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Autore: Roxanne Potter    22/06/2011    15 recensioni
Voi tutti credete alla versione del settimo libro, vero? Pensate che la morte di Lily e James sia stata eroica e tragica : lui che va incontro alla morte, preoccupato per la sua famiglia, e lei che si sacrifica per la vita del figlio, donandogli la protezione dell'amore, mentre Voldemort guardava tutto questo e rideva spietato.
Beh, non è andata così.
Vi piacciono le parodie?
Vi piacciono le parodie particolarmente folli?
Allora leggete questa, e saprete come morirono Lily e James Potter, cosa successe DAVVERO in quella lontana notte di Ottobre.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Come morirono Lily e James Potter Titolo completo : Come morirono Lily e James Potter, cosa successe DAVVERO in quella lontana notte di ottobre, non fidatevi della versione della Rowling, che lei, per fare la figura della scrittrice sentimentale e strappalacrime ha mentito su tutto, e non fidatevi nemmeno del sogno che ha fatto Harry nel settimo libro, quanto quello era solo un sogno, ma soprattutto non ascoltate ciò che vi racconterà Voldemort, che lui per mantenere la sua figura del terribile Signore Oscuro sarà andato a sparare pluffate su una storia spaventosa e commovente.
Scocciati dal lungo titolo? Bene! E allora ecco a voi come morirono Lily e James Potter, cosa successe DAVVERO in quella lontana notte di ottobre, non fidatevi della versione della Ro...
-BASTA!- urlò la voce di Harry, in lontananza.
-Va bene, iniziamo!- sbuffò l'autrice.

                                                                                      *

La notte calda e soleggiata...
-E già partiamo male!- esclamò Voldemort, furioso, le mani sui fianchi e il cipiglio severo alla signora Weasley. -La notte calda e soleggiata? Ma che vuol dire?
-Zitto, siamo in una parodia e quindi posso scrivere quello che voglio!- rispose la voce dell'Autrice, che camminava invisibile per quella stradina di Godric's Hollow.
-E va bene...- sospirò il Lord. -Continua.
Dunque, dicevo...
La notte calda e soleggiata, due zucche con braccia e gambe umane che rotolavano verso la piazza, e le vetrine dei negozi decorate con allegri calendari di indubbia natura e ragni e fantasmi di carta, tutte le pacchiane imitazioni Babbane di un mondo al quale non credevano.
O meglio, i maghi erano convinti che i Babbani non credessero alla magia, ma il problema era un altro : la comunità magica era troppo stupida per accorgersi che i Non-Maghi passavano le loro giornate osservando Hogwarts con un telescopio, in barba agli incantesimi di protezione, e solo l'Autrice di questa storia ha potuto impedire che ci fossero scenate. Il modo in cui l'ha impedito? Boh.
Insomma. Voldemort avanzava, con quel senso di decisione e potere e giustizia che provava sempre in quelle circostanze...
-Finito?- si lamentò il pubblico. -O ci aggiungiamo anche l'allegria, tanto per far saltellare allegramente Voldy come un coniglio?
L'Autrice scoccò al pubblico un'occhiataccia, ma nessuno la vide, e tornò a scrivere la fanfiction.
Niente rabbia, no... quella era riservata a quando il Napoli perdeva il campionato. Trionfo, sì... aveva atteso quel momento, l'aveva desiderato, ora che finalmente l'Autrice si era decisa a dotare il suo personaggio di una certa intelligenza che gli avrebbe permesso di fare ciò che doveva.
-Bel costume, signore!
-Grazie!
Voldemort si voltò verso il bambino e gli sorrise. Ma quando il bambino guardò meglio in faccia il Signore Oscuro, iniziò ad avere conati di vomito per quanto la sua faccia era orribile.
Così finse di spaventarsi, si voltò e corse via, deciso a vomitare da un'altra parte.
Voldemort lo guardò offeso e tastò il manico della bacchetta, sotto la veste. Un solo gesto e il bambino non sarebbe mai tornato dalla madre, avrebbe pagato per averlo offeso così... ma in quel momento si rese conto di non ricordare qual'era l'incantesimo per uccidere.
-Uhm... non posso fare la figura dello scemo.- mormorò. -Facciamo finta che io trovi inutile che il bambino muoia.
Si voltò soddisfatto e tornò ad avviarsi.
Proseguì per una via più buia, e finalmente comparve la sua meta, l'incanto Tassorosso infranto, ma loro non lo sapevano ancora...
-Aspetta!- gridò Voldy, bloccandosi all'improvviso. Guardò il vuoto, alla ricerca dell'Autrice, con uno sguardo scioccato.
-L... l'incanto... Tassorosso?- balbettò.
In risposta, si levò una voce.
-Certo. Perché i Tassorosso sono buoni e leali, (Perciò Zacharias Smith sta bene tra loro come un elefante in una cristalleria.) e la fedeltà è la loro maggior virtù.
-V... va bene. Andiamo avanti.
Dunque, l'incanto Tassorosso era infranto, (Quindi si potrebbe anche chiamare Incanto Tassorotto.) ma loro non lo sapevano ancora... si avvicinò alla siepe scura, facendo meno rumore delle foglie morte che frusciavano sul marciapiede, e guardò al di là...
Un urlo squarciò la notte.
-Noooo!
Voldemort scoppiò in lacrime e si gettò sul terreno.
L'Autrice annullò il suo incantesimo di Disillusione per avvicinarsi al Lord e guardarlo preoccupata.
-Voldy... hai quale problema?
Lui alzò verso l'Autrice gli occhi colmi di lacrime.
-S... sì. Io... io...
-Parla, lo sai che io sono un'Autrice dolce e comprensiva?
Voldemort sgranò gli occhi come non mai e iniziò a boccheggiare.
-T... tu? Dolce e comprensiva? Ma stiamo scherzando?!
-Spicciati e dimmi perché stai piangendo.- lo minacciò lei.
-E va bene...
Voldemort trattenne un singhiozzo.
-Io piango... perché le foglie sul marciapiede sono morte. Delle povere, fragili foglioline innocenti... che ora non ci sono più! Bhuuu!
Il Lord scoppiò di nuovo a piangere, ma non fece in tempo a suicidarsi per il dolore che un fulmine cadde dal cielo lo colpì e lo ridusse in cenere affumicata. (Ma sarà adatta questa parola? Bah.)
Per alcuni momenti ci fu il silenzio. Poi, un Harry tremante si avvicinò all'Autrice, che guardava infuriata il mucchietto di cenere che era stato Lord Voldemort.
-Farmi preoccupare per questa pluffata...- mormorava la ragazza, scuotendo la testa.
-Ehm, Veronica...- si azzardò a dire Harry, guadagnandosi un'occhiataccia.
-Sì? Che vuoi, troglodita?
-Non sarebbe meglio far resuscitare Voldemort? Sai, altrimenti la fanfiction non può continuare.
-Va bene.
Harry venne fatto sparire con un gesto della bacchetta dell'Autrice, poi Veronica si voltò, mosse nuovamente la bacchetta e la cenere tornò a prendere la forma di Voldemort.
Il Lord Oscuro si guardò intorno, spaesato, poi accettò tutto quello che era successo con una scrollata di spalle.
Dunque, cosa stavamo dicendo?
Fece meno rumore delle foglie morte che frusciavano sul marciapiede e guardò al di là. Non avevano tirato le tende, li vide distintamente nel piccolo salotto : l'uomo alto e moro, (Perché i bruni hanno i capelli castani, mentre quelli di James erano neri, ecco.) con gli occhiali simili a tappi di bottiglia, faceva roteare in aria dei cioccolatini al caffè e poi li lanciava nella bocca di suo figlio : il piccolo Harry di un anno, un grazioso bambino dagli scompigliati capelli neri, che vomitava e urlava ogni volta che ingurgitava per sbaglio un cioccolatino.
In quel momento si aprì una porta ed entrò la madre, dicendo parole che lui non poteva sentire, (si sa che all'età di Voldemort si è vecchi e sordi) il viso incorniciato da lunghi capelli rosso scuro che le davano un'aria da bimbetta deficiente, in stile Anna dai Capelli Rossi.
James prese in braccio il figlio e lo passò a Lily. Poi gettò la bacchetta sul divano, da bravo idiota qual era, e si stiracchiò, sbadigliando...
Il cancello fece un rumore assordante quando Voldy lo aprì, essendo un idiota maldestro peggio di Neville Paciock, ma James Potter non lo sentì, dato che anche lui era vecchio e sordo.
Voldemort prese la sua bacchetta e la puntò contro la porta, spalancandola.
Aveva appena varcato la soglia quando James arrivò di corsa nell'ingresso. Che imbecille e ignorante che era stato, insomma, non aveva neanche preso la sua bacchetta!
-Lily, prendi Harry e corri!- iniziò a urlare James. -È lui! Vai, scappa! Io lo trattengo...
-Con molto piacere!- rispose Lily, dandosela a gambe.
A quella scena, Voldemort scoppiò a ridere a crepapelle e non riuscì più a fermarsi. Trattenerlo, senza una bacchetta in mano!
Rise tanto, ma così tanto, talmente tanto, che alla fine James si stancò della sua risata, si preparò una spremuta, la bevve, andò a prendere la bacchetta, uccise Voldemort e tanti saluti.
Ma no, scherzavo!
Voldemort si limitò a esclamare: -Idiota, come pretendi di affrontarmi senza bacchetta! Muori, Potter. Avada Kedavra!
La luce verde riempì l'angusto ingresso, illuminò la carrozzina contro la parete, fece scintillare le sbarre della balaustra come parafulmini. (No, non vi preoccupate, abbiamo finito. Non scriveremo pure che la luce verde illuminò le riviste p***o che Harry teneva nascoste già a un anno.
James Potter cadde come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili... e infatti, quando Voldemort si avvicinò al cadavere per ridere su di esso, si accorse che era davvero una marionetta!
Allora si voltò infuriato e vide il vero James che rideva..
-Piaciuta la malandrinata, zio Voldy?- disse allegramente. -Sai, prima di morire volevo combinarne un'ultima e così ho messo al posto mio la marionetta di Mangiafuoco!
-Al diavolo, Potter! Avada Kedavra!
E stavolta James crepò davvero.
Voldemort udì Lily urlare al piano di sopra, in trappola, ma se non faceva sciocchezze lei, almeno, non aveva nulla da temere. Salì le scale ascoltando divertito i suoi tentativi di barricarsi dentro, ma Lily era stata una vera deficiente a fidarsi degli amici e abbandonare le armi, anche solo per un istante. (Non preoccupatevi per la noia di questo paragrafo, tra poco si ride.)
Forzò la porta, e poi con un sol colpo di bacchetta spazzò via le sedie, i tavoli, i tappeti, i frigoriferi, le scatole, i letti, gli armadi, le porte, i libri, i camaleonti, gli scii, i pattini per il ghiaccio e a rotelle, i computer, le bottiglie, le persone, le auto, le cabine telefoniche, i televisori, le radio, i Nintendi DS, la Nintendo Wii, i videoregistratori, le Xbox, le lampade, i cuscini, le tazze del gabinetto, gli specchi, i pupazzi, le borse, le maglie, i quaderni, la biancheria intima, le foto, le case, gli autobus, i treni, le pentole, le torte, i telefoni cellulari, i cani, i gatti, i topi, i gufi, le iguane, le parrucche, i giornalini, le culle, le bambole, i pianoforti, i violini, gli orologi e gli stuzzicadenti che cercavano di impedire il suo passaggio.
(E intanto, il pubblico dormiva.)
Lei era in piedi, con il bambino in braccio. Nel vederlo, ripose il piccolo nel lettino, praticamente l'ultimo oggetto rimasto nella stanza, e aprì le braccia come se quel gesto potesse servire a qualcosa, come se nascondendolo sperasse di poter essere scelta al suo posto...
E invece Lily gridò "Clarabella!" e allargò ancora di più le braccia per accogliere una donna bionda comparsa improvvisamente nella stanza. La abbracciò ridendo, e Voldemort guardò sbigottito la donna.
Era bionda, indossava dei tacchi alti e uno stupido vestitino a fiori, e aveva un naso più lungo di quello di Piton, gli occhi strabici come quelli della Lovegood : faceva schifo.
-Ma... ma...- balbettò Voldy, mentre le donne iniziavano a chiacchierare allegre e disinvolte.
-Oh, Clarabella!- esclamò Lily. -Come sta tuo figlio? Ti sei messa la crema per l'abbronzatura che ti ho consigliato?
-Certo che ho messo quella crema, guarda ora la mia pelle com'è. Sì, mio figlio sta bene, e il tuo?
-Beh, tra un po' io morirò e morirà anche lui, quindi direi che sta male. Ma non fa niente, volevo farmi un paio di chiacchiere con te per l'ultima volta. Senti, che mi consigli? Dovrei comprare un reggiseno taglia sette oppure otto, secondo te? Sai, per fare un po' colpo...
-Secondo me dovresti prendere la sette, Lily cara, ti si addice molto e non è tremendamente esagerata come la otto. A proposito, ricordo quei biscotti che hai cucinato l'ultima volta che ci siamo viste? Erano buonissimi, vorrei prepararli anche io! Mi scambi la ricetta?
-Ma certo...
-Oh, al diavolo queste c*****e da stereotipate donne femminucce!- urlò Voldemort, esasperato. -Avada Kedavra!
Un lampo di luce verde, e Clarabella cadde a terra, morta.
Lily iniziò a piangere.
-No! Tu hai osato!- gridò, in lacrime. -La mia amica è morta, ormai non ho più nulla per cui vivere, se no toccherà a me cambiare il pannolino a Harry dato che James è schiattato. Uccidimi!
-Con molto piacere, mocciosa. Avada Kedavra!
E Lily Evans in Potter crepò.
In tutto quel tempo, il bambino non aveva mai pianto : stava in piedi, aggrappato alle sbarre del lettino, e guardava l'intruso in faccia con una sorta di vivo interesse, (Era troppo deficiente per capire che stava per morire.) come se pensasse che sotto il mantello fosse nascosto suo padre, pronto a strozzarlo di nuovo con i cioccolatini al caffè, o che sua madre sarebbe tornata da un momento all'altro, ridendo...
Puntò la bacchetta attentamente contro il volto del bambino : voleva vederla bene, la distruzione di questo unico, inesplicabile pericolo.
Il bambino scoppiò a piangere perché si era finalmente accorto che suo padre non era calvo, non aveva gli occhi rossi e possedeva un naso.
Non gli piaceva che frignasse, non aveva mai sopportato i bambini che frignavano all'orfanotrofio...
Ferma, ferma, ferma.
Vi state chiedendo come fece Harry a salvarsi dalla maledizione, dato che sua madre non lo protesse, non si era affatto sacrificata per lui? Perfetto, partite con le vostre teorie.
Già vi vedo pensare che Voldemort sbaglierà a puntare la bacchetta e si centrerà lui stesso... ma no, troppo scontato, banale ed eccessivamente da deficiente, persino per un tonto come lui.
E se Harry... no, no! Troppo piccolo.
Allora, volete sapere? Continuate a leggere.
Avete presente la canzone "Siamo tutti matti." cantata da Renato Zero? Sì, sì. Quella che dice "Matti, siamo tutti matti, urliamo, c'insultiamo..."
Beh, una strofa di questa canzone dice "Grazie ad una mela siamo entrati nella storia!"
Perfetto, la fanfiction accontenterà la strofa : Harry entrerà nella storia grazie a una mela.
Continuiamo.
-Insomma, Avada Kedavra!- disse Voldy.
Ma a Harry, in quel momento, era venuta fame. Si accorse che sul lettino c'era una mela, proprio davanti a lui. La raccolse, smettendo di piangere, gli occhioni verdi che luccicavano, e facendo "Aaaahh." con la sua adorabile vocetta da bambino, se la portò davanti al viso. Le diede un morso.
L'Anatema che Uccide rimbalzò così contro la mela, e venne proiettato verso Voldy. Intanto la mela esplose e la sua potenza fu tale che tutta la casa crollò, mentre il rametto della mela graffiava Harry in fronte incidendogli una cicatrice a forma di cuoricino.
E Voldemort ormai non era più nulla, null'altro che dolore e terrore, e mentre cadeva a terra pensava "Non saprò mai come finisce Beautiful..."

   
 
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