avevo mangiato. Era un tempo abbastanza lungo, sapete. Specialmente perché i pasti in quel posto erano strettamente regolati. Grazie al cielo, comunque, stavano ancora servendo la colazione al bancone vicino al muro lontano.
Frank ed io ci alzammo di nuovo e ci facemmo strada verso il bancone. Riconobbi la donna della caffetteria e cominciai a ricoprire il toast freddo con il burro di noccioline. Quando finii, aspettai Frank. Lui non stava dando troppa attenzione a spalmarlo come avevo fatto io. Mi piaceva che il mio toast fosse coperto interamente. Mi piaceva avere il burro di noccioline fosse spalmato su tutti i lati, in modo che quando davo un morso, la porzione che mordevo avesse sempre la stessa soddisfacente quantità che c' era spalmata sopra.
Ci fu silenzio mentre mangiavamo. Non era un silenzio sconfortante, comunque. Veramente era abbastanza rilassante sapere che non avevamo bisogno di parlare; le parole non erano necessarie.
“Vuoi fare a cambio?” chiese Frank alla fine, offrendomi un pezzo allettante del suo toast.
“Okay,” risposi, accettando la sua offerta e porgendogli un pezzo del mio.
Feci un espressione di disgusto quando Frank compose un sandwich mettendo la mia parte di toast con il burro di noccioline sopra la sua con la marmellata. Non ero mai stato un grande fan dell'idea sandwich-burro-di-noccioline-e-marmellata. Scossi la testa lentamente. Frank sapeva esattamente che fossi disgustato, ma non ne sembrava sconcertato. Alzò le spalle e morse con nonchalance la sua creazione.
Dietro le spalle di Frank, vidi Ray che si avvicinava verso di noi ed emisi un sospiro di irritazione. Mi chiedevo cosa avesse da dire oggi. Forse che il cielo stava per cadere? O forse che l'erba stava per morire? A chi cazzo sarebbe importato?
Frank si guardò intorno e mi rivolse un rumore simile al 'tsk'. “Non essere così cattivo”, disse.
Non avevo chance di difendermi, perché Ray si sedette vicino a Frank e sorrise a entrambi. Si passò una mano fra la massa di capelli, eccitato. “Ho una
grande notizia,” schiamazzò, a mala pena capace d contenersi. “E' grande, ragazzi. Come dire, così spaventosamente grande che vi sbalordirà!”
Lasciai cadere la testa in avanti, senza nemmeno curarmi di apparire interessato. A Frank doveva essere dispiaciuta la mia apparente maleducazione perché lui stava fingendo di essere interessato e gli chiese quale fosse questa 
grande notizia.
Alzai lo sguardo di nuovo. Okay, forse un pochino ero interessato, ma non avevo intenzione di lasciare che Ray lo capisse. Di solito provavo un piacere speciale ad ascoltare i messaggi di Ray; alcuni erano proprio originali e divertenti. Lui si guardò attorno in modo cospiratorio e si mise in disordine i capelli con agitazione. “Non qui,” sussurrò. “Fuori, dove loro non possano sentirci. Sto per alzarmi e andarmene, okay? Ma non seguitemi subito. Aspettate cinque minuti e poi raggiungetemi fuori vicino a Percy.” Un secondo dopo si alzò dalla sedia e si sforzò di camminare con disinvoltura verso la porta. Ridacchiai; Ray stava prestando più attenzione a se' stesso di quanto stesse cercando di non fare.
“Chi è Percy?” chiese Frank, perplesso.
Capii che doveva non aver sentito la storia di Bob sul ceppo dell'albero vicino al muro sul retro. “Percy è,ah... um... il ceppo dell'albero,” dissi con disagio.
“Il ceppo dell'albero?” ripeté lui, incredulo.
“Solo... accettalo, va bene?”
Frank annuì. Era come me; non chiedeva della pazzia delle altre persone in quell'inferno. Solo, l'accettava. Veramente, era la sola cosa che potevi fare.
“Sono già passati i cinque minuti?” chiese un minuto dopo, fra un boccone del toast.
“No, ne sono passati due e mezzo,” risposi con noncuranza.
“Come fai a saperlo?” domandò, guardandosi attorno per cercare un orologio.
“Solamente lo so.”
Questo era un altro di quei momenti in cui Frank non mi chiese nulla. Avrebbe potuto chiedermi come facevo a saperlo, ma lui sapeva che era meglio non chiedere dell' origine della mia conoscenza. Dannazione, nemmeno io sapevo l'origine della mia conoscenza. Solamente lo sapevo, era semplice come era.
 

Come ci dirigemmo fuori, Frank provò a chiedermi cosa ci dovesse dire Ray.
“Stai mettendo troppi pensieri in tutto questo,” gli dissi.
Frank alzò le spalle. “E' divertente,” disse. “Mi piace Ray. A te non piace?”
“Certo, mi piace Ray,” risposi frettolosamente. Okay, era una bugia. Non era una bugia in piena regola; era più una piccola bugia, una mezza bugia. Non è che odiassi esattamente Ray o mi disgustasse in qualche modo; solo che non mi piaceva molto. Era tutto ciò che io non ero: PAZZO.
Vedete non ero pazzo come la maggior parte delle persone in quel posto. Ancora non avevo capito il perché fossi lì. Apparentemente ero lì per una ragione ma fanculo se sapessi quale ragione fosse. Comunque, effettivamente, più tardi cominciai a capire quale ragione fosse. Pensavo avesse qualcosa a che fare con Frank. Pensavo di esser stato messo in quel luogo per salvare Frank. Proprio come lo avevo salvato dalla partita di pallanuoto nel mio sogno, pensavo di essere predestinato a salvarlo anche nella vita reale.
Ma non sapevo ancora a pieno come lo fossi. Ma ero sicuro che l'avrei capito. Come facevo sempre.
Frank mi diede una gomitata appena uscimmo fuori. “Cosa sta facendo?” mi chiese.
“Forse è morto,” risposi aspramente, ma un po' speranzoso.
“Gerard,” mi rimproverò lui, inorridito dalla mia mancanza di compassione.
Sì, ero una persona terribile, okay?! Ma io odiavo veramente uscire all'aperto. Ogni volta mi sentivo come se indossassi un grande cartello rosso sulla schiena. Ora non mi importava uscire fuori se Frank lo voleva, perché, come ho detto, lo avrei seguito anche in capo al mondo. Ray, comunque, era una storia molto differente e stava giocando con il fuoco nel chiederci di incontrarlo all' aperto.
Ci dirigemmo verso il muro di dietro, dove Ray stava disteso a mo' di stella, sul prato, guardando il cielo. Quando ci vide arrivare, riparò gli occhi dal sole e si mise mezzo a sedere per accoglierci.
“Comportatevi naturalmente,” ci disse a voce bassa. Pensavo che ci stessimo comportando assai naturalmente e che era Ray quello che si stava comportando in modo sospettoso. “Sdraiatevi,” disse, accarezzando l'erba a entrambi i suoi lati.
“No,” dissi senza pensarci un secondo. Non mi sarei seduto sul prato. Guardai Frank per cercare supporto e, abbastanza sorpreso, lo ottenni.
“Non voglio sedermi, Ray. Scusa, ma è tutto sporco e...,” Frank si affievolì. Lo guardai sfregarsi le mani nervosamente, prima di infilarle a fondo nelle tasche della sua felpa nera.
Ray sembrava infastidito dalla reazione. Si sedette decentemente e incrociò le braccia, frustrato. “Al massimo vi potete sedere? State attirando l'attenzione su di noi!”
Guardai Frank. Avrei fatto tutto ciò che voleva. Lui era un po' indeciso e potei perfino sentire la battaglia interna combattere nella sua testa. Mi rendeva così triste vederlo combattuto in quel modo. Alla fine, si sedette di fronte a Ray, mantenendo salve le sue preziose mani pulite nelle tasche. Mi sedetti anch'io, ma lasciai le mie mani libere di grattare sul prato.
“Guardate il cielo,” disse Ray ardentemente, non appena ci sedemmo.
Alzai la testa per guardare il cielo, ma non ci vidi nessuna conseguenza. C'erano un paio di nuvole bianche e lanuginose che formavano motivi bizzarri, ma non ci vedevo niente di inusuale. Tornai a guardare Ray e alzai un sopracciglio.
“Le nuvole!” esclamò lui.
Diedi di nuovo un'occhiata alle nuvole, il mio interesse svanì rapidamente. “Che cosa hanno le nuvole,” domandò Frank educatamente.
Ray emise un verso di disapprovazione dal fondo della gola e resistetti alla tentazione di alzarmi e andarmene.
“Non riuscite a vedere il messaggio?”
No, Ray, ovviamente non vediamo nessun fottuto messaggio, stupido idiota!
Ray incrociò le braccia e indicò un mucchio di nuvole. “Lì! Non riuscite a vedere le parole?”
Tutto ciò che vedevo era... aspetta un attimo... un mucchio di nuvole!
Frank si appoggiò su di me. “Le vedi?” sussurrò, in modo che Ray non potesse sentire.
“No,” risposi schiettamente, guardando disperatamente le nuvole, sperando che le parole potessero miracolosamente formarsi se avessi guardato abbastanza intensamente e a lungo.
“Okay, bene,” sentii Frank mormorare.
“Non le vedete?” disse Ray di nuovo, infine. Io e Frank scuotemmo entrambi la testa, causando al ragazzo respiri sconsolati. “Dai, è lì,” insistette. “Non state guardando abbastanza intensamente.”
“E' solo intensamente che puoi guardare le nuvole bizzarre prima di determinare che sono solo nuvole,” schioccai.
Mi aspettavo che Ray si arrabbiasse con me, ma lui non reagì molto. Sospirò di nuovo. “Oh, bhe. Suppongo che a voi non sia stato dato questo dono. Volete sapere cosa dice?”
“No!”
“Sì.”
Gemetti e misi il muso a Frank. Non aveva bisogno di continuare a incoraggiare Ray in quel modo. Era crudele abbandonarsi alle sue fantasie. Ray brillòpositivamente verso Frank e continuò a ignorarmi completamente. Si avvicinò a Frank e, cupamente sottovoce, disse, “Stanno arrivando.”
Il mio stomaco si lasciò cadere. Cadde così lontano che ero sicuro avesse lasciato il mio corpo e fosse scomparso nella terra sotto i miei piedi. Probabilmente adesso era a metà strada dalla Cina. “Cosa hai detto?” dissi con voce soffocata.
Ray e Frank si girarono entrambi a guardarmi, la confusione avvolse le loro facce per il mio improvviso cambio di carattere.
“Loro stanno arrivando,” ripeté Ray. La mia bocca diventò secca e provai a deglutire, ma senza risultato. “Hey, accidenti, stai bene?”
Loro stavano arrivando.
Loro stavano arrivando.
Loro stavano arrivando!
Sperai disperatamente che fosse solo un' altra delle allucinazioni di Ray. Doveva esserlo. Lui riceveva sempre questo tipo di messaggi. Nessuno di quelli era mai stato corretto prima. Quindi, adesso non poteva predire il futuro in modo accurato. Poteva? Forse stavo esagerando. Sì. Okay, stavo esagerando. Sì, non era logico. Ray non poteva predire il futuro. Nessuno poteva predire il futuro. Solo i supereroi potevano farlo. E i supereroi esistevano solo nei miei fumetti. Non era vero. Non era proprio vero.
Perché non riuscivo a convincermi?
Mi alzai e mi guardai attorno con ansia, in parte aspettandomi di vedere Loro che venivano verso di me con le pistole e le maschere. Ma non c'era nessuno.
Per ora.
Anche Ray e Frank si alzarono. Frank camminò verso di me, ma Ray sgambettò via, con un'espressione vuota sul viso. Non riusciva a calibrare questa situazione!?
“Gerard, che succede?” chiese Frank con cautela, stando in piedi direttamente nella mia linea di sguardo.
Mi rivolsi verso il recinto, i miei occhi analizzarono il cortile con un senso di urgenza che non sentivo da molto tempo. Una volta che la mia schiena toccò la fredda superficie, scivolai per rannicchiarmi. “Niente che importi,” dissi preoccupato.
Frank non fece pressione sul problema, e lo ringraziai nella mia testa. Si accovacciò accanto a me ed esaminammo il cortile assieme. Non penso che sapesse cosa stesse cercando, ma non volevo dirglielo. Non volevo spaventarlo.
“Come sta il tuo braccio?” chiese Frank, dopo un lungo silenzio. Dovevano essere passati sette minuti buoni da quando ci eravamo scambiati l'ultima parola.
Smisi di agitarmi per un secondo e mi focalizzai sul mio braccio. Lo piegai cautamente, ricordandomi il consiglio dell' infermiera di prendermela con calma per il resto del giorno. Non faceva male. Tirai su la manica della felpa per mostrare il punto e tolsi il cerotto. Tutto ciò che potevo vedere era uno piccolo, rosso buchetto di una puntura di spillo. Era davvero patetico, considerando la sofferenza e il trauma mentale che avevo sopportato.
“Non hai il livido,” mi avvertì. “Fortunato.”
Livido!? C'era la possibilità di farmi venire un livido? perché nessuno me l'aveva detto? Bastarda di un' infermiera.
“Quando l'hanno fatto a me l' infermiera ha sbagliato la vena, quindi ha dovuto provare di nuovo. Poi. La seconda volta, la vena è collassata e e ha causato questo enorme livido tutt'intorno alla mia pelle. Fa abbastanza schifo.”
Perché diavolo pensava che lo volessi sapere?!? Un momento, perché aveva fatto l'esame del sangue?
“perché hai fatto l'esame del sangue?” chiesi, punzecchiando delicatamente il mio braccio, senza guardare Frank.
Gli ci volle un secondo per rispondere e quando lo fece, realizzai che dal suo tono di voce che fosse davvero imbarazzato. “Hanno dovuto controllare che non avesi l' AIDS... e altre malattie veneree, capisci?”
“Oh. OH!” mi lasciai sfuggire un momento dopo, realizzarlo mi colpì come una tonnellata di mattoni. Come avevo potuto essere così stupido e superficiale? Gerard, sei un mostruoso bastardo senza cuore! “Oh, Frank, mi dispiace. Non volevo....” non trovavo le parole. Non avevo idea di cosa dire su ciò. Cosa potreste dire su qualcosa del genere?
“Va bene,” disse lui frettolosamente, ignorando la mia insensibilità.
Ma non andava bene. Lui ovviamente non stava bene. “Frank?” dissi con sincerità.
“Gerard!” schioccò. “Va bene, okay? Sto bene, ti prego, lascia perdere questa cosa.”
“Okay.”
“Grazie.”
Questa volta il silenzio tra di noi era imbarazzante. Odiavo i silenzi imbarazzanti. Mi sforzai disperatamente di pensare a qualcosa di cui parlare, ma Frank lo fece per primo.
“E' seria Markman riguardo il fatto che devi fare l'esame del sangue tutte le settimane?”
Oh, potevi fottutamente scommetterci che lo fosse! La stronza satanica godeva intenzionalmente nell'infliggermi quella tortura. Era tutto parte del suo piano diabolico per rendere la mia vita miserabile. Certo, non dissi nulla di tutto questo a Frank. Quindi tutto quello che risposi alla domanda di Frank, fu: “Penso di sì.”
“E' abbastanza crudele, non lo sa che non ti piacciono gli aghi?”
“Oh, lo sa.”
Frank sorrise un po' al mio sarcasmo. “C'è qualche modo in cui tu possa fare il test una volta al mese, o qualcosa del genere? Forse?”
Ci avevo pensato, ma non suonava una buona idea. Ci voleva meno di una settimana perché la cosa dell' agranulocitosi si sviluppasse. Se avessi consentito a fare il test solo una volta al mese, conoscendo quanto fossi fortunato, avrei sviluppato la malattia e sarei morto. Ciao ciao Gerard.
“Non voglio che si ammalino i globuli bianchi. Non voglio morire,” dissi.
“Entrambi non vogliamo che tu non muoia,” disse Frank con calma.
Bhè, almeno c'era una persona a cui piacevo in quel posto miserabile. Questo era incoraggiante. Guardai in avanti ed esaminai di nuovo il cortile. I miei occhi si allargarono quando individuai qualcuno che non era mai stato lì, in piedi sull' area pavimentata.
“Jasper!” esclamai, lanciando i fili d'erba che ero intento a sradicare.
“Cosa?!” guaì Frank, spaventato dal mio improvviso sfogo.
Sorrisi e mi alzai in piedi. “Jasper,” ripetei.
Jasper non ricambiò il sorriso. Effettivamente non sorrideva mai. Era davvero un uomo per bene, sapete, era stato nell'esercito e tutto il resto. Gli feci cenno e lui mi ricambiò il saluto. Indossava un' uniforme militare. I bordi della sua camicia verde erano adornati con decorazioni d'oro e aveva una fascia d'oro drappeggiata sopra il petto. Aveva tutte le sue medaglie d'oro attaccate fieramente e potevo vedere la fibbia della cintura d'argento che brillava verso di me. Mi accennò con urgenza, ma non mi diressi verso di lui.
Ero con Frank. Sarebbe stato scortese abbandonarlo. Stavo cercando di essere una persona migliore. Scossi la testa e la inclinai verso Frank.
“Gerard? Con chi stai parlando?” disse Frank, reggendosi al mio braccio.
“Oh, è solo Jasper,” risposi sbrigativamente. Jasper non era importante, poteva aspettare.
“Chi?”
“Jasper, è lì.” Indicai Jasper poi guardai Frank. Lui deglutì mentre guardava verso Jasper, ma la sua faccia rimase assente. Non capivo come Frank potesse non notarlo. Era abbastanza evidente con la sua divisa militare. “Sta indossando un' uniforme militare. Il tipo di uniforme che gli uomini indossano nelle parate.”
Frank vacillò un pochino, mentre la sua testa ruotava verso me e verso Jasper e poi di nuovo verso di me.
“Che succede?” chiesi, preoccupato.
“E' solo che... Non-Non posso-lui non è... non lo vedo, Gerard,” balbettò lui, a disagio.
Mi accigliai. Forse Frank aveva bisogno di fare una visita oculistica o qualcosa del genere, perché lui era definitivamente lì. “E' lì!” esclamai e lo indicai.
Frank guardò obliquamente dove stavo guardando, ma nessun segno di riconoscimento attraversò la sua faccia. “Gerard,” disse attentamente, “non c'è nessuno lì.”
Lo derisi. Certo che c'era qualcuno lì. “Oh, sta entrando dentro,” dissi “un momento, torno subito. Voglio solo sapere cosa vuole.”
“Gerard,” disse debolmente, sembrando spaventato per qualche ragione sconosciuta.
“Un momento,” dissi e procedetti verso la porta.
Seguii Jasper dentro e dentro il ripostiglio delle forniture che era situato nel mezzo del corridoio che connetteva l'ala est con l'ala ovest.
“Blocca la porta,” comandò appena fummo dentro.
Ero un po' sconcertato dai modi di Jasper, ma seguii le sue indicazioni. Stavo per chiedergli cosa diavolo stesse succedendo, quando lui iniziò a gridarmi.
“In nome di Dio, cosa diavolo stai pensando di fare?” urlò, facendomi indietreggiare. “Come hai potuto diventare così incurante, Gerard? PERCHE' sei diventato così incurante? Mi rompo il culo ogni giorno provando a salvarti, Gerard! Immagina la mia sorpresa e il mio sbigottimento quando mi sono alzato e ti ho visto chiacchierare con quel ragazzino punk come se non avessi proprio nessuna prudenza!”
“Il suo nome è Frank,” mormorai in modo provocatorio.
Jasper mi afferrò duramente per le spalle e mi spinse a forza contro il muro. Era così vicino che potevo vedere le vene attraversare la sua faccia, più vecchia e matura. Era più grande di me e molto, molto più forte. Non aveva mai usato la violenza su di me in quel modo e questo mi fece capire che era successo qualcosa, o che sarebbe successo molto presto.
“Ti ho chiesto di dirmi il suo nome?” ribollì Jasper contro la mia faccia.
Deglutii, notando nervosamente i suoi occhi iniettati di sangue. “E' mio amico,” dissi.
“NO! Gerard, ci siamo già passati. Tu non puoi avere amici! Non riesci a capire quanto potrebbe essere fatale per te avere degli amici?”
“Non mi importa.”
Jasper lasciò andare la mia spalla e fece un passo indietro per esaminarmi. Si tolse il cappello e lo cacciò sotto il braccio. Non disse nulla; soltanto scosse la testa verso di me come se avessi fatto qualcosa di terribile.
“Ti stai innamorando di qualcuno che non può ricambiare il tuo amore,” disse infine. Non stava più urlando. Era tornato ai suoi modi abituali e composti.
“Non ne sono innamorato.”
Mi tirò il suo cappello con evidente fastidio. Lo afferrai sorpreso e lo tenni con apprensione fra le mie mani. Non ero molto sicuro se lo volesse indietro oppure no.
“Perché devi innamorarti di una persona che sai che non puoi avere?” chiese Jasper.
“Non sono innamorato di lui,” insistetti e gli ritirai il cappello. Lui non mosse la mano per afferrarlo, quindi quello rimbalzò leggermente sul suo petto e atterrò di fronte al pavimento polveroso.
Fece un passo verso di me. Io feci un esitante passo indietro. “E' vittima di uno stupro, Gerard. Lo sai, hai letto il suo file.” fece un altro passo verso di me. Io feci un altro passo indietro. “Non può sopportare di essere toccato. Ha sopportato un grande danno celebrale a causa delle mani di quei due uomini. Niente di quello che farai sarà mai capace di rimediare a questo. So che tu pensi di poterlo guarire, ma non puoi.”
“Posso provarci.”
Avanzò ancora, ma io ero schiacciato contro il muro e non avevo dove andare.
“E allora tu, Gerard? Chi ti conforterà? Smettila di pensare con il cazzo e comincia a pensare con il cervello. Non ti è stata data questa conoscenza per essere buttata, lo sai?”
Diventai tutto rosso appena Jasper parlò. “non sto pensando di fare sesso con Frank,” dissi, mortificato. Era vero. Non aveva mai attraversato la mia mente.
“Ma lo farai. Un giorno. E diavolo, forse Frank non potrebbe essere in grado di provarlo! Ma chi sarà lì a confortarti, Gerard, quando Frank scoppierà in lacrime a metà? Chi raccoglierà i pezzi del tuo cuore quando realizzerai che l'amore della tua vita ti guarda e vede solo quei due uomini? Chi asciugherà le tue lacrime quando capirai che tu e Frank non potrete più essere intimi? Non sarai mai capace di essere vicino. Non sarai mai capace di confonderti con una persona, Gerard!”
Non mi importava. Tutto quello che Jasper stava dicendo mi stava soltanto facendo capire quanto mi stessi innamorando di Frank.
“Non mi stai ascoltando, non è vero?” disse alla fine. Doveva aver notato lo sguardo stordito sulla mia faccia.
“No.”
“Non fare il furbo con me, ragazzo.” mi rimproverò.
“Sto dicendo la verità.”
“Hai sempre cercato di fare il furbo su questo.”
“Sta zitto.”
Gli occhi di Jasper erano vicini a uscire dalla sua testa, ma non mi importava. Volevo uscire da quel piccolo ripostiglio dei viveri senz'aria e trovare Frank.
“Non voglio risollevare la questione, Gerard,” disse. “Ma non ricordi l'ultima volta?”
Scossi la testa lentamente. Quale ultima volta?
“Gerard, sai cosa voglio dire.”
Ma non lo sapevo. Non riuscivo a pensare a cosa volesse dire. Quale ultima volta?
“Non puoi lasciare che le persone ti si avvicinino, Gerard. E' quello che vogliono Loro. Questo li fa avvantaggiare. Non pensi che loro potrebbero cercare la persona a cui sei sentimentalmente attaccato? Cosa farai dopo?
“Proteggerò Frank,” dissi automaticamente.
Jasper sembrava preoccupato adesso. “E' quello che hai detto anche l'ultima volta.” sussurrò.
“Cosa è successo l'ultima volta? Non ricordo. Dimmelo. Dimmelo!” domandai.
La nostra conversazione fu interrotta da un odioso colpo alla porta. Mi girai impaurito. “Apri questa posta ora, Gerard!” sentii gridare Zach.
“Jasper,” urlai. “Dimmi cosa è successo l'ultima volta.”
“Hai provato a proteggerlo, ma hai fallito. Non puoi vincere contro di Loro. A Frank verrà fatto del male proprio come all'altro ragazzo. Lascialo andare. E' per il suo bene. Sai cosa è successo l'ultima volta.” Jasper aveva raccolto il suo cappello e lo stava distrattamente rigirando nella mano destra.
“No, non ricordo! Quale altro ragazzo?”
“Sai il suo nome. Hai provato a salvarlo. Non ricordi, Gerard? Hai provato a salvarlo, ma hai fallito. Non fallire questa volta.”
Stavo uscendo fuori di testa. Non sapevo di cosa stesse parlando. Non ricordavo. Sapevo di saperlo, semplicemente non riuscivo a ricordare. Mi portai le mani in faccia e premetti le labbra contro i pollici, provando a farli smettere di tremare.
“Pensa! Gerard! Smettila di impanicarti e usa il cervello. Le informazioni sono lì, hai solo bisogno di trovarle. Tu....” Jasper smise di parlare bruscamente e smise di rigirare il cappello che aveva fra le mani. Lentamente alzò la testa per guardare il soffitto e mi ritrovai a imitarlo.
Improvvisamente realizzai che Zach non stava più bussando alla porta. In effetti, ricordavo che avesse bussato solo una volta. Cosa gli era successo. Oh, buon Dio.
Jasper era spaventato. Potevo vederlo sulla sua faccia. Io adesso ero terrorizzato. Mi stavo sforzando di continuare a emettere ogni respiro e le mie mani stavano tremando. Qualcosa di brutto stava accadendo fuori, potevo percepirlo. Lentamente Jasper si rimise in testa il cappello e si girò verso di me. “Devi uscire di qui,” sussurrò. “Ora!”
Il suono degli spari raggiunse le mie orecchie e afferrò il mio intero corpo. Loro non stavano più arrivando. Loro erano qui.
“CORRI, GERARD!” urlò lui e mi spinse verso la porta.
Le mie dita erano intorpidite e armeggiarono inutilmente sulla serratura. Ogni prezioso istante che passava mentre le mie dita si rigiravano per aprire la serratura, vedevo aumentare la paura e la disperazione. Sembrò quasi un' eternità, prima che sentii lo schiocco e fui capace di spingere verso il basso la maniglia. Il corridoio fuori era deserto. Le luci appese sopra la mia testa tremolavano minacciosamente. Mi sentivo come in un brutto film dell'orrore. Mi sentivo come il protagonista principale che veniva inseguito da mostri che potevano vedermi, ma io non riuscivo a vederlo. Stavo rabbrividendo così tanto adesso, che quando respirai il mio respiro venne fuori in rantoli tremolanti.
Sapevo di non poter restare dov'ero, quindi, pur in preda al terrore, feci un piccolo passo in direzione dell'ala ovest. Quando niente saltò fuori davanti a me, cominciai a correre. Non sapevo dove stessi correndo. Sapevo solo che dovevo fuggire.
Girai l'angolo con andatura straordinaria, le mie scarpe che slittavano pericolosamente sul linoleum lucido. Pensavo di non aver mai corso così veloce in tutta la mia vita. Alzai lo sguardo per un momento, per orientarmi di nuovo, quando vidi Loro. Stavano in piedi alla fine del corridoio, all'entrata delle docce, guardandomi. Aspettandomi. I miei occhi si dilatarono e la nausea mi scivolò addosso violentemente, come un'onda malvagia. Pensai che avessi smesso di respirare. Il mio cervello non stava prendendo ossigeno e nemmeno i miei muscoli. Dovevo correre, ma non potevo.
Ce n'erano cinque di Loro. Stavano tutti allineati in fila, spalla contro spalla. Erano vestiti con vestiti neri dalla testa ai piedi. Le loro facce erano nascoste dietro maschere nere. Sul loro petto potevo vedere il voluminoso profilo di una giacca antiproiettile e nella mano sinistra stringevano tutti una pistola. Non era un normale tipo di pistola, comunque; quelle pistole non erano caricate a proiettili. No, no, no. La loro intenzione era di prendermi vivo.
Non avrei mai permesso che mi prendessero vivo.
Girai la mia schiena verso di Loro e corsi più intensamente e più velocemente di prima. Non avrei mai lasciato che mi prendessero. I segreti appartenevano al mio cervello. Non li avrebbero mai presi.Questo pensiero corse più e più volte attraverso il mio cervello e come uno shock elettrico, riuscì a farmi muovere. 
Girai a destra verso la caffetteria. Anch'essa era deserta. Dov'erano tutti? perché nessuno veniva ad aiutarmi? Erano stati uccisi? Frank era morto per colpa mia? Mi rifiutai di pensare ancora a questa possibilità. Mi stavo facendo strada attraverso il centro della stanza, quando qualcosa mi colpì forte sulle spalle. Inciampai e caddi a faccia avanti su uno dei tavoli di metallo. Gemetti e mi girai di schiena, la testa che pulsava dolorosamente dove aveva sbattuto violentemente contro il mobile. Potevo sentirmi indugiare sull' orlo dell' incoscienza e combattei disperatamente per restare sveglio. Dovevo continuare a correre. Dovevo scappare.
La figura mascherata si profilò minacciosamente sul mio volto e io urlai. Istintivamente lanciai il mio pungo serrato contro la sua faccia e quello si congiunse con la plastica stampata che nascondeva i suoi lineamenti. Lui grugnì e si sedette, lasciandomi rotolare e combattei per tenermi in piedi. Appena ritrovai l'appoggio, due altre persone senza viso afferrarono le mie braccia e mi spinsero contro il muro.
Ero spaventato. Ero terrificato. Ero così impaurito che avrei voluto morire.
L'unico pensiero che ero capace di elaborare era: voglio morire.
La paura debilitante era quel tipo di paura che nessuno dovrebbe mai essere costretto a sopportare.
Adesso Loro mi stavano circondando. Ce n'erano molti più di cinque. Non potevo contarli, il mio cervello semplicemente non poteva, ma riuscivo a riconoscere che erano troppi per scappare. Era finita. Il mondo sarebbe finito.
Uno di Loro fece un passo in avanti dal gruppo senza faccia e si mise davanti a me
“Trovato,” mi schernì.
Mentre stavo lì, sperando almeno di chiudere gli occhi, vidi il guanto della sua mano che veniva trasportato lentamente dentro la tasta. Tirò fuori un bisturi e lo sventolò in modo tormentoso di fronte al mio viso.
Prese il bisturi nella mano destra e cominciò a muoverlo verso la mia testa. La sinistra mi tirò i capelli via dalla fronte.
“Vediamo cosa possiamo trovare qui, sì?” disse rocamente e premette l'orribile lama affilata contro la mia pelle.
Non sentii nessun dolore mente tagliava la cute. L'adrenalina che pompava attraverso il mio corpo era abbastanza per attenuare tutto.
Ma, era così. Stava per prendere i segreti dentro il mio cervello. Era tutto finito.
Fui sorpreso quando lui smise improvvisamente e lasciò cadere il bisturi. Le altre due persone che mi stavano tenendo per le braccia d'un tratto abbandonarono la presa e subito dopo caddero sul pavimento. Tutti Loro indietreggiarono di colpo. Non capivo cosa stesse succedendo. Avevano scordato cosa volessero? Ero morto?
“Gerard. Va tutto bene. Sei solo impaurito. Va bene essere impauriti. Dimmi, perché sei spaventato?”
“Li faccia andare via,” singhiozzai. “Voglio solo che se ne vadano.”
“Ci sto provando,” disse Markman con calma. “Ti sto per somministrare un sedativo, Gerard. Riesci a capirmi?”
Guardai prima Markman e poi Loro. Stavano ancora nella stanza. Ce n' erano centinaia. Stavano in piedi immobili, perfettamente allineati, fissandomi attraverso le loro maschere indistinte. Mi stavano guardando.
Markman iniettò il sedativo nella mia gamba e potei avvertirlo mentre cominciava a fare effetto. Infatti, potevo quasi sentirlo cantare mentre fluiva attraverso le vene. Sentii gli occhi chiudersi e permisi al farmaco di cantare per farmi addormentare.


 


 

Note di traduzione:
* il pezzo originale era: I don’t know if you’ve ever noticed but when you go to say a word starting with the prefix ‘th’, like “that”, or “Thursday”, your tongue pokes out forward between your teeth a little. I noticed little things like that. In particular, I noticed how endearing it was to see Frank’s little tongue flick whenever he said a word beginning with the prefix ‘th’. Okay, yes, it is a little creepy that I have a habit of staring at Frank’s tragic lips, but really there is nothing that wrong with it. 
Ho cercato di trasformarlo in italiano nel miglior modo possibile (:

  
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