Ci
sono amori che ti danno la forza di vivere, di andare avanti, che
sono la luce che illumina il cammino nei momenti più bui. Ci
sono amori da poemi epici, da romanzi di seconda o forse terza
categoria. Amori da film, quelli che commuovono le signore che
soffiano tutto il loro dispiacere in un fazzoletto di stoffa con le
iniziali del loro nome ricamate sopra. Poi, ci sono amori come il
loro, che non era niente di tutto ciò e al contempo era
tutto.
Una logorante assuefazione senza inizio e senza fine, che da tempo li
portava a comportarsi come due sciocchi, incuranti dei pericoli a cui
andavano in contro.
«Charles»
disse stancamente Erik, accarezzandogli i capelli e tirando le
coperte per coprire il suo corpo «Non possiamo continuare in
questo modo, te ne rendi conto? Prima o poi qualcuno ci
scoprirà.»
Il
professore serrò le labbra, poi deglutì a vuoto,
in
maniera completamente silenziosa. Guardò davanti a
sé
senza pensare a nulla per qualche istante, poi, quando le carezze del
compagni si fecero più insistenti, disse: «Lascia
che lo
scoprano. Non diranno nulla. Cosa dovrebbero dire? La loro vita non
è
coinvolta in tutto questo.»
«Sai
che hai ragione, ma sai anche che sbagli a parlare
così»
sbuffò l'altro, afferrandogli un polso e toccando
gentilmente
la sua pelle. Sentiva le vene pulsare velocemente sotto i suoi
polpastrelli – lui non poteva leggere il pensiero, ma non era
difficile capire che l'altro era molto nervoso. «Siamo due
uomini, Charles. Le persone non lo accettano.»
«Per
questo dovrei fingere di non essere ciò che
sono?!»
sbottò il professore.
«Non
è quello che fai da tutta la vita? Fingi di non essere
diverso
solo perché la tua abilità non è
qualcosa di
visibile! Ti immischi tra gli umani e fingi di comprenderli, mentre
in realtà sezioni le loro menti ed estrapoli ciò
che ti
serve!»
Charles,
con uno scatto improvviso, si mise a sedere e guardò
freddamente l'altro. «Nascondere è diverso da
fingere.
Posso nascondere la mia abilità e questo amore come ho
sempre
fatto, ma non posso dimenticarlo o far finta che non esista. Con la
stessa naturalezza con cui posso leggere nei tuoi pensieri se lo
desidero, io ti amo. Non è una cosa che ho scelto,
è
una cosa che è successa è basta.»
«Cosa
dirai a tua sorella se-»
«Cosa
le dirò? Cosa le dirai tu.
Non penso che ci metteresti troppo tempo a consolarla o a farle
passare il trauma, hai molta dimestichezza nell'infilarti dei letti
delle persone quando ti senti in colpa per qualcosa.»
tutto quello che sentì dopo aver detto quella frase, su uno
spostamento repentino d'aria, la schiena premuta contro il materasso
e il respiro di Erik sulle labbra. Rimasero a fissarsi per attimi
interminabili, poi l'altro sussurrò sulle labbra del
professore «Sai
che non è
vero, che non è così.» lo
baciò piano,
delicatamente, sperando di calmare Charles almeno un po'.
Ma
il professore aveva un fuoco che divampava all'altezza del petto,
indomabile e inaspettato. Ed Erik non poteva spegnerlo.
Non
so cosa sia. Non importa, avevo voglia di scriverla e basta. Kisses.