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Autore: LDN    23/06/2011    1 recensioni
"Era quello che più mi mancava, la possibilità di avere dei bambini". Sempre loro, Edward e Bella. Le riflessioni di quest'ultima su ciò che ha scelto di perdere per amore di Edward.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Salve a tutte!  Sono di poche parole XD Questa storia mi è venuta in mente ieri notte, mentre leggere altre storie, e alla fine ho deciso di scriverla. E' la mia prima "storia", non sono sicura di essere brava a scrivere e qualsiasi recensione negativa o positiva da parte vostra sarà ben accetta. Grazie dell'attenzione :D

Erano passati dieci giorni dalla sua proposta di matrimonio, i primi dieci giorni dopo tanto tempo passati in pace, senza  il terrore di bande di vampiri che volevano uccidermi e nutrirsi di me. Ero felice, in un certo senso. Avevo tutto quello che una persona desiderasse, un fidanzato buono e che mi amava, una famiglia su cui contare, dei futuri suoceri per niente antipatici e un futuro tutto rose e fiori con il mio quasi marito. Questo mi rendeva felice, ma non abbastanza.
Erano passati dieci giorni dalla proposta, ma anche sette dall’arrivederci, seppur momentaneo, del mio migliore amico, Jacob Black.
Lo amavo, ormai non avevo problemi ad ammetterlo, ma era inutile negare che il mio amore per lui era solo un terzo di quello che provavo per Edward, e alla fine dei conti avevo scelto un eternità da giovane e affascinate vampira.
Eppure sapevo benissimo che stavo male: il mio migliore amico era da qualche parte in giro per l’America e il probabile futuro fatta da una piccola casa, dalla vecchiaia e soprattutto da tanti piccoli bambini era sfumato nell’oblio più assoluto.
Era quello che più mi mancava, la possibilità di avere dei bambini. Non avrei mai visto dei piccoli Edward correre nel giardino di casa giocando a baseball o delle piccole me mentre venivano torturate da alice e trattate come principesse da mio marito. Il contrario era impossibile, eppure mi andava bene così. Perché avrei potuto avere tutti i figli che volevo, ma senza Edward la mia esistenza era vuota e senza senso.
Quella mattina non era tanto diversa dalle altre. Ero seduta nella mia stanza, stesa sul petto di Edward, che mi stava raccontando qualcosa riguardo la caccia del giorno prima. Poverino, non sapeva che stavo pensando ad altro.
“Amore, come procedono le prove del vestito? Alice non ti assilla troppo vero?” non mi aspettavo questa domanda, per niente.
“No… no, anzi, sta andando benissimo con lei”
“Ti vedo un po’ stanca, sei triste?”
“Io… no”
“Bella… lo sai che non sai mentire per niente, vero?”
Si, lo sapevo. E mi odiavo da morire per questo.
Sospirai “Sono triste, si…”
Si allarmò subito “Perché sei triste? E’ per via del matrimonio? Lo sai che possiamo…”
Lo interruppi “no Edward, non è il matrimonio. Sarà un momento così, alcune volte mi capita”
Mi lanciò uno sguardo accigliato, ma il mio sorriso lo rassicurò.
“Ok… che ne dici se per far passare la tristezza non andiamo al parco, io e te? Niente Alice, niente matrimonio, niente di niente, solo noi due. Ti va?”
Dio, se lo amavo “Certo che mi va! Andiamo!”
 
Dieci minuti dopo passeggiavamo mano nella mano nel piccolo, ma comunque bello, parco di Forks, non molto distante da casa mia.
Sentivo le grida dei bambini sulle giostre di legno che giocavano allegri, come solo i bambini potevano fare. Ho sempre rimpianto la mia infanzia, non l’avevo vissuta come avrei voluto. Per me, giostre e parchi erano preclusi, a causa dell’assenza di mia madre.
Ci sedemmo su una panchina umida e osservammo le coppie e i bambini. Sorrisi inconsapevolmente quando puntai lo sguardo su una bambina piccola, di quattro anni forse, con lunghi capelli marroni e occhi dello stesso colore. Aveva le guance arrossate dal freddo, e sorrideva timidamente guardando i genitori che la incitavano ad andare a giocare con gli altri bimbi. Assurdo, sembrava me da bambina.
Edward forse notò il mio sguardo, perché quando parlò anche lui guardava quella bambina
“Sai Bella, alcune volte mi capita di immaginare i nostri bambini. Se mai avessimo avuto una figlia, sarebbe stata così” la sua voce era malinconica, addolorata.
Ed era sempre così. Quando pensavo di essere sola, che nessuno potesse capirmi, arrivava lui e mi dimostrava ancora una volta che era lui quello giusto. Lui, e basta.
Sorrisi “Sai Edward io invece non la immagino così”
Si voltò a guardarmi sorpreso “Perché no? Sembri tu da piccola”
Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai “Perché non ha niente di te”
Non c’era altro da dire. Il suo braccio strinse la mia vita, portandomi contro il suo petto e le sue labbra si posarono sulle mie.
No, non avevo più dubbi. Un giorno, forse, avremmo pensato all’adozione, e avremmo preso in cura un piccolo bambino come se fossimo i suoi genitori, ma in quel momento, non riuscivo a immaginare un bimbo senza qualcosa di Edward, magari i capelli, o il taglio degli occhi. In quel momento, straordinariamente, non riuscivo a immaginare un bimbo senza qualcosa di mio.
Ed era giusto così.
  
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