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Autore: Martin Eden    20/06/2011    1 recensioni
Seguito di "Compagni di sventura - Resistance". La guerra dell'Anello continua per i nostri eroi, fra alti e bassi, vittorie e sconfitte: riusciranno a sopraffare il Male? Ma a che prezzo? Perdere la battaglia contro Sauron è veramente la cosa più terribile a questo mondo? Non per tutti... Buona lettura! E recensiteeeeeee :)) grazie mille!
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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5 - BUIO

 
 L'ultimo reggimento di orchi non attaccò la mattina dopo la scomparsa di Lego -las, e questo diede molto da pensare a Aragorn: non avevano ancora trovato niente che riguardasse il suo amico, proprio niente.
Mordor non attaccava: perchè?
Se ne stava là, presso le mura, ma non voleva uscire allo scoperto, non voleva combattere: perchè, accidenti, che c'era da aspettare?
 - Sanno di essere deboli... - concluse Gimli, vedendo Aragorn così pensieroso - co -me possono attaccarci se sanno di perdere? -
 - Non se ne starebbero là come degli avvoltoi.. - intervenne Lilian - devono avere un altro piano: che vogliano entrare di nascosto in città? -
 - Potrebbe darsi...esistono alcune vie ben celate.. -
Aragorn pensava: sì, c'erano dei passaggi segreti per arrivare dentro Minas Tiri -th, ma gli orchi non potevano esserne a conoscenza.
L'unica cosa che potevano fare era interrogare qualcuno...
Quel pensiero così nudo e freddo fece scattare la testa di Aragorn verso i suoi due compagni, che ora lo guardavano sorpresi: il posto dove avrebbe dovuto se -dersi il suo amico elfo era vuoto.
(vorrei che fosse qui...)
Di colpo, l'uomo ebbe un terribile presentimento:
 - Forse so dov'è Legolas... - esordì con la voce più calma possibile.
 - Che c'entra Legolas, ora? - chiese scattosa Lilian, ma la sua espressione tradiva il fatto che ne voleva sapere di più.
 - Legolas è sparito, ma non è morto, per quanto ne sappiamo, giusto? - spiegò A -ragorn - E' venuto a salvarti, ma non si sa come ha fatto. Vuol dire solo una cosa... -
La tensione saliva: Lilian e Gimli ormai pendevano dalle labbra del loro compa -gno.
 -...Legolas doveva essere a conoscenza di qualcosa che non doveva sapere! -
 - Vuoi dire che poteva aver scoperto per caso uno dei passaggi segreti della cit -tà? - domandò incredula Lilian. 
 - Quasi sicuramente. In questo caso....forse gli orchi l'hanno semplicemente cat -turato, e non ucciso.. -
 - Che cosa gli staranno mai facendo? - pensò la ragazza: piccoli singhiozzi comin -ciarono a scuotere il suo corpo addolorato.
Era colpa sua. Sì, era tutta colpa sua. Perchè era stata così imprudente? Legolas stava scontando una pena che non si meritava. Per colpa sua.
In quel momento, Merry entrò nel salone correndo e sventolando un foglio:
 - Ci sono novità Aragorn: leggi qui, leggi! -
Posò una lettera sul tavolo, davanti ai tre amici; l'uomo la prese in mano e la studiò per niente convinto.
La calligrafia non era delle migliori: forse quella di un orco.
Ecco cosa diceva, più o meno:
 
Abbiamo in pugno il vostro amico elfo. Se volete rivederlo vivo, oggi pomeriggio davanti alle mura. Altrimenti la sua vita si spezzerà.
 
Aragorn sentì il suo cuore fare un balzo: Legolas...era dunque ancora vivo?
Lilian gli strappò la lettera dalle mani, troppo curiosa per poter aspettare: quelle poche righe però la fecero piombare nella disperazione.
Sapeva che ora Aragorn aveva le mani legate: se avesse accettato la proposta dei nemici, rischiava di tradire Minas Tirith, d'altra parte, se non avesse accetta -to, Legolas sarebbe morto, tradito anch'egli, e dai suoi stessi amici.
 - Io vado. - disse sicura Lilian - Non lo lascerò solo! -
Abbandonò la lettera sul tavolo e uscì per preparasi un cavallo: sentiva le lacri -me bruciarle le guance.
Aveva come l'impressione che la proposta degli orchi fosse l'ultima carta di Mor -dor: probabilmente, prima che si decidessero a scrivere quella lettera, dovevano aver interrogato Legolas, anzi, sicuramente.
Se ora avevano lanciato quella sfida, significava che Legolas non aveva parlato: per un motivo o per un altro.
Lilian non potè far a meno di ammirare il coraggio di quell'elfo: le aveva sempre dimostrato che essere forti è una grande virtù
(quanto alla morte, penso non ci si debba pensare più di tanto)
La sua voce le rimbombava in testa, accompagnata dai ricordi: non l'avrebbe la -sciato.
Sellò un destriero e vi salì in groppa, nonostante non amasse affatto cavalcare: di solito lo faceva....
(Legolas)
Si asciugò le lacrime che continuavano testarde a inondarle gli occhi e spronò il cavallo: percorse Minas Tirith fino ad arrivare al grande cancello all'entrata della città, dove incontrò qualuno che non si aspettava.
 - Credevi che ti avremmo lasciata sola contro tutti quegli orchi? - le chiese sorridendo Aragorn quando lei gli domandò che ci facesse lì - Credevi che avrei abbandonato un grande amico come Legolas in mano loro? -
 - Credevo...che volessi proteggere Minas Tirith.. - tentò di dire Lilian.
 - Infatti; e così l'aiuterò. -
Poco dopo era arrivato Gandalf in sella a un destriero bianco, con appresso tutto l'esercito rimasto:
 - Quando si parte? -
Degli uomini aprirono il portone e Lilian uscì per prima, trovandosi a fissare con occhi iracondi più che mai il campo che la divideva dall'ultima torre di Mordor: con la sua vista acuta, vide che laggiù c'era un certo fermento.
Quanto avrebbe voluto lanciarsi alla carica e distruggere una volta per tutte quella torre!
Ma temeva per l'incolumità di Legolas: era triste dirlo, ma gli orchi avevano peri -colosamente il coltello dalla parte del manico.
Si avviò lentamente verso l'ultimo campo nemico, affiancata da Aragorn e Gan -dalf: le armi dell'esercito ribombavano dietro di loro come il fragore dei tuoni.
Giusto il tempo di arrivare al centro della piana, e si trovarono davanti a un mu -ro di orchi: i loro sguardi beffardi penetravano nel cuore peggio di frecce.
 - Vedo con piacere che avete accolto la mia proposta... - esordì quello che sem -brava il capo.
 - Dov'è Legolas? - ruggì di rimando Aragorn; Lilian era troppo incollerita persino per parlare.
 - Chi? - li derise l'orco - Ah sì, il vostro amico elfo: eccolo qua! -
Allungò una mano e un soldato gli passò un corpo legato ed inerme: il capo lo prese per il bavero e gli puntò una spada alla gola.
 - Lo so che visto così sembra morto, ma vi assicuro che fino a poche ore fa era vivo, fin troppo! -
Lilian sentì i propri respiri diventare forti singulti che le sconquassavano il petto:
 - Lasciatelo! - urlò con voce tremante dalla rabbia.
 - No. Prima dovete pagare un prezzo: dateci Minas Tirith, e l'elfo vivrà.. -
La ragazza si morse le labbra: avrebbe voluto dare il segnale d'attacco, strango -lare quel mostriciattolo con le proprie mani pur di salvare Legolas.
Ma la spada era sempre puntata alla gola del suo amico, e al minimo passo falso, ne era certa, l'orco l'avrebbe ucciso.
 - Prima vogliamo Legolas. - li sfidò Aragorn.
 - E noi vogliamo prima Minas Tirith, dato che tutte le nostre fatiche per conqui -starla sono andate in fumo grazie alla caparbietà del vostro amico. In verità, un po' lo ammiro: ciò non vuol dire, però, che lo ucciderò senza esitare se non fate ciò che dico! -
Minacciò di tagliargli la gola:
 - FERMO! - urlò Lilian, in preda al terrore. 
Quel grido fu così forte che giunse persino nel mondo buio in cui era caduto Le -golas, facendolo pian piano ritornare alla dura realtà: era Lilian che gridava, Li -lian...Lilian?!
Che ci faceva mai lei in quel posto?
L'elfo tentò inutilmente di aprire gli occhi, ma le palpebre gli bruciavano come il fuoco: si rese conto lo stesso, però, che qualcuno lo stava tenendo quasi solle -vato da terra, e sulla sua gola era appoggiata, minacciosa, la lama di una spada.
Dov'era? Che stava accadendo?
Alle orecchie gli arrivò chiara la voce di Aragorn che tentava senza successo di dissuadere qualcuno a lasciarlo andare: Lilian...Aragorn...stavano cercando di salvarlo!
Man mano che riacquistava i sensi, una zaffata di odore acre arrivò fino a lui: un odore strano, quasi da carne ustionata.
Si ricordò di che era accaduto, il ferro rovente che piroettava nell'aria, che si an -dava a conficcare nel braccio di....di chi lo stava tenendo come ostaggio in quel momento.
Stava ricattando Lilian: non poteva permetterlo.
 - A dire la verità, non so se si sveglierà, il vostro amico... - continuava a dire il capo degli orchi
(sono già sveglio, idiota)
 - ..comunque vi ho detto che voglio: consegnateci Minas Tirith! -
Improvvisamente, il freddo della lama sparì: chissà, pensò Legolas, forse ora stava minacciando più i suoi amici che lui: quale occasione migliore per farla franca?
L'elfo raccolse le sue poche forze, e diede un fulmineo e poderoso calcio a chi gli stava di fianco: poichè teneva gli occhi chiusi, non seppe esattamente che colpì, ma chi lo teneva in pugno lo lasciò con una violenza tale da farlo rotolare di qualche passo.
Legolas colse quell'occasione per allontanarsi un poco, sfuggendo alla portata degli orchi rimasti di sasso; in quel momento, Aragorn ordinò agli arcieri di attaccare, e nessun nemico riuscì più ad afferrare l'elfo.
Subito dopo Lilian diede il via all'esercito, che si precipitò sul reggimento di orchi mentre lei e Aragorn si affrettavano per raggiungere il corpo indifeso di Legolas.
Quest'ultimo sentiva le forze mancargli, mentre se ne stava lì steso, supino, sen -za sapere che gli stesse accadendo.
Udì qualcuno che s'inginocchiava accanto a lui e che lo liberava dalle corde che gli serravano i polsi, e che lo sollevava leggermente da terra:
 - Legolas, mi senti? Sono io, Aragorn, ti prego, parla! -
 - Come può parlare ridotto così? - gli fece eco la voce di una ragazza - E' ferito...spero solo non gravemente. -
L'elfo avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Strizzò le palpebre:
 - Lilian.... - mormorò.
 - Sì, sono io, Legolas: è tutto finito, grazie a te.. - gli accarezzò i capelli.
Legolas avrebbe voluto parlarle ancora, ma non potè: mosse le labbra, in un vano tentativo, ma le dita di Aragorn si appoggiarono su di esse, zittendolo dolcemente.
 - Non sforzarti, eroe: hai già fatto tanto per noi... -
Legolas scivolò di nuovo nell'oscurità che l'avrebbe accompagnato ora, e sempre.
 
Quando l'elfo svenne, Aragorn si affrettò a sollevarlo da terra mentre Lilian chiamò Gandalf:
 - Portalo via di qua! - gli raccomandò lei - Torna a Minas Tirith, ora è un luogo abbastanza sicuro!-
 - Gli darò tutte le cure possibili! - affermò lo stregone mentre Aragorn lo aiutava a sistemare Legolas sul cavallo - Tornate vincitori! - e partì.
In pochi attimi sparì inghiottito dalle bianche mura di Minas Tirith.
Lilian e Aragorn si diedero da fare per abbattere una volta per tutte l'ultimo reg -gimento: gli orchi stavano tentando di asserragliarsi nella torre di legno, ma qualcuno aveva già avuto la brillante idea di darle fuoco.
La ragazza aveva ancora un conto in sospeso: doveva trovare quell'orco. Quel -l'orco. Quello che aveva fatto soffrire così tanto Legolas e anche lei.
Si fece spazio tra le fila e si diresse verso la torre in fiamme
(dove sei maledetto? non mi scappi stavolta...)
ed infatto eccolo là, quel maledetto orco, eccolo che tentava inutilmente di resi -stere.
Lilian si avvicinò con un'aria talmente minacciosa che avrebbe intimorito chiun -que: le sue guance arrossate dalla rabbia le donavano un aspetto quasi demo -niaco.
Erano rare le volte in cui la parte malvagia del suo io veniva a galla, ma quelle rare volte era praticamente impossibile fermarla:
 - Ehi, tu, bastardo! - urlò al nemico - Che ne diresti di fare due chiacchiere con la mia spada? - sfoderò l'arma.
 - Ma guarda chi si vede.. - le rispose il capo degli orchi con un sorriso malizioso.
 - Spavaldo sino alla fine, vero, lurido verme? - lo rimbeccò Lilian puntandogli la spada contro - Sappi che fra poco non avrai più tanta voglia di ridere. Hai fatto del male a Legolas, e la pagherai! Goditi i tuoi ultimi attimi di vita, perchè fra poco brucerai come la tua maledetta torre! -
Un pezzo di legno infuocato cadde lì vicino; Lilian ne afferrò lesta una parte, e partì all'attacco.
L'orco non si aspettava una furia del genere: tentò di difendersi, ma anche se riuscì a parare i colpi di spada di Lilian, non si potè sottrarre al pezzo di legno infuocato, e lo ricevette più volte in testa.
Com'era possibile che una ragazza avesse così tanto talento nel combattere?
Non ci poteva credere, ma era così: stava perdendo contro una donna. Una don -na!
Lilian gli tolse presto la spada, e puntò la sua arma verso la gola dell'orco: pote -va ammazzarlo subito, ma il nemico s'inginocchiò e con le lacrime agli occhi le chiese pietà:
 - Perchè mai vuoi dunque uccidermi, ragazza? Ammetto che i miei gesti sono stati terribili, anche contro i tuoi amici, ma ti rammento che ho avuto pietà di quell'elfo, l'ho lasciato vivere, gli ho concesso l'onore di vivere! Un altro orco al mio posto l'avrebbe ucciso all'istante! -
 - Gli hai concesso l'onore della tua crudeltà, non della tua pietà! Non m'incanti, sai? Sono abbastanza cresciuta per distinguere i bugiardi! -
 - Ti prego, dopotutto è ancora vivo! Fammi quello che vuoi, ma non uccidermi, no! -
 - Legolas è ancora vivo, sì, lo è, ma chi mi assicura che dopo poche ore non muoia, per colpa tua? Chi mi assicura che dopo tutto quello che gli è successo a causa tua non sia morto dentro? Io non ti credo, miserabile servo di Sauron, e ora MUORI! -
Con occhi iniettati di sangue, Lilian affondò la spada nel collo dell'orco, ucciden -dolo all'istante: in quel momento aveva solo bisogno di vendetta. Vendetta.
Ora giustizia era fatta.
Estrasse la sua arma dal corpo del nemico, consapevole di essersi tolta dalle spalle un grave peso.
La battaglia era vinta: finita.....
Aragorn sopraggiunse da dietro le spalle della ragazza, in groppa a un cavallo:
 - Andiamo a Minas Tirith, qui non c'è più niente da fare: credo che qualcuno vo - glia vederti... -
Le tese una mano, e Lilian balzò sul destriero, mentre sentiva la rabbia sbollirsi lentamente.
 - Tu pensi che Legolas sarà ancora come prima? - chiese esitante la ragazza.
 - Certo che sarà come prima: la sua lunga vita non è stata certo tutta rose e viole anche se è principe, penso che i brutti momenti come questi potrà superar -li... -
Man mano che Minas Tirith si avvicinava, il cuore di Lilian di riempiva di preoc -cupazione: sarebbe stato così semplice come aveva detto Aragorn?
Non si diede il tempo per rispondere: appena furono arrivati, si precipitò su per le scale della reggia, senza sapere nemmeno dove dirigersi.
Si scontrò contro un uomo:
 - Sei tu Lilian? - le chiese senza neanche accennare all'urto che aveva ricevuto.
La ragazza rimase sorpesa dalla domanda: lo squadrò attentamente prima di ri -spondere:
 - Sì...perchè? Ho fretta! -
 - Lo so, ma lo stregone Gandalf mi ha detto di venirti a cercare perchè ha bi -sogno di te per....l'elfo che abbiamo liberato. -
 - Legolas..è vivo? -
 - Seguimi. -
L'uomo la condusse per il salone e poi su, su una scala a chiocciola: anche Ara -gorn si aggregò allo strano duo.
Passarono pochi minuti di silenzio, e giunsero a destinazione: l'uomo fece strada fino a una grande stanza dentro la quale sedeva Gandalf, comodo comodo su u -na poltrona a rigirarsi il bastone fra le mani.
Appena vide entrare Lilian le sorrise:
 - Benarrivata. - la salutò tranquillamente.
Lei non lo degnò di uno sguardo, preoccupata com'era:
 - Come sta Legolas? - chiese Aragorn, piuttosto teso anche lui.
 - Non si è ancora svegliato, ma credo che lo farà presto. Per il resto, non va ma -le, a parte il fatto che ha la schiena rovinata da due dozzine di frustate... -
 - Due dozzine?! -
 - Credo proprio di sì: tenace, il nostro amico... -
Gandalf rivolse lo sguardo verso il letto poco più in là, dove giaceva Legolas, im -mobile come una statua: respirava, ma a parte quello non dava segni di vita.
Lilian gli si era inginocchiata accanto e gli stava stringendo una mano, mentre con l'altra gli accarezzava i capelli:
 - Può sentirmi? - domandò esitante.
 - Chiedilo a lui... -
Lilian sussurrò qualcosa all'orecchio dell'elfo, ma ancora niente: anche se un po' scoraggiata, la ragazza ritentò, quasi la sua voce potesse ridargli vita.
Gimli sedeva in un angolo, paonazzo: nessuno sapeva bene che gli fosse acca -duto, ma a quanto pareva non era molto contento della situazione.
Nella stanza regnava un silenzio incontrastato: nessuno fiatava, quasi a temere di romperlo. Tutti gli occhi erano fissi su Legolas.
Ad Aragorn l'attesa pesava peggio di un masso sulle spalle: cominciò a battere silenziosamente un piede per terra.
Non sapeva che fare per aiutare il suo amico, anche se voleva assolutamente farlo: cercò di distogliere lo sguardo dall'elfo, ma una minima parte di lui rimase sempre all'erta per cogliere ogni segno.
Non fu tradita:
 - Lilian... - mormorò Legolas dopo alcuni interminabili minuti.
Tutti, nella stanza si avvicinarono al letto, accanto a alla ragazza, la più sorpre -sa; l'elfo strizzò le palpebre e aprì gli occhi, rizzandosi a sedere.
Si massaggiò la schiena, ma non fece in tempo a proferir parola, perchè Lilian gli buttò le braccia al collo, piangendo:
 - Non ci posso credere, sei vivo! Sei vivo! -
 - E vegeto... - aggiunse Legolas, ricambiando.
Fu questo a impensierire Aragorn: per esperienza diretta, sapeva che il suo ami -co non avrebbe mai osato abbracciare in quel modo una ragazza se si fosse tro -vato in mezzo ad altra gente.
E sapeva altrettanto bene che quello era un vizio che Legolas non aveva mai perso: com'era possibile che ora avesse preso il coraggio a due mani e avesse superato tutte le sue paure?
Non li aveva visti, gli altri...?
Improvvisamente nella mente dell'uomo si formò un atroce dubbio, rafforzato ul -teriormente dal fatto che delle iridi azzurre di Legolas non era rimasta che una misera traccia.
 - Legolas... - tentò di dire, ma temeva la sua stessa voce: proprio come imma -ginava, l'elfo si sottrasse frettolosamente all'abbraccio di Lilian.
Si voltò nella direzione di Aragorn, ma il suo era uno sguardo vuoto: l'uomo gli passò una mano davanti agli occhi, ma non ci furono reazioni da parte dell'elfo.
 - Legolas, ma... - deglutì faticosamente -.....ma che cosa vedi? -
Legolas all'inizio non rispose, quasi se ne vergognasse: passò il suo sguardo vi -treo sulla stanza, forse cercando le parole giuste per spiegare.
Poi abbassò gli occhi e trasse un sospiro triste:
 - Nulla. - 

  
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