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Autore: Martin Eden    23/06/2011    3 recensioni
Seguito di "Compagni di sventura - Resistance". La guerra dell'Anello continua per i nostri eroi, fra alti e bassi, vittorie e sconfitte: riusciranno a sopraffare il Male? Ma a che prezzo? Perdere la battaglia contro Sauron è veramente la cosa più terribile a questo mondo? Non per tutti... Buona lettura! E recensiteeeeeee :)) grazie mille!
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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6 – CECITA’

 
Fin da bambino, il dramma della cecità per Legolas era stato come la morte: una cosa troppo lontana dal suo mondo.
Non era mai riuscito a immaginarselo un elfo cieco. Aveva sempre creduto che non ce ne fossero.
Ma aveva dovuto ricredersi: gli elfi ciechi esistevano, eccome. Ora anche lui fa -ceva parte del loro mondo.
In quel suo nuovo universo fatto solo di ombre, non esisteva il minimo spiraglio di luce, speranza: l'ultimo si era spento quando Lilian aveva ammesso che i po -teri curativi di cui era dotata non bastavano per ridargli la vista.
Era riuscita solo a guarire le ferite sulla schiena di lui...il resto era solo un lungo tunnel scuro senza un'uscita.
L'elfo non gliene voleva per questo: era una ragazza che si faceva in quattro per aiutarlo, benchè non potesse fare molto per lui...lui, che aveva visto il mondo e i suoi sogni perdersi nell'oscurità.
"Addio Lilian" aveva pensato più volte: ormai non sperava più di averla per sè... ridotto com'era, come avrebbe potuto piacerle ancora?
E anche se così fosse stato, che vita grama avrebbero vissuto insieme?
Pensava a questo, seduto sul letto della camera in cui si era svegliato, quella notte: il vento fresco entrava dalla finestra, portandogli solo una minima parte di quello che si può definire sollievo.
L'unica cosa che era rimasta a Legolas era immaginare, mentre si rigirava pen -sieroso i pollici senza sapere che fare, che potere fare; nella sua mente apparve il volto di Gimli.
(hai vinto amico mio)
Già, quel nano aveva vinto la sua guerra, non ci poteva ancora credere: ora ave -va Lilian tutta per lui. Poteva lavorasela per mesi, per anni, ma alla fine aveva buone possibilità di farla franca. Tutto dipendeva da quella ragazza.
E lui, Legolas, sarebbe scomparso: un ricordo, forse, o forse anche qualcosa di più. Un sogno.
La porta della camera cigolò sinistramente, ma anche se non poteva vedere chi fosse antrato, l'elfo sapeva bene di chi si trattava: solo uno, entrava in modo co -sì sommesso.
 - Sei tu, Lilian? - chiese con voce inespressiva.
Come risposta ebbe un sospiro, uno di quei sospiri che la ragazza traeva in con -tinuazione da quando era accaduto....insomma, quel che era accaduto.
Legolas allungò un braccio in direzione della porta, fino a trovare sotto le dita la pella delicata di Lilian:
 - Siediti. - la invitò indicandogli il letto.
Avvertì un movimento del materasso, e il contatto del suo braccio con quello del -la ragazza:
 - Che fai? - gli chiese lei con voce rotta.
 - Niente... - rispose lui - che vuoi che faccia? -
Silenzio. L'elfo abbassò lo sguardo:
 - C'è...qualche problema? - sussurrò.
 - Sì, il mio problema. - continuò Lilian, sempre con la sua voce rotta: Legolas ebbe come la sensazione che stesse piangendo - Odio stare qui senza potere far niente per te, mi sento un verme: se penso che avrei potuto evitarti tutto que -sto, se penso...che se fossi stata solo un po' più prudente ti avrei risparmiato questo supplizio, se penso che è solo tutta colpa mia.... -
Si fermò, colta da tristi singhiozzi: era solo colpa sua, colpa sua, colpa sua!
 - Non è stata colpa tua Lilian...io.. - tentò di calmarla Legolas.
 - Certo che è stata colpa mia! - sbottò lei - Mi meriterei la morte per questo, per tutto quello che ti ho fatto,e senza neanche un motivo! -
Singhiozzò di nuovo, e sembrava non riuscire più a riprendersi dal dispiacere.
Legolas non voleva che si riducesse in quello stato, ma come poteva fare?
Con una mano cercò il viso della ragazza: le asciugò le lacrime che continuavano a cadere come pioggia, con una delicatezza che non si aspettava di avere.
Le accarezzò il viso, i capelli, tentando di calmarla:
 - Non piangere Lilian, non è da te. Non devi soffrire per me...in fondo, me la so -no un po' cercata, non credi? -
Lei scosse la testa:
 - Non è vero, non dire bugie! -
 - Ti prego...non ti dar pena per me: ne ho già abbastanza io per me stesso.. -
I singhiozzi cessarono: quella frase aveva colto Lilian di sorpresa.
 - Non devi dire questo... - disse la ragazza, ora finalmente un po' più calma.
 - Perchè? Chi ha più bisogno di me ridotto così? - le tolse la mano dal viso.
 - Io ho bisogno di te. -
Questa volta fu Legolas ad avere una grande sorpresa: lei...aveva bisogno...di lui? In quello stato? Non poteva essere vero:
 - Non dire sciocchezze. Tu non hai bisogno di un elfo cieco.. - affermò sospirando.
 - Ma ho bisogno di un guerriero innamorato.... -
Legolas non ebbe il tempo di ribattere: le mani di Lilian lo costrinsero a guardar -la, e prima che potesse parlare, le labbra della ragazza erano già sulle sue.
All'inizio, l'elfo non poteva crederci: quel momento era sempre e solo esistito nel suo cuore, come uno dei più ardenti desideri.
Si era realizzato quando meno se l'aspettava: gli sembrava di stare sognando.
Però, se era un sogno, non aveva nessuna intenzione di svegliarsi.
 - Ti amo.. - sussurrò Lilian, fra i suoi baci - Tu non lo sai, ma ti ho sempre amato... -
 - L’ho sempre saputo, Lilian..ma non potevo credere che una cosa così bella fosse capitata pro -prio a me...avevo paura di crederci.. - e la baciò.
La strinse dolcemente a sè, e i suoi cupi pensieri finalmente si spensero.
 
Il vento fresco della sera gli scompigliava i capelli mentre se ne stava seduto a sognare il tramonto: benchè non lo potesse vedere, Legolas non poteva sottrarsi al desiderio di immaginarselo.
Una guardia gli aveva detto che il sole stava scomparendo da quella parte, e ora l'elfo se ne stava lì, seduto sul bordo del muretto, a Minas Tirith, a mangiarsi le unghie mentre il rosso del tramonto gli disegnava a sua insaputa ombre rosse sul viso.
Dove quel disco dorato se ne andava, all'Ovest, lontano chissà quante miglia, il Mare cullava dolcemente delle imbarcazioni: Legolas, in verità, quell'immenso e sconfinato Mare non l'aveva mai visto. E non l'avrebbe mai visto.
Si ricordò improvvisamente di quante volte suo padre gliene aveva narrato le storie, da bambino, di quante volte lui stesso aveva voluto saperne di più, di quante volte aveva sentito dire che un giorno gli Elfi se ne sarebbero andati oltre ad esso.
Oltre il Mare c'era una nuova vita, non sapeva esattamente perchè fosse così.
Una nuova vita per tutti. Una vita che non sarebbe stata la sua.
Per quanto felice potesse essere vivere al di là dell'oceano, nessuno avrebbe mai potuto liberare Legolas dalla sua maledizione: e se lui solo pensava...quanto a -vrebbe voluto vederlo. Con i suoi occhi. Quegli occhi che erano dello stesso co -lore di quel Mare. Quegli occhi che in un attimo aveva perso.
Legolas sospirò, assaporando l’aria fresca del tramonto:
 - E' inutile che tenti di nasconderti, Lilian. - disse ad un tratto - Lo so che sei lì. -
 - Come facevi a saperlo? - ribattè dolcemente la ragazza, sedendogli accanto.
 - Sono cieco, non sordo.. -
Lilian sorrise, e si perse nelle nubi purpuree che abbracciavano le montagne di Mordor:
 - Com'è il tramonto? - le sussurrò Legolas.
 - Bello...ma penso che tu ne abbia visti di migliori... -
Legolas non replicò, pensieroso.
 - A che stai pensando? - gli chiese Lilian dopo un po'.
 - Al mio ritorno a casa... - rispose lui -...a Bosco Atro... - si fermò, per un attimo non sicuro di quel che diceva.
Lilian non capiva quel comportamento: era certa che lui le stesse nascondendo qualcosa.
Legolas avvertì lo sguardo pungente della ragazza su di sè, quegli occhi indaga -tori che aveva imparato a conoscere:
 - Be', a dirla tutta, non so se tornerò a Bosco Atro... -
 - Perchè? - Lilian gli posò una mano calda d'amore sul braccio.
 - Perchè sono l'erede al trono...e un principe non si può permettere di essere... come...me... -
Fece una pausa. Lilian non era certa di avere capito: perchè Legolas temeva di non poter esser capace del ruolo che gli spettava? Anche se cieco era coraggio -so, combattivo, e soprattutto...sapeva amare.
 - E mio padre... - riprese l'elfo - che ne penserà di tutto questo? Che se ne farà di un figlio cieco? -
Si prese la testa fra le mani, versando calde lacrime: era il suo turno, per pian -gere. E fu il turno di Lilian per confortare.
La ragazza gli scivolò alle spalle, e lo circondò con le sue braccia delicate, ba -ciandogli i capelli e il viso: gli accarezzò la testa, ma non bastò il calore delle sue mani a calmare il dolore.
Tuttavia, presto Legolas si lasciò andare: si appoggiò alla spalla di Lilian, comodo appiglio dietro di lui.
Si abbandonò alla dolcezza delle parole della ragazza mormorate al suo orecchio, ai baci che gli donavano un po' di tranquillità in mezzo a quella furiosa tempesta di pensieri: poteva restare lì per sempre.
Qualche lacrima salata di Lilian gli cadde sugli occhi mentre di nuovo le loro lab -bra si incontravano: Lilian...l’unica e vera cosa importante.
 - Chiedimi quello che vuoi, Legolas... - gli sussurrò la ragazza - farò di tutto pur di pagare il mio debito nei tuoi confronti...anche se non sarà mai abbastanza. -
 - No, non posso... -
 - Sì che puoi. Devi! E' il minimo che io possa fare per te...ti prego, qualunque co -sa, dimmi... -
Legolas rimase silenzioso per qualche attimo: non poteva chiederle qualcosa, non sarebbe servito a nulla, come poteva spiegarle che era meglio lasciar per -dere?
Lilian era comunque troppo cocciuta per capirlo: forse era meglio che fosse lui a lasciare perdere.
Di nuovo lo assalì un dubbio, quello stesso dubbio che covava nella sua mente da quando aveva compreso che Lilian lo amava: non poteva vivere insieme a lei, non poteva rovinarle la vita così! No! No, che non poteva!
Era da tempo che pensava a una soluzione per questo problema, ma per quanto l'avesse cercata, niente; e l'ora della risposta era giunta.
Doveva scegliere. Adesso. Tra le braccia di Lilian. Lì. Contro la sua volontà. E purtroppo, in quel momento, si rese conto che la verità era una sola:
 - Se proprio insisti... - si lasciò sfuggire Legolas - un piccolo desiderio l'avrei. -
 - Quale? -
L'elfo sentiva la speranza in quella voce, la voce di lei, l'unica che rappresentas -se la sua àncora di salvezza: la risposta che stava per dare l'avrebbe sorpresa, forse, avrebbe sorpreso entrambi.
Ma era l'unica cosa giusta da fare.
 - Non soffrire più per me... - sussurrò l'elfo, ma si fermò, interrotto da Lilian, che non capiva affatto che stesse dicendo:
 - Ma...come..? -
 - Dimenticami. -
Quell'unica parola, pronunciata così facilmente, lacerò il cuore della ragazza più che una spada: come poteva risponderle così? Dopo tutto quello che era succes -so fra loro? Dopo...?  
Le mancavano le parole:
 - Cosa? - riuscì a dire soffocando le lacrime - Ma...non puoi... -
 - Non è la mia volontà che decide in questo momento, ma la mia coscienza...che sa di dover essere giusta con te. -
Legolas si mise a sedere, voltandole la schiena:
 - E' meglio per tutti e due, credimi.... -
Lilian non rispose, e questo non era un buon segno. Legolas si girò, le prese il viso fra le mani e la baciò:
 - Questo è il mio addio. - le disse - Non preoccuparti, di persone migliori di me ce ne sono state, ce ne sono e ce ne saranno: una di loro avrà la fortuna di incon -trarti, un giorno. E allora io scomparirò per sempre... -
 - Non puoi farmi questo. Non è giusto...io non voglio un ragazzo migliore...io..ti amo.. -
 - Lo so, e anch'io ti amo, tu non sai quanto: ed è proprio perchè ti amo così tanto che ho deciso di lasciarti vivere.. -
Legolas si alzò senza ascoltare una eventuale risposta: non avevano più nulla da dirsi.
D'ora in poi, ognuno per la sua strada. Per la sua nuova strada.
Non avrebbe voluto lasciare Lilian così. Ma che doveva fare?
Si allontanò silenzioso come le ombre, ma appena fatto qualche metro, si rese conto che non poteva abbandonare quella ragazza tanto amata senza guardarla l'ultima volta. In un certo senso.
Si fermò, anche se forse, si chiese, sarebbe stato meglio sparire: si voltò, posan -do i suoi occhi sul paesaggio ormai quasi addormentato del crepuscolo.
Lilian, dopo essersi per un attimo goduta l'ultimo rosso bagliore del cielo, si era avviata lungo il muretto: fu strano vederla mentre dondolava scossa dai sin -ghiozzi per andare a confondersi fra le ombre di Minas Tirith.
Fu strano, per Legolas, vederla oscillare, quasi cadere: in effetti, l'elfo non si seppe trattenere dal desiderio di toccarla, l'ultima volta, prima di scomparire del tutto dalla sua vita.
Si precipitò verso di lei, e la sostenne prima che rovinasse a terra: e rimasero così, abbracciati, guardandosi l'un l'altro, sorpresi, senza capire che fosse esattamen -te successo.
La mente di Lilian fu la prima a rimettersi in moto, con una domanda: come ave -va fatto Legolas a soccorrerla, se non poteva vedere?
La ragazza, seppur con incredulità, passò una mano davanti agli occhi di Lego -las: questa volta, nel buio incipiente, colse un movimento delle iridi dell'elfo, ora più azzurre che mai.
 - Ma... - balbettò Lilian - come...che..che colore è quella montagna? -
Indicò con un dito un monte di Mordor:
 - Mi sembra dorata... - rispose Legolas, seguendo il braccio della ragazza.
Non era possibile: non l'aveva indovinato, stavolta, ma l'aveva visto! VISTO!
Che era successo?
Lilian non se la pose per niente questa domanda: quello che le interessava era la risposta.
Euforica, strinse Legolas a sè, coprendolo di baci, piangendo dalla gioia di rive -derlo di nuovo come prima, di rivederlo come l'elfo che le aveva rubato il cuore e l'aveva conquistata con quello sguardo cristallino.
 - Mi viene da pensare che tu l'abbia fatto apposta, che tu sia maledetto! - lo rimproverò, ridendo.
 - No, ti giuro, prima ero davvero.... -
 - Non m'interessa, non m'interessa! L'importante è che tu sia di nuovo come pri -ma... -
 - Non è stato merito mio...forse..ma certo, il merito è tutto tuo, e delle tue la -crime d'amore...prima, quando mi stavi consolando.. -
Un bacio di lei lo fece zittire e sorridere allo stesso tempo:
 - Allora resterai? Con me, intendo... - gli sussurrò lei all'orecchio.
 - Credo proprio di sì... -
Qualcuno li sorprese alle spalle:
 - Dì un po', Legolas, che cosa dovrei pensare io di te? - la voce ironica di Aragorn li sorprese entrambi: zitto zitto, l'uomo si era gustato la scena da dietro qualche muro, e ora era felice di avere di nuovo il vecchio Legolas al suo fianco.
 - Che sono un elfo....fortunato? - scherzò il principe di Bosco Atro.
Tutti e tre scoppiarono a ridere, e per la prima volta la loro risata fu spensierata, serena, senza preoccupazioni: si sparse nell'aria, dando calore alla notte e un  beffardo tocco di felicità ai desolati campi di Minas Tirith. 

  
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