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Autore: LittleMaknae    20/06/2011    4 recensioni
[Alcuni fan che seguono solo l'anime, italiano, non leggano assolutamente ciò che c'è scritto dopo questo avviso]
Questa è una One shot che si basa sul manga in cui muore Ace (i discorsi utilizzati sono infatti gli originali, leggermente modificati). Essa è costituita principalmente da pensieri e riflessioni del personaggio che è ora giunto davanti alla sua fine.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ace..»
E’ arrivata. Lo sento, la mia fine è arrivata.
Non so se esserne felice, o magari triste.
Di certo, ora che muoio vanificherò tutti i tentativi di salvataggio dei miei compagni.. e di mio fratello.
Non è una novità che io porti solo danni alle persone a cui tengo.
Qualsiasi cosa, forse è meglio per tutti che io muoia.
«Ace! Ehi, Ace! –è Rufy- Sbrighiamoci! Hai bisogno di cure!»
No. Qualsiasi cosa si possa fare, io non rimarrò in vita. Perdonami, è colpa mia. Di nuovo.
«Mi dispiace.. Per colpa mia, sei arrivato fin qui.. ma io, io ho rovinato tutto, anche il tuo tentativo di salvarmi! Mi dispiace!» sento mancarmi le forza e mi accascio a terra in ginocchio.
Rufy, arriva pronto a sorreggermi. Mi afferra e io mi aggrappo a lui.
«Ma cosa stai dicendo?? Non dire simili idiozie! Che qualcuno lo aiuti! Ace.. salvate Ace, vi prego! Allora?? Aiutatelo! Ace sta..»
Morendo. Si sto morendo, è brutto.
Un sacco di dottori vengono a vedere. Mi da fastidio essere osservato, ma le forze per protestare ora non le ho proprio.
Finalmente si stanno allontanando.. stanno dicendo qualcosa fra di loro. Non mi sembrano molto felici.
«Cappello di paglia-boy.. Ace.. Ace ormai non ce la può fare!»
Sento urlare alle mie spalle Ivan, uno dei migliori medici mai esistiti.
Ormai non posso avere più neanche una vaga speranza di sopravvivere.
«Non è vero! Non me lo avevi promesso? Ace.. tu.. tu mi avevi detto che non saresti morto per nessun motivo!» inizia a piovere. La pioggia è fresca, sono felice di riuscire ancora a percepirla sulla mia pelle. «NON MI AVEVI DETTO COSI?? …Eh, Ace?!?».
E’ vero, te l’avevo promesso. Non sono neanche capace di mantenere le promesse. Ora muoio distruggendo tutto.
Però se io ora sto morendo.. vuol dire che io anni fa, sono anche nato.
Mi ritorna in mente la domanda che ogni volta mi distruggeva la testa.
Io.. ho mai meritato di essere nato?
Fa male.. anche adesso fa male. Vorrei urlarlo al mondo. Però..
Ricordo.. ricordo ancora.
Ricordo quando andavo in giro per la città, quando andavo da tutte le persone a chiedere loro: “E se Gold Roger avesse un figlio?”.
Ricordo le loro amare, crude e soprattutto dolorose risposte. “Lo ammazzerei!” – “Gli taglierei la testa!” – “Lo farei soffrire tanto quante sono le persone che ha fatto soffrire Gold Roger!”.
A sentirle soffrivo. Ma nonostante tutto, il giorno dopo riandavo chiedendo la stessa cosa. Imperterrito in cerca di una risposta diversa.
Ricordo che però ogni volta, dopo aver fatto la solita indagine quotidiana, fuggivo. Andavo lontano, in un posto in cui sarei potuto rimanere solo.
Ricordo che io, ero solo.
Ricordo che feci la stessa identica domanda a un moccioso. A un bambino che era solo capace di piangere, ma che quando faceva una promessa, aveva il coraggio di mantenerla a costo della vita. A un bambino, un bambino che presto sarebbe diventato mio fratello.
Ricordo il suo volto tutto sorridente che mi dava sui nervi, anche quando mi rispose. “Se Gold Roger avesse un figlio?!? Beh, penso che sarebbe fantastico! Non vedrei l’ora di conoscerlo!”.
Ricordo, che quel figlio, quella persona odiata da tutti, e finalmente amata da uno, ero io.
Ricordo la vecchia Dadan che si prese cura di me.
Ricordo il mio primo vero amico. Già, Sabo..
Ricordo i miei compagni di avventura, di gioia e dolore. E mio padre. Quello vero, perché anche se non lo era geneticamente, io lo vedevo così. Perché lui mi dava affetto, mi rimproverava e mi consolava. Come un vero Padre.
Ricordo i marchi che mi sono voluto incidere sulla pelle, forse perché pensavo che sarebbe arrivato questo giorno. Il giorno in cui avrei ricordato. E loro, loro sono importanti ricordi.
Ricordo tutte queste persone, coloro che adesso so per certo che mi hanno voluto bene, e che hanno rischiato la vita, per me e soltanto me.
Ricordo che ora non potrò più ricordare.
«Sai, Rufy.. ora che sto per morire, il mio cuore rimpiange solo una cosa. Non essere riuscito a vedere il tuo sogno che si realizza, ma sono sicuro che tu.. lo realizzerai sicuramente! Sei mio fratello, dopotutto! Quel giorno, ce lo avevamo promesso, e ora ti assicuro che nella mia vita rimpianti non ne ho!>> inizio ad affannare, non ce la faccio davvero più.
«Sono tutte bugie! –Rufy inizia a piangere. Proprio come faceva da bambino. Ora non riesco a vederlo in volto, ma posso immaginarlo. Le sue lacrime sono calde, sono pesanti. –Non mentire mai più Ace!»
Mi sento che ormai le forze sono finite.
Mi viene da piangere anche a me, ma non me ne vergogno.
«Rufy.. Alla fine, quello che volevo davvero.. non era affatto la fama o la gloria. Io sarei dovuto venire al mondo? Quello che volevo.. era una risposta a questa domanda. Quando non ci sarò più, ti prego di riferire questo anche a tutti gli altri. Grazie a tutti voi ho imparato che un buono a nulla come me, uno che nelle sue vene ha il sangue di un demonio è stato amato da tutti voi fino ad oggi, fino alla fine!»
Non riesco più a tenere le lacrime, le sento scendere calme e copiose sul mio viso.
Più penso, più parlo, più piango.
«GRAZIE DAVVERO A TUTTI!»
Mi sento cadere dalle braccia di mio fratello, che, fino a quel momento, mi aveva sorretto. Mentre mi accascio a terra vedo il suo volto ricoperto di lacrime, provo malinconia.
Perché devo morire? Perché solo ora l’ho imparato? Perché solo quando non posso più rimediare.. ho capito che questo non è ciò che voglio?
Tocco terra con tutto il corpo. I miei sensi non percepiscono più nulla. La vista non c’è più. Il cuore si sta fermando. Sono stato uno stupido, addio ragazzi.
Ora il fuoco che ho dentro, si spegnerà con me.
La vita andrà avanti.
Ed io non ci sarò più.
Sì, sto morendo.
Sono triste..
..e felice.
Sento lo scorrere del tempo, nella mia mente rimbomba il rumore di due lancette.
“Tic, toc, tic, toc.”
Vanno sempre più veloci. Sento tante voci, tutte confuse.
“Ace.. io diventerò il Re dei pirati!”
“Tu.. vuoi diventare mio figlio?”
“Andiamo a salvare Ace!!”
Sono troppe, non riesco più a distinguerle.
“Lui è mio figlio. Ace. Il suo nome significa asso. La carta vincente!” sta ridendo “Se rimanesse con me, beh.. non avrebbe molta vita!” tende le mani in avanti “te lo affido.. abbi cura di lui” gli scorre una lacrima sul viso, si gira. “Addio”. Sento un bambino che piange.. sono io.
E’ lui, Gold Roger, il demonio, è mio padre.
Riesco a sentire anche una ninna nanna..
Questa..questa è la voce di mia madre! Cerco di aprire gli occhi ma non ci riesco.
Quando anche la melodia si blocca, brusca.
Lo scorrere del tempo, le lancette, le voci, la melodia.. sento fondersi tutto quanto. Sembra che stiano creando un vortice. E sento il mio corpo che ne viene risucchiato. C’è solo caos, il mio cervello rimbomba.. sto cadendo nell’oblio.
Ora, lo posso ammettere.
Ho paura, paura di rimanere solo.
Per sempre.
  
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