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Autore: AliceIsola    08/03/2006    6 recensioni
L'argomento è un pochino delicato,anche se è molto velato, il tema è l'anorressia, spero di averlo reso abbastanza bene
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Dovrebbe essere una one-

Dovrebbe essere una one-shot ma chissà... siate clementi vi prego perchè è la prima che scrivo! L'argomento è abbastanza delicato ...

SOLO TRISTEZZA
Freddo, sempre troppo freddo, qualunque cosa facesse, in qualunque luogo si trovasse sempre freddo. Ma non qualcosa di normale, una sensazione di malessere continuo, che andava ben oltre la percezione fisica di una temperatura troppo bassa per un corpo umano. Sempre così, in ogni situazione. Era sempre intirizzito, debole e stanco, sempre di più, ogni giorno che passava. Persino studiare, l'unica sua gioia, l'unica sua fonte di vita era diventato troppo faticoso. Eppure si ostinava a trascorrere tutto il tempo libero chino sui libri in biblioteca, senza preoccuparsi dell' orario, anzi soprattutto senza preoccuparsi dell' orario. Tre volte al giorno il suo cuore per un secondo cessava di battere, poi però riavutosi dallo spavento,riprendeva il suo battito normale.
Ore 7.00, l' esile figura camminava lentamente per il corridoio, dal dormitorio di Serpeverde, l' aula di trasfigurazioni appariva piu lontana di un luogo fantastico, eppure doveva farcela, l'importante era concentrarsi, raccogliere insieme le poche forze che ancora gli restavano e camminare, piano , lentamente, cercando di non crollare sotto il peso della borsa carica di libri che ogni mattina portava a tracolla. Pesante, era questa la parola giusta, pesante, troppo pesante, insopportabile! ''Non cela faccio'' sussurrò appena ,tra sè, il ragazzo, poggiando la cartella a terra e accasciandosi contro la parete. Per fortuna a quell'ora gli altri studenti erano ancora a colazione, non avrebbe sopportato di essere visto in quelle condizioni dagli altri, aveva già abbastanza problemi ad evitare le offese e gli scherzi che la maggior parte dei ragazzi (quelli della sua casa tutt'altro che esclusi) normalmente gli facevano, figuriamoci che gli avrebbero fatto se lo avessero visto così.
Un sospiro, fece appello più che alle su forze, al suo orgoglio , e riprese a camminare, pochi metri, fino alla scala del primo piano, doveva farcela, ''per fortuna che non ho divinazione!'' continuava a ripetersi nella mente per incoraggiarsi ''avrei dovuto farne cinque di rampe di scale!'' Un sorriso delicato gli comparve sulle labbra pallide, qualcosa di molto raro per quel ragazzo che non sorrideva mai, '' un ultimo sforzo!''
Le scale , chiuse gli occhi un attimo , poi più nell'incoscienza che consapevolmente iniziò a salire i gradini, ogni passo era dolore, i muscoli delle gambe sembravano non tenerlo in piedi , eppure dopo cinquantasei scalini, e tutti gli appunti dell'ultima settimana ripetuti nella mente , la porta dell' aula era lì davanti ai suoi occhi.
La porta era chiusa, probabilmente la professoresa Mc Granitt non era ancora arrivata,
così quasi meccanicamente aprì la borsa e tirò fuori un quaderno di appunti, con l'evidente intenzione di ripassare la lezione.
Gli occhi neri si volsero lentamente sulla minuta eprecisisima scrittura che ricopriva il quaderno, senza però leggere nulla, era stanco , un lieve capogiro lo costrinse ad appoggiars alla parete, era stanco , debole e stanco per la precisione, già percheè lui era sempre preciso, sempre perfetto in ogni cosa che faceva, qualunque cosa accadesse, qualunque cosa gli altri dicessero, qualunque cosa pensassero di lui...soprattutto quest'ultima riflessione lo fece sentire ancora peggio, un'altro debole sorriso gli illuminò il viso scavato, come aveva fatto a ridursi così? Ed erano solo al primo mese di scuola. Strano, quasi inconsciamente si ritrovò a pensare a come era arrivato a quel punto così miserabile, ma non riusciva a trovare una vera e propria causa scatenante, niente di davvero ecclatante, niente di diverso dagli anni scorsi, eppure ora si sentiva così...vuoto ,debole. senza vita.
Era arrivato a scuola, già quel 1° Settembre con quel carico di malinconia addosso, un pò per l'anno trascorso, tutt'altro che felice , (grazie sprattutto a quattro meravigliose persone), e per le vacanze ancora peggiori a casa, tanto da fargli sospirare il ritorno a scuola come una liberazione. Al confronto con casa sua, Howgards e i Malandrini, parevano il luogo più vicino al paradiso che il suo cuore potesse immaginare. Ma più si sforzava, più non gli veniva in mente nulla di così terribile...no, forse ...era cominciato tutto un paio di giorni dopo l'inizio della scuola, i quattro cretini gli avevano fatto l'ennesimo dispetto, niente di particolarmente originale, l'insegnante di turno aveva sedato gli animi e la cosa si era risolta per una volta senza problemi...almeno apparentemente...
All'ora di cena però qualcosa era successo...era arrivato un poco più tardi degli altri, si era attardato come al solito in biblioteca, si era seduto a tavola, di solito i suoi compagni di casa lo evitavano, preferivano parlare tra loro senza coinvolgerlo nei loro discorsi, e di questo di solito ne era grato . A differenza degli altri studenti, i suoi compagni di casa non lo prendevano in giro, preferivano il più delle volte ignorarlo, ricordandosi della sua presenza solo in occasione di interrogazioni e compiti in classe, per il resto lui era sempre stato trasparente...almeno fino a quella sera...non era stato nulla di particolare solo qualche commento idiota di uno dei fantastici quattro appreso chissà come in corridoio da una sua compagna di casa, che nel giro di pochi minuti era sulla bocca di tutto il tavolo.
Normalmente era abituato a passare senza curarsi di quello che diceva la gente intorno a lui, o quantomeno a fingere di farlo, gelo ed indifferenza erano gli unici sentimenti che trasparivano in quegli occhi più neri della notte, e che in realtà celavano solo due abissi di dolore e solitudine.
Non sapeva perchè si era sentito così ferito, probabilmente non eano state le parole dei suoi compagni , era forse solo la tristezza che si portava dentro ormai da tempo a farlo sentire così...la mattina dopo non era andato a colazione, non aveva voglia di vedere nessuno, aveva pensato di andare direttamente in classe, tantopiù che alle prime due ore aveva la sua materia preferita: Difesa contro le Arti Oscure, che sicuramente lo avrebbe tirato su di morale...cosa che invece contro ogni sua previsione non era accaduta,dopo le lezioni della mattina era andato in biblioteca restandoci ben oltre l'ora di pranzo...a cena era arrivato in ritardo, non aveva toccato quasi nulla e appena possibile se ne era tornato nella sua stanza nel dormitorio nella speranza che i suoi compagni restassero il più possibile nella sala comune pur di non vedere nessuno.
E così era cominciato lentamente, aveva preso a recarsi in sala mensa il meno possibile, e poi in qualche modo l'avere qualche ora di tranquillità durante la giornata era diventato piuttosto piacevole così da non accorgersi del pericolo in cui stava correndo. Lo specchi non era mai stato un suo grande amico, quindi non si era accorto più di tanto di quello che gli stava accadendo, cioè si era accordo che i suoi abiti erano diventati un pò più grandi, ma non ci aveva fatto troppo caso, era solo, non aveva nessuno attorno che gli importasse di lui e di come stava riducendo quel fisico già esile ,e poi il non sentire per un paio d'ore al giorno quell'insopportabile pressione sul cuore,lo faceva sentire più leggero, quasi bene...almeno fino a qualche giorno fa...non era mai stato forte fisicamente, fin da bambino era sempre stato esile e delicato , ma così mai. Ogni luogo a scuola era troppo freddo per lui .tutti nessuno escluso, di uscire nel giardino nemmeno parlarne, la lezione di Cura delle Ceature Magiche era stata più simile ad una tortura che al divertimento provato da tutti gli altri ragazzi, camminare per icorridoi o fare le scale era diventato troppo complicato, doveva fermarsi più volte, persino per fare pochi metri ,per riprendere fiato, e da un paio di giorni persino stare sui libri era diventato troppo faticoso...era arrivato a desiderare che la sera arrivasse presto per poter andare a dormire, l'unico momento della giornata in cui insieme alla tristezza svanivano freddo e stanchezza. Il suono della campanella lo strappò ai suoi pensieri, dal fondo del corridoio si sentivano le voci degli studenti diretti in aula, voci così allegre, senza pesieri come la sua non era mai stata e come forse non lo sarebbe stata mai... poi la vista che si abbassa, la debolezza che lo coglie,il quaderno che gli cade di mano, ...poi il vuoto, le voci intorno a lui si fanno concitate, una porta che sbatte, la professoressa Mc Granitt, (ma allora era in classe!)che si avvicina...''Severus cosa c'è? Cos'hai?'',il ragazzo sorride debolmente, è la prima volta che vede dolce il suo viso,
''Professoressa...'' la sua voce è meno di un sussurro''Aiuto...''
La donna lo prende gentilmente tra le braccia, rabbrividisce nel sentire quanto il suo corpo sia leggero...''Oh Severus!Perchè non me ne sono accorta prima'', poi si volta alla classe e con il suo proverbiale tono che non ammette repliche, io vado da madama Chips qualcuno di voi vada chiamare il preside in aula magna, altro che preparativi per Halloween e ditegli di venire da me, sono in infermeria!
Dopo di che con il ragazzo tra le braccia scese le scale.


Scusate se non è una gran cosa, ma è la mia prima fanfictions, per questo siate clementi, se poi voleste scrivere una piccola recensione ve ne sarei davvero grata! Baci by Alice Isola

  
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