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Autore: talita    22/06/2011    4 recensioni
Rebecca è una giovane donna con una meravigliosa figlia di 6 anni, Lillian. La bambina vuole conoscere il padre, che non ha mai visto. Questo porterà Rebecca faccia a faccia con i suoi sentimenti tumultuosi e l'amore per sua figlia la aiuterà a scegliere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora. Avete ragione tutte... questa è una storia scontata bla bla bla, ma purtroppo parla del fratello grande, non di Jared.
   Vi prego di non lasciare recensioni se vi fa proprio schifo leggere una storia già letta e riusata.
   Come dico io, tutte le persone scrivono diversamente, hanno menti differenti e idee diverse, e questa storia sicuramente non è uguale a quelle che ci sono qua di questo tipo.
  Detto questo, ringrazio Jennifer e Lucia che mi hanno spronato a continuare a scrivere.



Little Piece of Me

Ok. Mi fido poco della parola di Shannon, e confesso di non essere sicura che verrà.
   «Mamma, mi dici sempre di non dire le bugie, ma perché me ne hai dette sul mio papà?».
   Ha ragione. Mi siedo al suo fianco. «Amore, mi dispiace di averti detto una bugia, davvero, ma l'ho fatto solo perché non volevo farti soffrire. Tuo padre non lavora in Europa, e non si chiama Carl, si chiama Shannon, amore».
   «Ma si chiama come me! Lillian Shannon Lewis», ripete il suo nome per intero. Le ho dato il mio cognome, non sapevo se Shannon voleva il suo cognome su mia figlia.
   E finalmente suonano alla porta. Quando apro i suoi occhi mi lasciano lì, immobile a fissarlo. È forse più bello di quando l'ho conosciuto.
   «Ciao», dice. Ha un paio di Jeans neri e una maglietta grigia. Rimango a fissarlo per un interminabile istante.
   «Ciao», dico infine. «Chiamo Lillian, ti va se andiamo a prendere un gelato?».
   «Sì», annuisce. «Vi aspetto qua».
   Sono forse più nervosa di lui, che sembra tranquillo come non mai. Torno in casa. «Lillian, andiamo!», pettino con le dita i suoi lunghi e lisci capelli castani, le prendo la mano e usciamo.
   Lillian va avanti e quando vede Shannon si blocca e torna indietro per nascondersi dietro di me. Shannon si avvicina e si abbassa al suo livello. «Ciao piccola», le dice sorridendo. «Io sono Shannon».
   «Sei il mio papà?», chiede timidamente con la faccia mezza nascosta dal mio vestito.
   «Sì».
   «Sai, anche io mi chiamo Shannon, Lillian Shannon Lewis», illustra a suo padre.
   Shannon si rimette in piedi e mi fissa serio. «Le hai dato il mio nome, ma non il mio cognome», mi fa notare.
   «Non ne avevo il diritto. E non sapevo se avresti voluto».
   «Sì», dice guardando ancora sua figlia. Non ho ancora capito se è felice di conoscerla o la sta rifiutando. «Assomiglia a Jared», dice ridendo.
   «Io trovo che assomiglia a te, gli occhi sono gli stessi».
   «Chi è Jared?», chiede Lilly curiosa.
   «Jared è tuo zio», le risponde sorridendo. «Ti va un gelato, Lilly?», le chiede con intimità, è quasi come se la conoscesse già. Le porge la mano e lei la prende più che volentieri.
   «Papà, a scuola ho fatto un regalino per te», gli dice. Ho ho osservato bene la faccia di Shannon quando Lillian lo ha chiamato papà, era quasi terrorizzato. La bambina corre di nuovo in casa e torna con un foglio e un sacchetto di plastica trasparente. «È un disegno che ho fatto per te», dice porgendogli il foglio. «E questa è una poesia». Shannon accetta tutto sorridendo a Lillian, che ormai ha superato l'imbarazzo del primo incontro. Lei gli afferra la mano e mi guarda sorridente. «Voglio due gelati, uno al cioccolato, come piace a me e uno al pistacchio, come piace alla mamma», dice saltellando felice facendo svolazzare il suo vestitino rosa. Credo che questa parlantina la abbia presa da Jared. «Papà, verrai ad abitare con noi?», chiede ancora.
   Shannon si ferma quando arriviamo al parchetto e la guarda. «No, tesoro, non posso. Viaggio molto, sono sempre in giro per il mondo».
   «Allora portami un regalo da ogni parte del mondo».
   «Lo farò sicuramente, piccola».
   «La maestra dice che la mamma e il papà si vogliono tanto bene, tu vuoi bene alla mia mamma? Perché non stai con lei?», chiede Lillian inclinando la testa e guardando suo padre con curiosità. Mia figlia è fantastica, sapevo che avrebbe fatto domande del genere, non ha peli sulla lingua, è curiosa.
   Shannon sospira e mi guarda. «È difficile da spiegare, piccola», comincia cercando di evitare la domanda, ma so che Lilly non desisterà.
   «Ma vuoi bene a me e alla mia mamma?».
   «Sì, vi voglio bene».
   «E allora perché non abiti con noi? La mia amichetta Christal abita con il suo papà e la sua mamma e si vogliono bene».
   Shannon mi guarda impaurito.
   Mi abbasso su Lillian. «Amore, guarda, ci sono le tue amiche vicino all'altalena, corri a giocare», le dico per rimanere sola con Shannon, appena vede le sue amichette di scuola corre a salutarle.
   «Io... io non so come comportarmi con lei. Mi aspettavo una bimba silenziosa e timida, lei è tutto il contrario», dice scuotendo la testa.
   «Lillian ha avuto problemi nell'iniziare a parlare, a 4 anni non parlava ancora, diceva solo alcune parole che le servivano per comunicare con noi», sospiro. «Non l'ho mandata all'asilo nido, mia madre l'ha tenuta in casa con se fino a che sono riuscita a convincerla che per farla parlare dovevamo mandarla alla scuola materna».
   «Ora non smette più di parlare», sorride lui.
   «Grazie al cielo sta bene. Il pediatra mi ha detto che succede a volte, ma Lillian sta bene», sorrido. «Lei è speciale».
   Shannon si siede sulla panchina e sospira. «Sì, questo è sicuro. È molto sveglia», dice e poi mi guarda. «Hai cresciuto una creaturina speciale, sei una madre fantastica».
   «Grazie».
   «Quando mi hai chiamato ho avuto paura».
   «Shannon, non ti sto chiedendo di fare il padre, non sto chiedendo di crescerla insieme a me, come vedi ne sono capace da sola, lei voleva solo conoscerti».
    «No, lei vuole un padre. Non l'hai sentita?», Shannon la indica con la mano. «Ha bisogno di una figura paterna nella sua vita».
   Mi guardo i piedi senza sapere cosa dire. «Non ho avuto più nessuno dopo di te», è l'unica cosa che gli dico.
   «Davvero?».
   «Sì. Credo di essere ancora innamorata di te, Shannon».
   Rimaniamo in silenzio a guardare nostra figlia che ride, corre e si diverte.
   «Senti, grazie per essere venuto, l'hai fatta felice. Non ti chiedo altro se non di chiamare ogni tanto, oppure venire a vederla», dico alzandomi.
   «Non vado via adesso, voglio stare ancora con voi, voglio conoscere mia figlia», anche lui si alza e mi fissa. «Sei anni e non sei cambiata di una virgola».
   «Tu invece sei totalmente diverso», la voglia di toccare il suo viso è immensa. «Vai via Shannon. È stata la peggior cosa farti venire qui», mi allontano. Lui non aggiunge nulla, fa un passo indietro e cerca Lillian con lo sguardo. «Vai a salutarla. Promettile che chiamerai, solo questo». Fa come gli dico. Penso a tutte le cose che sono successe fino ad ora mentre lo osservo parlare con mia foglia. Mi lascia solo un'occhiata prima di andare via.
   Non è andata come mi aspettavo. E cosa mi aspettavo, che lui rimanesse qui con me e Lillian? Scuoto la testa e richiamo mia figlia, almeno ha conosciuto suo padre.
  
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