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Autore: FairyCleo    19/06/2011    8 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                    The good servant

Inveire contro suo padre non aveva portato a nulla di concreto.
Uther era stato irremovibile.
"E' solo un servo Artù! Ora basta perdere del tempo dietro simili sciocchezze! Hai un esercito da istruire!".
Aveva provato a controbattere, ma era stato inutile.
"Sarà solo per un po' di tempo! Miraz non resterà qui per sempre!
E, ti prego Artù, cerca di essere ragionevole!
E' del bene di Camelot che stiamo parlando!".

Da quando il bene di Camelot derivava dal sacrificio di un innocente?
Non riusciva a pensare che il suo migliore amico fosse veramente al servizio di quel mostro.
Ricordava ogni singola frustata infertagli come se fosse stato lui stesso ad averle subite.

Il timore che un simile scempio potesse ripetersi quotidianamente stava dilagando in lui.

Possibile che essere il principe ereditario di Camelot non contasse nulla?
Possibile che suo padre fosse così cieco da non voler vedere?

Aveva taciuto per troppo tempo, rimanendo in disparte come gli era stato ordinato.
Questa volta, però, avrebbe fatto di testa sua.
Al diavolo gli ordini di suo padre!
Al diavolo Miraz!
Avrebbe tirato Merlino fuori da quella prigione invisibile da solo, senza l' aiuto di nessuno.

Così, fattosi coraggio, Artù si era diretto verso le stanza di Miraz a grandi passi, sperando con ogni singola fibra del suo essere di no fare qualche sciocchezza.

Era arrivato davanti la grande porta di legno che lo separava dal re di Telmar in pochi minuti.
Era tutto trafelato per colpa della corsa.
Le sue guance erano tinte di rosso, e aveva i capelli scompigliati e sudaticci.
Ma le condizioni del suo aspetto erano veramente ininfluenti, in una simile condizione.
Per questo, senza esitare oltre, aveva levato il braccio, bussando per ben tre volte sul pesante legno scuro.

Era stato Merlino ad aprirgli.
Si era quasi meravigliato nel trovarselo davanti un po' timoroso, ma tutto intero, e felice di vederlo.
Pensava di trovarlo in catene, grondande di sangue.
Era evidente che il ricordo di Merlino nelle segrete continuasse a tormentarlo.
Si era sentito un po' sciocco, ora che aveva l' opportunità di verificare con i propri occhi le sue condizioni.
Forse, era diventato un po' troppo apprensivo...

"Artù...".
Merlino sembrava quasi sorpreso di trovarselo davanti accaldato e ansioso e, per un istante, gli si era palesata l' idea che fosse venuto lì per salvarlo.
Ma quello era un pensiero davvero sciocco, dopotutto!
I principi salvano le belle principesse in pericolo, non i servitori idioti e dall' aspetto poco piacevole.

Dopo aver atteso invano che una frase di qualsiasi genere fuoriuscisse dalle labbra rosee del principe, stava per domandargli cosa ci facesse lì, ma era stato interrotto.

"Principe Artù! Quale onore! A cosa devo la vostra visita?".
Miraz, seduto in maniera davvero poco elegante sullo scranno, lo guardava da dietro una coppa di vino, sorridendo sornione.
"Avanti Merlino! Fa entrare il tuo principe! Prima che mi consideri un cafone maleducato".

' Peccato che io abbia già questa opinione di voi ' - aveva pensato Artù.

"Subito mio re... prego Artù".
 
Mio re... Merlino si era davvero rivolto a Miraz utilizzando quell' aggettivo?
Non poteva averlo fatto...
E, soprattutto, non poteva davvero fare così male...

Senza staccare gli occhi da dosso a Merlino, che aveva chinato il capo mettendosi da parte, era finalmente entrato nella stanza.
Merlino non era mai stato così... ubbidiente in vita sua.
Doveva essere letteralmente terrorizzato.
Eppure sembrava così tranquillo...

"A cosa devo la vostra visita, Artù?".
Miraz lo aveva invitato a prendere posto accanto a lui, ma il principe aveva declinato l' offerta con un cenno del capo.
"Ecco... io... ".
"Sicuramente avrete appreso la lieta notizia!" - aveva detto, indicando Merlino - "E' talmente... eccitante! Non trovate?".
Quella definizione aveva lasciato il principe a bocca aperta.
Eccitante?
"Avere un nuovo servitore, intendo!
Affidare i propri bisogni, la  propria vita ad una persona sconosciuta è sempre un rischio!
Ma Merlino è leale... E soprattutto, è fedele, dico bene Artù?".

Il giovane reale si era trovato a boccheggiare come un pesce fuor d' acqua.
Il discorso di Miraz... le parole utilizzate... il tono in cui le aveva pronunciate... avevano qualcosa di sbagliato.
Di insano e sbagliato.
Come se quell' essere spregevole stesse alludendo a qualcosa che non riusciva a cogliere.
L' ulteriore prova gli era stata data dal gesto di Merlino, che, istintivamente, aveva chinato maggiormente il capo, serrando forte gli occhi.

"Artù! Non ho forse ragione?".
Miraz gli sorrideva, ma, quell' apparente premura, aveva solo provocato in lui un forte disagio.
E lui era Artù Pendragon: in pochissimi erano capaci di metterlo a disagio.
"Merlino è giovane e forte... ed è un servitore ligio ed un giovane ben educato. Quasi non ci si crede che sia un contadino".
Il principe era sempre più confuso.
Non sapeva veramente cosa dire per controbattere.
Controbattere a cosa, poi?
Quel mostro stava letteralmente tessendo le lodi di Merlino!
DI MERLINO!!!
Lo stesso ragazzo che una settimana prima aveva chiamato ' schiavo ' e torturato fino a quasi ucciderlo!

Gli anni di addestramento militare gli avevano permesso di capire tante cose sui suoi nemici.
Gli avevano insegnato a studiarne ogni minimo, impercettibile cambiamento.
Ma, nonostante dovesse ammettere di non riuscire a leggere tra le righe in quel frangente, le allusioni di Miraz sarebbero state comprese anche da un allocco.

"Sapete, Artù, credo che ci divertiremo tanto io e Merlino, insieme".

Quell' espressione aveva fatto letteralemete raggelare il principe ereditario di Camelot.

"Miraz, è proprio di questo che vorrei parlarvi..." - era finalmente riuscito a ritagliasi uno spazietto in quell' infinito monologo del re di Telmar.
"Ebbene?" - aveva detto Miraz, bevendo un lungo sorso di vino.
"Io non credo di poter rinunciare a Merlino".
L' aveva detto.
L' aveva detto veramente!
E aveva usato proprio quelle parole!!
Dei, non poteva averlo fatto veramente!
Si era accorto di quello che aveva detto solo quando aveva finito di dirlo, purtroppo, ed era certo che il suo sangue freddo non gli fosse bastato per far si che non avvampasse.

Merlino aveva sollevato il capo di scatto, guardandolo sconcertato.
Un lieve rossore colorava le sue guance d' avorio.

Miraz lo guardava serio.
Aveva posato il calice sul tavolo, in silenzio, e non accennava a distogliere lo sguardo da Artù.

"Sapete..."- aveva detto, alzandosi in piedi - "Io vi capisco..." - si era diretto verso Merlino, fermandosi al suo fianco.
Artù l' aveva visto passargli accanto, ed era stato come se una gelida corrente l' avesse trafitto con i suoi spilli ghiacciati.
"Merlino è talmente... invitante ".
Aveva avuto la premura di mettergli una mano sull' esile e ossuta spalla, prima di proseguire.
Artù aveva provato una dolorosa fitta allo stomaco nell' osservare quel gesto che era solito fare nei confronti di Merlino.
Era come se Miraz gli avesse preso qualcosa che era solo ed esclusivamente sua senza chiedergli il permesso.
E, dopotutto, era stato davvero in quel modo.

Il giovane, dal canto suo, si era irrigidito, chiudendo nuovamente quei suoi meravigliosi occhi blu e voltando lievemente il capo verso sinistra, per non diver incontrare il volto di Miraz.

"E' davvero un peccato dover rinuciare a lui, anche se per poco.
Però, vedete, oggigiorno i bravi servitori sono rarissimi, e quelli che si capita di avere sotto mano sono già impegnati !
Dunque, per una volta che si ha la fortuna di incontrarne uno, è bene godere appieno dei suoi servigi, non trovate?".

Stava per farlo.
Artù stava davvero per scagliarsi contro Miraz e ucciderlo a mani nude.
Tutte quelle allusioni gli avevano provocato una terribile nausea.
Aveva voglia di urlare, di prendere Merlino e andare via da lì, e l' avrebbe fatto veramente, se proprio le parole di quest' ultimo non l' avessero lasciato di sasso.

"Sono contento di esservi utile, mio re. E' gratificante avere la vostra stima. Ne sono onorato".

No.
Non era vero.
Quello che aveva appena parlato non era Merlino.
Non poteva esserlo, non doveva esserlo!
Era solo uno scherzo, uno stupido scherzo che probabilmente era stato architettato da quella strega di Morgana!
Merlino aveva davvero ragione, a volte!
Era un vero asino!

Senza pensarci troppo su, allora, era scoppiato in una risata isterica che non aveva voluto reprimere.
Miraz l' aveva lasciato fare, mentre continuava a tenere la mano posata sulla spalla di Merlino.

"Andiamo Merlino... Non puoi... tu non puoi...".
"Lui non può cosa, Artù?".
La voce di Miraz lo aveva pietrificato.
Era priva di qualunque sentimento.
Fredda e distaccata, proprio come lui.

Il principe non sapeva cosa dire.
Merlino, dal canto suo, continuava a stare zitto, evitando di incrociare il suo sguardo azzurro. Sarebbe stato davvero troppo da sopportare.

"Lui è il mio servo adesso.
Sono io che decido cosa può, e non può fare.
Vi è chiaro questo, vostra altezza?".
Miraz gli si era avvicinato quanto bastava per poterglielo sussurrare nell' orecchio, facendogli avere un brivido alla nuca.
Artù si era girato per poterlo osservare negli occhi: due pozze nere come la notte che brillavano della luce del male.

"Starò bene qui, Artù...
Voi... voi non dovete preoccuparvi per me...
Re Miraz è... è un uomo giusto.
Ed io sono un bravo servitore.
Non è vero, Artù?
Non è vero?".

Merlino aveva gli occhi velati lacrime, ma stava cercando con tutte le sue forze di non farle scivolare lungo il suo pallido volto.
Artù poteva giurare di avervi visto dentro gratitudine e rassegnazione.
Gratitudine per aver tentato di salvarlo da quell' incubo, e rassegnazione, nell' accettare quel suo atroce destino.

"Ora, principe, non avete forse un nuovo servo da istruire e un esercito da addestrare? Presumo di si!
Merlino, accompagna Artù alla porta e dopo torna ai tuoi doveri.
Non è bello perdere inutilmente tempo prezioso".

"Certo, mio re".

Ciò detto, si era precipitato all' uscio, aprendolo con un solo strattone, e invitando Artù ad uscire.
Come ipnotizzato, Artù aveva intrapreso la via indicatagli da Merlino, fino ad uscire fuori dalla stanza, senza però trovare la forza di resistere nel voltarsi un' ultima volta ed incrociare quei suoi grandi occhi blu, la prima cosa che aveva visto ogni mattina per anni quando si destava dal suo sonno.

Nonostante lo shock, avrebbe potuto giurare di averl letto sulle labbra di Merlino l' unica cosa che in quel momento gli sembrava fuoriluogo.
Era certo di aver letto un silenzioso, impecettibile ' grazie ' , prima che la pesante porta di legno venisse chiusa.

E, mentre tornava nelle proprie stanze confuso, con la coda tra le gambe, non poteva fare altro che continuare a ripetere la stessa frase, consapevole che lui non avrebbe mai potuto sentirla.
"E' vero Merlino... Sei proprio... un bravo servitore".


Continua...

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Salute a voi merliniani!!!
Siamo finalmente alla soglia del decimo capitolo!
Wow!!!
Quasi non ci credo!
Bene, cominciamo con una precisazione: sono la prima ad essere sconvolta dalla piega che sta prendendo la fic...
Ma si sta praticamente scrivendo da sola!!
Sembrerà impossibile, ma è così!
A fine capitolo mi ritrovo spesso a pensare: "Ma davvero io l' ho scritto?".
Ebbene si! U.U
Dopo i miei soliti deliri, non posso che fare i dovuti ringraziamenti a coloro che leggono e a coloro leggono e recensiscono!!!
Siete tutti meravigliosi!!!
Vi mando un grande bacio e un abbraccio!
Alla prossima ispirazione!
Cleo






















 





 


   
 
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