Capitolo
4 L’Esame
Ero
arrivato da quattro giorni sulla Principessa
Andromeda e da tre ne ero il
primo ufficiale, la mia presentazione alle truppe e alla ciurma aveva
destato
molto scandalo e molti fra mezzosangue e mostri all’ inizio
non mi avevano
rispettato, ma ben presto ero riuscito a ottenere il loro rispetto e
per certi
versi la loro ammirazione, infatti il giorno successivo alla mia presa
del
comando quale braccio destro di Luke un insolente figlio di Ares
Anthony Moore
aveva bofonchiato qualcosa di offensivo mentre passavo e avevo dato
l’ordine di
farlo fustigare, era stata una cosa spaventosa la frusta si era
abbattuta sulla
sua schiena per oltre venticinque minuti e questa era diventata di un
inquietante rosso sangue, potevo vedere le facce quasi impaurite di
quelli che
guardavano, certo se non potevano apprezzarmi mi avrebbero temuto, il
brusìo
della folla era ormai molto diffusi quando poi mi decisi a parlare
<< non
tollererò la mancanza di disciplina e di rispetto verso i
superiori, imparate
da quest’uomo o condividetene la sorte. >> lo
dissi con un tono quasi non
mio, forse la sua faccia mi ricordava quella del padre ma avevo quasi
provato
piacere nel vedere le estremità della frusta che lo
colpivano senza dargli
tregua e dalla voce si doveva capire perfettamente. Mentre meditavo su
quell’
episodio qualcuno bussò alla porta, era proprio lui per un
attimo pensai che
volesse aggredirmi, e stesi la mano sul pugnale che tenevo nascosto in
un vano
sotto la scrivania di noce della mia stanza, ma non mi toccò
anzi si mise in
ginocchio e mi disse in tono sommesso << io ecco signore
volevo chiedere
il suo perdono, sono stato giustamente punito e mi rendo conto che lei
in
effetti è la persona più adatta per guidarci
assieme al comandante... >>
<< bene, lo terrò presente, ora puoi andare
>> risposi
congedandolo, mentre lui chiudeva la porta a vetri della mia camera
pensai alle
parole impaurite che mi aveva rivolto, erano dettate dal terrore ma se
aveva
paura lui bene così, da quanto ne sapevo era una figura di
spicco nella truppa
e se “morto il toro, sconfitta la mandria” avevo la
situazione in pugno. Ora il
difficile... il colloquio con il re dei titani.
P.O.V. Luke
Era
il momento per Percy di essere ricevuto dal
signore Crono, fino a quattro giorni prima non me ne sarei curato anzi
probabilmente avrei insistito per eliminarlo all’ istante, ma
dopo averlo visto
comparire sulla nave e averlo nominato mio vice era necessario che
andasse all’
esame e che lo superasse per così dire, se avesse fallito io
avrei perso la mia
credibilità di comandante e il mio UNICO amico in quel mondo
fatto di rabbia,
odio e violenza che sembrava schiacciarsi sempre più sopra
di me. Mentre
rimuginavo su questi pensieri amari arrivai alla porta della sua
cabina, stavo
per bussare quando vidi che la porta era aperta e la stanza era,
apparentemente,
vuota. Mi sporsi in avanti per entrare quando uno strano particolare
attirò la
mia attenzione, era una lettera incisa con il coltello sullo stipite
destro
della porta, era una “A”, avrei potuto evitare di
fare troppe congetture, ma fu
più forte di me. Poteva dire infinite cose, era forse un
messaggio, Addio,
Assassinio? O forse era una persona? Alla fine compresi, era...
<<
Annabeth >> disse una voce alle mie spalle, mi voltai e
vidi Percy che
usciva dal bagno con indosso, solamente, un asciugamano sarebbe potuto
essere
quantomeno strano, ma in quel momento i miei pensieri erano altrove,
stavo per
parlare quando mi sentii dire << Non farci caso... ero
una persona
diversa >>. Meditai un po’ di tempo su
quell’aggettivo ma poi fui
riportato alla realtà da Percy che adesso vestiva una
camicia di Lino bianca e
dei pantaloni di seta nera, in effetti quel giorno al largo dei Caraibi
faceva
un gran caldo, dopo un lungo attimo ci incamminammo verso il santuario.
Il
Santuario era una stanza costruita interamente di pietre nere e
lucenti, onice,
ossidiana e opale nero; non c’erano finestre e la poca luce
che entrava nella
sala proveniva da un braciere nel centro, proprio accanto al sarcofago
aureo di
Crono. Appena entrati ci inchinammo, credevo che il nostro nuovo
acquisto
sarebbe stato in difficoltà essendo la prima volta alla
presenza del signore
dei Titani, eppure era stranamente tranquillo, ad un tratto vide che
incominciava a dimenarsi come posseduto da uno spirito, bastarono pochi
attimi
e fu tutto finito, ma prima che potesse rilassarsi senti la profonda
voce del
Titano echeggiare nella sua mente << Bene Generale,
nonostante le tue
paure mi hai portato un ottimo guerriero, credevo che sarebbe stato da
eliminare eppure quello che c’è dentro di lui non
mente, un ODIO talmente forte
da divorare tutto ciò di debole che c’era in lui
>> mentre parlava capii
che quel “tutto ciò di debole” voleva
dire “tutto ciò di buono”, la voce fece
una pausa e poi ricominciò a parlare ma con un tono quasi
sarcastico <<
Ma il suo corpo è debole... essendo un semidio non posso
invecchiarlo subito a
sedici anni per far avverare la profezia, ma posso far crescere il suo
corpo e
la sua mente per renderlo come te... >> a quelle parole
provai sentimenti
contrastati, averlo affianco da diciottenne sarebbe stato
più facile per conoscerlo,
ma se Crono l’avesse cambiato avrei potuto conoscerlo come
una macchina, un
fantoccio del signore dei Titani.
P.O.V.
Percy
Non
capii molto e se capii qualcosa in particolare,
non me ne ricordo. La voce di Crono mi disse cose incomprensibili, e
pronunciò
anche alcune strane formule magiche in greco antico, poi sentii ogni
molecola
del mio corpo, persino quelle che non sapevo di avere, allungarsi,
accartocciarsi, insomma mutarsi e persino nei miei sentimenti
cambiò qualcosa,
la mia rabbia la e mia frustrazione si amplificarono al massimo e
ovunque mi
girassi vedevo solo lo sguardo ghignante di Atena. Quando ritornai in
me ero
nella mia cabina sdraiato sul letto, eppure non ero io, ero
più alto e
decisamente più prestante, insomma avevo il fisico di un
diciottenne e con mia
somma sorpresa quando mi trovai ad aprire un antico manuale militare,
in fondo
adesso ero un ufficiale dovevo saper comandare le truppe oltre che
combattere,
mi resi conto di sapere già tutto quello che c’era
scritto, per una volta nella
mia vita avevo davvero un cervello superiore a quello dei miei
coetanei. In
Mattinata Luke mi portò Vortice che era stata
incredibilmente modificata...
adesso vantava una metà in acciaio, come Vipera, ed
incredibilmente una punta
in metallo dello Stige, la leggenda narrava che se si poteva ferire un
dio era
quello l’ unico metallo con cui lo si potesse fare... ero
impaziente di
provarla; poi mi resi conto che avevo ancora una cosa in sospesa dovevo
lasciarmi tutto alle spalle dovevo dare un ultimo saluto ad Annabeth.