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Autore: Hika86    21/06/2011    1 recensioni
[50/50 capitoli COMPLETA][0/5 capitoli extra IN CORSO] Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erina si mischiò tra la folla insieme alla sua amica. Sho le osservò, per nulla sorpreso del fatto che la ragazza si fosse lanciata in pista così rapidamente: tutto sommato era da lei, di natura tendente alla socializzazione, buttarsi nella mischia a ballare con gente conosciuta. La vedeva comparire e scomparire nella folla, ma sfortunatamente quel locale non era una discoteca e le luci non erano molto forti. Doveva individuarla ogni volta che qualche persona più alta di lei non gli intralciava la vista. Era facile seguirla comunque, il colore dei capelli era unico e poi teneva Tomomi per mano, le stava vicina e la sua altezza superava quella di molti: se teneva d'occhio la mora avrebbe sempre saputo dov'era Erina. Trattenne una risata divertita quando la vide scusarsi con una persona per averle pestato il piede. "Ha deciso di uccidermi stasera?" si domandò appoggiando il mento al palmo della propria mano. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, da quando l'aveva incontrata fuori dal locale non aveva potuto fare a meno di pensare che quella sera sembrava essersi vestita ed acconciata apposta per assecondare tutte le sue piccole passioni. Prima di tutto il vestito corto gli permetteva di godere della vista delle sue gambe: era azzurro scuro senza alcuno scollo e le maniche lunghe a tre quarti, ma era particolarmente corto, infatti la fascia elastica azzurra alla fine del vestito le arrivava a metà coscia, se non un po' più sopra. Sotto non portava un'altra gonna, nè dei pantaloni, solo delle scarpe nere col tacco non eccessivamente alto. Insomma era fatto apposta per essere così corto, quindi nel complesso non si poteva dire particolarmente coperta. Ma la ciliegina sulla torta era stata quando era andata in bagno e aveva sciolto i ricci.
Era incantato a fissare quella cascata rossa quando Jun lo interruppe dai suoi pensieri. "E' veramente cocciuto! Non dico che mi devi ringraziarmi per averti costretto a mettere il naso fuori di casa, non dico nemmeno di farmi i complimenti per aver scelto proprio il tipo di locale che piace a lui, con la musica dal vivo, ma... che diamine!" pensava tra sè mentre discuteva con l'amico "Ok, l'invito esteso anche a lui è stato un effetto collaterale del mio panico davanti ad Erina quando l'ho invitata la prima volta. Dopo questi giorni in cui le cose tra noi sono andate tanto bene la inviterei ad uscire da soli, ma ormai è fatta! Insomma, ho preso due piccioni con una fava, non mi si deve fare i complimenti per forza, ma almeno potrebbe non dimostrarsi così ingrato". «No» sospirò, arrivato al limite della sopportazione di tanta cocciutaggine «Il mondo può anche far schifo. Volevo solo che ti rendessi conto che nonostante ciò che è successo noi siamo ancora qui, non ci hai perso e ci sono anche tante persone che è bello conoscere, senza che i tuoi sentimenti per Shiori comincino a perdere di significato». Tomomi stava tornando verso di loro proprio in quel momento e Sho sorrise a Jun, trionfante nel constatare che aveva avuto l'ultima parola "Almeno non ha ribattuto. Tanto lo so che mi è riconoscente, ma non vuole ammetterlo. Cocciuto, orgoglioso Matsujun". «Non posso reggere un secondo pezzo» sospirò Tomomi stremata. "Mi sorprende che ne abbia retto anche solo uno. Io dopo diciotto ore di lavoro non alzerei un dito per nessuno... ok, se Nino mi minacciasse farei di tutto, ma quella sarebbe l'unica eventualità" riflettè. «Siediti, siediti» osservò Jun spostare la sedia per far accomodare la ragazza «E' già tanto che tu sia uscita con noi dopo il lavoro»
«Grazie. Dunque... Sakurai san?». Sentendosi improvvisamente richiamato raddrizzò la schiena «Si?»
«Posso chiederti un favore? Non mi fido a lasciarla là da sola: sbadata com'è potrebbe rompere il naso a qualcuno con una gomitata... e poi non so: potrebbe avvicinarla chiunque. Ti andrebbe di seguirla tu per me?»
«Uh... io? Sì, va bene» annuì avviandosi. "E me lo chiede pure? Non sono riuscito a starle vicino nemmeno un secondo da quando ci siamo visti!" sorrise incredulo "Anche se, sia chiato, non mi metterò mai a ballare! E' fuori discussione... anche se l'idea di ritrovarmi schiacciato contro Erina nella folla..." contemplò quell'eventualità mentre si piazzava a bordo pista. Non ci volle molto perchè la ragazza lo vedesse, infatti si sbracciò, facendogli segno di raggiungerla, ma Sho rispose scuotendo il capo così alla fine la vide farsi spazio tra le persone e raggiungerlo. «Accidenti, chiedevo "permesso" e nessuno si muoveva» si lamentò parlando ad alta voce per farsi sentire da lui
«E' che sei troppo piccola e nessuno ti vede» la prese in giro
«Ma non vuol dire! Sono loro che sono sordi» tentò di ribattere
«Devi ammettere che qui dentro è difficile sentirsi» ragionò Sho «Perchè sei venuta qui?»
«Tu piuttosto, cosa pensi di fare? Vieni forza!» lo incitò Erina prendendolo per l'avambraccio, tentando di trascinarlo verso la pista con sè. «Scordatelo!» rispose lui ridendo «Mi rifiuto»
«Ma tu sei bravo a ballare!» tentò di convincerlo
«Come? Ma che fan sei? Dovresti saperlo che non sono affatto portato per il movimento fisico» ribattè
«Oh accidenti...» lo lasciò andare «Hai ragione... meglio non rischiare che tu ti faccia male. O che ferisca qualcuno»
«Ma come ti permetti?» le domandò arricciando il naso, ma non aggiunse altro: quando la vide ridere divertita perse la voglia di sgridarla per quella sua offesa. Era una visione troppo bella per rovinarla. "Pur di vederti sorridere sempre, credo mi ridicolizzerei tutto il tempo" pensò, mentre lei continuava a cercare di convincerlo.
La musica in quel punto era tanto alta che dovevano per forza stare più vicino del normale se volevano sentirsi. Sho osservò i riflessi ramati dei capelli della ragazza davanti a sè, deglutì a fatica quando gli si avvicinò per gridargli qualcosa nell'orecchio e si distrasse a guardare la curva della pelle liscia sul suo collo. "Che devo inventarmi per starti vicino? Vorrei abbracciarti ora, in questo momento, ma non è così facile trovare una scusa per giustificare un simile gesto" si distrasse a pensare mentre lei gli spiegava perchè adorava il pezzo che stavano facendo. Forse era solo un'impressione data dalla luce del locale, ma ai suoi occhi Erina sembrava circondata da un'aura luminosa e splendida. Se solo provava ad immaginare come sarebbe stato sfiorare quel corpo, tenerlo vicino al proprio, sentirla ridere piano contro il suo petto...
La musica scemò sugli ultimi colpi di batteria e la band sul palco annunciò qualche minuto di pausa. Sarebbe stato riempito da un disco. "Ecco, pensa che fortuna! Arrivo qui, possiamo chiacchierare un po' e invece...". «Forza torniamo» disse Sho «Non vorrei lasciare quei due da soli al tavolo»
«No dai» si lamentò Erina «Ancora uno! E balli anche tu. Tanto un po' di gente se n'è andata dalla pista, è più sicuro!»
«Smettila di prendermi in giro. E poi Matsujun e Nomura san non si conoscono, sarebbe scortese da parte nostra lasciarli da soli» spiegò il ragazzo
«Sono grandi e vaccinati, Sakurai san! Non ci ammazzeranno per altri 3 minuti al tavolo senza la nostra indispensabile presenza» sospirò lei. Fece per ribattere, ma dalle casse uscì il primo pezzo del disco: Deep di Danny Scherr. La band aveva deciso di concedere una pausa anche ai ballerini, molti lasciarono la pista e solo alcuni si concessero il lento che era appena cominciato. «Accidenti, questa non...» farfugliò Erina «Non era ciò che intendevo. Hai ragione, torniamo al tavolo» annuì piano e fece per andarsene. Fu il turno di Sho ad afferrarla per il braccio "Volevo una scusa?". «Aspetta» pronunciò piano.

"Aspetta". In fondo al cuore o in una piccola zona remota dei suoi sogni aveva timidamente sperato in una reazione simile, ma non aveva mai pensato che potesse accadere sul serio. Lo guardò interrogativa, ancora indecisa se credere o meno a quella parola. «Se ci tieni... balliamo» spiegò piano Sho
«Cos... ma non volevi. Non devi sentirti costretto» gli disse timidamente. "Cosa stai dicendo, pezzo d'imbecille?! Devi dire: sì, evviva, balliamo!" pensò senza scomporsi. «Non devo agitarmi con questo pezzo, quindi non c'è pericolo» spiegò il ragazzo con un sorriso. Non che intendesse tirarsi indietro, ma davanti alla dolcezza di quell'espressione non sarebbe riuscita a sottrarsi. Erina fece qualche passo verso la pista, quindi si fermò davanti a Sho, fissandogli imbarazzata i bottoni della camicia senza muovere un muscolo. "Che faccio?" si domandò nervosamente. «Erina san?» la richiamò lui tendendole entrambe le mani «Credo che almeno un pochino di movimento sia richiesto anche in questo caso, sai?». Il suo cervello si era completamente disconnesso: l'inaspettato atteggiamento di Sho, i suoi occhi scuri che la guardavano, quel modo di fare così dolce... le era impossibile ragionare, quindi prese a muoversi meccanicamente, seguendo i gesti del ragazzo. Si lasciò tirare dolcemente verso di lui una volta che gli ebbe preso le mani. Gliele fece appoggiare sulle proprie spalle e a sua volta lui intrecciò le dita dietro la sua schiena, passandole le braccia intorno ai fianchi. La strinse appena, una lieve pressione che bastò a richiamare l'attenzione di Erina e farle alzare lo sguardo. Si guardarono negli occhi per un secondo, il tempo perchè lui accennasse a cominciare a muoversi lentamente, a ritmo di musica. Erina si lasciò trascinare ed appoggiò la testa contro la sua spalla. Per qualche secondo si mossero lentamente per la pista, silenziosi, così la giovane ebbe un po' di tempo per riordinare i pensieri e realizzare la realtà, ma per quanto pazzesca le potesse sembrare sei rese conto che non era più agitata. Forse era l'effetto dell'abbraccio gentile di Sho, o magari era per via della musica tranquilla, ma Erina si riscoprì rilassata: nessuno dei suoi muscoli era particolarmente teso, la sua mente non era invasa dal panico. In confronto all'agitazione che aveva avuto in ascensore giorni prima era un passo avanti. Sarebbe scoppiata a ridere, si sentiva tanto felice di star vivendo quel momento che l'avrebbe urlato al mondo intero se solo questo non avesse chiaramente rovinato l'atmosfera. Invece di fare baccano si limitò a domandare «Sakurai san... sei felice?»
«Mh... mi sembra che Matsujun sia contento di essere venuto. E devo dire che tu e la tua amica siete riuscite a strappargli delle risate sincere» spiegò lentamente. Erina poteva sentire la voce calda di Sho suonarle profonda nell'orecchio, essendo appoggiata al suo petto. «Quindi sono riuscito nel mio intento. Sono soddisfatto, sì» concluse
«A parte Matsumoto san... lui potrebbe essere contento, ma magari tu ti stai annoiando a morte o hai dei problemi e non sei di buon umore. Sei felice? Dico tu» insistè chiudendo gli occhi. Ci fu una pausa poi Sho fece un sospiro divertito «Sì, certo che sono felice» rispose «E tu, Erina san, sei felice?» aggiunse poco dopo
«Credo che dovrei sentirmi in colpa per aver trascinato qui Tomomi nonostante fosse così stanca. Ma sono sempre a mio agio con lei, mi piace quando esco con lei e mi sembra che si stia divertendo... forse non subirò alcuna punizione da parte sua la prossima volta» riflettè seriamente
«Che c'entra lei?» ridacchiò Sho «Lei potrebbe essere contenta, ma magari tu ti stai annoiando e vorresti uscire di qui il prima possibile» le spiegò facendole il verso
«Copione» borbottò la ragazza ed entrambi fecero una risatina sommessa. «Tu sei felice?» domandò ancora Sho. Lei si decise a girarsi verso di lui rimanendo appoggiata con la guancia alla spalla. Alzò gli occhi verso il viso del ragazzo ed incontrò il suo sguardo: teneva il collo piegato per riuscire a guardarla. Avevano passato tutta la serata a scambiarsi occhiate e abbassare lo sguardo nervosamente, ora invece era tutto così tranquillo. Si guardarono per un lungo momento, senza alcun imbarazzo. «Sì, adesso sono felice» disse infine.
Quel dialogo non aveva senso. O meglio, non lo avevano le parole che avevano usato, ma il tono di voce, il fatto di aver risposto che, sì, erano felici, l'essersi guardati: tutto quello aveva un significato che andava ben oltre le parole da sole. Sho le scostò alcuni ricci da davanti il viso, un pretesto per accarezzarle la guancia. Quando Erina allontanò il viso dalla sua spalla smisero di ballare, ma non di guardarsi negli occhi. Nessuno dei due li chiuse, nemmeno quando lei strinse le dita sulla camicia del ragazzo e si mise in punta di piedi. Il giovane continuò a guardarla abbassandosi verso di lei, ormai le loro labbra potevano sfiorarsi, eppure ancora non si baciavano, godendo entrambi di quell'attimo in cui potevano sentire il respiro dell'altro, in cui i loro sentimenti diventavano completamente chiari e trasparenti. Non c'era più alcun dubbio nei loro occhi, nessun indugio nei loro movimenti e non c'era incertezza nella vicinanza delle loro bocche.
«Siamo tornati!» esclamò il cantante del gruppo al microfono. Entrambi saltarono letteralmente dallo spavento. La canzone era finita da un po' e non se n'erano accorti! La musica più movimentata riprese e la gente si radunò nuovamente numerosa sulla pista. Sho le passò un braccio sulle spalle per attirarla a sè, farsi strada e togliersi dalla calca insieme. Quando finalmente raggiunsero il bordo pista il ragazzo si teneva una mano davanti alla bocca per soffocare le risate. «Perchè ridi?» domandò Erina alzando la voce per farsi sentire
«Perchè mi sono spaventato a morte!» esclamò divertito
«Te lo dicono spesso che non sei normale?» ma veniva da sorridere anche a lei. Tornarono verso il tavolo senza dirsi niente riguardo a ciò che era appena accaduto, ma non ce n'era bisogno. Erano stati sul punto di baciarsi, non per sbaglio e non nel buio, ma con calma, con tutti i secondi a disposizione e guardandosi negli occhi. Erina ridacchiò tra sè mentre seguiva Sho attraverso il locale.

Osservò la ragazza tornare a sedersi sulla sua sedia. Le avrebbe volentieri accarezzato la mano o baciato la guancia prima di dividersi da lei... nemmeno dovesse andare chissà dove: erano semplicemente seduti su due lati diversi del tavolo! «Berrei... un'altra cosa» farfugliò «Vado al bancone. Qualcuno vuole qualcosa?»
«Mmmh... puoi chiedergli un altro di questi?» domandò Tomomi indicandogli il proprio bicchiere vuoto «Credo che l'ananas mi tenga un po' su»
«Io sono a posto» fece Jun
«Eri chan? Non vuoi qualcosa di fresco? Non hai caldo?» domandò la mora sorridendo verso l'amica. Sho osservò Erina e la vide arrossire d'improvviso, così cominciò a sentirsi imbarazzato a sua volta "Ci ha visti!". «Va bene, allora vado e torno» concluse Sho affrettandosi ad allontanarsi. Attraversò il locale andando verso il bar, ordinò da bere e si mise in attesa osservando i movimenti del barista. "L'ho fatto? L'ho fatto, diavolo! E mi sa che Nomura san ci ha pure visti... chissà se anche Matsujun..." mangiucchiò qualche nocciolina ridendo tra sè "Comunque, a voler essere precisi non abbiamo fatto niente. Esattamente come tutte le altre volte nella mia vita che ho tentato di baciarla: non è successo un accidente. Però oggi è stato diverso. Altre volte, come dire, era quasi forzato. Anzi no, non era forzato: non eravamo costretti, che dico? Però c'era molta tensione, mentre adesso era tutto più naturale. L'ho abbracciata, ci siamo guardati... non ero teso e non lo era nemmeno lei. Tenendola abbracciata era facile rendersi conto che era rilassata" il barista gli porse il primo drink che fortunatamente era il suo. Lo sorseggiò concentrandosi sul liquido fresco che gli scendeva in gola. La felicità che lo pervadeva gli alleggeriva il cuore, lo faceva sorridere di continuo. Sarebbe scoppiato a ridere se non l'avessero guardato come un pazzo, lì da solo al bancone. "Lo voleva. Si è persino alzata in punta di piedi! Pfff... ridicola e insieme tenera. Sì, lo voleva, lo voleva! Sembra pazzesco, ma è la verità". Si girò parzialmente a guardare il tavolo e sbirciò la figura di Erina. Nonostante la distanza vedeva che stava guardando in quella direzione, ignorando i due al tavolo con lei, e capì che guardava lui perchè raddrizzò improvvisamente la schiena. «Siiii...» sussurrò stringendo una mano a pugno
«Ecco l'altro drink» annunciò il barista
«Oh, sì. Grazie mille» rispose Sho prendendo il bicchiere e cercando di ridarsi un contegno. Tornò verso il tavolo «Sakurai san!» esclamò Erina «Lo sapevi che Matsumoto san e Tomomi si erano già conosciuti?»
«Come?» domandò sbalordito appoggiando i bicchieri
«Grazie Sakurai san» fece Tomomi pendendo il suo «Veramente non è esatto dire così. Io non sapevo chi fosse, ci siamo parlati per caso. Voglio dire... se siete gli unici ad aspettare a vuoto la persona che vi ha dato un appuntamento, cosa fareste?»
«Cosa c'entra? Tu mi hai prestato l'accendino» fece notare Jun
«Non mi sono scusato con te, Nomura san» lo interruppe Sho «Mi dispiace moltissimo per quella sera» chinò il capo, costernato
«Nessun problema. So cosa significa quando per lavoro si finisce con il lavorare più del previsto» rispose la donna scuotendo la mano davanti al viso
«Un secondo! A me hai fatto una scenata!» ribattè Erina «Mi hai fatto la ramanzina come se fosse stata colpa mia se l'appuntamento era saltato!»
«Sì, è vero... ma non ero veramente arrabbiata» rispose l'amica «E' solo che sgridarti è un po' il mio hobby» spiegò girandosi l'ombrellino giallo del drink tra le dita. Sho trattenne una risata divertita "Certo, anche io trovo divertente prendere in giro Erina, ma bisogna dire che questa ragazza ne ha fatto un arte!". «Piuttosto, perchè non ci raccontate come vi siete conosciute voi due?» propose «Raccontare di noi due è troppo facile: tutti sanno tutto ormai»
«Noi due?» Tomomi lanciò un'occhiata all'amica. Però la ragazza stava fissando Sho e lui se ne accorse quando, seguendo il discorso, si girò a sua volta a guardarla. Incrociò i suoi occhi scuri e la vide arrossire, ma lui le sorrise: non era più il tempo di imbarazzarsi, ormai non aveva più bisogno di nascondere quello che provava abbassando lo sguardo. «Erina?» chiese Tomomi
«C-cosa?» domandò lei sbattendo le palpebre e interrompendo quello scambio di occhiate, girandosi verso Tomomi
«Hello? Siamo tre o quattro a questo tavolo?» sospirò «Bene, dato che ci ignori racconterò che quando l'ho incontrata la prima volta...» disse rivolgendosi agli altri due «Era ricoperta di sangue»
«Sangue?» scattò su Sho sgranando gli occhi
«Oh, buona sera! Temevo che da tre fossimo passati a due» aggiunse ancora, Jun ridacchiò divertito nascondendo il suo sorriso dietro il proprio bicchiere «Dicevo, era ricoperta di sangue ed era appena entrata da noi al Pronto Soccorso, urlando come una pazza...»
«Cosa stai dicendo?!» esclamò di scatto Erina «Queste cose non si raccontano! No, no, no!» fece scuotendo il capo e arricciando il labbro inferiore
«Scherzi? Io adesso voglio sapere» ribattè Sho divertito
«Dicevo che urlava come una pazza» continuò imperterrita Tomomi «Perdeva sangue perchè aveva sbattuto la testa contro un mobiletto dell'ufficio. Com'è che avevi fatto?»
«Ehi, non voglio parlarne» ripetè la rossa «Lascia stare dai...» piagnucolò
«Ah, giusto! Hai detto che stavi giocando con la seggiola dell'ufficio. Era una di quelle con le rotelline, vero?» continuò imperterrita l'amica
«Sì, sì va bene... mi sono spinta all'indietro dalla scrivania, ma ho usato troppa forza e sono arrivata alla fine della stanza» i ragazzi la guardarono con gli occhi sbarrati «Ehi! Era l'ufficio nuovo! Ci avevano messo in una stanza lunghissima. Dietro la mia scrivania c'era un sacco di spazio libero, era troppo divertente per non farlo. Però mi sono spinta un po' troppo e la sedia ha sbattuto contro il muro, io sono caduta e facendolo ho sbattuto la testa contro un mobile di schedari» concluse stringendosi nelle spalle. Quelli continuavano a guardarla stranita mentre Tomomi la guardava tutta divertita. «Sì, è così che sono finita al Pronto Soccorso. Non è una balla» sospirò, sconfitta. I due ragazzi al tavolo scoppiarono a ridere. Jun per poco non sputò tutto il suo drink e Sho si nascose la faccia tra le braccia incrociate sul tavolo, completamente piegato in due per il troppo divertimento. Sapeva che non era carino ridere a quel modo, ma era più forte di lui: immaginare la scena lo faceva letteralmente sbellicare. «Sai? La uso sempre come storiella buffa per fare bella figura quando esco con gente nuova» spiegò soddisfatta Tomomi
«Ma tu non esci mai con gente nuova» insinuò Erina con una punta di acidità
«Touché» ammise l'altra, ridacchiando e alzando le mani.
Fortunatamente i due si ripresero dalla ridarola e la giovane mora riuscì in poche battute a sviare il discorso a cui lei stessa aveva dato il là.

"Va bene... potrei anche rendermi ridicola tutta la serata se questo lo facesse ridere tutto il tempo" sospirò Erina tornando a contemplare Sho "Forse dovremmo parlare. O forse no... no, non è mai andata bene tutte le volte che ho parlato con gli uomini" cominciò a riflettere mentre passava lo sguardo sulle spalle muscolose del ragazzo, coperte dalla camicia nera, ben stirata. Doveva essere l'unico indumento rimastogli dalla riunione di redazione di NEWS ZERO. Aveva cambiato il completo con un paio di jeans scuri, chiusi da una cintura dalla fibbia metallica, lucente, e indossava dei mocassini scuri. Aveva l'orologio da polso che indossava anche il primo giorno che si erano rivisti, circa due mesi prima. Le sue mani, illuminate dal piccolo lampadario che pendeva dal soffitto, sembravano ancora più belle e grandi. "Con gli uomini non si parla, tanto sarebbe inutile. Sono più tipi da azione... sì, decisamente" annuì tra sè ripensando a quando quelle mani l'avevano stretta e non potè fare a meno di immaginarle mentre la accarezzavano. Arrossì quando a tutte quelle fantasie si aggiunse il ricordo del non-bacio che si erano dati.
Il cellulare cominciò a squillare e lo tirò fuori dalla borsa. «Scusate un secondo» fece prima di alzarsi e andare in bagno dove poteva ascoltare la chiamata. Mentre si avviava notò l'occhiata che le lanciarono un paio di ragazzi. Era abituata alla gente che la fissava, dato che credevano sempre di avere davanti una straniera, ed era abituata anche alle occhiate dei ragazzi anche se entrambe le cose continuavano a darle fastidio anche dopo anni. "Cavoli. All'inizio sembrava una buona idea questo vestito, ne ho persino discusso con Kokoro chan ma... forse lei non vedendolo non si rendeva conto di quanto fosse corto" sospirò. «Pronto, Fujimiya san?» rispose appoggiando la schiena al muro di piastrelle fredde del bagno
Erina? Tra una ventina di minuti sarò lì, come va la serata?
«Tutto bene, ci vediamo tra poco» rispose lei sorridendo.
Uscendo decise di approfittarne per rubare un paio di patatine dal bancone. La coppia di ragazzi era poco distante. Si passò le dita sul bordo del vestito e cominciò a tirare il tessuto. "Anche Tomomi tan mi ha rimproverato! Eppure è stata lei anni fa a dirmi che sono alta uno sgabello e un oliva e che per sembrare carina e meno nanerottola con i vestiti eleganti devo valorizzare le gambe e mettere i tacchi. Come le valorizzo se non le metti in mostra?" sbuffò e prese un paio di noccioline. «Ehi! Ti ho visto in pista prima» uno dei tipi che la stavano fissando attaccò bottone
«Ah si?» rispose distratta. "Va bene, ammettiamolo non c'era bisogno di mettere un vestito così corto, in realtà volevo solo far sì che Sho non riuscisse a staccarmi gli occhi di dosso. Ci sono riuscita ma... accidenti, sono un'imbecille! Come ho potuto pensare di far leva solo sull'istinto sessuale? Cretina, cretina!". «Sei da sola?» insistè lo sconosciuto. "Come potrei essere contenta se mi guardasse solo perchè... perchè c'è qualcosa da guardare? Oh, quanto sono imbecille. Adesso come faccio a sapere se mi ha ba... quasi baciato perchè lo voleva o perchè era spinto dall'eccitazione?". «Ehi, mi stai ascoltando?» si sentì chiedere improvvisamente
«Eh? Cosa?» alzò lo sguardo e si accorse dei due ragazzi che le si erano avvicinati
«Ma tu non stavi ascoltando?»fece l'altro irritato
«No io... scusate» rispose Erina sgranando gli occhi «Parlavate con me?» domandò sorridendo. Tra l'essere guardata e il venire abbordata c'era una grossa differenza. Il suo particolare aspetto faceva sì che la gente la guardasse molto, ma che la avvicinasse molto meno. Almeno il cinque per cento delle volte in cui era successo i dialogo era partito in inglese perchè gli altri pensavano non parlasse giapponese. L'ammontare totale delle volte in cui erano stati gli altri a parlarle però era ben misero, forse proprio per quello era cresciuta con la tendenza a non farsi problemi ad essere lei la prima a parlare con le persone. Ad ogni modo non era abituata ad essere abbordata e cominciò a spaventarsi, ma solo perchè non sapeva come venirne fuori, non perchè sembravano particolarmente minacciosi i due che aveva davanti. Stava già per andare nel panico mentre cercava un modo per scaricarli quando Sho spuntò alle sue spalle. «Ehi! Pensavo che stessi parlando al telefono, invece eri qui ad ingozzarti di pizzette?» ridacchiò accarezzandole la spalla «Grazie per averla fermarla» fece verso i due ragazzi. Questi lo guardarono interdetti: forse si aspettavano qualche minaccia, certo non di venire ringraziati. «Oh niente... figurati» risposero gli altri due e si allontanarono. Quando finalmente rimasero soli Sho sospirò rumorosamente «Cavoli, hai un'abilità innata per ficcarti nei guai!» esclamò «Mi sono avvicinato pensando a come evitare una rissa»
«Dici che sarebbe finita in rissa?» domandò la rossa girandosi verso di lui e appoggiando il fianco al bancone «Io credo che mi stessero parlando, ma non li ho ascoltati. Forse si sarebbero irritati un po' e se ne sarebbero andati credendomi stupida»
«No, ma cosa dici! Avevi un aria troppo sveglia mentre rosicchiavi le noccioline dalla ciotola» le rispose fingendosi indignato
«Ehi!» fu tutto quello che riuscì a ribattere prima che lui si mettesse a ridere. Sorrise a sua volta e si soffermò sul suo profilo: gli fissò le labbra piccole e piene, gli occhi luminosi, lo osservò mentre si toccava i capelli spostando una ciocca da davanti al viso. Era splendido. Le sue labbra si piegavano e gli occhi si rimpicciolivano leggermente, scintillando di una dolcezza che non gli aveva mai visto prima di quella sera. Quando Sho ebbe finito di ridere ricambiò il suo sguardo e le accarezzò il braccio fino al polso con la scusa di levarle la mano dalla spalla, dove ancora la teneva. Erina trattenne il respiro godendo in silenzio di quel lieve contatto. «Mi ha chiamato il nostro passaggio per stasera, sarà qui tra poco» disse piano toccandosi i capelli come se dovesse riavviarseli, nonostante non avesse alcuna ciocca fuori posto
«Dovete già andare?» domandò Sho con una punta di delusione nella voce
«Tomomi non si regge in piedi, l'hai notato? E voi due domani sera farete di nuovo tardi per Shiyagare» gli fece notare la rossa
«Ok, mi spaventi lo sai? Riesci ad essere una scemotta con la testa tra le nuvole un secondo e una seria lavoratrice quello dopo» scosse il capo e fece un passo indietro «Raccogliamo le nostre cose, forza».
Sho e Jun chiamarono un taxi e si misero in attesa fuori dal locale insieme a Tomomi ed Erina che attendevano la macchina che sarebbe arrivata da un minuto all'altro. «Non sapevo avessimo un passaggio» disse la mora
«Fujimiya san ha sentito da un mio discorso che sarei stata fuori stasera e dato che anche lui era in giro si è offerto di accompagnarci» spiegò Erina prima che Tomomi l'afferrasse per il braccio, sgranando gli occhi «Ahio!»
«Un secondo» sibilò quella allontanandola dai due ragazzi. «Ehi, dico... di sei bevuta il cervello? Questo è troppo» sbottò quando si furono allontanate
«Immaginavo che non ne saresti stata contenta dopo quel che mi hai detto stasera» sospirò Erina
«Perchè ti sei fatta venire a prendere da Fujimiya san? Certo, sei un po' cretina e a volte sfiori l'insensibilità, ma questo è troppo. Non puoi non capire che qualcosa non va e non è da te un simile comportamento» l'amica le vomitò addosso tutto il suo nervosismo e l'incredulità ed Erina improvvisamente ne fu irritata. «Senti» disse facendosi improvvisamente seria «Te l'ho già detto che non sapevo cosa ci fosse tra me e Sho kun, poteva essere semplicemente una serata tanto per divertirsi tra amici: mi ha invitato ad uscire per Matsujun, per tirarlo su di morale, non per uscire con lui nello specifico»
«Oh, si è visto sai?» ridacchiò ironica l'altra «Non avete fatto altro che guardarvi come due cerbiatti innamorati! Non prendermi per il culo: forse ti ha invitato per Matsumoto san, ma tu sei venuta per lui. Sei uscita con il preciso intento di passare una serata con il ragazzo per cui improvvisamente ti sei presa una cotta. Zitta!» le ordinò quando capì che stava per ribattere «Era un uscita romantica per te e tu l'hai fatta per quello. Sia chiaro: se fosse solo questo, tu e lui, non avrei nulla in contrario. Ma sì, fattela con l'idol più famoso della nazione! Cosa me ne frega a me? Ma non siete tu e lui. Hai chiamato Fujimiya san, Kōmō... che cos'hai nella testa, tōfu andato a male?». La rossa abbassò lo sguardo, mortificata. Aveva ragione, era inutile mentire, Tomomi capiva sempre tutto. A salvarla da quella ramanzina fu l'arrivo della macchina metallizzata del collega. «Erina! Nomura san!» le chiamò abbassando il finestrino senza spegnere il motore: lì non si poteva parcheggiare e la strada era stretta. «Allora, grazie per essere venute» salutò Jun con le mani in tasca, sorridendo ad entrambe prima di chinare il capo
«Grazie a voi per la serata» rispose Tomomi tornando a sorridere ed inchinandosi ad entrambi i ragazzi prima di avviarsi verso la macchina. Sho guardò Erina e piegò il capo verso di lei «Ci sentiamo» pronunciò
«Si» rispose lei debolmente, tentando di sorridere il più naturalmente possibile «Ci sentiamo. Buon lavoro ad entrambi» concluse avviandosi alla macchina.
"Ha ragione, stasera ho esagerato" riflettè aprendo la portiera "Ma fino ad oggi non c'era niente di sicuro. Ho accettato il lavoro per la Johnny's, ma non immaginavo si creasse qualcosa tra me e Sho kun. Non avrei nemmeno dovuto lavorare con lui, ma con Matsujun. E ha ragione... finchè era solo una cottarella poteva starci". «Buonasera» salutò Fujimiya san. Era un giovane dal fisico asciutto, con i capelli corti a spazzola e gli occhi scuri. «Buonasera» sorrise appena Erina. "ma una volta che ho capito che non era così, che era una cosa più seria, avrei dovuto fare un po' più di chiarezza. Invece sono stata zitta perchè non sapevo se piacevo veramente a Sho e perchè pensavo che se non gli fossi piaciuta... sarei comunque potuta tornare tra le braccia di Koji kun". «Chi accompagno per prima?» domandò lui
«Credo sia più vicina casa mia» rispose Tomomi «Grazie, sei molto gentile. Mi spiace che questa piattola ti abbia chiesto di scomodarti»
«Figurati, non mi ha chiesto nulla. Sono io che non avrei potuto lasciarvi tornare a casa da sole con il treno di venerdì notte» si strinse nelle spalle lui mettendo in moto «Se me l'avesse chiesto comunque non avrei potuto dire di no» sorrise lanciando un'occhiata ad Erina, guardando nello specchietto retrovisore. "Non guardarmi così, Koji kun" si angustiò distogliendo lo sguardo e osservando le sagome scure di Jun e Sho che si agitavano davanti al locale "Mi sono innamorata di un altro, quando tu mi hai fatto una proposta appena prima che andassi a lavorare per la JE. Una proposta a cui io non ho ancora risposto".


Mi amate? Almeno un pochino?
Un pochino-ino-ino? >.<
Daaaaaai *-*
Ora torno a rallentare con la scrittura dopo questi due giorni in cui ne ho scritti... beh... due XD
La prossima volta spero proprio di poter pubblicare uno degli spin-off, inoltre devo portare avanti anche un paio di altre ff. Uhuhuhuh!
Uhuhuhuhuhuh!! *non sa smettere di ridere dopo sto capitolo* Qualcuno si divertirà con la storia di Erina, per come ha conosciuto Tomomi. Sappiate che è un episodio autobiografico: l'ho fatto io. Non mi sono fatta male ma... la cazzata l'ho fatta °_° (all'epoca risi tanto di me stessa che feci un fumetto)
Quando ieri ho pubblicato il capitolo 27 ho dimenticato di avvisare che avevo riscritto il capitolo 26 °_° scusatemiiiii... sono una disastro. Ho sbagliato a scriverlo quindi ho dovuto correggerlo. Rileggetevelo che è meglio! XD (non è cambiato niente ai fini della storia, ma avevo completamente dimenticato il POV di Aiba per la fretta di scrivere il 27 quindi ho dovuto rischivere il tutto. Il succo è quello e poi ho aggiunto una parte finale in più u.u)

  
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