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Autore: Deep Submerge85    21/06/2011    10 recensioni
L'amore vince su tutto...l'amore inteso nel senso più ampio possibile. Quello che provi per la tua compagna,per la tua famiglia,l'amore che provi per te stessa...Ma anche l'amore più forte deve affrontare degli ostacoli inimmaginabili,posti persino ai confini del tempo e dello spazio...
SEGUITO DI "A VOLTE MUORE ANCHE IL MARE".
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Subito dopo aver concluso la conversazione telefonica con Rei, in cui le aveva chiesto di recuperare il suo Talismano, aggiungendo che sarebbe arrivata a Tokyo il prima possibile, Michiru convenne con se stessa di aver fatto decisamente i conti senza l’oste: come ci sarebbe andata a Tokyo?
Il teletrasporto era escluso, dal momento che senza Lip Rod non poteva trasformarsi; anche prendere il treno non era un opzione praticabile, visto che il primo disponibile ci sarebbe stato solo quattro ore più tardi, e purtroppo, Shizuoka non godeva di un collegamento aereoportuale.
Prese ad imprecare mentalmente con se stessa, per aver avuto la “brillante” idea di rintanarsi in quel posto, quando si rese conto che l’unica alternativa possibile era chiamare un taxi che la portasse a destinazione; e già si stava velocemente industriando in tal senso, quando fu interrotta dal trillo del campanello d’ingresso. Sulle prime decise di ignorarlo, occupata in altre faccende com’era, ma il visitatore sembrava non voler demordere, così, vista l’insistenza, decise di andare ad aprire, rimanendo poi letteralmente di stucco nel vedere chi fosse.
Fuori dalla sua porta infatti, c’era lo stesso ragazzo che neanche un quarto d’ora prima aveva mandato via, dopo avergli dato pure buca: Neji.
“Ciao Michiru, scusami se ti disturbo, ma ho bisogno di parlarti…” le disse con una leggera apprensione.  “Neji, non è proprio il momento adatto questo…” gli rispose la violinista cercando di essere il più gentile possibile, ma il ragazzo ribadì il suo bisogno di parlarle.
“Ti prego Michiru!Concedimi solo cinque minuti..!!” le disse infatti accorato.
La violinista sospirò pesantemente: comportarsi male con lui le pesava molto, visto che fino a quel momento Neji si era solo limitato ad assecondare la sua follia: la sera prima al bar, quella stessa mattina…era stata lei a dargli spazio e a lanciargli segnali abbastanza equivoci, per poi ritrattarli quando più le aggradava. Non voleva trattarlo male e mandarlo via di nuovo, ma non poteva nemmeno perdere troppo tempo. “Va bene. Cinque minuti. Non un secondo di più!” affermò secca, spostandosi di lato per farlo entrare in casa.
Il ragazzo si accomodò in cucina e quando Michiru lo raggiunse, lo trovò intento a picchiettare nervosamente con le dita sul tavolo. “Allora?Di cosa devi parlarmi?” gli chiese appoggiandosi al bordo del lavandino con le braccia incrociate. Il ragazzo si girò verso di lei e sbuffò pesantemente “Bè…non è facile…per niente!” le disse, scoppiando in una risatina isterica.   “Michiru ecco…io…” prese poi a farfugliare  “Neji, arriva al punto, per favore!”
“Tu mi piaci! – proruppe improvvisamente lui guardandola negli occhi – Ecco, l’ho detto!Tu mi piaci!!” 
“Oh.” Fu la prima cosa che riuscì a dire la violinista: era rimasta piuttosto sconcertata da quella dichiarazione, sebbene in cuor suo se l’aspettasse. Sapeva bene che effetto faceva agli uomini e si aspettava che Neji si invaghisse di lei esattamente come facevano tutti, considerando anche cos’era successo la sera precedente, ma la sincerità, il nervosismo che avevano accompagnato la sua dichiarazione, e soprattutto il fatto che fosse avvenuta dopo un mezzo rifiuto la lasciarono sorpresa. Piacevolmente sorpresa.
“Bè…grazie!”  Grazie? squittì una vocina nel suo cervello.  “Cioè volevo dire… - si fermò un’attimo per soppesare bene le parole- In realtà…non so esattamente cosa dire…”  “Niente!Non devi dire niente..!! – la interruppe lui visibilmente imbarazzato – Io…lo so che hai qualcun’altro per la testa, e non mi aspetto niente da te, davvero!!Però…è così evidente che c’è qualcosa che ti turba e io…io vorrei poterti aiutare…” concluse tutto d’un fiato. Michiru si allontanò dal lavabo portandosi al centro della cucina;prese a tormentarsi le mani, cercando di pensare alle parole giuste da usare.
“Neji…io sono veramente, veramente lusingata dalle tue parole… - prese a dirgli con quanta più delicatezza possibile – E’ solo che, questo non è il momento più adatto per me, per affrontare certi discorsi…sto…sto anche per partire, devo andare a Tokyo e…” “Ti accompagno io!!” la interruppe il ragazzo di slancio.  “No, no è escluso!” rispose la violinista decisa. “Insisto!!Per me non è un problema, anzi!!E poi, dopo avermi dato buca per il pranzo, il minimo che puoi fare è lasciare che ti accompagni…” la rimbeccò lui con un sorrisetto malizioso.
Michiru sapeva che era una pessima idea. La regina delle pessime idee.
Era abituata da sempre ad essere corteggiata dai ragazzi nei modi più disparati, e la tattica del “non mi aspetto niente-non voglio niente-mi basti esserti accanto” era una delle più gettonate. Sapeva che accettando avrebbe dato a Neji ulteriori motivi per sperare in un suo coinvolgimento emotivo e che per lei stessa  sarebbe stato un problema, visto l’elevato grado di confusione che aveva nella testa, e che l’aveva spesso portata a folli dialoghi con se stessa.                                 
Tuttavia, c’era un piccolo sebbene cruciale dettaglio: Setsuna era in pericolo. L’aveva visto anche Rei, ragion per cui aveva urgentemente bisogno del suo Specchio: solo grazie al suo fedele Talismano avrebbe avuto qualche possibilità di trovare l’amica; quindi, non poteva proprio permettersi di perdere altro tempo, ma anzi, doveva correre a Tokyo il più velocemente possibile. E lì, di fronte a lei, c’era un ragazzo che la guardava adorante, con l’espressione tipica di chi le avrebbe servito la luna su un piatto d’argento, se solo si fosse presa il disturbo di chiedergliela.                                                    
Così simile ad Haruka, eppure così diverso: la bionda la faceva sempre penare ogni qualvolta le chiedeva un passaggio da qualche parte, per poi prenderla in giro per tutto il tempo a causa della sua riluttanza nell’andare in moto.  “Allora?” le chiese Neji speranzoso. Michiru sospirò lievemente e decise. “Ok, va bene. Andiamo a Tokyo!”.  

 
 




Anche durante il viaggio d’andata non era stata particolarmente loquace, limitandosi a rispondere alle innumerevoli domande di Neji con distratti monosillabi; ma adesso sembrava quasi diventata catatonica: se ne stava con la testa mollemente poggiata al sedile, lo sguardo perso nel vuoto, rivolto verso il finestrino, e le mani serrate intorno alla borsa che teneva appoggiata sulle gambe.
Non diceva niente, non pensava a niente. In quel momento esisteva solo il sapore di Haruka, che ancora sentiva sulle labbra: la tentazione di passarci sopra la lingua per assaporarlo meglio era fortissima, e la faceva bruciare.
Si sentiva in fiamme, come se fosse stata scaraventata dritto all’Inferno.
L’Inferno?Non ti si addice… E invece era proprio lì che meritava di stare; meritava di marcire nella bolgia degli ipocriti.  Questo era lei. Un’ipocrita.
Nei confronti di Neji, che stava usando da quando aveva incontrato per non pensare ad Haruka.  Nei confronti di Haruka stessa, perché per sfuggire da lei, dai dubbi che aveva sul loro rapporto, si nascondeva dietro Setsuna.
Ipocrita soprattutto nei confronti di se stessa, perché non riusciva ad ammettere che forse quel ragazzo al suo fianco non era un semplice palliativo e che anche se l’amore è tutto, a volte non è abbastanza.A volte non basta per superare certe differenze, certe mancanze; a volte l’amore incondizionato che provi per una persona può diventare una gabbia. Dorata senza dubbio, ma pur sempre una gabbia. Te la costruisci da sola, pezzo dopo pezzo, senza nemmeno rendertene conto, finchè un bel giorno ti svegli e sei in trappola. Imprigionata da un sentimento che soffoca i tuoi bisogni e occupa prepotentemente tutti i tuoi spazi, facendoti spegnere lentamente: vorresti andare via perché restare ti fa troppo male, ma l’amore ti trattiene, incatenandoti sempre più.
“Michiru..?” la voce di Neji la riscosse da quei pensieri riportandola alla realtà, in quell’auto.  “Si..?” gli chiese con un filo di voce, senza nemmeno voltarsi verso di lui.
“Sembravi esserti persa in un altro mondo… - le rispose preoccupato – Perché ho la sensazione che venire a Tokyo abbia peggiorato le cose, invece di migliorarle?” Ma la sua domanda si perse nel silenzio.
“Neji non riportarmi a Shizuoka, per favore…” gli disse Michiru solo alcuni minuti dopo, ignorando bellamente la sua domanda. “E dove vuoi che ti accompagni?” le chiese il ragazzo stupito.
“In un’albergo…uno qualunque, non fa differenza…ho bisogno di restare a Tokyo un altro po’…” rispose meditabonda, continuando a non guardarlo.  “Resto anche io!!” affermò a quel punto Neji. E con quell’affermazione riuscì finalmente ad accaparrarsi l’attenzione della violinista, che risvegliandosi dal suo torpore si voltò verso di lui con un’espressione scettica dipinta in viso “No!Non è affatto necessario!” rispose subito.
“Invece si! – la interruppe lui immediatamente – Te l’ho già detto…io voglio solo starti vicino, aiutarti se posso…” Allungò una mano, posandola delicatamente sul polso sinistro della violinista. “Lascia che mi prenda cura di te…” concluse con tono amorevole.
Queste parole furono come una sferzata in pieno in viso per Michiru: nessuno si era mai preso cura di lei; non in quel modo così incondizionato. Di certo non l’aveva fatto la sua famiglia, che si ricordava di lei solo per farne sfoggio in ricevimenti e feste varie; e nemmeno Haruka. In battaglia, così come nella vita privata, era sempre stata lei quella più protettiva nei confronti della compagna e a dimostrarle il suo amore anche nelle piccole cose. A pensarci bene, l’unica persona verso la quale Haruka si fosse mai mostrata protettiva era Usagi…persino con Hotaru, per quanto bene le volesse, non era mai stata particolarmente amorevole. Nel pensar questo, Michiru non potè fare a meno di mordersi un labbro: accanto a lei c’era un ragazzo che non voleva niente, non si aspettava niente, voleva solo starle accanto.                    
Prendersi cura di lei.
E si, probabilmente era una tattica, un modo per conquistarla; e si, l’amore che provava per Haruka continuava ad esistere, era vivo. Ma, per una volta, voleva provare a stare dall’altra parte; per una volta, voleva essere lei la principessa nella torre che aspetta di essere salvata. Tutti, anche le persone più forti, hanno bisogno di sentirsi protette in qualche modo, hanno bisogno di sapere che possono lasciarsi cadere, perché c’è qualcuno che le afferrerà al volo.
Michiru non aveva mai dubitato che Haruka l’avrebbe presa al volo, fino a quella maledetta sera. Da allora, tutto si era dissolto, la sua vita si era sgretolata come un castello di sabbia: per anni aveva dato tutta se stessa ad una persona che forse non l’aveva mai ricambiata completamente; una persona che l’aveva accusata di essere la causa del suo malessere, di averla costretta ad una vita che non avrebbe mai voluto vivere.
Come poteva dimenticare questo? Amava Haruka, l’amava perdutamente, e proprio per questo anche solo il ricordo di quella notte la devastava, portando a galla anche tutte le mancanze, le disattenzioni, i piccoli litigi su cui aveva sempre sorvolato, e che ora le pesavano come macigni.
Come un gorgo marino, per anni aveva risucchiato, sigillandole dentro di sè, tutte le cose negative, tutto il marcio che c’era nel loro rapporto e ora stava tirando fuori tutto, senza riuscire a fermarsi.
“Michiru..?Allora?” la riscosse Neji, che prese ad accarezzarle leggermente il polso.
La violinista non si ritrasse a quel contatto, anzi, in quel momento aveva un disperato bisogno di qualcuno che le fosse accanto, che la recuperasse dall’abisso in cui rischiava di scivolare. Era stanca di pensare, di sentirsi in lotta con se stessa, divisa tra quelli che erano i suoi sentimenti e ciò di cui aveva bisogno. Forse Haruka, forse no. Non lo sapeva, in quel preciso istante non le interessava nemmeno. Voleva solo riprendere un po’ di fiato e qualcuno che si occupasse di lei, anche solo per una volta.
“Va bene, Neji…resta con me…”
 
 
 
 “A ferirla... mi sento mancare il fiato, perché non ha più senso respirare.                                                                                                                                          
Ma anche se mi sento morire - e mi sento morire -                                                                                                                                                                        
io non sarò più la stessa allegra compagna di giochi per lei.                                                                                                                                                            
E’ tutto finito.”  
(L'Altra Metà dell'Amore)

 
 




Non dico niente, non oso nemmeno giustificarmi per il ritardo mostruoso con cui aggiorno, avete voi tutta la ragione, quindi passo direttamente al capitolo…;) Ho la netta sensazione che mi stiate odiando in questo momento…in effetti non è un capitolo molto positivo per la coppia Haru/Michi…pure la citazione che ho inserito non lascia presagire niente di buono…Il fatto è che Michiru ama Haruka ma in questo momento così estremamente delicato per lei, tutto, Haruka stessa, le sembra negativo e quindi pensa che forse potrebbe avere di più…la presenza di Neji ovviamente non aiuta e la manda in confusione ancora di più. Questo nasce da una cosa che ho sempre pensato guardando l’anime, ovvero che Michiru sia…non voglio dire più innamorata…ma per me lei dimostra il suo amore per Haruka più di quanto faccia la bionda nei suoi confronti…inoltre quello che ha fatto Haruka nella precedente long- fic è stato grave, non tanto il bacio ad Usagi, ma le cose che ha detto e quindi mi sembra giusto che Michiru non sia più tanto sicura di lei, pur continuando ad amarla moltissimo…In questi due ultimi capitoli avete visto che Setsuna non è presente perché era giusto dare più spazio a loro due, ma dal prossimo torneremo a vedere che fine ha fatto la guerriera di Plutone…;) In questo capitolo tra l’altro è tornata la mia adorata voce fuori campo per spiegare la presenza di Neji al Tempio dopo che aveva ricevuto “picche”, la seconda parte invece si ricollega direttamente al precedente capitolo, che ricorderete si conclude con Michiru che va in auto con lui, lasciando Haruka come una scema…-_-‘’ Ultissima cosa: la frase “L’Inferno?Non ti si addice…” non è ovviamente farina del mio sacco, ma non penso proprio ci sia bisogno di specificare chi l’ha pronunciata…;))) Detto questo ringrazio come sempre tutti voi per il sostegno e l’enorme pazienza che avete…siete meravigliosi!! *___* Se volete passare nella mia pagina fb http://www.facebook.com/pages/Deep-Submerge/138641306205631?ref=ts potrete insultarmi più liberamente…ahahahahahahah Un bacio a tutti voi!!!:))
 
 
Protetta da Nettuno, pianeta del mare profondo, sono la guerriera dell'abbraccio Sailor Neptune!
   
 
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