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Autore: KaienPhantomhive    22/06/2011    4 recensioni
Un'Italia fantascientifica di un mondo diviso tra Eurasia ed Austramerica, il ritorno degli Angeli (dopo tre anni)per rivendicare la loro presenza ora provata ad essere smentita da un ambiguo accordo tra NERV e Vaticano....la vita può solo essere capita all'indietro, ma va vissuta in avanti.
"Cos'è la vita? Un sogno.
Cos'è l'Amore? Il contenuto del sogno."
Serie coinvolte:
EVANGELION (base); NARUTO SHIPPUDEN (citazioni frequenti), DEAD SPACE (comparsa), CLOVERFIELD (comparsa), KUROSHITSUJI (citazioni, comparsa), AQUARION (comparsa e anticipazione...) CODE GEASS (citazione), Z.O.E (comparsa)
Filosofia di riferimento:
Schopenahuer; Kierkegaard; Kant; Aristotele; Socrate; Shakespeare; Democrito; Platone; Seneca; Voltaire; Bacon; Hegel; Einstein; Freud; Rousseau; Cartesio; Popper; Sartre; Stuart Mill; Fichte; Brecht; Epicuro; Nietzsche; Bohenoeffer
Genere: Azione, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Neon Genesis Evangelion - Moonlight SINphonia'
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Angolino dei commenti
 


Ryuzaki01: whaaaa *-*! I tuoi commenti mi mandano sempre in visibilio (*me gongolo*)! Sono felicissimo che ti sia piaciuto il cap, ma non abbatterti per come scrivi, non puoi mai saperlo! Anzi, perché non fai una bella fanfiction? Sarei il primo a recensirla! Le ff sono ottime per migliorare lo stile, io stesso devo la mia media scolastica a EFP ed EVA (lunga vita ad entrambi!)…sai, per scrivere una buona fic bisogna documentarsi su varie materie! Sono anche felice che tu abbai apprezzato le dediche alle altre serie manga/anime: mi piace fare tanti cross-overs, piccoli ma stuzzicanti^^!Hai visto che anche Alex sa darci dentro?! Hehe…te l’ho detto: certi ragazzi hanno tutte le fortune…
Per quanto riguarda il Third Impact, precisazione: si può avere in tre modi: Angelo-Lilith (attento, non Adam); Lilith-Eva (come in End of Evangelion) ; Eva-Angelo (come nel caso dello 01 e Zeruel nel 2.0)
Nel nostro caso, la materia organica dello 04 ed il suo S2 (che rappresenta il frutto della Vita) reagisce con l’Eva stesso (Frutto della Conoscenza), innescando il Third Impact. Ma il programma di autodistruzione dello 04 impedisce tutto questo….(e tutti vissero felici e contenti XD)
Spero di essere stato chiaro^^
dubious3: Aaaaah! Gli applausi! Inchino mio! A parte scherzi, direi che ti ho colpito, eh? Ho molto riflettuto sullo scorso cap, e sono felice a posteriori. I dialoghi erano, più che la lotta, la parte forte dell’episodio: quelli che dovevano spiegare i perché ed i per come.
La parte dei due robot ‘cavallereschi’ è stata divertente da ideare e mi fa piacere che tu l’abbia presa bene! Per le altre domande che mi hai fato, che dire? Leggi questo cap e scoprilo! ^^
sghirian: eccoti sempre per primo! Vedo che il cap è stato di tuo gradimento e me ne compiaccio (risata malefica).
Come hai detto tu, Thomas e Cris sono proprio POWA: il fucilone era uno sfizio che mi volevo togliere da tempo! Per quanto riguarda Mari è vero: forse è il pezzo più ‘ragionato’ della battaglia…lieto che tu l’abbia notato.
E sì, le parole di Misato erano per Leon.
Su Naruto, mi spiace non riuscire a farti capire bene la personalità T.T, mea culpa….gli altri non è che non sopportino; sono competitivi ed ognuno con la sua bella dose di problemi; spero di poterli approfondire meglio :-/
Carina l’idea dello ‘Zio’ dei children, non ci avevo pensato! XD
Per le altre domande, anche a te: leggi e vedrai!
 
Ed ora, basta con i preamboli e aggrappatevi bene alle vostre Entry Plug (XD): l’emozione continua! (eddaje con i crossover!)

  


Hedgehog’s Dilemma/ In My Spirit

 
Sabato 4 Giugno (giorno seguente). Ore 07:30. A.M. Ufficio del Comandante Gendo Ikari. NERV.
 
Con un gesto svogliato, il ragazzo sollevò la piccola figura di ebano nero, poggiandola poco più in là, su un riquadro bianco della grande scacchiera.
 
I pezzi erano ordinatamente disposti sul tavolo levigato, ripartito in caselle regolari di venato marmo nero e bianco.
Dalla situazione si poteva facilmente evincere che la controparte nera stava avendo la peggio.
Un doppio orologio da gara batteva flebilmente quei secondi tanto ripetitivi.
Il suono del cavallino nero, poggiato sulla gelida pietra, ruppe debolmente la fissità di quel silenzio.
 
Un guanto bianco si allungò sulla damiera, lasciando scorrere ampiamente un Alfiere dello stesso colore lungo gli estremi diagonali.
L’Uomo Dai Guanti Immacolati proferì lentamente:
“Sembra tu sia in difficoltà; non riesci a deciderti su quale passo compiere?”
Le dita eburnee del ragazzo afferrarono delicate un pedone, indugiando; poi, lo spostò di una singola casella, in avanti:
“Non è questo…il fatto è che non riesco ad intuire il suo passo. Senza degli schemi fissi, è quasi impossibile stabilire con certezza i risultati di congetture.”
 
Un raggio di luce acerba illuminò la lente destra degli occhiali oscurati dell’uomo.
Il raggio di luce si allungò poi -come dita scheletriche- sulle statuette di legno e avorio, creando alieni giochi di luce.
L’orologio segnò lo scadere del turno.
L’uomo avanzò una Torre bianca, mangiando il pedone nero:
“Così ritieni che quel ragazzino sia tanto imperfetto da poter eludere qualsiasi previsione?”
L’unica striatura blu elettrico tra il mare di capelli corvini del giovane si indorò dei primi raggi del Sole; i suoi occhi di cobalto fissarono la un pezzo in particolare: la Regina nera.
Con il dorso della mano a sorreggergli la piccola testa, rispose:
“Tutt’altro: è la sua perfezione a renderlo imprevedibile. Se non lo fosse, non potrei trovare tanta difficoltà nell’esprimerlo e nel prevederlo: un essere superiore è imperscrutabile.” -avvicinò la Regina fino innanzi al Re bianco avversario- “E lei, Comandante, cosa ne pensa al riguardo?”
 
Ikari, prima di rispondere, tentò di spostare il Re dalla sua posizione, ma si rese conto che la casella a fianco sarebbe stata facilmente raggiunta dall’Alfiere del suo giovane contendente.
 
Si trattenne e poi parlò:
“Ciò che dici non è corretto: solo l’impossibile non può essere pensato. Tutto ciò che è perfetto è immoto ed immutabile, per questo può essere meditato; ne consegue che tutto ciò che può essere pensato può anche essere ben espresso. Se non riesci a prevedere le sue mosse è certamente sintomo di imperfezione, Cristoforo.”
 
Alle orecchie del ragazzino, quel nome suonò freddo ed altisonante.
 
Il ticchettìo più vigoroso della sveglia fece ancora una volta scadere il tempo a diposizione del Comandante, senza aver effettuato alcuna mossa.
 
Il ragazzino strinse le spalle nella leggera maglietta a strisce bianche e nere; i suoi occhi di zaffiro si sfumarono nello scarlatto:
“Io…mi fido di lui.”
Ed avvicinò il suo Re in posizione e-6.
Ikari continuò:
“Fidarsi dell’incertezza è poca cosa: si rischia solo di rimanere delusi, impedendo ai nostri obiettivi di realizzarsi.”
Con un agile gesto del polso, il cavallo bianco del Comandante eseguì il suo spostamento a ‘L’ rovesciata, mangiando la Regina di Cris.
“Però, forse, è solo così che potremmo cambiare il nostro destino, evitando di arenarci su spiagge indesiderate ed invalicabili.” -riflettè ad alta voce l’uomo.
Cris sembrò cambiare discorso, mentre un piccolo sorriso malevolo si aprì sul suo volto, quasi come una ferita sfilacciata:
“Ritengo che lei sia più bravo a Majong che a Scacchi, Comandante Ikari…”
 
Il ragazzo strinse lentamente tra le dita il suo Re nero, puntando quello avversario, pericolosamente scoperto in diagonale; quel gesto lento sembrò durare in eterno, mentre il fruscio del legno sul marmo risuonò assordante come un’esplosione.
 
“…Scacco Matto.”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 10:00 A.M. Ufficio del Comandante Fitzgerald. NERV-2. U.S.A.
 
L’Uomo dal naso aquilino accese un lungo sigaro, con il viso rivolto verso la grande parete di acciaio, le cui tubature e sporgenze ricreavano una sorta di quadro astratto futurista.
 
Con un soffio impercettibile, una grande lastra nera affiorò dal nulla, alle sua spalle.
Un’effige esoterica raffigurante un triangolo rovesciato a sette occhi ed un serpente sembrò sussurrare personalmente quelle parole:
“Ikari ha osato opporsi al nostro volere, rifiutando un destino prescritto. A questo punto, non possiamo permettere che le nostre ambizioni si spengano assieme a quella stessa cenere che ora marcisce nel Geofront.”
“Lo so, sono stato informato.” -ripose l’altro, scontroso- “Il Mondo di luce a cui aspiriamo non contempla violenza, ma vi faremo ricorso se necessario. Il programma di autodistruzione dello 04 ha frenato il Third Impact, però…”
“…c’è ancora margine per recuperare.”
La SEELE-01 concluse:
“Prima di sciogliere le catene del Profeta, dobbiamo compiere tutti i rituali necessari. Dio ci ha dato una seconda possibilità, concluderemo tutto e subito!”
“Come desiderate…Maestro Keel.”
Überm Sternenzelt richtet Gott, wie wir gerichtet!
 
Il monolite della SEELE scomparve con un leggero spostamento d’aria.
 
Il Comandante americano eseguì un ampio gesto della mano, oltre il bordo della sua avvolgente poltrona nera.
Un giovane uomo si scostò dall’ombra in cui era immerso, raggiungendo il centro della grande sala.
 
Fitzgerald, senza voltarsi, gli si rivolse:
“Vicecomandante Uchiha…conosce le disposizioni?”
“Certamente. I miei Metal Gear ed i TRIDENT aspettano solo i vostri ordini.”
“Ed il Susano’o?”
“Sono state apportate le ultime modifiche: è pronto al collaudo su campo.”
L’Americano sorrise divertito:
“La tua fedeltà, Itachi, è ragguardevole…sai bene che il suo utilizzo comporterà determinate conseguenze.”
“Sì. In quanto ideatore, sono al corrente di ogni suo aspetto. Tuttavia, non importa ciò che accadrà: la SEELE insegue un ideale di comune interesse; quando il mio compito sarà terminato, noi tutti ci fonderemmo in un apèiron di pace e perfezione.”
“Sicuro. E’ tuo preciso compito annientare la feccia Evangelion: gli Eva rappresentano il nostro principale ostacolo, la loro presenza è tanto superflua quanto fastidiosa!”
“Il Susano’o è un’entità pura, non intaccata dalla presunzione di elevarsi a surrogato di una divinità.”
“Per questo è stato ideato: per rappresentare il Frutto della Conoscenza ai suoi livelli più sublimi.”
Il Vice si strinse nel lungo capotto di pelle nera:
“Se me ne concede l’opportunità, mobiliterò le truppe.”
Fitzgerald schiacciò nel pugno il sigaro:
“Non fare prigionieri: CHE MUOIANO TUTTI!!”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 13:21 P.M.
 
Quando la Corvette di Leon frenò, la frizione sollevo un piccola quantità do polvere.
Lo sportello del conducente si spalancò verso l’esterno.
L’Inviato smontò, andando ad aprire la portiera al suo fianco:
“Coraggio, siamo arrivati. Prendiamoci una pausa.”
 
Mentre il ragazzo aveva dormito per tuta la durata del viaggio in notturna, Leon non aveva smesso di guidare nemmeno per un momento, raggiungendo il Nord-Italia.
Ora aveva abbandonato la sua solita giacca grigia; la camicia blu era scompostamente tirata fuori dalla cinta dei pantaloni e la cravatta nera allentata all’altezza del collo; sul mento l’ombra di una barba incolta dalla mattina prima.
Nonostante questo, non sembrava minimamente provato dalla stanchezza, o almeno così si sforzava di apparire.
 
Naruto scese dall’autovettura a testa bassa, richiudendosi lo sportello alle spalle.
Leon sollevò il portabagagli, tirandone fuori le vettovaglie.
Stese una tovaglia a quadretti rossi e bianche sul terreno, poggiandovi sopra bibite, panini e patitine comperate la notte stessa:
“Avanti, si mangia!”
L’ex-second children si sedette titubante, allungando una mano incerta su un sandwich al formaggio e prosciutto.
Ah, che bel panorama! Non è vero, Naruto?” -Leon si tirò indietro, con il viso contro il venticello fresco e riposante.
 
Solo dopo che gli lo ebbe fatto notare, Naruto si accorse della vista che gli spalancava innanzi:
Una sconfinata vallata verde smeraldo, puntellata di margherite ed altri fiori dai colori sgargianti.
Oltre la distesa di fresca erba, si innalzavano immense dorsali montuose di nuda roccia frastagliata contro un cielo terso e luminoso.
 
Per un solo, breve momento, il cuore del ragazzo trovò quiete…solo per lasciare che dei dolorosi rimorsi lo attanagliassero subito dopo, chiudendogli la bocca dello stomaco.
“Non ho fame…” -mormorò ad occhi bassi.
Eh no!” -l’uomo gli mise una mano sulla testa, scuotendola forse più forte e meno amichevolmente di quello che avrebbe sperato- “Adesso non fare lo schizzinoso! Ieri a Mezzanotte non c’erano ristoranti pronti a sfornare escargot e lasagne!”
La buffa anche irruenta reazione strappò un debole sorriso al ragazzo, anche se -ancora una volta- lasciò presto posto ad un broncio di aridità interiore.
“Non è questo…” -sussurrò- “…il fatto è che…mi dispiace.”
“Perché?”
 
Perché? Quell’uomo chiedeva anche il perché di tanta afflizione?
Non era stato lui a picchiarlo come mai nessuno solo una decina di ore prima?
Per Naruto, quell’ottimismo era disarmante, oltre che ingiustificato.
Eppure…riuscì a farlo sentire ancora più male, ripensando a quanto fosse stato egoista e presuntuoso.
 
Lasciò cadere il panino e, istintivamente, si gettò tra le braccia dell’uomo, in lacrime:
“Io…io sono un idiota! Non merito di vivere! Dovevo essere con loro! Non avrebbero mai dovuto difendere un verme come me!”
Agli occhi di Leon, quel tipetto un po’ basso e spettinato ora appariva anche più piccolo del solito:
“Non è con me che devi scusarti, né con i tuoi amici: loro hanno scelto di combattere. Chiedi piuttosto scusa a te stesso per aver tentato di ingannarti.”
Naruto strinse la camicia di Marshall:
“Possibile che tutto questo dolore non abbai mai fine?”
Lui, sorridente, lo scostò un po’:
“Vieni qui.”
 
Leon si sedette sull’ampio cofano dell’automobile, invitando Naruto a seguirlo.
Quest’ultimo, seppur con difficoltà, si arrampicò sui fanali.
L’altro si accese una sigaretta; tirò una volta e poi lasciò che il fumo salisse sinuoso verso l’alto.
Infine parlò, fissando il sole:
Oh, no problem: a tutto c’è fine. Sai, Naruto, io credo che solo due cose siano infinite: l’Universo e la stupidità umana…e non sono sicuro della prima.”
Il ragazzino, finalmente, sorrise sinceramente divertito:
“Questo non lo dici tu; lo dice Einstein!”
Oh, mi hai scoperto!”
“Comunque…” -il volto del ragazzino si adombrò di nuovo- “…non capisco: come posso difendere qualcosa di bello come la vita, se non riesco nemmeno ad apprezzare me stesso? Tutto questo tempo…ho nascosto a me stesso ciò che davvero temevo e provavo, indossando una fragile maschera d’ottimismo. Ma ora che le cose si mostrano nella loro interezza…il mio mondo sembra cadermi addosso.”
“Allora ti dico come la penso davvero: per scoprire l'autentica oggettività del mondo, l'Uomo non deve pensare il mondo come una parte di sé ma deve sentire se stesso come una parte del mondo. Solo accettando il prossimo si potrà riconoscere il proprio ego. Vedi, ad un ragazzo buono e gentile tutta la Terra é aperta, perché la patria di un'anima bella é il mondo intero.”
“Io vorrei vivere accanto a qualcuno, non posso farne a meno. Però, ogni volta che mi avvicino…ne resto ferito, o rischio di tradire le aspettative di coloro che mi sono vicini. Allora…è meglio che me ne vada per sempre.”
“Certo che tu sei proprio un bel ‘Porcospino’, eh!”
“Come hai detto?”
“Dimmi, conosci per caso il ‘Dilemma del Porcospino’ ? Il porcospino voleva rimanere insieme alla sua compagna, ma quando le si avvicinò si punsero a vicenda con i loro aculei. Così, rimasero per sempre nel dubbio e nella paura del toccarsi.”
“E’ una storia molto triste. E io sarei il porcospino?”
“In un ceto senso, sì: fin quando tutto era volto a tuo favore, la tua parte ottimista emergeva; ma quando hai scoperto la verità, hai avuto paura di ferire -con le tue azioni- te stesso e gli altri. Ora ti chiedo: a cosa tieni di più? A te o a gli altri? Non ci sono risposte giuste.”
Naruto si morse un labbro:
“Fino a poco tempo fa avrei dato la vita per coloro a cui tenevo ma ora…mi sento terribilmente solo. Lo ammetto: non voglio perdermi. Non sono ottimista come dici.”
“Vedi? E’ questo il punto! L'essenza dell'ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi! Una forza che non lascia mai il futuro agli avversari: il futuro lo rivendica da sé! Non ti sto dando contro, sto solo dicendo che vivendo così non espanderai mai il tuo A.T.Field!”
“Espandere…il mio…A.T.Field?!”
“Sì! Non avrai mica creduto che l’A.T.Field fosse prerogativa esclusiva di Angeli ed Eva, vero?! L’A.T.Field è la nostra barriera dell’animo: quel quid che ci distingue l’uno dall’altro, che ci rende liberi di scegliere! Quando ci preoccupiamo per una persona, quando dimostriamo il nostro volere…ecco che l’A.T.Field si espande per assecondare i nostri desideri; ma quando ci chiudiamo in noi stessi, questa barriera si intensifica attorno al nostro cuore e ci impedisce di relazionarci! Cerca di aprire il tuo cuore, apri il tuo A.T.Field!”
“Io…non credo di capire…”
“Quello che voglio dire è che non devi temere il prossimo: fin quando non vivrai anche per qualcun altro, non riuscirai mai neanche a difendere te stesso.”
“E se non ci riuscissi? Non so se ne sarò in grado…”
“Di questo non puoi essere certo. L'Uomo é difficile da scoprire, ed egli é per se stesso la più difficile delle scoperte; anche se, nella sua arroganza, l'Uomo attribuisce la propria origine a un piano divino. Io credo più umile e verosimile vederci creati dagli animali…”
Ancora una volta, Naruto sorrise…di sottile ironia, ma sorrise.
Infine, Leon scese dal cofano:
“Bene, ci siamo riposati anche troppo! Se ci sbrighiamo, giungeremo al CERN entro questo stesso pomeriggio.”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 17:25 P.M. Central Dogma NERV. Neo-R2.
 
L’allarme del temuto def-con zero risuonava ancora minaccioso nella NERV.
 
Il Colonnello Katsuragi sollevò con frenesia la cornetta telefonica rossa sulla sua scrivania, portandola all’orecchio sinistro; il destro era occupato già da una secondo telefono bianco:
“Cosa?! Hanno già raggiunto la costa?! Grazie della segnalazione! Ci prepariamo immediatamente!”
Passò al secondo terminale:
“Le condizioni dei civili nei bunker sotterranei?! Molto bene! Voglio una perlustrazione approfondita della città! Evacuazione totale anche delle aree limitrofe alla voragine: non abbiamo idea del loro piano d’attacco!”
Quindi abbassò il cordless, rivolgendosi alla donna bionda in camicie accanto a lei:
“Ritsuko, come procede la riparazione degli Eva?!”
“Lo 03 non ha riportato danno; lo 02 è perfettamente in grado di combattere e per lo 05 basterà solo una regolazione d’accertamento! I danni alla colonna vertebrale dello 00 non significativi, ma l’autorigenerazione procede con lentezza!”
“Fin quando è in grado di camminare può tornarci utile! Lo 01 è momentaneamente assente e lo 04 è rimasto coinvolto nell’esplosione: partiamo con due Unità Eva in meno.”
“Lo so, lo so…non ricordarmelo!”
Poi, si rivolse al Tenente Makoto Hyuga:
“E riguardo le condizioni del Geofront?”
“Ci restano ancora venti strutture anti-sommossa, ma il Primo Mobile è stato pesantemente danneggiato!”
“Non importa: anche se poco, tenterò di accontentarmi! Infondo, abbiamo pur sempre ben quattro Unità Eva ed un armamento più che sufficiente...quanto tempo ci resta?”
“I nemici viaggiano a grande velocità: raggiungeranno Neo-R2 in meno di due ore!”
“Abbiamo davvero poco tempo! I modelli coinvolti?!”
“Impossibili da stabilire!” -ripose Aoba- “Si muovono certamente via-etere, ma sembra che siano dotati di una tecnologia di deviazione magnetica: riusciamo a mala pena a seguirli con i radar!”
Ritsuko si calcò gli occhiali sul naso:
Tsk! Ancora una volta vogliono confonderci le acque: che patetici tentativi!”
Maya sembrava entusiasta:
“Con l’aiuto della sempai Akagi abbiamo re-installato il backup dei MAGI! C’è voluta tutta la notte, ma alla fine abbiamo di nuovo il controllo!”
Misato sospirò:
“D’accordo…meglio. Prepariamoci, questa volta non li voglio avere più tra i piedi!”
 
 
*   *   *
 
 
Un’ora e mezza dopo.
 
Con lentezza snervante, un gruppo di venti giganteschi container aeromobili si soffermarono sulla sconfinata voragine del Geofront esposto.
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Central Dogma.
 
“Colonello, sono qui!” -la informò Shigeru.
“Questo lo vedo anch’io! I piloti?!”
First e third children pronti alle gabbie! Fourth children in ambulatorio! Fifth childrenin arrivo!”
“E la sixth?!”
Ripose Ritsuko:
“L’ho lasciata in infermeria con il pilota dell’Unità 04: sembra gli sia molto legata…”
“Sarà, ma a me non piace affatto…!”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Ambulatorio (Primo Nervo Cranico).
 
La ragazza stringeva la mano di lui, sotto il lenzuolo immacolato.
Gli occhi di smeraldo del ragazzo erano insolitamente chiusi; una flebo collegata al braccio sinistro (il destro pesantemente fasciato); due tubicini inseriti nelle narici si allungavano verso un respiratore.
Nonostante lo stato moribondo, sul volto del giovane principe non si estendeva alcun ombra di sofferenza.
 
La ragazza dai sottili occhi azzurri ne stringeva la mano, riversa sul letto; i lunghi capelli a ricoprirle il volto.
 
Poi, uno scossone: la battaglia era sul punto di cominciare.
 
Lei protesse istintivamente il corpo del ragazzo con il suo, gemendo di paura.
Quando la struttura finì di tremare, riprese fiato.
Fissò il volto di lui e si commosse all’idea che quel giovane bello e seducente potesse dipendere da lei.
Lei: la reietta, la solitaria, cinica Mari.
Vissuta per anni senza genitori, abituata alla competizione, cresciuta da un fratello che in più di un occasione aveva sperato essere qualcosa in più…un amante.
Ma ora che finalmente aveva trovata un’anima la cui lunghezza d’onda si uniformasse alla sua, ecco che le corde di quel meraviglioso violino d’amore iniziavano ad allentarsi, producendo dissonanze.
 
Infine si mise in piedi, inforcando gli occhiali poggiati sul comodino dell’infermeria.
Deglutì:
“Bene. E’ giunto il momento. Da questo momento in poi, non posso permettermi di fallire: la sua vita dipende dalla mia.”
 
 
*   *   *
 
 
Geofront. Dieci minuti dopo.
 
L’imponente squadrone della SEELE calava rapidamente nel sottosuolo, ben sopportando la pioggia di proiettili vomitati dalle paratie nascoste.
 
Quattro condotti si spalancarono intorno la grande piramide nera.
Le Unità vennero espulse, in modo da proteggere il quartier generale.
 
Poi, gli aerei-cargo si immobilizzarono a mezz’aria.
Uno stridore di metallo:
Le loro carene si incrinarono, accartocciandosi.
Infine, esplosero.
Una decina di oggetti scuri di grosse dimensioni piombarono al suolo.
Una cascata di ‘ossa’ o strutture pseudo-organiche si riversò poco più in là.
 
A bordo dello 02, Thomas esclamò sgomento:
Was?! Cosa?! Si sono…fatti saltare in aria?!”
Cris serrò i denti:
“No…guarda.”
 
I fumi delle esplosioni si dissiparono, lasciando emergere cinque enormi entità nere.
 
“E quelli…cosa sarebbero?!”
Mike, sullo 03, corrugò la fronte:
“Quelli sono…Metal Gear…! La NERV americana li ha progettati insieme allo 03, ma non credevo  ne fossero già stati completati dieci!”
 
 
*   *   *
 
 
Misato notò inoltre un folto gruppo di giganti quadrupedi pesantemente corazzati
 
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“E quelli invece sono i TRIDENT! Da quando in qua’ l’IPEA ne può disporre?!”
Alla Base, Maya ne accertò la natura:
Diagramma d’Onda Arancione: sembrano meccanici!”
 
Fuyutsuki mormorò:
“Dunque NERV-2 era d’accordo con quelli della SEELE! Utilizzare tutti e venti i sostituti governativi degli Eva…mi sembra un po’ troppo eccessivo!”
Ikari si alzò in piedi:
“Davanti a noi si dispiegano gli armamenti migliori della SEELE: non possiamo permettere che superino le nostre difese! Oggi, in campo, si affrontano le nostre rispettive ultime risorse! Questo è un ultimatum! QUESTA E’ LA NOSTRA BATTAGLIA!”
 
 
*   *   *
 
 
Lo 02 imbracciò due fucili standard, facendo fuoco simultaneamente verso la squadra di robot zoomorfi in picchiata.
I proiettili colpirono la coriacea copertura dei Metal Gear, venendo deviati.
 
“Cavolo, è più resistente di quel che pensavo! E va bene…”
 
Gettò via i fucili.
Con un piede, attivò una leva nascosta nel terreno, lasciando che la copertura metallica si sollevasse, rivelando la Thunder Spear.
 
“…allora assaggia questo!”
 
La punta della baionetta si ripiegò, allungandosi ed illuminandosi di un alone rossastro.
 
Con un tremore, i giganteschi meccanoidi alati atterrarono, puntando minacciosi verso la piramide nera.
 
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Lo 03 sguainò due asce inserite nel terreno, incrociandole:
“Quei bestioni non mi spaventano! Ho sbirciato durante la fabbricazione: so esattamente dove colpire!”
 
Thomas collegò il cavo dell’alimentazione:
“Allora togliamoceli di mezzo!”
 
Lo 02 corse in direzione del primo nemico, saltando in alto.
Puntò la lama dell’arma verso lo sparviero metallico, urtandone la corazza dorsale:
“Cosa?! Non funziona?!”
 
Con un muggito inquietante, il Metal Gear spalancò quelle che potevano essere definite ‘fauci’, ruotando se stesso.
Con insospettata agilità, si voltò verso lo 02, colpendolo in pieno petto grazie agli enormi arti superiori.
L’Eva venne lanciato molti metri addietro.
L’Unità 03 si avvicinò di sordina, posizionandosi sotto le gambe dell’unità sostitutiva, troncandone le gambe con il filo delle scuri.
Il mostro si accasciò al suolo, immobilizzato.
Mike si rivolse al pilota Tedesco:
“Prima di attaccare, osservali, bamboccio! Hanno dei punti scoperti: punta al collo ed alle articolazioni!”
E ne mozzò di netto la testa, colpendolo all’altezza della cervice.
 
Lo 02, impavido, era tornato all’attacco.
“Lo so benissimo!” -gridò Thomas, mentendo; imbracciò più comodamente l’arma da taglio- “Non osare dirmi quello che devo fare!”
Raggiunse un secondo avversario; vi si arrampicò sulla testa, saltando in alto e piantando la punta della Thunder Spear nel ventre di gomma rinforzata di un’esemplare identico, ancora in volo sopra di esso.
Quindi -lasciando che il Metal Gear si gonfiasse fino ad esplodere- ricadde sulla schiena del precedente, ghermendone le clavicole a due mani:
“Devo puntare al collo, eh?! Accontentato!”
Sputò fuori dallo spallaccio sinistro sei proiettili neri, infilzandosi nel tronco cervicale: gli occhi luminescenti dell’automa nero-grigio si spensero automaticamente.
Lo 02 si rialzò, trionfante:
Zwei…!”
 
I TRIDENT avanzavano lenti, mantenendosi a debita distanza dalle macchine da guerra più grandi.
 
Ancora esitanti, lo 05 e lo 00 attendevano a difesa della Base.
 
Il pilota dell’Unità italo-giapponese aggrottò la fronte:
“I nemici si avvicinano: non c’è più tempo. Sixth children!”
Un video si aprì al suo fianco.
La ragazza nel riquadro gli sorrise di rimando:
“D’accordo! Noi pensiamo ai TRIDENT! Ragazzino: coprimi le spalle!”
 
Lo 00 sollevò due Gatling di grande calibro, le cui cinghie di bossoli pendevano fino al suolo; collegati ai mitragliatori, due enormi lancia-granate vennero posizionati sulle spalle dell’Eva.
 
Lo 05 derapò sul terreno, procedendo velocemente verso il branco di sauropodi meccanizzati.
L’Eva blu elettrico, faticando a reggere gli enormi fucili, riversò una raffica a ripetizione verso lo squadrone; due TRIDENT vennero crivellati di proiettili.
Lo 05 si allungò al suolo, caricando la lancia.
Un Land Cruiser diresse le larghe bocche da fuoco verso di esso…solo per ritrovarsi con una lancia da giostra piantata in mezzo ai sei occhi meccanici.
Due Unità Terrestri accerchiarono lo 05.
 
Le casse automatiche dello 00 si schiusero, vomitando una batteria di granate a lungo raggio.
Le bombe incendiarie si allontanarono, seguite da lunghe scie di fumo e fiamme, raggiungendo il gruppo di ‘walker machines’ ed esplodendo al contatto.
Infine, Mari -ora libera da pericoli circostanti- trafisse con più veemenza il corpo meccanico, lanciando scintille incandescenti; gli ingranaggi alla base della lancia sfrigolarono in modo preoccupante.
La ragazza ruggì un verso di incoraggiamento, mentre la lente sinistra dei suoi occhiali si incrinò sotto la pressione dell’L.C.L:
Aaaaaaahaa!”
La lancia sfondò totalmente il corpo nemico, penetrando nel successivo.
Lo 05 infilò l’intero braccio nella cavità, causando una doppia esplosione.
 
Cris esultò, anche se provato dallo sforzo fisico:
“E con questi sono quattro!”
 
Contemporaneamente, lo 03 raggiunse uno dei sette Metal Gear restanti.
L’enorme aeromobile senziente si sollevò in volo grazie ai potenti repulsori, indirizzando i fasci d’aria compressa contro l’Eva, atterrandolo.
Con lo sterno compresso dall’aria in eccesso, Mike sibilò:
“Bastardo…!”
Con non poco sforzo, lo 03 sollevò un Pallet Gun, scaricando una raffica di proiettili sotto il mento del gigantesco simil-volatile, trapanandone il cranio.
Il mostro ricadde al suolo; l’Unità americana dovette scostarsi rapidamente, per evitare di venire travolta:
“Quei due hanno già fatto fuori quattro TRIDENT?! Allora, mi conviene rimontare!”
 
Lo 02 afferrò in corsa un Sonic Rifle: il fucile sfruttò l’A.T.Field stesso dell’Eva come propellente per il proiettile elettrostatico.
Il colpo oltrepassò le fila dei TRIDENT, colpendo i sensori di movimento di un Metal Gear: la scarica di corrente azzurra si propagò rapidamente nel corpo meccanico, mandandolo in corto circuito.
Il mecha volante piombò su un’Unità TRIDENT, schiacciandola.
 
Thomas sfoderò due Progressive Knife, verso l’ennesimo ‘carro armato bipede’, conficcandolo con forza nella fronte:
“Sei una testa dura, nicht whar?!”
Tirando a sé i coltelli, lo 02 spinse con un piede sul muso del RAY.
Quando riuscì ad estrarre le lame, la scatola cranica si frantumò, tirando fuori tubatura e circuiti ad algoritmi circostanziali.
Per il rinculo, l’Eva tedesco barcollò all’indietro…venendo investito da un triplo raggio di energia lattescente.
Lo 02 rotolò al suolo, sollevando la testa: un TRIDENT -annientato subito dopo dallo 00- lo aveva colpito di soppiatto.
Thomas si portò una mano alle tempie doloranti, sollevando gli occhi.
“Cavolo! C’è mancato poco! Eh…?!”
Il suo sguardo ricadde accidentalmente a destra: un rottame accartocciato di TRIDENT giaceva al suolo.
Il sistema visivo intelligente dello 02 riconobbe e zoomò un’iscrizione sulla fiancata lacerata del mostro robotico: GNAISENAU INC.
 
Improvvisamente, il cuore di Thomas iniziò a battere freneticamente.
I suoni si ovattarono; solo il tonfo sordo dei suoi battiti rimase udibile.
Sgranò gli occhi.
Quella scritta…quella marca...l’azienda di famiglia.
Come poteva centrare lui con la progettazione di quegli strumenti da guerra?
Con un fil di voce, balbettò:
Vater…du…hast…?!”
 
Davanti agli occhi gli scorsero rapidamente le immagini della sua infanzia, come in un fiume in piena.
Quell’uomo così freddo, distante…la madre morta al suo posto.
I pomeriggi passati nell’attesa che quell’ingegnere ed architetto ritornasse a casa dal lavoro…solo l’indomani.
Stark Hansel Zeppelin Gnaisenau…quel nome risuonò orribilmente familiare: suo padre aveva direttamente finanziato e preso parte alla costruzione di quei robot terrificanti che ora attentavano alla sua vita.
Gli sembrò di svenire:
L’unica voce che udì, nel buio dell’inconscio, fu quella di una donna:
Una voce calda, affettuosa…materna.
Per un momento, a Thomas sembrò quasi di vederne la fonte.
Una luce in lontananza, piccolissima ed irraggiungibile.
Lui protese una mano, nel tentativo di afferrarla.
Un raggio si allungò da quel punto lattescente, incontrando le sue dita ricoperte dalla plug suit rossa.
Nel sogno interiore, gridò: “Mutter!”
 
Lo 00 atterrò con un colpo di Bazooka il terzultimo Metal Gear.
Un mugghìo in lontananza distolse l’attenzione degli Eva dagli invasori.
Cri si voltò di spalle, esterrefatto:
“Lo 02…?!”
 
L’Eva scarlatto si sollevò in piedi; la maschera aperta in due fessure a lascia scoperti i quattro occhi minacciosi.
All’interno dell’Entry Plug, il pilota serrò i denti, stringendo le leve:
Vater...du…tu…mi ha tradito! HAI TRADITO LA MAMMA!!”
Quattro VTOL della SEELE -finora rimasti in disparte- planarono rapidamente sulla boscaglia, verso l’automa tedesco.
Quest’ultimo si voltò, distruggendone uno con un calcio portato in rotazione.
 
Il pilota ringhiò:
“Maledetti!”
Atterrò il secondo con il solo palmo della mano.
“Non ho paura di voi!”
Afferrò il terzo a due mani, voltandosi.
“NON HO PAURA DI NESSUNO!!”
Lo scagliò vero il quarto, facendoli collidere ed esplodere.
Quindi, furente, si getto verso il penultimo TRIDENT, ghermendone il collo nella morsa invalicabile delle sue dita:
“NON CON LA MAMMA CHE MI GUARDA!”
Con un gesto più violento degli avambracci, torse e sradicò il setto giugulare del Land Cruiser, mettendolo fuori gioco.
 
“Che cavolo gli è preso?!” -Mike sembrava attonito.
Cris mormorò:
“Ho capito! Quegli affari…sono della…”
 
 
*   *   *
 
 
A molte centinaia di metri di distanza, un elicottero a deviazione radar aprì il portellone.
 
Con innaturale calma e lentezza, un uomo avvolto in un pesante e lungo cappotto nero scese dal velivolo, lasciando che abbandonasse il Geofront; sul suo mantello di pelle risaltava la targhetta nera: Co-Commander Uchiha Itachi. NERV-2. U.S.A.
 
Si avvicinò all’ammasso informe di ossa metalliche precedentemente abbandonate al suolo:
“E’ giunto il momento…”
Con un unico, deciso gesto, strappò via la cappa, rivelando un torso nudo, sul quale affiorava un congegno meccanico simile ad un pacemaker, le cui tubature si innestavano all’altezza del cuore e della cervice:
“Adesso, combattiamo insieme…SUSANO’O!”
 
 
*   *   *
 
 
Central Dogma.
 
Makoto esultò soddisfatto:
“Annientati 9 RAY su 10 e i TRIDENT sono meno della metà!”
Maya, invece, sembrava tutt’altro che compiaciuta:
“Sì, ma il livello di contaminazione mentale del third children sta per superare la soglia consentita! Così c’è il rischio che perda il controllo dell’Eva!”
Ritsuko fissò il megaschermo:
“Capisco…dunque l’IPEA era d’accordo con la GNAISENAU! Per quel ragazzino deve essere stato un shock…”
Misato si strinse nelle spalle.
“No…c’è di più: un odio profondo, un peso interiore…quel bambino non sta combattendo contro dei soldati…sta combattendo contro suo padre! Vuole difendere ciò che definisce ‘famiglia’…ciò che definisce ‘amore’…”
“Un Complesso Amletico di Edipo…?” -mormorò la Dottoressa.
Aoba esclamò terrorizzato:
“Colonnello Katsuragi…c’è qualcun altro nel Geofront!”
“Come sarebbe a dire?! Di chi si tratta?!”
“Diagramma d’Onda…impossibile da determinare! E’ qualcosa di assolutamente nuovo!”
 
Fuyutsuki riflettè ad alta voce:
“Dev’essere certamente lui. E così, alla fine, è pronto…”
 
 
*   *   *
Si voltò, furente, verso un punto all’estremità della cupola sotterranea:
Con un fruscio semi-organico, decine di spoglie scheletriche si sollevarono a fatica dal terreno, ammassate.
Poi, delle legature simili a fasce muscolari si districarono tra di esse, allontanandole e ricucendole.
Un’enorme gabbia toracica si issò sul terreno.
Una teschio dalle arcate occipitali vuote e nere venne si innestò sulla colonna vertebrale metallica.
Sollevò il volto spaventoso; i denti scoperti simile ad un ghigno famelico.
Con un’esplosione assordante, un’onda dalle tinte cangianti si sollevò dal terreno, avvolgendolo.
Infine, le fiamme translucide si modellarono sull’enorme scheletro, ricreando una sagoma appena definibile.
 
In mezzo ai pochi nemici rimanenti, lo 03 lasciò cadere mollemente le braccia.
Il pilota sussurrò:
“Non è possibile…il Vicecomandante Uchiha…?”
 
 
 
*   *   *
 
 
Ritsuko riuscì a malapena ad articolare le parole:
“Sarebbe quello il Susano’o di cui ci aveva parlato Leon? Si muove come un massa concentrata…di A.T.Field!”
 
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“Ma non è un Eva! Quello sarebbe…A.T.Field…artificiale?!”
 
 
*   *   *
 
 
Thomas calamitò l’attenzione verso il nuovo avversario:
“E così…ce n’è un altro...”
Serrò le dita sulla cloche.
“Non mi importa chi è…non mi importa perché è qui…!”
Si morse un labbro fino a farlo sanguinare:
“IO LO DISTRUGGERO’! Papà…è arrivato il momento di mostrarti il mio cuore! Hai sempre detto che ero diventato una ‘bestia’ vero?! Bene! Das…”
 
Le luci dell’Entry Plug si tinsero di rosso.
 
“…ist…”
 
Il cavo dell’alimentazione dello 02 si scollegò; il timer interno iniziò a scandire l’autonomia restante.
 
Beh, anche senza Umbilical Cable…mi restano per sempre 12.000 piastre corazzate, no?!”
 
Gli spallacci dell’Eva esplosero automaticamente.
 
“…THE BEAST!!!”
 
Il gigante rosso sollevò la testa; i quattro occhi verdi sfavillarono ferocemente.
L’Unità inarcò la schiena; la carne scura in espansione oltre le placche dell’armatura.
Diciotto grossi cilindri emersero dalle spalle e dalla colonna vertebrale del biomeccanoide.
Sollevò le mascelle, dischiudendole in un sorriso tagliente di decine di zanne affilate come rasoi.
L’Eva si acquattò come un felino, pronto all’aggressione.
 
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*   *   *
 
 
Makoto sgranò gli occhi, fissando stupefatto in MAGI:
“Non credevo che lo 02 nascondesse una modalità del genere!”
Maya ingrandì il diagramma 3D dell’Unità:
“Le restrizioni del potere dello 02 stanno venendo de-sigillate! Impossibile controllare la profondità del Plug! Incolumità del pilota a rischio!”
Ritsuko contemplò il mostruoso gigante rosso con una vane di scientifica apprensione:
“Come lo 03, anche lo 02 è in grado di innescare la Seconda Modalità Bestiale...ora, quell’Eva sta forzatamente rimuovendo le sue ‘catene’, abbandonando una qualsivoglia forma di umanità, per contrastare il suo nemico. La capsula ha raggiunto valori negativi: sta entrando nella zona ad alto rischio di contaminazione mentale!”
Misato deglutì:
“Quel bambino…ha così tanto rancore dentro di sé?!
 
 
*   *   *
 
 
Il pilota dello 03 si tirò in dietro sul sedile, quasi a voler osservare meglio la scena:
“Ha attivato la funzione segreta?! Stupido, lo 02 non è ancora pronto per quella trasformazione, così farà solo guai! Sarà in grado di controllarlo…?”
 
Per tutta risposta, il Tedesco sollevò una mano in aria, lasciandola ricadere rapidamente.
Lo spostamento d’aria si estese come artigli incorporei, sferzando gli ultimi TRIDENT, dividendoli in tre.
L’ultimo RAY planò in picchiata, travolgendo l’Eva.
Quest’ultimo si rialzò, afferrando la porzione inferiore del collo e la coda del mostro.
Premette gli estremi della spina dorsale fino a quando il corpo metallico non si sventrò, riversando una doccia di colloso liquido nero sulle spalle e testa dell’Eva.
 
Il third children si richiuse su sé stesso dallo sforzo:
“Avanti...Eva 02…mamma…tu sei il ‘Primo Altro’…anche se non ti vedo…RESTA CON ME!”
 
L’Unità eseguì uno scatto con tutti e quattro gli arti, rotolando sul terreno e sospingendosi in aria con una sola mano.
Oltrepassò centinaia di metri, in caduta libera.
 
Protetto nella gabbia toracica del Susano’o, Vicecomandante Uchiha protese un palmo innanzi.
Lo scudo del colosso si moltiplicò, generando una fitta schiera di barriera ad alta concentrazione di A.T.Field.
Lo 02 ne sfondò la metà piombando a peso morto.
Uno più resistente degli altri lo bloccò.
L’Eva eseguì un salto all’indietro; quindi, si tuffò nuovamente sul nemico, venendo parato da una secondo esagono di grande spessore.
L’Eva caricò un pugno, strappando barriere a mani nude.
 
“Ancora! Ancora! Ancora! Ancora!” -ripeteva freneticamente Thomas, mimando i movimenti dl robot con il suo stesso corpo; le iridi divenute di un verde fosforescente nell’oppressiva oscurità dell’abitacolo.
 
I due piccoli occhi luminescenti del Susano’o lampeggiarono, emettendo un doppio raggio rossastro.
 
Il pilota sgranò gli occhi, atterrito.
 
I due fasci investirono lo 02, catapultandolo lontano.
Un braccio si staccò, finendo nel lago artificiale.
Un fianco dell’Eva rimase gravemente sfregiato.
Una doppia emorragia di sangue scaturì dalle ferite.
 
Il ragazzino strinse l’articolazione del braccio, gemendo.
 
Lo 05 raggiunse il mostro luminescente, tentando un affondo con la Rusty Lancer, venne parato dalla sua frastagliata spada di luce.
L’Unità anglo-russa eseguì una rapida serie di staffilate, raggiungendo velocità appena percettibili.
Il contendente, per nulla turbato, rimase in posizione difensiva, parando i colpi.
In ultimo, con un solo movimento del polso, tagliò di netto la lancia dello 05, disarmandolo.
Poi, ne segò di netto le quattro gambe meccaniche.
Prima ancora che toccasse il suolo, lo 05 venne colpito di piatto con lo scudo del gigante di luce, scagliandolo nella radura.
 
Mari batté la testa sul montante del monitor a fianco, perdendo i sensi.
 
Incurante delle mutilazioni, lo 02 si rialzò, correndo verso la minaccia virtualmente invincibile; le spalle ed in ventre in perenne perdita di sangue; la mascella inferiore penzolava come slogata, mentre le corde vocali producevano brontolii disarticolati.
 
Ancora una volta, il Vicecomandante Itachi eseguì un ampio gesto della mano; l’esoscheletro copiò la mossa, lasciando saettare la lama luminosa.
Colpì direttamente il cranio dell’Eva.
Thomas portò istintivamente le mani agli occhi, mentre una profonda ferita si aprì sotto l’attaccatura dei capelli, sanguinando copiosamente. Urlò di dolore straziante.
 
Alla Base, Maya si coprì il volto, non reggendo la violenza della battaglia.
 
Lo 00 rimase steso al suolo, privo di armi.
Cris fremé di agitazione:
“Perfino abbandonando la sua umanità, l’Eva non è in grado di annientarlo! Che sia davvero indistruttibile…?!”
 
Lo 03 imbracciò un grande razzo a N2, rimasto inesploso.
 
Prima di attaccare, il pilota si fermò a riflettere, conficcandosi i canini nel labbro inferiore:
“E così…anche lei, Vicecomandante, si è venduto. Sembra proprio che io sia destinato a perdere tutti coloro di cui mi fido…”
 
Ancora una volta, furente e determinato, lo 02 si trascinò al suolo, azzannando lo scudo di A.T.Field del ciclope; il cervello semi-organico scoperto da un lato dell’elmetto sfondato dalla spada.
 
L’Eva nero si alzò, caricando il Torpedo Bomber sulla spalla destra:
“Forse quell’Uzumaki ha ragione: non c’è motivo di combattere, se non si ha più nessuna da perdere. Perché…perché sono sopravvissuto ai miei?! Se dovrò comunque morire…allora è meglio che lo faccia in modo che sia utile per qualcuno…”
 
L’Evangelion avvicinò l’orribile Susano’o a grandi falcate.
Indirizzò la punta del siluro contro il torace, nel tentativo di raggiungerne il controllore a distanza.
 
Thomas -la bocca contratta in un ringhio feroce e gli occhi brillanti come smeraldi inferociti- esclamò a metà tra lo stupore, il disprezzo e la speranza stessa:
“L’Americano?!”
Il Vice, dall’interno della sua inespugnabile difesa, si rivolse al fifth:
“Che cosa speri di fare, Mike?! Credi forse di poter combinare qualcosa di buono?! Ah! Non sei mai riuscito a fare nulla, senza il supporto degli altri! CREDI FORSE DI RENDERTI UTILE PROPRIO ORA, SU QUEL ROTTAME?!?!
 
Il pilota statunitense chiuse gli occhi, rassegnato:
“No…non credo. Ha ragione lei: non sono capace di aiutare queste persone. Però…ci proverò comunque!”
Premette l’estremità del razzo fino a comprimerla contro lo scudo rosso.
 
“E quella specie di giocattolo dovrebbe spaventarmi?!” -ghignò l’uomo.
 
“No…DOVREBBE DISTRUGGERTI!”
 
Thomas -le lacrime agli occhi per il dolore fisico- spinse le leve di accensione della cabina fino al limite consentito:
“02…questa è la tua ultima richiesta! Ancora un ultimo strato...UNO SOLO!”
 
L’Eva, carponi sul terrene, lacerò con i denti la sottile membrana di A.T.Field che ormai componeva lo scudo.
Il Torpedo Bomber si schiantò sul volto del demone artificiale.
Lo 03 afferrò per la collottola l’Unità rossa, scagliandola a distanza di sicurezza.
 
Il Tedesco fissò muto ed attonito la grande tesata missilistica esplodere, mentre le morbide e pacate parole del fifth risuonarono nella sua cabina:
“Vattene, pilota dell’Eva 02…grazie.”
 
Infine, la deflagrazione tuonò per la vallata sotterranea, investendo in un mare di luce e fiamme il Geofront.
 
 
*   *   *
Misato, nel Central Dogma, parlò solo dopo che le sue orecchie si fossero riprese dal boato frastornante:
“Lo abbiamo sconfitto…?”
 
Il sangue le i gelò nelle vene, fissando il monitor principale:
 
Il cielo artificiale era stato danneggiato a tal punto da fonderne i circuiti, lasciando il Geofront nella penombra, spessa e densa di nebbia.
Gli alberi erano completamente bruciati.
Lo 00 giaceva, assieme allo 05, accanto alla NERV stessa, immobilizzati.
Il deturpato 02 era stato allontanato in una zona più remota; la testa ed il torace si erano totalmente conficcati nel suolo, penetrando in uno dei rifugi sotterranei.
Lo 03 -la corazza quasi del tutto liquefatta- era ritto al centro della scena.
Tuttavia…un lume rosso intenso brillava ancora nelle tenebre:
Il Susano’o -ora ridotto ad una cupola protettiva- si ridistese, assumendo nuovamente il suo aspetto originario.
Sollevò lentamente la spada luminescente; poi la calò con forza.
La lama si estese a lungo, raggiungendo l’ormai inerme 03.
L’Entry Plug venne espulsa poco prima che l’arma di luce portasse via braccio e gamba sinistra all’Eva, mettendolo definitivamente al tappeto.
 
 
*   *   *
 
 
Due minuti prima. Bunker auto-sigillante B-147.
 
Il soffitto rinforzato crollò improvvisamente, travolgendo un folto gruppo di rifugiati: la testa sanguinante dello 02 sprofondò nel bunker.
Urla terrorizzate si levarono, mentre decine di individui tentavano di appiattirsi contro le pareti, fuggire in sale adiacenti o trascinare inutilmente fori coloro che erano stati schiacciati dall’enorme volto meccanico.
 
Il locale si svuotò presto di qualsiasi persona…viva.
 
Solo una ragazza, avvolta in un telo nero, rimase lì, in un angolo.
Davanti a lei, sotto un cumulo di macerie, si intravedeva il viso sorridente di un’anziana signora.
Lei portò il voto alle ginocchia, sconvolta.
Poi, le sue gambe vennero lambite dal sangue caldo dello 02.
Lanciò un urlo stridulo, disgustata dalla vista di fluidi organici non completamente umani.
Fissò la testa mostruosa, piangendo:
“Oddio…oddio…va’ via, per favore…per favore…”
 
Thomas, seppur ferito e moribondo, riconobbe tramite gli occhi dell’Eva la ragazza:
“C-cosa…? T-tu che ci fai…qui? Non sei con gli altri?”
 
Il ripetitore dello 02 amplificò le parole.
Lei sollevò lo sguardo scioccato; quella voce le suonò familiare, ma non la associò del tutto.
La risposta le tremò in gola:
“Io…io…voglio andarmene…non voglio più rimanere qui! Per favore…aiuto…”
 
Il ragazzino sbuffò infantile:
“Va’ bene, va bene! Però, se continui a comportarti a quel modo, non ti divertirai mai!”
 
Poi, allungò la grande mano all’interno del rifugio, chiudendoci delicatamente la ragazza:
“Vieni…ti darò…una mano!”
 
Prestando più attenzione possibile, la condusse all’esterno.
Protrasse il braccio in avanti, aprendo il palmo.
Lei si mise a sedere, osservando il panorama catastrofico.
Si voltò verso lo 02, ordinandogli priva di ripensamenti:
“Mettimi giù! Non posso rimanere qui, voglio raggiungere quella specie di piramide!”
 
Lui obbedì, posandola al suolo.
 
Le luci dell’Entry Plug si spensero definitivamente, al termine dei pochi secondi di autonomia residui.
Thomas, rassegnato e stanco di tanta violenza, sussurrò:
“Ecco fatto…spero sia riuscita ad andarsene…”
E, poggiando la testa sulla spalla, svenne.
 
 
 
*   *   *
 
 
Mezz’ora prima. CERN. Svizzera.
 
Il caldo Sole estivo era prossimo al tramonto, spandendo i suoi morbidi raggi sulla sconfinata vallata di sottile erba verde, prima di affogare completamente tra due picchi montuosi, cedendo il passo alla Luna.
 
L’auto sportiva di Leon frenò in corsa, inchiodando bruscamente.
 
L’Uomo spense l’auto. Studiò il panorama:
 
La cupola di legno del CERN si ergeva a poco distante da loro; oltre di essa, si allargava il lago cristallino del laboratorio, circondato dalle strutture di gelido metallo bianco.
A un centinaio di metri, si intravedeva una profondissima voragine artificiale, chiusa da alte impalcature d’acciaio; braccia meccaniche si immergevano nel cratere, bloccando qualcosa dal colore violaceo, non ben visibile.
 
“Però…sembra che non ci sia nessuno! Possibile che siamo davvero arrivati per primi?!”
Naruto, al suo fianco, cercò altri uomini in lontananza, riluttante all’idea di scendere dal mezzo.
 
Poi, il suono di molteplici canne di fucile caricate circondò il retro dell’auto.
Si voltarono, all’unisono:
Una decina di uomini in divisa militare nera li avevano accerchiati.
Leon si voltò ancora: la stessa scena , ora, si ripeteva anche davanti al loro.
Naruto mandò un gridolino di timore.
L’altro riuscì solo a bofonchiare un: “Merda.”
 
“No: non siete arrivate per primi.”
La voce proveniva da oltre la cerchia di militari.
La barricata umana anteriore si scostò leggermente, lasciando avanzare un giovane uomo in pastrano nero.
Si calcò gli occhiali lucenti sul naso:
“Benvenuti, vi aspettavamo con ansia. Sono certo che vi chiedete come era possibile, vero? Sapete com’è: con dei tipi così prevedibili come voi…”
Leon strinse il pugno sullo sterzo:
“Makinami…bastardo!”
“Oh, che modi poco educati! Non è bello ringraziare in questo modo coloro che vi hanno atteso con così tanta trepidazione!”
“Te la do io la trepidazione!”
E premette l’acceleratore.
 
Le ruote della Corvette grattarono il suolo e l’auto schizzò in avanti, travolgendo due uomini.
Glia altri si scansarono,  facendo fuoco contro la vettura, crivellandone la carrozzeria e scoppiandone gli pneumatici.
L’auto sgommò, fuori controllo, e si arrestò.
 
Quattro ufficiali forzarono le portiere, trascinando fuori l’Inviato ed il ragazzino.
Un soldato afferrò Naruto per la nuca, avvolgendogli un braccio intorno al collo.
“Lasciami! Lasciami!”
“Sta’ fermo, cretinetto!”
 
Due uomini immobilizzarono Leon per le braccia; un terzo gli sferrò un pugno nello stomaco, facendolo cadere alò suolo.
Quindi, gli torse un braccio dietro la schiena, bloccandolo.
“Pessima mossa, Marshall…pessima mossa.” -lo derise Teru.
“Adesso spiegami che diavolo volete tu e la SEELE!”
L’Ispettore si irrigidì, con una smorfia di disprezzo:
“Che cosa vuoi che ne capisca, uno come te! Voi non avete idea di cosa significhi crescere una sorella per quattordici anni! Sapete che per evitare di finire in orfanotrofio, o dovuto vincere una borsa di studio ad Oxford?! E sapete, per caso, quanto bisogna studiare, per frequentare gratis quell’Università?”
Le facce dei due prigioniere esprimevano il contrario.
“No? Beh, io sì! E mi sento anche dar contro! Senza contare che Mari ha preferito quel…quel…quel damerino a ME!”
Naruto replicò, ma il carceriere intensificò la presa:
“Q-quello che dici non ha senso! Lei è solo un ragazzina! C-che razza di paragoni fai?!”
 
“E perché, scusa? E’ forse ingiusto che un fratello desideri riconoscenza dalla propria sorella? Infondo, lei era troppo piccola per ricordarsi di mamma  e papà. Senza contare che ha conosciuto quel piccolo smorfioso di Winchester solo un anno fa! IO sono stato tutto per lei! IO l’ho consolata nelle notti in cui piangeva! IO l’ho amata molto di più di un padre o un fratello! Le ho voluto bene come un aman…oh, no!”
Teru si portò una mano alla bocca, rendendosi conto di ciò che stava per pronunciare.
Poi, cambiò discorso, livido di rabbia:
“Comunque sia mi sono stufato di voi! Finalmente, il mio sogno si realizzerà! La SEELE è nel giusto! La SEELE opera per volere di Dio! Dio mi ha promesso vita e gioia eterna per il mio lavoro!”
Il suo volto divenne il ritratto del fanatismo:
“Riattiveremo l’Unità 01…e subito dopo il Mark 07! Annienteremo i Profeti del Falso!” -la voce si rilassò- “E sarà per sempre…pace.”
 
Leon avvampò:
Pace?! Fondata sulla menzogna e la morte?! Anche se l’umanità dovesse regnare in armonia, non sarebbe corretto!”
“Ma è pace, nonostante ciò!” -poi si voltò altrove- “Ma adesso basta! Inserite il DUMMY nello 01 e preparate lo Zero Shift al teletrasporto! A proposito…uccideteli.”
Leon urlò al ragazzo:
“Scappa, Naruto, corri nell’Eva!”
“Io…lì dentro…?!”
“Per ora è il posto più sicuro al mondo! Sbrigati!”
 
Confuso, il ragazzino allungò una tallonata ai testicoli del suo aggressore, che lo mollò di riflesso:
“Piccolo bastardo!”
 
L’adrenalina nel copro del ragazzo causò un aumento di pressione, dilatando le via aeree e preparandolo all’azione improvvisa.
Riuscì ad oltrepassare il gruppo, correndo verso al voragine nel terreno.
I restanti si lanciarono al suo inseguimento.
Leon, ora libero, sfoderò la pistola, colpendo l’Ispettore ad una spalle.
Qualcuno si voltò, per aiutarlo, ma Makinami urlò da dietro:
“No! Non badate a me! Dovete impedirgli di prendere l’Evangelion!”
 
Naruto corse a perdifiato.
Raggiunto il ciglio della fossa artificiale guardò giù:
Appena riconoscibile, la testa dello 01 affiorava da una robusta struttura viola.
Un’Entry Plug era già inserita per metà nell’Eva.
Non badò alle piccolezze: scese rapidamente le scale d’accesso e si gettò alla meglio nella capsula, che si innestò automaticamente.
Sentì L.C.L. riempire l’abitacolo; lo inalò istintivamente.
 
Da quant’era che non provava quelle sensazioni?
Mesi ormai, eppure…non aveva dimenticato.
Che fosse davvero destinato a pilotare l’Eva?
O meglio, che quella sensazione di falso annegamento, quell’odore di sangue nella capsula gli fossero sempre appartenuti?
Quelle sensazioni primordiali…materne
 
Si afferrò la testa tra le mani:
“Non voglio morire…non voglio morire…non voglio morire…”
 
Il gruppo armato della SEELE scagliò una serie di grosse bombe sulla testa dello 01.
Esplosero, facendo tremare l’Entry Plug.
 
Naruto si strinse nel sedile, ripetendo freneticamente, tra un singhiozzo e l’altro:
“Nonvolgiomorirenonvogliomorirenonvogliomorire…”
 
Makinami estrasse la sua pistola, ferendo ad un fianco Marshall:
Lui cadde al suolo, sanguinante.
“Non c’è nulla che tu possa fare! Quel ragazzino non salverà mai nessuno! E’ un egoista…esattamente come tutti voi!”
Con la poca voce rimasta, Leon gridò esasperato:
“NARUTO! Ora smettila di fare il moccioso capriccioso e spingi quelle leve! Pensa a Ginevra! Pensa a coloro che ami! Non temere il prossimo…ESPANDI IL TUO A.T.FIELD!”
 
“Nonvogliomorirenonvogliomorirenon…cosa?”
Quelle parole lo ridestarono dalla crisi nervosa:
“G-Ginevra…?A.T.Field…? Nonvogliomorirenonvogliomorire…NON VOGLIO MORIRE!!”
 
Con un possente tremore, un braccio meccanico emerse dalla voragine.
Il palmo calò sul terreno, schiacciando gli uomini in divisa.
Una seconda mano artigliò il bordo, tirando su il resto del corpo.
 
Makinami sgranò gli occhi, in preda al panico.
Leon stentò un sorriso, molto poco riuscito.
 
Il gigante si alzò in piedi, schiuse le fauci e lanciò un terrificante ululato.
 
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A bordo dello 01 corazzato, Naruto fissò con decisone il drappello di uomini ai suoi piedi:
“Da qui…direi che siete voi…i ‘piccoli bastardi’!”
E scalciò via, senza pietà, la squadra.
 
Poi, tirò fuori qualcosa dalla tasca: si rese conto che aveva ancora con sé il lembo di tessuto nero strappato dal telo di Ginevra.
“E va bene…” -allacciò sulla fronte il pezzo di stoffa, a mo’ di coprifronte- “…andiamo!”
Guardò a fianco: un monitor indicava il 70% di neutrini usufruibili.
“Ho energia a malapena per un viaggio…non importa: o la va o la spacca! Acceleratore particellare: innesto! Reazione nucleare stabile! Contatto! Zero Shift: attivazione!”
 
Tre enormi strutture metalliche -finora rimaste stese al suolo- si sollevarono a mezz’aria, roteando vorticosamente intorno allo 01.
 
Teru cadde sulle ginocchia, il volto contratto in una smorfia irriconoscibile:
“No…NO! Dio…perché mi tradisci?!”
 
I tre modellatori ad anti-materia divennero un'unica macchia violacea.
Una luce, uno scintillio.
Con un leggero soffio di vento…lo 01 scomparve.
 
Leon, infine, si rialzò sulle gambe; la camicia sporca di sangue:
“Basta, Teru...è finita.”
 
L’altro si ricompose, alzandosi anch’esso.
Sfoderò la pistola e la puntò verso l’uomo ferito.
Quest’ultimo fece lo stesso.
Teru, le mani tremanti, parlò:
“Comunque vada…ho vinto io. Ho completato il trasferimento delle tracce sinaptiche del ragazzo: il Mark 07 ora ha un pilota.”
“Perché fai tutto questo?”
“Per mia sorella e per me: non ho mai vissuto per nessun’altro. Ora, qualunque cosa accadrà, posso morire felice: la SEELE mi ha promesso di tornare all’Eden.”
Leon lo fissò plastico:
“Teru Illustrious Makinami, in verità…”
Le ultime parole furono solo mimate, ma l’interlocutore lesse il, labiale.
Infine, alzando il capo in segno di disprezzo, il Britannico ripose:
Tsk! Sei un bugiardo…”
“Chi non conosce la verità é soltanto uno sciocco; ma chi, conoscendola, la chiama ‘bugia’, é un malfattore.”
Si congedarono all’unisono, puntando l’un l’altro le pistole:
“Addio.”
 
Uno sparo.
 
Teru Illustrious Makinami cadde al suolo.
Sotto la sua nuca si allargò una macchia di colore rosso; sulla sua tempia un foro di proiettile.
Nella sua destra, stringeva la sua rivoltella…sporca di sangue.
I suoi occhiali si incrinarono.
Nessuno farà mai visita alla sua tomba.
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Geofront.
 
Con un breve bagliore accecante, accompagnato da un suono sordo, l’Eva si materializzò a centinaia di metri dal suolo.
Naruto aprì gli occhi; le iridi ora dello stesso colore dorato di quelli del suo Eva; le pupille ridotte a due fessure orizzontali.
“Finiamola con questa guerra inutile…”
 
 
*   *   *
 
 
Central Dogma.
 
Maya stentò nel trovare le parole:
“Lo 01?!”
Ritsuko notò la nuova armatura:
“Ed indossa l’Equipaggiamento di Tipo Combattimento! Allora avevano davvero terminato lo Zero Shift per i salti a velocità-luce!”
Misato riuscì a pronunciare un solo nome:
“Naruto!”
 
 
*   *   *
 
 
Geofront.
 
Itachi guardò in alto, oltre la presenza semi-trasparente del Susano’o:
“Ti aspettavo: sapevo saresti arrivato. Hai ragione…cerchiamo di fare in fretta.”
 
Lo 01 atterrò pesantemente, penetrando fino ai polpacci.
Riemerse.
Lo sguardo di Naruto aveva perso ogni traccia di indecisione:
“Sì…finirà tutto in meno di 120 secondi.”
 
L’Eva 01 F-Type si avvicinò in un soffio, rimanendo schiena-a-schiena con il gigante di luce.
Sfoderò un Progressive Dagger dai grossi spallacci.
Si voltarono: la lama della spada Totsuka contro la daga a divisone molecolare.
Ancora una volta, gli occhi del Tengu artificiale emanarono un intenso raggio incandescente, allontanando lo 01.
 
L’Unità potenziata strusciò sul suolo, artigliandolo per bloccarsi.
 
Il giovane pilota consultò una finestra di dialogo ala sua sinistra:
“Vediamo che sai fare! Questo sembra interessante…Impact Bolt: Shock Beam!”
 
Due porzioni delle coperture clavicolari si snodarono, rivelando due minuscole bocche da fuoco.
Sfrigolarono, proiettando due sottili raggi ad alta concentrazione elettrica.
Raggiunsero e trapassarono da parte a parte il nemico.
 
Il Vice mosse un piccolo passo in avanti, sorridendo:
“Mi spiace, ma il mio Susano’o è di ben altra pasta!”
 
I fori si rigenerarono istantaneamente.
Ancora una volta, assestò un fendente al suolo, estendendo la Totsuka.
La punta si avvicinò fino a pochi millimetri del volto dell’Eva.
Generò un ampio A.T.Field, proteggendosi.
 
Quando la lama si retrasse, Naruto sibilò:
Avelcanine…”
 
Quasi smaterializzandosi, il potente Evangelion sfrecciò diritto, tendendo un braccio al fianco; le dita distese rigidamente come una lama.
Tutto l’avambraccio e la mano si elettrificarono.
Affondò le dita verso lo scudo avversario, che si dilatò a dismisura, nel tentativo di arginare l’aggressione.
La reciproca pressione generò un vuoto d’aria, estendendosi lateralmente e comprimendo totalmente il terreno in un cratere.
 
Il ragazzo produsse un ringhio di sforzo, calcando la presa sulle leve di guida.
 
La punta delle dita affilate dello 01 penetrarono nella difesa nemica, raggiungendo il corpo principale e squarciandone oltre la metà.
 
Il pilota in psico-collegamento avvertì dolori lancinanti in tuto il corpo.
Sputò un fiotto di sangue, portando una mano al pacemaker:
“Merda! Levati di mezzo!”
 
Lo allontanò con l’ennesima emissione luminosa.
 
Ormai allo stremo, Naruto provò l’ultima risorsa del nuovo equipaggiamento:
“D’accordo…ora sono disperato! Proviamoci! IMPACT BOLT: ZERO PROTON EXPLOSION!”
 
I due cannoni ad accelerazione particellare si rivestirono di archi di plasma bianco, concentrandolo nei palmi dell’Eva sotto forma di un ammasso globulare nero scintillante: antimateria.
“Non mi resta molto tempo…devo interrompere il contatto subito se non voglio causare un secondo Big-Bang!”
Lo 01 allargò i pugni.
La sfera di luce si sfaldò, tramutandosi in un bagliore crociforme.
Dal centro della radiazione luminosa, esplose un ampio raggio di plasma purissimo, polverizzando il suolo.
Il Susano’o piantò la spada al suolo:
“Il Geofront possiede anche delle strutture segrete! TRIPLA RASHOMON!”
 
Tre enormi muri rinforzati sorsero dal suolo, a distanze regolari.
 
Fu inutile: l’Impact Bolt raggiunse la prima lastra, concentrandosi in un punto.
Esplose in una miriade di scintille, seguita delle altre due.
Infine, la luce investì il Tengu di A.T.Field artificiale.
 
Prima di venire de-atomizzato, Itachi Uchiha sussurrò:
“Non vedo alcun Paradiso. Capisco…sono stato ingannato. Allora grazie, Naruto Uzumaki, pilota dell’Evangelion 01…finalmente mi hai aperto gli occhi.”
Poi, il suo mondo divenne pura luce.
 
 
*   *   *
 
 
Central Dogma.
 
Quando il bagliore si affievolì, Ritsuko mormorò:
“Segnale assente: l’ha eliminato.”
Stranamente, nessuno esultò.
 
Poi, uno scossone.
Una videocamera riprese qualcosa di terrificante:
Lo 01 era ritto in piedi sulla piramide nera; i due occhi sottili riducevano di un inquietante sfumatura.
 
Naruto sibilò tra i denti:
“Ora tocca a voi…” 

 

   
 
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