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Autore: _hurricane    20/06/2011    13 recensioni
C’era una volta un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. La sua matrigna, la regina Sue Sylvester, lo costringeva a vestirsi di stracci e lavare i pavimenti del suo palazzo. Porcellana aveva un grande sogno: incontrare un bellissimo principe che lo avrebbe salvato per portarlo al suo castello e sposarlo, proprio come nelle favole che leggeva da piccolo. Ma si sa, i sogni non sempre si avverano: certe volte, la vita è anche meglio.
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“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”. Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo. “Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.
“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.
“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sue Sylvester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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II – Once upon a time, raining

 

Allora…” – disse Blaine all’improvviso, destando Porcellana dalla sua contemplazione, – “…che ne diresti di concludere ciò che abbiamo iniziato?”

Porcellana sperò di aver capito male. Il principe voleva cantare… insieme a lui? Non aveva mai cantato davanti ad un’altra persona – o almeno, così credeva – e non era nemmeno sicuro di essere così bravo. Deglutì e abbassò gli occhi, guardandosi le scarpe sporche e strappate in più punti.

“Che cosa c’è?” domandò allora Blaine con aria preoccupata, voltandosi verso di lui.

“E’ che… non ho mai cantato con qualcuno” rispose Porcellana con voce bassa, come se fosse una terribile vergogna. Con la coda dell’occhio, vide Blaine sorridere. Era impossibile non notarlo. Probabilmente se ne sarebbe accorto anche se fosse stato di spalle, tanto quel sorriso era abbagliante.

“C’è una prima volta per tutto” disse il principe, alzandosi improvvisamente in piedi davanti a lui. Senza aspettare una risposta, gli porse la mano con un gesto elegante e teatrale e iniziò a cantare con la sua voce forte e piena:

“Beautiful, please don’t hurry…”

Porcellana lo guardò intensamente, per poi concentrarsi su quella mano che stava aspettando di unirsi con la sua. Fece un profondo respiro, lasciò il panno umido che aveva tenuto stretto per tutto il tempo e la afferrò con delicatezza. Più che altro, appoggiò la sua su quella di Blaine, che istintivamente la strinse, come per volerlo trattenere da qualcosa. La pelle di Porcellana sembrava ancora più bianca, al confronto con quella del principe. Eppure, gli sembrò che quelle due tonalità stessero davvero bene così vicine l’una all’altra. Proprio come le loro voci.

“Well, maybe just half a drink more…”

Blaine sorrise radioso. Iniziò a scendere gli scalini per raggiungere il pozzo sottostante, tenendo Kurt per mano. Senza aver bisogno della musica, iniziarono a cantare, come se l’avessero provato:

“I simply must go” – “But baby, it's cold outside”
“The answer is no” – “But baby, it's cold outside”
“This welcome has been” – “How lucky that you dropped in”
“So nice and warm” – “Look out the window at that storm”
“My sister will be suspicious” – “Gosh, your lips look delicious”

Porcellana pensò che Blaine dovesse essere un cantante di professione, oltre che un principe. Si muoveva in modo aggraziato ed ammaliante, ma allo stesso tempo naturale, mai forzato o eccessivo. Gli girava intorno facendo qualche piroetta di tanto in tanto, oppure percorreva il bordo del pozzo con le dita, in attesa che lui lo seguisse. Iniziarono a cantare guardandosi da un lato all’altro di quel bordo e muovendosi in circolo, come per volersi rincorrere. Inoltre, Porcellana pensò che Blaine doveva sicuramente avere una grande capacità di immedesimarsi nelle parole che cantava, perché all’ultimo verso si era platealmente proteso verso il suo viso, facendolo arrossire e ritrarre.

“I've got to go home” – “But, baby, you'll freeze out there”
“Say, lend me your coat” – “It's up to your knees out there”
“You've really been grand” – “I'm thrilled when you touch my hand”

Blaine percorse il bordo del pozzo con la sua mano, fino a raggiungere quella di Kurt. La sfiorò con l’indice, mentre si premeva l’altra mano al petto cantando con passione. Porcellana cercò di convincersi sempre di più che fosse solo per il “bene” della canzone, e continuò:

“But don't you see” – “How can you do this thing to me?”
“There's bound to be talk tomorrow” – “Think of my life long sorrow”
“At least there will be plenty implied” – “If you caught pneumonia and died”
“I really can't stay” – “Get over that hold out”
“Ohhh, baby it's cold outside!”

Nell’acuto finale, Blaine fece l’ennesima, meravigliosa piroetta su sè stesso e finì per scontrarsi con Kurt, che era appoggiato al bordo del pozzo. I due si guardarono a lungo, i visi a pochi centimetri l’uno dall’altro, mentre ansimavano per riprendere fiato. Porcellana si sforzò di non arrossire sempre di più, ma era tutto inutile. Il principe non sembrava avere l’intenzione di spostarsi: se ne stava lì, le braccia penzoloni, a fissare i suoi occhi chiarissimi. Sembrava essersi perso chissà dove. Poi Porcellana vide i suoi occhi abbassarsi per un secondo, alzarsi per incontrare i suoi e di nuovo abbassarsi. Il principe stava guardando… le sue labbra. Sembrava improvvisamente indeciso, combattuto.

Porcellana trattenne il respiro: Blaine si era avvicinato ancora di più. Ormai i loro nasi potevano toccarsi, così come le loro labbra. Nell’inspirare, Kurt venne invaso da un dolcissimo profumo di fiori freschi che proveniva dal collo del principe. Premette la schiena contro la superficie di pietra, destabilizzato, quasi colpito mortalmente da quell’onda. Non aveva mai immaginato che nelle favole le cose potessero andare così. Nei libri non parlavano mai del profumo che facevano i principi, o di quanto le principesse ne potessero essere attratte… oppure faceva quell’effetto soltanto a lui? O forse, nessun altro principe aveva il profumo di Blaine. Sì, quella era decisamente una spiegazione più plausibile.

Strinse i pugni e cercò di prendere piccole boccate d’aria, per evitare di svenire. Il cuore gli batteva all’impazzata, poteva quasi sentirlo rimbombare dentro il suo petto. Non parlavano nemmeno di quello, nei suoi vecchi libri di favole. Le principesse dicevano sempre cose come “Il mio cuore ti appartiene” ai loro principi prediletti, ma nessuna aveva mai parlato di quanto quel cuore battesse veloce, come se volesse esplodere. A Porcellana sembrò la sensazione più strana e bella del mondo, e si chiese come mai nessuno avesse mai scritto al riguardo. Ma lo pensò soltanto perché non aveva ancora provato un’altra sensazione, quella che venne dopo.

La sensazione di stare per essere baciati.

Quella che si sente nel breve ma intenso secondo che precede il primo bacio, e forse tutti quelli che seguono, quando di colpo i suoni intorno si assopiscono e i colori sbiadiscono. Quando si chiude gli occhi e si prova a immaginare come sarà, senza riuscirci mai davvero.

Un tuono forte e secco rimbombò nell’aria, facendo sobbalzare i due giovani che non si erano neanche accorti di quanto il cielo fosse diventato scuro mentre cantavano. Piccole gocce di pioggia iniziarono a cadere su di loro, riempiendo i ricci di Blaine di impercettibili perle lucenti. Il principe fece un passo indietro e si scosse, come se si fosse improvvisamente destato da un sogno. Forse era davvero così.

“Dovresti andare dentro, o ti ammalerai” disse rivolgendosi a Porcellana con tono malinconico, come se sperasse di ricevere una risposta negativa.

“E tu cosa farai?” rispose Porcellana alzando la voce, a causa dello scroscio della pioggia che a poco a poco stava aumentando di intensità.

“Mi rifugerò sotto qualche albero, e quando spiove tornerò al mio castello” disse Blaine abbassando lo sguardo sulle lastre di pietra che aveva sotto i piedi.

Porcellana gli avrebbe voluto dire di entrare, ma se la Regina lo avesse scoperto li avrebbe fatti giustiziare entrambi, visto che Blaine apparteneva ad un altro regno e forse non avrebbe nemmeno dovuto essere lì. Lo guardò con aria mesta, temendo che quello fosse un addio e che quindi non avrebbe mai più potuto rivivere quella bellissima e fino a poco tempo prima sconosciuta sensazione. Perché era assolutamente certo che nessun altro principe al mondo avrebbe potuto provocarla. Almeno su questo, le favole erano molto chiare: quando incontri il tuo vero amore lo riconosci all’istante, non puoi sbagliare. E soprattutto, non lo puoi scegliere.

“A presto” disse quindi Blaine con un sorriso triste, di quelli per niente convinti.

“Non… non ti rivedrò più, vero?” disse Porcellana, quasi gridando. I suoi stracci erano ormai zuppi, così come i vestiti del principe. Ma almeno, lui avrebbe trovato degli abiti di ricambio piegati sul suo enorme letto a baldacchino.

“Io… io non lo so” rispose Blaine. Porcellana si chiese perché quel principe non gli avesse ancora chiesto di sposarlo e di andare a vivere nel suo palazzo, ma poi capì: le cose sarebbero andate esattamente come nei suoi libri, solo che lui non poteva essere incluso. Blaine avrebbe sposato una principessa dai lunghi boccoli biondi, perché era così che doveva essere. Le avrebbe dedicato serenate, regalato mazzi di rose rosse e rubato segreti baci notturni arrampicandosi fino al balcone della sua stanza. Per lei avrebbe scalato montagne e ucciso belve feroci, così da poter conquistare il suo cuore. Però, Blaine stava per baciarlo. Forse non lo avrebbe fatto, ma di certo avrebbe voluto. Forse Blaine non era un principe come gli altri. E allora perché lo stava lasciando lì da solo?

Senza lasciargli il tempo di chiederlo, il principe si voltò e si diresse verso i cespugli dai quali era sbucato. In un attimo, sparì.

Porcellana rimase ancora sotto la pioggia, nonostante sentisse l’acqua fredda ormai sin dentro le ossa e sotto i suoi piedi, a causa delle scarpe troppo leggere e rattoppate alla meno peggio. Riuscì a sentire l’eco del nitrito di un cavallo, e poi un suono di zoccoli in movimento che diventava sempre più lontano. Blaine stava tornando nel suo mondo. E chissà, magari un giorno quel mondo sarebbe stato anche il suo.

   
 
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