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Autore: SkyDragon    19/06/2011    3 recensioni
Mi chiamo Eliuca e vivo nella Roma dell'anno 1500. Mi trovo davanti al Colosseo e la mia non è una visita turistica infatti i Borgia hanno scelto questo luogo per farmi morire, ma io non ho paura del cupo mietitore. Io sono un assassino, la morte è nostra compagna, ma non mi capacito di come sia arrivato fin qui... Dove ho sbagliato?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 -  un vero assassino 
 
Apro gli occhi e mi guardo intorno.
Mi trovo al buio. Intorno a me c’è solo nero nient’altro. Solo buio e silenzio. Osservo il mio corpo. Ricordo di essere diventato una tinozza bucata per via delle frecce, ma ora non sento dolore, anzi mi sento perfettamente. Sono vestito con la tunica degli assassini. Com’è possibile? Osservo meglio e noto che anche le armi sono al loro posto, anche la spada che mi era stata sottratta… questo è un sogno molto strano! Ammesso che sia un sogno…
Mi volto per osservare cosa c’è alle mie spalle e vedo un lungo tunnel di luce che prosegue all’infinito e forse anche oltre. Il tunnel si ingrandisce sempre di più e viene verso di me come a volermi inglobare. Mi attira a se come una calamita… Mi dirigo verso di esso, tanto prima o poi ci sarei finito dentro. Bianco, luce candida, silenzio… Questo tunnel è strano: il procedere dentro mi dà una sorta di pace, di tranquillità. Com’è possibile?
Cammino per qualche minuto. L’unico rumore sono i miei passi che rimbombano. Mi sembra di essere nel Pantheon a Roma. Anche lì i miei passi riecheggiavano. Ad un tratto sento una voce alle mie spalle:
 
- Mettilo giù con cautela… non ho mai visto ferite così gravi-
- Ma riuscirà a guarirle, non è vero?-
 
Una delle due voci è di sicuro Ezio, ma la seconda non so dire a chi appartiene. Mi volto e noto che il nero in cui ero immerso si è trasformato. Ora non è più il vuoto, ma è l’immagine della stanza dove ero solito dormire quando ero un assassino. Maestro Ezio, Claudia e Machiavelli e perfino la traditrice Saskia sono accostati al mio letto. Tra di loro c’è anche Lele, il medico della confraternita. Allora è sua la voce.
 
- Ci proverò Ezio, ma non ti assicuro nulla. Non si esce illesi tanto facilmente dopo una settimana da inferno come quella che deve avere passato -
- In parte se l’era meritato… infrangere il credo in maniera così evidente… -
- non vorrai dirmi che lo vuoi morto-
- certo che no Ezio. Io per prima cercavo ogni sera di salvarlo. E l’ultima sera prima di arrivare a Roma ci sarei anche riuscita se non fosse stato per quella seguace di Cesare-
 
Si come no! Non hai mai mosso un dito per aiutarmi, anzi tu stessa mi hai fatto perdere i sensi davanti a Cesare… maledetta! Devo avvertire Ezio, non posso lasciare che la traditrice la faccia franca!
- Maestro!- chiamo invano – maestro Ezio!- grido con tutte la mia voce, ma nulla, non mi sentono.
Se tornassi indietro forse mi sentirebbero! Corro verso di loro, ma la loro immagine non sembra avvicinarsi. Al contrario pare si stia allontanando. Mi fermo… continuare è vano… posso solo osservare gli insistenti movimenti di Lele tra il rimuovere un freccia e il fasciare la ferita.

 
- Sareste inutili qui e vi preoccupereste soltanto… andate a riposarvi piuttosto. A lui ci penso io-
- Ne siete sicuro maestro Lele?-
- Si Claudia-
- Chiamate se avete bisogno di qualsiasi cosa-
- Lo farò-
Osservo il mio corpo giacere sul letto. Lele immerge una pezza di stoffa in una bacinella d’acqua che si trova sul tavolo vicino al letto. Tira su il panno e lo posa dolcemente sulla mia fronte. 
- Eltanin veglia su di lui…- sussurra
 
 
I movimenti del medico rallentano fino a che l’immagine si blocca. La luminosità dell’immagine inizia ad aumentare e accade l’irreale: le pareti sembrano venire abbattute, ma senza che nessuno si accorga di nulla. Non fanno rumore, ne macerie. Il loro posto viene preso da una forte luce bianca. Anche questa come il tunnel viene verso di me inglobando tutto ciò che osservavo prima: il letto, Lele, il mio corpo, il tavolo… tutto sparisce.
( avete presente quando nel gioco di AC finisce una sequenza e ne comincia un'altra? Volevo evocare lo stesso cambio di scena, ma non credo di riuscire a renderne l’idea meglio di così XP ND SkyDragon)
La luce aumenta a dismisura e io sono costretto a portare una mano davanti agli occhi per tentare di ripararmi da essa, ma la luce si ancora più forte. Chiudo gli occhi.
Poco dopo nonostante le palpebre chiuse noto un nuovo calo di luminosità. Poi un suono, finalmente, a contrastare il silenzio assoluto del tunnel. Sembra il canticchiare di un uccello e poi un altro e un altro ancora.
Sento anche il camminare e il nitrire di due cavalli… ma che cosa sta succedendo? Riapro gli occhi con cautela. La cosa che mi colpisce prima di tutte è che il tunnel  in cui mi trovavo è sparito sostituito da un sentiero senza fine sia dietro che davanti a me. Un cartello, subito alla mia destra, dice che la strada dietro porta all’isola tiberina mentre l’altra porta semplicemente al paradiso… che strano cartello! La strada è sterrata ed è circondata da un immenso prato verde e rigoglioso. Vi pascolano cavalli e vi volano uccelli di ogni genere che si riposano su sparuti alberi sparsi per il prato.
Sento uno stridulo metallico alle mie spalle come una spada che viene estratta dal fodero. Mi sposto lateralmente evitando un assalto imprevisto: Cesare.
- Ottimo udito marmocchio, ma non credo che ti aiuterà un'altra volta- 
Si rilancia all’attacco, ma paro il suo colpo sfoderando la spada. Com’è possibile che lui sia qui? Ma soprattutto dov’è il “qui”?
- Fammi vedere la grinta dell’altra volta. Ho ucciso tuo padre, non vuoi vendicarlo?-
- Ti ho disarmato una volta, posso farlo ancora-
- Cosa aspetti?-
Mi attacca senza interruzione, aumentando forza e velocità ogni volta che mi difendo. Con lo stesso ritmo aumentano gli insulti rivolti a me, a mio padre e agli assassini in generale. Non lo sopporto.
Lo scontro ci porta a combattere vicino ad uno degli alberi. Mi vuole portare con le spalle al muro, ma non ci riuscirà!
Corro verso l’albero e mi arrampico su di esso. Cesare mi segue per prendermi, proprio come volevo. Con un colpo di reni salto all’indietro e atterro alle sue spalle. Prima che possa fare un qualsiasi movimento gli infilo la spada nel fianco e la faccio girare per ledere più organi possibili. Quando estraggo la spada vedo il nemico cadere. Ho vinto!
Vorrei essere felice, ma per qualche strano motivo mi sento sconfitto. Perché?
-  Perché provi tanto rancoreverso Cesare?-
Mi volto verso il luogo da cui proviene la voce con la spada alta, pronto a difendermi. Trovo un uomo che cammina verso di me. È vestito come gli assassini, ma è molto meno equipaggiato.
- Chi sei tu?-
- Ti basti questo: io sono il progenitore di Ezio, io sono lo scrittore del codice, io sono colui che ha tramandato ciò che ora è il simbolo della setta-
- Tale uomo è morto da secoli, tu non puoi essere Altair Ibn-La’Ahad -
- Sei libero di non credere-
- Dove siamo?-
- Questo posto non ha nome, ma sei qui per imparare-
- Apprendere cosa?-
- Ciò che dà forza agli assassini non è l’odio verso il nemico, come tu credi. Noi combattiamo il male affinché veda il suo stesso errore. Noi perdoniamo il nemico, quando questi muore. Noi proviamo tristezza nella sua morte, non gioia-
- Come posso provare tristezza verso chi mi ha strappato tutto?-
- Perché lui, come tanti altri, è stato corrotto, non agisce nella completezza del suo essere. Sei felice di ciò che hai appena fatto? Cos’hai ricavato uccidendolo?-
- Ho vendicato mio padre!-
- Ora non credi che qualcuno si vorrà vendicare della sua uccisione?-
Mi fissa negli occhi, attento, immobile aspettando una mia risposta, ma visto che non apro bocca continua:
- Noi portiamo rispetto a chi uccidiamo e preghiamo affinché possano trovare la verità e possano avere piena coscienza di ciò che hanno fatto. Allora e solo allora ti ringrazieranno di averli fermati. Metti da parte l’astio e perdona i tuoi nemici, Eliuca-
Tolgo lo sguardo dall’uomo. Non comprendo come possa farla facile. Come posso perdonare la persona che mi ha strappato tutto?
- Se tuo padre e Cesare fossero la stessa persona potresti odiarlo per aver ucciso tua madre?-
- In parte, ma vorrei soprattutto sapere perché-
- Tutti gli uomini hanno radici comuni. Seppur mari e monti ci dividono tutti siamo imparentati. Cesare fa parte della tua famiglia tanto quanto il tuo stesso padre-
- Cos’è che corrompe gli uomini?-
- Gloria, denaro, fama, potere... Tutto ciò che ti è stato offerto prima della condanna conduce gli uomini in tentazione-
- Voleva davvero che diventassi uno di loro?-
- Credo di si. Ma non c’è riuscito fortunatamente-
Tutto questo discorso sta facendo cambiare qualcosa dentro di me: un credo, una filosofia. Non so se dice il vero, ma se fosse davvero così… Osservo il corpo esanime di Cesare. Se fosse davvero un mio lontano parente? Come potrei odiarlo se lo fa solo perché comandato da un utopia di potere?   Allora è questo il vero obiettivo degli assassini: combattere la voglia di potere di cui si cibano i templari! Mi inginocchio al fianco di Cesare.
- spero tu ti possa liberare presto di quest’influenza nefasta dalla quale sei stato corrotto- sussurro mentre passo leggermente le dita sugli occhi fino a chiuderli - requiescat in pace-
Rialzandomi da terra sento che un grande peso sul cuore si è fatto da parte. Ora so cosa vuol dire essere un assassino. Ma a cosa può servirmi tutto ciò visto che sto morendo?
- Non stai morendo, non se tu decidi che sia così. Ti hanno lasciato due possibilità: tornare da Ezio o morire. Ricordi il cartello?-
- Ho infranto due dogmi fondamentali del credo! Anche se tornassi, mi espellerebbero dalla confraternita-
- Mi sembra un buon motivo per tornare, soprattutto adesso che hai capito il tuo errore. Avrai modo di dimostrare ciò che hai appreso -
- Hai ragione Altair. Mi è stata data la possibilità di rimediare al mio errore, non posso sprecarla-
- Allora il nostro è un addio, almeno per ora-
- Grazie di tutto. Salute e pace maestro Altair-
- Salute e pace a te, Eliuca-
Ritorno sul sentiero e guardo il cartello. Osservo la direzione indicata dal nome “isola tiberina” e mi incammino.
 
 

  
   
 
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