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Autore: Francibella    23/06/2011    1 recensioni
Ted c'è sempre stato per Vic, che ha sempre avuto una cotta per lui. Ma il tentativo della ragazza di essere una piccola copia della madre, li ha allontanati. Solo la vera Vic, la sua Vic, può riconquistarlo!
«Secondo te cosa faceva il primo uomo sulla terra?»
«Era da solo, Vic, cosa vuoi che facesse? Al massimo una partita a solitario.»
«Ted, sono seria. Insomma da soli non si può fare niente, no? Allora cosa faceva?»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Cosa faceva il primo uomo sulla terra?

«Secondo te cosa faceva il primo uomo sulla terra?»
«Era da solo, Vic, cosa vuoi che facesse? Al massimo una partita a solitario.»
«Ted, sono seria. Insomma da soli non si può fare niente, no? Allora cosa faceva?»
 
 
 
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Quando nasce un bambino da due persone particolari, ma completamente diverse tra di loro, tutti i familiari si chiedono a chi somiglierà. E appena il piccolo – inconsapevolmente – fa qualcosa tutti sono pronti ad asserire “Tutto sua/o madre/padre”. Ted Lupin era figlio di due persone diametralmente opposte, ma entrambi speciali e particolari. Sua nonna, la sua unica famiglia, non si era mai domandata a chi assomigliasse, sapeva che l’avrebbe amato comunque. Aveva amato suo marito, nato babbano, sua figlia, Metamorfomagus e pasticciona, e anche suo genero, un lupo mannaro. Non le interessava come sarebbe cresciuto suo nipote. Ma tutto il resto della famiglia acquisita era molto interessato. Le scommesse erano partite subito, ma a diciassette anni compiuti, tutti erano molto orgogliosi di Teddy.
Volendo analizzarlo nel dettaglio si potrebbe dire che Teddy aveva il cervello e l’assennatezza del padre, un po’ della goffaggine della madre,  il coraggio e l’abilità nel Quidditch del padrino. Considerando poi che era un Metamorfomagus, erano tutti in perfetta parità. Dal nonno – dicevano – aveva preso la dote di risultare subito simpatico a chiunque lo conoscesse e dalla nonna un cuore grande.
Tutti volevano bene a Ted, nessuno escluso. Aveva innumerevoli amici in tutta la scuola, indipendentemente dalla casa di appartenenza, ed un numero elevato – troppo secondo alcuni – di ragazze ai suoi piedi.
L’unica cosa inspiegabile nella vita di Ted Lupin era lei, Victoire Weasley. Amici di infanzia, ancora molto uniti, ma totalmente diversi. Nella vita vera le ragazze come Victoire non passano del tempo con i ragazzi come Ted. La bella altera e austera e il buffone della classe. Victoire non dava confidenza a nessuno. Aveva pochissime amiche e con le sue altre compagne nemmeno parlava. Teneva il più lontano possibile le persone, soprattutto i ragazzi. L’unica cosa che stonava nella vita della giovane Weasley era lui, Ted Lupin, per il quale aveva una cotta da quando era solo una bambina. Sapeva che quello era l’ultimo anno che avrebbero passato insieme ad Hogwarts, poi lui avrebbe preso la sua strada e lei – ne era sicura – sarebbe stata solo il ricordo di un tempo che non c’era più. Nonostante questo Vic non aveva mai fatto nulla per conquistare Ted; inconsapevolmente aspettava che fosse lui a dichiararsi, perché viveva nella fervida convinzione – frutto di ciò che sua madre le aveva inculcato – che fossero i ragazzi a doversi dichiarare. Per questo motivo si limitava a guardare si sfuggita Teddy quando camminava per i corridoi. Il fatto è che la ragazzina era sicura che la sua fosse solo una semplice cotta adolescenziale ed era certa che se avesse lasciato stare le sarebbe passata presto. E lei voleva che le passasse, perché l’amicizia senza amore è molto più bella! Inoltre era convinta che Teddy non avrebbe mai potuto amarla, perché lei sarebbe rimasta sempre e solo Vic l’amica d’infanzia. Dopotutto era solo una stupida cotta adolescenziale.
 
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«Ted, cosa c’è qui?»
«Lo stomaco»
«E se mi fa male cosa vuol dire?»
«Hai mangiato troppi biscotti»
«Oppure?»
«Hai preso freddo?»
«Oppure?»
«Hai le farfalle nello stomaco»
«Oddio Ted! È grave? Perché dovrei avere delle farfalle nello stomaco? »
«Perché sei innamorata, sciocchina!»
 
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«Vic, puoi per favore smetterla di osservarti allo specchio?» Non si era nemmeno accorta che Lisa sua migliore amica e compagna di stanza fosse appoggiata al suo letto dietro di lei. «Sei bella, come al solito, hai paura di aver messo su un grammo?»
«Ti sembro malata?»
«No, sei bellissima come al solito!»
«Mi fa male lo stomaco.»
«Può capitare! Ti starà per venire il ciclo.»
«No, mi fa male lo stomaco, non la pancia.»
«Avrai mangiato troppo …»
«Sono innamorata.»
«Bene. È una bella cosa. Lui chi è?»
«Non è una bella cosa. Lo amo da sempre. Ma me ne sto rendendo conto solo ora …»
«Vic, vuoi monologare o vuoi un consiglio?» La bionda non emise alcun suono, cosa che indusse la sua migliore amica ad avvicinarsi. «Ce ne hai messo di tempo ad accorgertene.»
«Tu lo sai?»
«Assolutamente si.»
«Da quanto?»
«Da sempre, Vic. Ma l’ho capito quando al secondo anno non hai parlato per un settimana dopo che lui si era messo con quella Tassorosso.»
«Si, lì sono stata un po’ esagerata. Perché io non l’ho capito?»
«Forse … dico solo forse … perché eri un po’ presa da altri pensieri.»
«Tipo?»
«Sei sicura di volerlo sapere?»
«Vai Lisa dammi il colp0o di grazia.»
«Magari … » la mora indugiò un secondo, poi pensò che la sua migliore amica era abbastanza forte per affrontare la verità dura e cruda. «Non ti sei accorta dell’effetto che ti fa Ted perché eri troppo occupata ad essere una piccola Fleur, ad essere sempre perfetta, sempre distaccata, sempre in ordine, sempre inespressiva, sempre controllata. Soprattutto quest’anno. Hai praticamente rinnegato ogni tuo piccolo spruzzo di vitalità degli anni scorsi. Sai che ho sempre apprezzato tua madre, è una donna fantastica, ma di Fleur ne basta una al mondo. Ora, non per girare il coltello nella piaga, ma da quest’anno – cioè da quando sei proprio diventata una piccola Fleur – Ted si è un po’ allontanato, però sei assolutamente in tempo per recuperarlo.»
«Cosa devo fare, Lisa?»
«Sii te stessa, sii la Vic che ha conosciuto da bambino, quello che lo faceva sempre ridere con le sue domande un po’ … curiose.»
«Ero una bambina, tutte le bambine fanno domande inopportune.»
«Io pensavo all’anno scorso! Comunque abbiamo bisogno di un piano.»
 
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«Ted, andiamo a fare un pupazzo di neve?»
«Credevo che tua madre te lo avesse impedito.»
«Si, ma lei non c’è ora. Le nostre nonne sono impegnate, non ci diranno nulla.»
«Ci bagneremo»
«Poi ci asciughiamo»
«Finirà che faremo una battaglia di neve»
«Ci si diverte!»
«Mia nonna mi darà la colpa, dirà che avrei dovuto pensarci io, perché sono più grande di te!»
«Me la prenderò io, la colpa. Promesso! Ti prego Ted, vieni a giocare con me!»
«C’è la figlia dei vicini, ha la tua età ed è sempre sola, perché non lo chiedi a lei?»
«Ma io voglio giocare con te. Solo con te.»
«Anch’io Vic, volevo solo sentirmelo dire!»
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«Ciao Vic»
«Ciao Ted.»
«Cosa fai?»
«Guardo la neve cadere» Ted guardò la ragazza piacevolmente sorpreso. Era una risposta tipica della vecchia Victoire. Della sua Vic. Non di quella nuova, della piccola Fleur che ora si aggirava per i corridoi. «Non trovi che sia una cosa bellissima? Lo sapevi che ogni fiocco è diverso da un altro?»
«Devo averlo sentito dire in giro …»
«Me lo hai detto tu, vero? Probabile, tutto quello che so me lo hai insegnato tu.»
«Beh è stato un buon compromesso. Anche tu mi hai insegnato tante cose.»
«Tipo?»
«L’educazione, come mangiare composto, a ballare, a fare una treccia, come consolare qualcuno che piange e … »
«Sono tutte cose noiose, no? Tu pensi che io sia noiosa?»
«No, certo che no! Sono cosa interessanti!»
«Si ma quello che mi hai insegnato tu è molto più divertente.»
«Tipo? Cosa ti avrei insegnato io?»
«Ad usare la scopa, a giocare a Quidditch, come arrampicarsi sugli alberi, un sacco di incantesimi utili per nascondere un piccolo disastrino, a prendermi meno sul serio – anche se questo non ti è venuto proprio bene – e mi hai raccontato un sacco di cose, informazioni di servizio e curiosità. Sono cose fighe, come te. Non noiose come me.»
«Anche figo te l’ho insegnato io!»
«Grazie, Ted, rigira pure il coltello nella piaga.»
«Andiamo Vic, lo sai anche tu che non è vero. Tu mi hai insegnato una cosa importantissima, ma non me l’hai fatta dire prima.»
«Sentiamo che cosa?» Un sorriso malandrino comparve sul viso del giovane Lupin
«L’amicizia. Mi hai insegnato ad essere un amico, uno buono, spero.»
«Il migliore» Sussurrò lei fiondandosi nelle braccia di Ted.
Per il momento lui poteva ritenerla solo una buona amica, ma lei aveva appena cominciato a giocare e la partita era ancora aperta.
“Ti conquisterò, Ted. Ti dimostrerò che la vera Vic, quella che piace a te, c’è ancora. Mi amerai, come ti amo io.”
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«Ted, mi è finito l’aquilone sull’albero.»
«Mi dispiace, possiamo comprarne un altro.»
«Ma quello me l’hai regalato tu al mio compleanno!»
«Va bene, andiamo a recuperarlo. Prendo la scopa»
«Voglio imparare anch’io ad andare sulla scopa!»
«Non puoi, Vic.»
«Solo perché sono una femmina? Io sono brava come un maschio …»
«Sei molto più brava di un maschio, ma sei troppo piccola. Quando sarai un po’ più alta.»
«Ma io ho sei anni!»
«Ti prometto che quando compirai sette anni, te lo insegnerò!»
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Victorie aveva sempre adorato andare sulla scopa, sebbene questo fosse un po’ in contrasto con la sua immagine da ragazza perfettina. Lo aveva sempre adorato da quel pomeriggio di inizio Maggio, quando Ted era comparso nel giardino di Villa Conchiglia con un regalo per lei. Compiva sette anni e aspettava quel giorno da diversi mesi. Teddy le aveva promesso che le avrebbe insegnato a volare. Aveva portato una vecchia scopa che aveva trovato in casa – così aveva detto – per insegnarle. Era caduta innumerevoli volte, tanto che nonna Molly aveva seriamente temuto per lei. Prima di andare a letto, per settimane, aveva contato i lividi con suo padre. Ma era determinata a farcela. In meno di un mese cavalcava la scopa meravigliosamente. Alla fine Ted le aveva detto che poteva tenerlo, quel vecchio manico di scopa. Era stata felicissima, fino a quando suo padre, mettendolo a posto aveva trovato due lettere incise. N.T. come Ninfadora Tonks. L’aveva obbligata a restituirla a Teddy. Il suo amico le aveva detto che poteva tenerla, ma Bill era stato irremovibile. I suoi genitori le avevano regalato un’altra scopa, più nuova, più bella, ma non era quella di Ted, però capiva che dopotutto era un ricordo di sua madre, era giusto che la tenesse lui.
Dopo un’ora abbondante di volo, scese sulle rive del lago, dove si abbandonò sull’erba.
«Ti piace ancora volare, eh?»
«Mi è sempre piaciuto.»
«Di recente mi sembrava che  …»
«Ho avuto una piccola crisi di identità, di recente.» La genuina risata di Ted la costrinse a voltarsi verso di lui. Era una calamita per lei, soprattutto quando rideva. Quelle fossette che gli comparivano ai lati della bocca, le facevano desiderare solo di baciarlo.
«Bella scopa, Vic, hai sempre le cose migliori.»
«Me l’ha regalata mio padre, ma non mi trovo tanto bene. Pensò che la lascerò a Dom.»
«Sai è difficile trovare una scopa con cui ci sia … feeling. So che può sembrare una cosa stupida, ma secondo me è come per le bacchette.»
«Sono d’accordo. Tu l’hai trovata, Ted?»
«Sì, assolutamente sì. Questa che mi ha regalato zio Harry è perfetta. Tu non l’hai ancora trovata?»
«Io … » valutò l’ipotesi di dire la verità a Ted, ma la scartò subito. «no, purtroppo no.»
«Vic, non mentirmi.» Odiava come lui riuscisse a leggerle dentro con un solo sguardo.
«Forse.»
«Quale? Dov’è finita?»
«Ted, lascia stare, è meglio così.»
«Era … era quella di mia madre?» Il silenzio della ragazza fu correttamente interpretato come un assenso. «Perché me l’hai ridata, allora?»
«Mio padre … »
«Io te l’avevo regalata perché … perché eri la mia migliore amica, non mi serve la scopa di mia madre, sta lì nello sgabuzzino!»
«Ted … io avrei voluto tenerla, davvero, però mio padre e mia madre … mia madre …» Teddy le passò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli, per farle capire che il discorso era caduto. Andare avanti sarebbe stato inutile.
«Grazie Ted» disse lei con un tono di voce acido «per avermi spettinata»
«Oddio, adesso chissà cosa penserà il Victoire Weasley Fan Club.»
«Ah ah ah divertente. Non esiste.»
«Certo che esiste. Guarda qua.» le allungò una spilla con la sua faccia e la scritta V.W. Fan Club. «Che il cielo non voglia che tu venga spodestata dal tuo ruolo di ragazza perfetta. Ti pettino immediatamente.» Vic pensò che Ted scherzasse, ovviamente. Invece lui la fece sedere tra le sue gambe e iniziò a dividerle i capelli in tre grandi ciocche.
«Vuoi davvero farmi una treccia?»
«Assolutamente sì! Ho ancora un elastico che mi hai dato tu qualche tempo fa.»
«Fa vedere.» la ragazza esaminò con attenzione l’elastico, prima di restituirlo all’amico con fare stizzito. «Non è mio. È di un’altra.»
«Sicura?»
«Probabilmente il mio l’hai perso.»
«No, è vero, il tuo l’ho messo da un’altra parte! Questo dev’essere quello di Camille Baston.»
«Perché hai l’elastico di Camille Baston?»
«Giochiamo a Quidditch insieme, hai presente? Mi serviva un elastico l’altro giorno e lei mi ha dato il suo. Comunque dubito che ne sentirà la mancanza. Stai ferma e fammi finire.» Il tocco di Ted sulla sua testa era morbido. Era una situazione davvero piacevole, le sembrava che le stessero facendo un massaggio in testa e in più era letteralmente appoggiata a Ted. Quando lui finì, lei non accennò a spostarsi, anzi si appoggiò di più. «Visto? Anche quello che mi insegni tu è utile!»
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«Quel ragazzo è una promessa del Quidditch! Diamine Harry, devi avere dei geni in comune con te!»
«Non so, Bill, non ero così bravo alla sua età.»
«Non sapevi nemmeno di essere un mago! Ma sei stato il Cercatore più giovane che sia mai stato scelto. Comunque Ted lo vedo meglio come Cacciatore. Tu che dici?»
«Non so … Anche come Battitore potrebbe avere della stoffa. Però in fin dei conti ha solo dieci anni, ha tempo.»
«Papi, anch’io voglio giocare a Quidditch.»
«Vic, hai appena imparato a cavalcare la scopa!»
«Potrei essere brava, perché anche le ragazze …»
«Le ragazze sono molto meglio dei ragazzi, Vic. La mia Ginny era decisamente una delle migliori.»
«Mamma non sarebbe contenta se giocassi a Quidditch, vero papà?»
«Se tu sarai felice, lo saremo anche noi. Però non devi giocare a Quidditch solo perché lo fa Ted, ok?»
«Ma se lui poi diventa bravo, se ne andrà e mi lascerà qui da sola.»
«Non lo farà mai, Vic, fidati di zio Harry. Anche Ginny ha giocato professionalmente, ma ci siamo sposati lo stesso. E poi, piccola mia, batterai qualsiasi ammiratrice, sarai sempre la sua preferita.»
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Mentre si agitava sugli spalti, seguendo Ted con gli occhi, Vic non poteva fare a meno di pensare a quanto avrebbe voluto che le parole di zio Harry fossero vere. Non era ancora certa che esistesse un suo Fan Club, ma di certo anche Teddy aveva il suo nutrito gruppo di ammiratrici. Oche. Gallinelle. Ragazze senza un minimo di dignità che esultavano ogni santissima volta che Ted toccava la Pluffa. Odiose. Spesso si chiedeva perché non avesse fatto il provino. Non era male a giocare a Quidditch, certo non era ai livelli di sua zia Ginny, ma se la cavava. In fondo sapeva che avrebbe deluso sua madre. E suo padre poteva ancora confidare il Louis. Era giusto così, il suo posto non era lì sul campo. Era sugli spalti a fare il tifo per il suo Ted. Perché Ted non era di nessuna Kler McDonald o Luane Thomas. Finalmente il Cercatore della squadra di Ted prese il Boccino, decretando così la fine della partita. Vic si precipitò giù dagli spalti, senza aspettare Lisa, che era troppo impegnata a fare gli occhi dolci al cronista. Vide la squadra perdente sfilare sotto i suoi occhi e dirigersi abbattuta verso gli spogliatoi. La squadra di Ted si attardava a ricevere i complimenti di tutti i compagni di casa. Lui era circondato da una miriade di ragazzine adoranti. Vic desiderò lanciare a tutte un Anatema. Aveva già deciso di andarsene, quando lui si accorse di lei. In quel momento – notò Vic con piacere – il suo sorriso si allargò ancora di più, rivelando del tutto quelle deliziose fossette che tanto la facevano impazzire.
«Cosa ci fa una ragazza come te in un posto del genere?»
«Io gioco a Quidditch. Perfettamente.» Sapeva di mentire, ma era anche consapevole di essere al centro dell’attenzione, tutti la osservavano, voleva sapere cosa ci facesse la perfetta Victoire Weasley al campo di Quidditch.
«Lo so; giochi anche meglio di me.» Il giovane si avvicinò velocemente alla ragazza, senza smettere di sorridere. «Non ti congratuli nemmeno?»
«Hai fatto il tuo dovere.»
«Sei tremenda, Vic, non ti smentisci mai.» Detto questo abbandonò la scopa e strinse Vic tra le braccia, così forte da sollevarla da terra, ma prima di perdersi nell'abbraccio del ragazzo, Vic fece in tempo a notare che all'inizio del suo manico di scopa c'era un elastico, che assomigliava in maniera impressionante a quello che lei aveva dato a Ted qualche tempo prima.
«Ted!»
«Dì che sono stato bravo.»
«No!»
«Dillo!»
«Ok, sei stato il migliore, come sempre, ma ti prego mettimi giù.» Ted la fece scendere un po’, lasciandola comunque sui propri piedi, in modo che fossero alti quasi uguali.
«Anche tu sei la migliore. Anzi sei la mia preferita. E lo sarai sempre.»
Lì tutta la lucidità di Vic venne meno, perdendosi negli occhi – oggi nocciola – di Ted.
 
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«Non voglio prendere lezioni di danza, mamma. Voglio giocare a Quidditch!»
«Oh mon dieu! S'il te plaît! Tu es une fille! Sei una ragazza! Non dire sciocchezze! Prenderai lezioni di danza. »
«Allora anche Ted le prenderà con me!»
«Victoire!»
«Vic, tesoro, quello che la mamma intende dire è che non possiamo scegliere noi per Andromeda.»
«Teeeeeeeeeeeeeeed, prendi lezioni di danza con me, ti prego!»
«Figo! Va bene. Cos’è danza esattamente?»
 
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Si erano sempre spalleggiati, loro due. Ogni volta che una aveva un problema, l’altro c’era. In realtà era sempre lei a chiedere l’aiuto di Teddy, ma a lui non pesava affatto; anzi era sempre felice di aiutarla. A due settimane dal ballo, era diventato impossibile girare per i corridoi della scuola con Ted. Le ragazze trovavano i più disparati modi per trovarsi a stretto contatto con lui. Gli andavano addosso apposta, gli lanciavano incantesimi, tutto per potersi presentare nella speranza che lui le invitasse.
«Ted, non puoi invitarne una e basta?»
«Di cosa? A cosa? Quando?»
«Al ballo! Così smetterebbero di importunarci, non riesco nemmeno a finire una frase! E inoltre mi permetto di farti notare che da un po’ di tempo Vic … non è che ti eviti, ma diciamo che pare infastidita da tutte queste attenzioni che ricevi.»
«Davvero?» Gli occhi del giovane Lupin si illuminarono. Il suo migliore amico annuì. «Invitane una qualsiasi e basta!»
«Io non inviterò una ragazza qualsiasi! Inviterò una ragazza speciale!»
«Dove?» Una chioma bionda li raggiunse in quel momento. Seguita dall’immancabile Lisa.
«Ciao Vic, al ballo. Stavo giusto dicendo a Ted di decidersi! Perché questa situazione è insopportabile.»
«Quale situazione?» Domandò Vic con una fintissima espressione curiosa. Sapeva perfettamente a cosa Tim si riferisse.
«Tim dice che le ragazze fanno di tutto per farsi invitare da me, ma lo fanno inutilmente. Io so chi voglio invitare. Ora scusate, ma siamo attesi in classe. Ciao ragazze!»
«Hai sentito? Ha già deciso chi invitare! E farà un’ottima figura al ballo solo grazie  a me! Dannazione!»
«Non ti deprimere, Vic, non è ancora detto l’ultima parola.»
«Apprezzo sinceramente il tuo ottimismo, Lisa, però stavolta  andata.»
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«Signorina Weasley! Signor Lupin! Se non la smettete di chiacchierare vi sbatto fuori!»
«Scusi Miss Bussell.»
«Sareste i migliori se la smetteste di chiacchierare. Impegnatevi di più! Siete molto affiatati in pista! Signor Lupin conduca la signorina Weasley come ho mostrato prima. Signorina non si distragga. Non rida! Signor Lupin non la faccia ridere! La schiena dritta. Oh! Finalmente.»
«Non è male questa danza, sai Vic? Devo ringraziare tua madre, mi piace.»
«Ti piace?»
«A me sì. A te no?»
«Se piace a te, piace anche a me.»
«Basta, la lezione finisce qui. Lupin, Weasley da me. Dovete finirla di parlare tutto il tempo! Però non siete male. Questo è il numero di una scuola più seria dove continuare se foste interessati.»
«Grazie Signora Bussell, noi …»
«Sisi grazie, adesso noi dobbiamo andare,vero Ted?»
«Perché mi hai trascinato via così?»
«Non ho intenzione di dirlo a mia madre, non voglio fare danza. Quindi ora buttiamo il bigliettino e non ci pensiamo più. Ok?»
«Come vuoi!»
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«Hey Vic! Che fai?»
«Leggo Ted, tu?»
«Scappo da una pazza, niente di che. Tim mi ha detto che hai detto di no al figlio del ministro.»
«Non mi piace, non voglio andare al ballo con lui.»
«Era un po’ abbattuto.»
«Non è il primo a prendere un rifiuto, sopravvivrà.»
«Da come parli sembra che ci sia abituata anche tu.»
«Forse.»
«Hai invitato qualcuno che ti ha detto di no?»
«Non l’ho invitato, ma dubito che me lo chiederà lui.»
«Ti piace?»
«No, solo so che è un ottimo ballerino e speravo che ...»
«Vuoi venire al ballo con me?» Ted interpretò a torto il silenzio che seguì come un rifiuto. «Scusa non era il momento …»
«Sì, voglio venire al ballo con te. Ci vediamo domani!»
Ted Lupin non poteva credere di aver appena invitato Victoire Weasley al  ballo. E soprattutto non poteva credere che lei avesse detto di sì.
La sera del ballo, Vic non era mai stata così nervosa. Camminava avanti e indietro in camera sua. Lisa aveva deciso di lasciar perdere ogni tentativo di conversazione. La ragazza era troppo agitata e continua a blaterare cose tipo: “Non è detto che gli piaccia, solo perché mi ha invitata…” Per poi contraddirsi e così via, per una lunghissima ora.
«Sei pronta, Vic? Andiamo?»
Quindici minuti dopo Lisa si avviava verso la Sala Grande al braccio del suo accompagnatore. Ted era in ritardo, era una cosa normale, molto da lui; ma Vic si fece venire lo stesso una crisi di nervi.
«Scusami tantissimo Vic, io …» il tono di Ted era davvero dispiaciuto, Vic si girò lentamente e ancora più in ansia. Scusarsi così tanto per un banale ritardo. Appena si ritrovarono faccia a faccia entrambi ammutolirono. Vic non poté fare a meno di trattenere un sorriso: Ted non era riuscito ad allacciare il papillon, per quello era in ritardo. Lui, dal canto suo, non riusciva a dire nulla, abbagliato dalla bellezza della ragazza. Vic si allungò sulle punte per allacciare il farfallino al ragazzo.
«Sei bellissima» le sussurrò lui a pochi centimetri del suo volto, facendola arrossire violentemente.
 
«Danzi ancora bene come quando eravamo bambini.»
«Grazie.»
«Sono io che dovrei ringraziare te.»
«Davvero?»
«Ci sei sempre per me.»
«Quindi io ho tipo un bonus?»
«Cosa vuol dire?»
«Ti ho aiutata più volte di quante abbia fatto tu. È questo che stai dicendo, giusto?» Vic annuì, senza capire dove lui volesse andare a parare. «Bene, quindi ho un bonus, una sorta di merito o no?»
«Sì, in linea teorica. »
«Dunque mi gioco tutto il bonus oggi. Promettimi che qualsiasi cosa farò, tu non mi lancerai un incantesimo.» L’immagine di Ted avvinghiato a Lisa la colpì all’improvviso.
«Pr … Promesso.» Il solito sorriso malandrino comparve sul volto di Ted, che piano piano si abbassò fino al viso della ragazza e appoggiò le proprie labbra sulle sue. Vic era troppa incredula per rispondere al bacio. Rimasero qualche secondo in quella posizione, finché finalmente lei schiuse le labbra. Fu il bacio più dolce della sua vita. Tutti gli altri scomparvero all’improvviso, nulla aveva più importanza, se non Ted, le sue labbra sulla sua bocca, le sue braccia intorno a lei.
«Ted» sussurrò lei dopo che lui si fu staccato.
«Scusa Vic, dovevo farlo. Avevo un bisogno fisico e psicologico di baciarti.»
«Lo sai che questo ti fa conquistare altri punti bonus? Perché desideravo che tu lo facessi da un po’ troppo tempo!»
«E se facessimo che siamo pari?»
«Pari!» disse lei sorridendo prima di baciarlo di nuovo.
 
 
 
 
«Siamo la coppia dell’anno.»
«Me l’hanno detto.»
«Non dovresti passare così tanto tempo con me, Ted.»
«Perché? Paura che i tuoi ammiratori si ingelosiscano?»
«Hai i M.A.G.O. quest’anno! Devi studiare!»
«Sono tra molti mesi, Vic. E poi anche tu hai i G.U.F.O. Di tempo per studiare ne avremo, promesso.» Rimasero in silenzio per un po’ in riva al lago Nero. Nella stessa posizione di qualche tempo prima, quando lui le aveva fatto la treccia. Sembrava passata un’eternità. Le sembrava di essere sempre stata con Ted, tanto era naturale essere la sua ragazza. «Tu hai detto che io ci sono sempre stato, ti ho sempre aiutata, ho sempre risposto ai tuoi dubbi e robe del genere, vero?» Vic annuì perplessa. «Non è vero. Una volta mi hai chiesto cosa facesse il primo uomo sulla terra e io non avevo saputo rispondere.»
«Mi ricordo. Avevo letto un libro e mi era venuta spontanea quella domanda.»
«Ora so rispondere.»
«Illuminami»
«Nulla, perché un uomo senza la sua metà, senza la sua donna non è nulla. L’uomo e la donna sono stati creati nello stesso momento e allo stesso modo, per essere pari e compagni. Diversi e uguali allo stesso modo. Rivali, ma in continua ricerca l’uno dell’altra. Non ci è stato un primo uomo, ci sono stati un primo uomo e una prima donna. E si sono amati subito, senza bisogno di scoprire il fuoco o la ruota. Perché non abbiamo bisogno che ci venga insegnato. Io ti amavo già quando avevo otto anni, senza sapere nemmeno cosa fosse l’amore. E da allora ti ho sempre amata.»
«Io sento le farfalle nello stomaco da quando ho sei anni! Ti amo Ted.»

   
 
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