Dovrebbe essere una one-shot ma chissà... siate clementi vi
prego perchè è la prima che scrivo! L'argomento è abbastanza
delicato ...
SOLO TRISTEZZA
Freddo, sempre troppo freddo, qualunque cosa facesse, in
qualunque luogo si trovasse sempre freddo. Ma non qualcosa di
normale, una sensazione di malessere continuo, che andava ben
oltre la percezione fisica di una temperatura troppo bassa per un
corpo umano. Sempre così, in ogni situazione. Era sempre
intirizzito, debole e stanco, sempre di più, ogni giorno che
passava. Persino studiare, l'unica sua gioia, l'unica sua fonte
di vita era diventato troppo faticoso. Eppure si ostinava a
trascorrere tutto il tempo libero chino sui libri in biblioteca,
senza preoccuparsi dell' orario, anzi soprattutto senza
preoccuparsi dell' orario. Tre volte al giorno il suo cuore per
un secondo cessava di battere, poi però riavutosi dallo spavento,riprendeva
il suo battito normale.
Ore 7.00, l' esile figura camminava lentamente per il corridoio,
dal dormitorio di Serpeverde, l' aula di trasfigurazioni appariva
piu lontana di un luogo fantastico, eppure doveva farcela, l'importante
era concentrarsi, raccogliere insieme le poche forze che ancora
gli restavano e camminare, piano , lentamente, cercando di non
crollare sotto il peso della borsa carica di libri che ogni
mattina portava a tracolla. Pesante, era questa la parola giusta,
pesante, troppo pesante, insopportabile! ''Non cela faccio''
sussurrò appena ,tra sè, il ragazzo, poggiando la cartella a
terra e accasciandosi contro la parete. Per fortuna a quell'ora
gli altri studenti erano ancora a colazione, non avrebbe
sopportato di essere visto in quelle condizioni dagli altri,
aveva già abbastanza problemi ad evitare le offese e gli scherzi
che la maggior parte dei ragazzi (quelli della sua casa tutt'altro
che esclusi) normalmente gli facevano, figuriamoci che gli
avrebbero fatto se lo avessero visto così.
Un sospiro, fece appello più che alle su forze, al suo orgoglio
, e riprese a camminare, pochi metri, fino alla scala del primo
piano, doveva farcela, ''per fortuna che non ho divinazione!''
continuava a ripetersi nella mente per incoraggiarsi ''avrei
dovuto farne cinque di rampe di scale!'' Un sorriso delicato gli
comparve sulle labbra pallide, qualcosa di molto raro per quel
ragazzo che non sorrideva mai, '' un ultimo sforzo!''
Le scale , chiuse gli occhi un attimo , poi più nell'incoscienza
che consapevolmente iniziò a salire i gradini, ogni passo era
dolore, i muscoli delle gambe sembravano non tenerlo in piedi ,
eppure dopo cinquantasei scalini, e tutti gli appunti dell'ultima
settimana ripetuti nella mente , la porta dell' aula era lì
davanti ai suoi occhi.
La porta era chiusa, probabilmente la professoresa Mc Granitt non
era ancora arrivata,
così quasi meccanicamente aprì la borsa e tirò fuori un
quaderno di appunti, con l'evidente intenzione di ripassare la
lezione.
Gli occhi neri si volsero lentamente sulla minuta eprecisisima
scrittura che ricopriva il quaderno, senza però leggere nulla,
era stanco , un lieve capogiro lo costrinse ad appoggiars alla
parete, era stanco , debole e stanco per la precisione, già
percheè lui era sempre preciso, sempre perfetto in ogni cosa che
faceva, qualunque cosa accadesse, qualunque cosa gli altri
dicessero, qualunque cosa pensassero di lui...soprattutto quest'ultima
riflessione lo fece sentire ancora peggio, un'altro debole
sorriso gli illuminò il viso scavato, come aveva fatto a ridursi
così? Ed erano solo al primo mese di scuola. Strano, quasi
inconsciamente si ritrovò a pensare a come era arrivato a quel
punto così miserabile, ma non riusciva a trovare una vera e
propria causa scatenante, niente di davvero ecclatante, niente di
diverso dagli anni scorsi, eppure ora si sentiva così...vuoto ,debole.
senza vita.
Era arrivato a scuola, già quel 1° Settembre con quel carico di
malinconia addosso, un pò per l'anno trascorso, tutt'altro che
felice , (grazie sprattutto a quattro meravigliose persone), e
per le vacanze ancora peggiori a casa, tanto da fargli sospirare
il ritorno a scuola come una liberazione. Al confronto con casa
sua, Howgards e i Malandrini, parevano il luogo più vicino al
paradiso che il suo cuore potesse immaginare. Ma più si sforzava,
più non gli veniva in mente nulla di così terribile...no, forse
...era cominciato tutto un paio di giorni dopo l'inizio della
scuola, i quattro cretini gli avevano fatto l'ennesimo dispetto,
niente di particolarmente originale, l'insegnante di turno aveva
sedato gli animi e la cosa si era risolta per una volta senza
problemi...almeno apparentemente...
All'ora di cena però qualcosa era successo...era arrivato un
poco più tardi degli altri, si era attardato come al solito in
biblioteca, si era seduto a tavola, di solito i suoi compagni di
casa lo evitavano, preferivano parlare tra loro senza
coinvolgerlo nei loro discorsi, e di questo di solito ne era
grato . A differenza degli altri studenti, i suoi compagni di
casa non lo prendevano in giro, preferivano il più delle volte
ignorarlo, ricordandosi della sua presenza solo in occasione di
interrogazioni e compiti in classe, per il resto lui era sempre
stato trasparente...almeno fino a quella sera...non era stato
nulla di particolare solo qualche commento idiota di uno dei
fantastici quattro appreso chissà come in corridoio da una sua
compagna di casa, che nel giro di pochi minuti era sulla bocca di
tutto il tavolo.
Normalmente era abituato a passare senza curarsi di quello che
diceva la gente intorno a lui, o quantomeno a fingere di farlo,
gelo ed indifferenza erano gli unici sentimenti che trasparivano
in quegli occhi più neri della notte, e che in realtà celavano
solo due abissi di dolore e solitudine.
Non sapeva perchè si era sentito così ferito, probabilmente non
eano state le parole dei suoi compagni , era forse solo la
tristezza che si portava dentro ormai da tempo a farlo sentire
così...la mattina dopo non era andato a colazione, non aveva
voglia di vedere nessuno, aveva pensato di andare direttamente in
classe, tantopiù che alle prime due ore aveva la sua materia
preferita: Difesa contro le Arti Oscure, che sicuramente lo
avrebbe tirato su di morale...cosa che invece contro ogni sua
previsione non era accaduta,dopo le lezioni della mattina era
andato in biblioteca restandoci ben oltre l'ora di pranzo...a
cena era arrivato in ritardo, non aveva toccato quasi nulla e
appena possibile se ne era tornato nella sua stanza nel
dormitorio nella speranza che i suoi compagni restassero il più
possibile nella sala comune pur di non vedere nessuno.
E così era cominciato lentamente, aveva preso a recarsi in sala
mensa il meno possibile, e poi in qualche modo l'avere qualche
ora di tranquillità durante la giornata era diventato piuttosto
piacevole così da non accorgersi del pericolo in cui stava
correndo. Lo specchi non era mai stato un suo grande amico,
quindi non si era accorto più di tanto di quello che gli stava
accadendo, cioè si era accordo che i suoi abiti erano diventati
un pò più grandi, ma non ci aveva fatto troppo caso, era solo,
non aveva nessuno attorno che gli importasse di lui e di come
stava riducendo quel fisico già esile ,e poi il non sentire per
un paio d'ore al giorno quell'insopportabile pressione sul cuore,lo
faceva sentire più leggero, quasi bene...almeno fino a qualche
giorno fa...non era mai stato forte fisicamente, fin da bambino
era sempre stato esile e delicato , ma così mai. Ogni luogo a
scuola era troppo freddo per lui .tutti nessuno escluso, di
uscire nel giardino nemmeno parlarne, la lezione di Cura delle
Ceature Magiche era stata più simile ad una tortura che al
divertimento provato da tutti gli altri ragazzi, camminare per
icorridoi o fare le scale era diventato troppo complicato, doveva
fermarsi più volte, persino per fare pochi metri ,per riprendere
fiato, e da un paio di giorni persino stare sui libri era
diventato troppo faticoso...era arrivato a desiderare che la sera
arrivasse presto per poter andare a dormire, l'unico momento
della giornata in cui insieme alla tristezza svanivano freddo e
stanchezza. Il suono della campanella lo strappò ai suoi
pensieri, dal fondo del corridoio si sentivano le voci degli
studenti diretti in aula, voci così allegre, senza pesieri come
la sua non era mai stata e come forse non lo sarebbe stata mai...
poi la vista che si abbassa, la debolezza che lo coglie,il
quaderno che gli cade di mano, ...poi il vuoto, le voci intorno a
lui si fanno concitate, una porta che sbatte, la professoressa Mc
Granitt, (ma allora era in classe!)che si avvicina...''Severus
cosa c'è? Cos'hai?'',il ragazzo sorride debolmente, è la prima
volta che vede dolce il suo viso,
''Professoressa...'' la sua voce è meno di un sussurro''Aiuto...''
La donna lo prende gentilmente tra le braccia, rabbrividisce nel
sentire quanto il suo corpo sia leggero...''Oh Severus!Perchè
non me ne sono accorta prima'', poi si volta alla classe e con il
suo proverbiale tono che non ammette repliche, io vado da madama
Chips qualcuno di voi vada chiamare il preside in aula magna,
altro che preparativi per Halloween e ditegli di venire da me,
sono in infermeria!
Dopo di che con il ragazzo tra le braccia scese le scale.
Scusate se non è una gran cosa, ma è la mia prima
fanfictions, per questo siate clementi, se poi voleste scrivere
una piccola recensione ve ne sarei davvero grata! Baci by Alice
Isola