Ciao a tutte!
Son di ritorno da venti giorni negli Stati Uniti e, un paio di notti fa, in preda all'insonnia da jet-lag, sono riuscita finalmente a finire questo capitolo che giaceva incompleto nel mi pc già da qualche tempo. Non è perfetto, me ne rendo conto, ma spero che apprezzerete lo stesso!
Daydreamer
Capitolo 16
Mi risveglio lentamente,
con la testa intorpidita e un senso di nausea che mi attanaglia lo stomaco, come
se avessi bevuto troppo o fossi stata colpita con violenza. E’ completamente
buio intorno a me e non riesco a capire dove mi trovo; sono completamente
disorientata, come se galleggiassi in un mare nero senza nemmeno uno spiraglio
di luce.
Provo a girare la testa
per guardarmi intorno, ma una fitta lancinante mi fa gemere di dolore. Sono
tutta indolenzita e non riesco a muovermi. Le mani, la testa, queste sono le
uniche cose che sento libere. Il resto del mio corpo è imprigionato da
qualcosa. Non sono cosa sia, sembra quasi che sia prigioniera di una immensa
ragnatela.
Il cuore comincia a
battermi all’impazzata, mentre la paura si fa strada dentro di me. Tento di
contrastarla in ogni modo, di pensare razionalmente. E’ questo il potere di
Wysa, controllare le paure e gli incubi, quindi queste emozioni devono essere
opera sua. E’ lui che mi vuole far impazzire di paura, per controllarmi, ma io
devo reagire.
Tento di muovere le
braccia, per vedere se riesco a liberarmi, ma i fili che mi bloccano sono
taglienti come rasoi e, anche senza vedere i graffi, sento il sangue cominciare
a colare dalle ferite sulla mia pelle.
“Io non mi agiterei
troppo se fossi in te, Sarah Williams,”
Un volto di un bianco
spettrale avanza nel buio. Wysa ghigna, mostrandomi i denti affilati e il ghigno
deforme. E come un Fae uscito da un incubo.
“Come hai potuto
notare,” continua con quella sua voce sibilante, “più ti muovi, più
finirai per tagliarti, e tu non vuoi far del male al tuo bambino, vero?”
Mi immobilizzo,
terrorizzata. Wysa sa del mio bambino!
“Si, mia cara. So del
marmocchio di Jareth che porti in grembo.”
Avvicina uno dei suoi
artigli al mio ventre, una delle poche parti del mio corpo che non sono
ricoperte da quella ragnatela infernale. Accarezza lentamente la mia pelle e io
mi sento morire, non posso fare a meno di ricordare i suoi attacchi, prima nei
miei sogni e poi nella realtà, nel bosco della scuola, e non posso dimenticare
l’incubo di Saoirse. Mi devo trattenere per non gridare di paura e
raccapriccio. E’ più forte di me.
"Lascia stare il
mio bambino,” gli dico, ma la mia voce è solo un pigolio spaventato.
“Il tuo bambino,
eh?”
Il ghigno di allarga e
lui stringe la presa sulla mia pancia, affondando le unghie nella mia carne.
Sono solo graffi superficiali, ma bruciano dolorosamente. Mi salgono le lacrime
agli occhi.
“Lascia stare il mio
bambino!” ripeto, anche se la voce strozzata dal pianto è ben poco credibile.
“Beh…goditelo finche
puoi il tuo prezioso bambino,” dice sorridendo con crudeltà, “non ce lo
avrai per molto. Il Labirinto può avermi battuto sul tempo. Ma Jareth non
l’avrà vinta. Giusto il tempo di sistemare il re dei Goblin una volta per
tutte e poi io e te ci daremo da fare…”
******
Ho avvertito la presenza di quel bastardo non appena entrato nel bosco della Prescott, è come se una corrente d’aria gelida avesse bloccato il mio volo e fermato le mie ali. Sorpreso da quella inaspettata e invisibile cortina perdo il mio assetto e atterro ben poco elegantemente.
In un attimo, però, sono di nuovo in piedi e nel mio reale aspetto. Con un gesto del braccio rompo quella barriera e mi incammino alla ricerca di Sarah. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie, sono gli effetti della nebbia di quel maledetto, che ingigantiscono le mie emozioni negative, ma l’ansia che provo purtroppo non è solo opera di Wysa, se le torce anche solo un capello io…
Avanzo nel sottobosco più in fretta che posso, quel dannato ha permeato questo posto dei suoi poteri e io non riesco ad avvertire la sua presenza, ne tanto meno quella di Sarah. Sono come un mortale, come cieco, devo affidarmi solo alla mia vista e al mio udito per trovarli. Finalmente la scorgo, in una radura in mezzo al bosco.
Quello che vedo mi gela il sangue. Sarah raggiunge una figura dall’altra parte della radura, fiduciosa, ma io vedo chiaramente che quello da cui sta andando è Wysa. È uno dei suoi trucchi!
“Sarah!” grido, ma la mia voce non la raggiunge. “Sarah!”
Ombre nere escono dai cespugli e si avviluppano intorno alle mie gambe come serpenti, è solo per un secondo, perché ci vuole ben più di questo a fermarmi, ma è un secondo di troppo, e infatti vedo Sarah sparire.
“Noo!” io grido ma è inutile, ormai l’ha già portata via.
Stringo i pugni finchè le nocche non diventano bianche e tiro un pugno al tronco davanti a me, facendomi sanguinare le mani. Ma questo non servirà a riportarla indietro. Devo tornare nell’Underground, e devo muovermi in fretta.
Mi dematerializzo nel mio castello, nella mia sala del trono, e chiamo in appello i miei goblin, i miei Cortigiani, e tutti i miei sudditi. Per una volta non c’è confusione o grida, o lotte. I grotteschi visi dei miei goblin sono tirati un una smorfia di tensione, allo stesso modo di quelli, innaturalmente belli, dei Fae. Hanno tutti percepito che c’è qualcosa che non va, e aspettano che io gli dica cosa è successo.
“Hanno preso Sarah,” dico, e non c’è bisogno di spiegare altro.
L’effetto delle mie parole è come un’onda che si propaga da volto a volto, da creatura a creatura: stupore, dolore e rabbia. Iniziano a parlare tutti insieme, qualcuno piange e si dispera, considerandola già perduta, altri brandiscono le loro armi, furiosi. Hoggle avanza davanti a tutti, ha uno scintillio feroce negli occhi.
“Se Wysa ha Sarah, noi ce la riprenderemo.”dice, e questo è sufficiente per far esplodere la sala in un ruggito battagliero.
Hanno preso Sarah, la loro Regina, e sono pronti a scendere in guerra per riportarla indietro. Vedo i piccoli goffi goblin, determinati come non mai, i Fireys seri come non li avevo mai visti prima, vedo i miei nobili, di solito indolenti, rigidi e determinati, soldati pronti per la battaglia; il mio cuore si riempie di orgoglio e di una gioia selvaggia che, almeno per un attimo, mi fa dimenticare la morsa di terrore che mi attanaglia il petto.
“Ci andremo a riprendere la nostra Regina.” Dico io con un sorriso crudele, “e faremo assaggiare loro il gusto della nostra vendetta.”
******
“plic…plic…plic…”
goccia a goccia sento il mio sangue colare a terra dalle mie ferite. E’ furbo,
il Signore degli Incubi, quella ragnatela mi ferisce, impedendomi di muovermi e
indebolendomi, ma non è sufficiente a causarmi dei danni gravi, o a uccidermi.
Ho tentato di divincolarmi, di sciogliermi da questi legacci, ma questi fili
sono sottili come seta e robusti come l’acciaio. Non c’è modo che io mi
liberi da sola.
Ho addosso uno sfarzoso
abito di velluto e seta nera, pesanti gioielli di giaietto e di ematite al collo
e un diadema che mi stringe la fronte. Se potessi mi strapperei tutta quella
roba di dosso, ma sono immobilizzata e quindi non posso fare a meno di essere la
bambolina di quel maledetto.
Il mio pensiero corre a
Jareth; da una parte vorrei che arrivasse qui il prima possibile, perché da
sola non sono in grado di salvare il nostro bambino, dall’altra so che questa
non è altro che una trappola preparata per lui, e preferisco morire piuttosto
che farlo cadere vittima di Wysa; lui è il Re del Labirinto e se muore lui,
l’equilibrio dell’Underground verrebbe sconvolto.
Se solo riuscissi a
comunicare con lui…l’ho lasciato senza nemmeno una parola, fuggendo da lui
quando il Labirinto ci aveva rivelato cosa aveva fatto. Se morissi adesso,
Jareth penserebbe che io me ne sono andata con il rancore nel cuore. Ma questo
non posso permetterlo!
Non voglio che viva con
questo rimorso. Devo sopravvivere, in qualunque modo; devo sopravvivere e
trovare il punto debole di Wysa, cosicché Jareth possa distruggerlo una volta
per tutte.
“Wysa…” lo chiamo,
“Signore degli Incubi, vieni. Ti devo parlare.” Grido al nulla di fronte a
me.
Al mio richiamo lui
appare, io mi sento il cuore in gola, ma tiro le labbra in un sorriso. I suoi
passi riecheggiano nell’oscurità della stanza, il suo volto bianco l’unica
cosa che riesco a vedere nel buio. Lo scintillio nei suoi occhi è
inequivocabile, e il mio stomaco si stringe in una morsa. Deglutisco a vuoto
mentre lui si avvicina, ma mi sforzo di continuare a sorridere.
“Signore degli
Incubi…ho pensato a lungo alle tue parole. Io non voglio che tu mi faccia del
male. Ho visto quello che hai fatto a quella fanciulla della città dei Goblin,
non voglio che succeda la stessa cosa a me.” La mia voce trema, ma non faccio
uno sforzo per controllarla, voglio che lui mi veda spaventata e pronta a
sottomettermi. “Se accetto…se accetto di darti un figlio, prometti che mi
risparmierai tutte le sofferenze?”
“Sei pronta a darmi
un’erede, Sarah Williams?” il ghigno sul suo viso si allarga, “sei davvero
pronta a rinunciare al figlio di Jareth, a giacere con me, per salvarti la vita?
Giovane umana, ti avevo sopravvalutato… ”
Vedo la sua brama, la
sua soddisfazione, e una lacrima mi solca la guancia.
“Si però…però ti
prego, liberami da questa ragnatela adesso,”
“Non così in fretta
mia cara…prima voglio un assaggio.”
Prima che possa dire
nulla, mi afferra la mascella, facendomi aprire la bocca, e mi bacia, forzando
la sua lingua tra i miei denti, quasi in fondo alla gola. Io stringo gli occhi e
mi sforzo di ricambiare il suo bacio. Sembra soddisfatto della mia iniziativa, e
preme il suo corpo contro il mio. Io sento la bile risalire in gola, ma lo
lascio fare.
Dopo un tempo che mi
sembra infinito finalmente si stacca da me, sento il suo respiro affannoso sul
viso.
“Avevo ragione, mia
cara Sarah, io e te ci divertiremo proprio…” dice, carezzandomi la guancia
con uno dei suoi artigli. “Ma prima, c’è una piccola questione da
risolvere.”
Mentre dice questo la
sua mano va a posarsi sul mio ventre, “Non voglio avere un terzo incomodo
durante il nostro incontro…”
Il terrore mi gela,
avevo creduto che il mio bluff potesse farmi guadagnare tempo, che mi avrebbe
liberato per portarmi nella sua alcova, e invece avevo sottovalutato la crudeltà
di Wysa un’altra volta.
“Su, su mia cara,”
mi dice con una sorta di crudele gentilezza, “farà male solo per un attimo.
Poi sarai come nuova…e pronta per me…”
Con una mano mi stringe
il fianco, facendomi penetrare le unghie nella carne, nell’altra vedo
l’oscurità accumularsi, come una specie di nuvola scura. Il mio bambino sta
per morire, penso, il mio bambino sta per morire ed è solo colpa mia.
Improvvisamente un boato
squassa la terra e il pavimento trema. Wysa perde la presa su di me, sorpreso
quanto me da quel rumore.
“Mio signore!” dal
fondo della sala appare all’improvviso una delle sue creature, sul volto
un’espressione di terrore e paura. “mio signore, il Labirinto ci attacca!”
“Quel maledetto Re dei
Goblin,” ringhia Wysa. Si allontana da me. I suoi propositi per il momento
sono dimenticati, ora ha in mente solo il suo avversario. “Armate il castello,
richiamate gli Spettri!” abbaia degli ordini che non capisco, “non devono
avvicinarsi!”
“Troppo tardi Wysa…”
il ringhio che proviene dal fondo della sala è quasi irriconoscibile, ma
all’improvviso vedo la luce dorata di Jareth illuminare tutto.
In due falcate il Re dei
Goblin è dietro la creatura di Wysa e, con un gesto fluido del braccio, gli
squarcia la gola con la lama che stringe nella mano. Io grido, scioccata, mentre
quell’essere si accascia a terra in un lago di sangue nero, ma Jareth non fa
una piega.
Quasi non lo riconosco,
la furia che emana dai suoi occhi e dalla sua persona lo rende simile a un
rapace, come quando la nebbia lo attaccò nel Labirinto. Ma, diversamente da
quella volta, Jareth non è fuori di sé, ne controllato dalle emozioni negative
di Wysa; c’è una calma glaciale nei suoi occhi che mi fa rabbrividire contro
la mia volontà.
“Tu hai qualcosa che
non ti appartiene,” la sua voce è bassa e minacciosa. “Se non vuoi che il
tuo regno sia spazzato via, la mia Regina ora viene con me…” dice e il mio
cuore fa un capitombolo nel petto.
“Jareth…”
sussurro.
Lui alza lo sguardo
verso di me, scivola sulle mie ferite, sul mio ventre insanguinato e, per un
attimo, i suoi occhi rivelano la sua paura; ma subito dopo torna a guardare Wysa,
e il suo sguardo si fa feroce.
Si avventa sul suo
avversario con un grido guerriero. Non c’è niente della sua grazia ed
eleganza sovrannaturale in questo momento, solo furia e volontà di uccidere.
Jareth è solo istinto: io sono in pericolo e lui farà di tutto per
proteggermi. Per questo, nonostante la spietatezza che mostra, non sono
spaventata da lui.
Aggredisce Wysa con la
spada e con la magia, lanciando contro di lui una sfera di energia luminosa. Il
Signore degli Incubi non sembra minimamente preoccupato, butta la testa
all’indietro, ridendo fragorosamente, e fa un balzo di lato giusto in tempo
per evitare la sfera di Jareth, che gli sfiora appena la spalla.
In quello stesso momento
io grido, mentre una bruciatura si forma sul mio braccio, proprio dove Wysa è
stato colpito.
Jareth si blocca
immediatamente, gli occhi sgranati.
“Wysa, maledetto…”
ringhia, “cosa le hai fatto…!”
“Solo un piccolo
incantesimo, Signore degli Inganni,” sogghigna lui, “vedi mio caro, se tu
colpisci me, la nostra Sarah riceverà la ferita, ingegnoso, no?”
Jareth stringe la sua
arma così forte che la vedo tremare per la tensione, ma rimane immobile. Non
c’è via d’uscita a questo, penso con terrore. Non c’è più nulla che
Jareth possa fare.
“Jareth, va via di
qua! Torna al Labirinto!” grido, ma lui non è dello stesso parere.
Con un grido si lancia
verso di me e scaglia la sua spada verso la ragnatela che mi imprigiona. Riesce
a tagliarne uno dei capi e io mi trovo a penzolare, con un braccio libero e
l’altro ancora imprigionato.
Wysa non perde tempo però,
con un gesto della mano lancia contro Jareth una di quelle sfere che ormai ho
imparato a conoscere come mortali, colpendolo in pieno petto e scaraventandolo a
decine di metri di distanza.
“Jareth!” io grido,
ma lui non risponde.
Wysa si avvicina alla
forma inerte del Re dei Goblin, io tento di liberarmi, riesco a muovere il mio
braccio destro dal gomito in giù e con la mano libera tento di sciogliere i
nodi della ragnatela, anche se è più facile a dirsi che a farsi. Afferro i
fili che legano l’altro braccio e comincio a tirare; per quanto mi sforzi la
ragnatela non cede e l’unica cosa che ottengo sono profondi tagli sulle dita e
il palmo.
Il dolore nemmeno lo
sento, i miei occhi sono fissi su Jareth. Vedo Wysa accanirsi su di lui come un
gatto con il topo, continua a colpirlo, con malignità, senza respiro, finchè i
suoi abiti sono a brandelli e il suo bel viso tumefatto.
Jareth non reagisce, non
può reagire. L’unica cosa che può fare è cercare di schivare i colpi del
suo avversario. Io continuo a tirare, a cercare di districare quella maledetta
cosa, anche se il mio braccio è ormai coperto di sangue e io sento le dita
intorpidite.
Ormai è tutto inutile,
Jareth è a terra, incapace di rialzarsi e Wysa torreggia su di lui, ridendo di
una gioia malvagia che mi rimbomba nel petto. Sento le sue emozioni pulsare in
me, è come se lui mi fosse dentro, e questa violazione mi riempie di nausea e
disgusto. E’ come se si stesse impadronendo di me, come se risucchiasse la mia
energia e la stesse utilizzando contro colui che amo.
La disperazione prende
il sopravvento, e stupidamente comincio a piangere. Due grosse lacrime mi
solcano il viso, io odio mostrarmi così vulnerabile di fronte all’essere che
sta distruggendo la mia vita ma non posso farne a meno. Lentamente le lacrime
solcano le mie guance e vanno a cadere sul grosso cristallo nero incastonato
nella collana che indosso.
Improvvisamente accade
una cosa strana, le lacrime sfrigolano quando toccano il cristallo, come se
avessero toccato una superficie incandescente e, allo stesso tempo, vedo Wysa
sibilare di dolore e portarsi le mani al petto, dove c’è un cristallo
identico al mio.
E’ solo una frazione
di secondo ma a me basta per capire finalmente qual è la fonte del suo
incantesimo: quei cristalli gemelli che indossiamo.
Smetto di cercare di
liberarmi allora, e afferro invece la collana, strappandomela dal collo e
scaraventandola a terra. Il cristallo esplode in mille pezzi e lo stesso fa
quello che ha addosso Wysa.
“Jareth, colpiscilo
adesso!” grido, ma con mio sommo orrore vedo che lui è disteso faccia a
terra, in una pozza di sangue, immobile. “Jareth!” grido ancora, la mia voce
è resa acuta dal panico.
Nel frattempo Wysa si è
girato verso di me, con gli occhi rossi di rabbia.
“Tu, stupida
sgualdrina. Ti farò pentire di essere nata!”
Avanza verso di me, ed
io chiudo gli occhi. E’ la fine, penso. Ma all’improvviso un grido di dolore
squarcia l’aria. Riapro gli occhi e mi trovo davanti Wysa, immobile davanti a
me, con le braccia spalancate e un’espressione attonita sul volto; poi si
accartoccia su se stesso, portandosi le mani al petto dove, lo noto solo ora,
all’altezza del cuore spunta la punta di una lama.
Wysa cade a terra. Il
suo corpo comincia a decomporsi a una velocità impressionante e, con un sibilo
agghiacciante, in pochi secondi non rimane di lui che una melma nera.
Alzo gli occhi da
quell’orrore e incontro quelli di Jareth. E’ inginocchiato a terra, si
sorregge con una mano, troppo debole anche solo per fare un passo nella mia
direzione; ma trova la forza di sorridermi, prima di ricadere a terra.
“Jareth!”
Mi divincolo dalla
ragnatela, che ha perso forza con la morte del suo creatore, e cado a terra. Ho
male dappertutto e il sangue perso mi ha tolto le forze. Mi rialzo a fatica,
dirigendomi verso Jareth. Ogni passo è una tortura, mi sento le gambe di piombo
e il peso di quell’abito sfarzoso è troppo da sopportare.
A pochi passi da lui
cado stremata sul pavimento. Mi trascino fino a toccare la sua mano fredda.
“Jareth” ripeto
un’ultima volta.
E poi è il buio.
......
Se volete uccidermi adesso...ricordate che questa storia ha un happy end!!