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Autore: crazy_k    23/06/2011    2 recensioni
I pensieri di Draco Malfoy durante una notte del sesto anno.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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FUGA DI GIOVINEZZA
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La stanca estate china il capo
specchia nell' acqua il suo biondo volto.
Erro stanco e impolverato
nell' ombra del viale.

Tra i pioppi soffia una leggera
brezza. Il cielo alle mie spalle e' rosso
di fronte l' ansia della sera
- e il tramonto - e la morte.

E vado stanco e impolverato
e dietro a me resta esitante
la giovinezza, china il capo
e non vuole più seguire la strada con me.

-Herman Hesse-

 
 
 
 
L’estate ormai è stanca e ha concluso la sua parte.
La vediamo vestita delle più impalpabili sete, dai colori maggiormente solari e brillanti che si possano immaginare, mentre abbassa il capo, concedendo il suo ultimo inchino prima di lasciare il palcoscenico al fratello autunno.
Le foglie verdi e carnose delle piante, iniziano a indorarsi la superficie, aggiungendo, qua e là, chiazze carminie o aranciate. Gli alberi c’invogliano a cogliere i loro frutti, dolci e succosi. Le mele maturano e l’uva inizia a colorarsi di quel bellissimo viola dalle sfumature intense e calde che la caratterizza, quel colore grazie al quale sappiamo, che, quest’anno, il vino risulterà eccellente. Nelle campagne si raccolgono i frutti della terra. Il vento richiama, una a una tutte le brezze che ha lasciato aleggiare dolcemente, a briglia sciolta, in quegli ultimi mesi, per prepararsi ad esplodere in tutta la sua magnificenza e la sua musicalità durante la folle danza che, presto, lo coglierà.
 
 
 
 
Ho detto addio alle lunghe giornate oziose.
 
Ho salutato, oramai, i grandi rami della quercia secolare situata nel nostro parco, dietro alla tenuta. Rami enormi, robusti e solidi, dai quali crescevano rigogliose larghe foglie che mi tenevano al fresco, offrendomi riparo dai cocenti raggi solari a cui, disperatamente, fuggivo.
 
L’afa, l’umidità che ti si attacca alla pelle, i pomeriggi secchi e bollenti.
 
Ho rinunciato alle corse a cavallo della scopa. Niente, secondo il mio parere, può eguagliare quei momenti…Quando infrangi la barriera delle nuvole, passandoci attraverso, arrivandovi al di sopra. Quando puoi ammirare l’azzurro dell’infinito e sentirti libero come non lo sei mai stato. Quando vedi il mare bianco che ti giace, calmo, al di sotto, rincorrere l’orizzonte senza mai raggiungerlo.
L’aria frizzante che ti accarezza i capelli e ti sfiora gentile la pelle in una carezza premurosa.
 
I piccoli vizi che mi piaceva togliermi; un dolce oggi, un libro domani, una camicia nuova o un nuovo particolare oggetto.
 
A tutto questo ho rinunciato da parecchio tempo.
 
 
 
 
Ora, rimango seduto al freddo.
La spessa barriera di lana che mi offre il pesante e scuro mantello, non può niente contro il gelo pungente della notte novembrina.
Scorgo il pallido riflesso della luna specchiarsi, vanitoso, sulle placide acque del grande lago che si estende davanti ai miei occhi. I pallidi raggi ne illuminano le piccole increspature, e, il sottile velo di nebbia azzurrina che ne sovrasta l’estensione, rende l’intero paesaggio a dir poco suggestivo, avvolgendolo in un’atmosfera di magica impalpabilità, quasi come fosse il sogno di qualche bambino in cui sono entrato erroneamente.
 
Sento la schiena irrigidita dalla temperatura della notte e dalla posizione a lungo tenuta. Sono ore che rimango immobile, appoggiato al vecchio e rugoso tronco di questo salice che mi sovrasta con la sua imponenza.
Mi alzo, spolverandomi i neri calzoni della divisa invernale e mi apro un passaggio attraverso i molteplici rami che ondeggiano leggeri nell’aria.
 
Rabbrividisco e non sono sicuro sia a causa del freddo.
Quei rami, sembrano tante braccia tese, tanti mani…persone che sono morte mentre, incessanti, invocavano un aiuto mai giunto. Perite senza abbandonare la speranza che un giorno la loro supplica possa essere ascoltata.
Sorrido, mentre un gusto amaro mi riempie la bocca e rende difficile la respirazione.
Potrebbero esserci anche le mie mani in quel groviglio di appendici marroni-grigiastre, potrei essere io un'altra di quelle persone che implora la carità e l’aiuto di qualcuno.
Ma,  sono consapevole che il mio orgoglio, unito alla codardia che contraddistingue una persona che ha a cuore solo il benessere del proprio individuo, mi risulterà fatale in questa vita e m’impedirà di chiedere un appiglio al quale, disperatamente, aggrapparmi.
 
 
 
 
Passeggio e sembro quieto, mentre mi avvicino alle sponde silenziose del lago.
In realtà, dentro di me urlo e mi dispero ma la maschera di fredda alterigia che ho imparato ad indossare non può essere abbassata; se le stagioni possono permettersi di abbandonare la scena, una volta che la loro parte nella commedia del tempo è conclusa, un Malfoy non può mai tirarsi indietro. Non va svelato il segreto, a nessuno, per nessun motivo. La mia boccia deve restare vuota.
Così è scritto.
Così è stato, è e sarà.
 
Più che un lento camminare, il mio, sembra l’errare assente ed eterno, di un vecchio.
Seppur nel pieno fiore dell’adolescenza, sento il mio corpo stanco, i miei abiti logori e rappezzati.
Mi vedo arrancare faticosamente nella polvere, lungo l’immenso viale della vita. Ma, se una volta i tiepidi raggi solari illuminavano la mia strada, adesso, l’ombra dell’inferno ne oscura il tratto.
 
Il dolce movimento dell’acqua che s’infrange sulla costa di terra, attira il mio sguardo.
 
Come l’onda che si gonfia e con forza cerca di allontanarsi per la sua strada, alla fine, veniamo tutti ricondotti all’origine, con o senza il nostro consenso.
Non possiamo separarci dalla nostra natura.
L’onda s’infrangerà spumando sulle roccie, sulla sabbia, nel fango o su d’un prato ma, inesorabile e senza appello, l’attrazione del mare la catturerà nuovamente, e l’acqua, tornerà all’acqua.
 
Non si può fingere ciò che si è.
 
 
 
 
Provengo da una famiglia potente. Il mio è un cognome rispettato quanto temuto.
Sono consapevole di essere un ragazzo sprezzante e fin troppo orgoglioso.
Mi credo il meglio, sono convinto di esserlo in quanto Malfoy e mago purosangue.
 
Sono un tipo superficiale e non me ne vergogno. Rimango convinto che ognuno di noi abbia un po’ di questo aspetto in sé; nessuno è perfetto, e, non credo nell’esistenza dei santi, nemmeno Potty lo è.Rispetto le persone potenti,quelle influenti, tutti coloro che sanno arrivare alla realizzazione dei loro ideali e sogni, usando qualsiasi metodo, sfruttando qualsiasi mezzo.
Le persone leali sono deboli, destinate tutte a perire per mano di coloro che detengono il potere.
La corruzione comanda il mondo, e, su di essa si regge la piramide sociale della nostra civiltà…sempre che sia giusto definirci civili…
 
Disprezzo coloro che ritengo inferiori a me perché così mi hanno insegnato a fare, perché così è giusto secondo il mio punto di vista. Mezzosangue e babbani non li ritengo degni di attenzioni.
Fin da piccolo ho avuto un educazione eccellente da parte di entrambi i miei genitori. A mio padre in particolar modo, stava a cuore la mia formazione. Mi educarono sopratutto nel credere che noi purosangue siamo la razza prescelta e che tutti gli altri debbano essere, semplicemente, eliminati.
 
Mi piace primeggiare, sono convinto di averne il diritto.
Se non posso prevalere sul prossimo non mi resta nient’altro da fare che ingegnarmi nel ricercare, all’interno del mio vocabolario, frasi o nomignoli abbastanza offensivi da soddisfarmi. L’ingegno non mi manca, l’astuzia nemmeno.
Sono un serpeverde, non vuol dire che sia cattivo.
 
Non crediate che voglia usare la mia educazione come scusa, o, peggio, come giustificazione per il mio modo di essere.
Io sono io e, mi piaccio così perché adoro me stesso.
 
 
 
 
Si dice che non esistano due persone uguali al mondo.
 
Vi riteneste capaci di accettare un ragazzo come me, nello stesso modo in cui accettereste persone disposte a sacrificarsi per gli altri. Sareste capaci di accettarmi come accettate un qualunque Grifondoro o Tassorosso?
Se la risposta è no, non siete altro che dei bugiardi patologici, non molto migliori di me, che elogiano l’uguaglianza e la giustizia.
Se la risposta ha, invece, esito positivo, allora, siete i peggiori ipocriti in circolazione.
 
 
 
 
Metto me stesso prima di tutto. Diciamo che sono convinto di voler preservare la razza Draco Lucius Malfoy e, per fare ciò, preferisco retrocedere con arguzia di fronte a un conflitto che so di non poter vincere, o un problema che, non sono sicuro, essere in grado d’affrontare.
Darsela a gambe per salvarsi la pelle non è poi brutto.
Scappare prima che qualcuno possa intravedere la fragilità del mio animo, la sensibilità dell’essere umano maltrattato e disturbato, sotto questa corazza creata alla nascita e rinforzata sempre di più negli anni.
 
 
 
 
In molti predichiamo bene ma razzoliamo male.
Io non lo faccio, non ho bisogno di mentire. Predico esattamente ciò che razzolo.
 
 
 
 
Il vento mi scompiglia i capelli.
 
 
 
 
C’è forse per me ancora qualche speranza. C’è forse un modo per ricordarmi chi sono veramente. Un ragazzo tormentato. Un ragazzo che non sa ciò che vuole in realtà. Un ragazzo che rifugge le scelte.
 
 
 
 
Ero abituato a comandare. Mi sentivo forte, al centro dell’attenzione.
Odiavo essere ignorato, sconfitto, il dolore fisico e psicologico con cui sono cresciuto. Adesso, invece, inizio a ringraziare Potter e la sua popolarità…se prima, il fatto che la sua fama oscurasse la mia, mi dava molto fastidio, ora ne sono felice.
 
 
 
 
Non sono un bravo ragazzo.
 
Sono sempre stato attratto dal potere oscuro, ma non l’ho mai capito appieno. Volevo solo ottenere una forza immensa, ma, mi sono reso conto troppo tardi che una forza del genere è pericolosissima e porta solo danni, a lungo andare.
 
Ho capito che la mia vita è ormai segnata.
Quanto sono stato codardo e stupido.
 
Come un animale mi sono lasciato marchiare da un pazzo, sono diventato un membro sacrificabile di una setta di assassini e psicopatici.
 
Non sono cattivo. Non godo nell’uccidere persone innocenti, anche se sono persone che disprezzo. Non amo sentire le urla piene d’angoscia e di dolore della gente che viene torturata. Odio ascoltare ogni patetica preghiera e invocazione di morte che esce dalle labbra esangui di un bambino quando ancora la sua vita gli è attaccata addosso da nient’altro che un sottilissimo filo.
 
 
 
 
Cresciuto trattando tutto e tutti con indifferenza e derisione, ora, quasi spero che questo stesso trattamento venga riservato a me.
 
 
 
 
Il cielo questa notte è rosso. Ha lo stesso colore della pupilla del Diavolo mentre ti fissa, conoscendo già il tuo destino, il taglio verticale che brilla mentre ti riserva un posto alla sua destra.
 
Alzo gli occhi alla luna e la fisso assente per alcuni attimi. Le stelle sembrano più luminose questa notte, mi sorridono amiche da lassù, le uniche vere confidenti che mi è permesso avere.
Presagi di guerra e morte sussurra il vento tra le fronde della foresta addormentata.
La guerra che combatteremo noi ragazzi, la guerra che distruggerà le nostre anime e ci precluderà il paradiso.
 
 
 
 
Sento l’ansia crescere dentro di me e so di non poter più tornare indietro. Il mio destino era già scritto.
 
 
 
 
Ad un tratto, questa notte mi sembra molto più fredda e buia. Noto la luce delle stelle oscurata dalle nubi, i raggi lunari freddi e inconsistenti.
 
 
 
 
Non mi pento di quello che sono diventato.
Sono spaventato, certo. Sono terrorizzato e schifato ma sopravvivrò.
E’ esattamente questo il punto; sopravviverò.
Potrò continuare a vivere, anche se, non sarà una bella vita. Non mi aspetto un esistenza rose e fiori.
Occhi bassi, testa bassa, sottomissione. Non voglio morire, sono troppo giovane. Se ciò che ho fatto mi ha permesso di aggrapparmi all’esistenza ancora per qualche mese, sono felice.
 
 
 
 
La morte ride sopra le nostre teste e si diverte a giocare con noi.
 
 
 
 
Arranco per la mia strada solitaria. Striscio i piedi nella polvere e tengo lo sguardo fisso a terra.
 
Ho fatto una scelta. Ho scelto di vivere.
 
Sento che una parte della mia essenza si è staccata dal corpo, un legame si è rotto.
 
 E’ stanca la mia giovinezza e si deve riposare, ma io non mi posso fermare, devo andare avanti e vivere.
Lei ha le gambe corte e per star dietro a un mio singolo passo, ne deve fare tre, ma non posso aspettarla ne rallentare.
 
Così quando mi accorgo che sono rimasto solo, mi volto indietro e, tra la polvere e il vento, poco prima che il sole smetta d’illuminare la strada, dal fondo del mio viale oscuro, vedo un piccolo Draco Malfoy che mi saluta triste con la mano.
Sorrido ironico e mi volto, riprendendo la faticosa camminata che non so ancora dove mi porterà.
 
Lascio indietro la spensierata fanciullezza, le feste, i giochi. Mi lascio alle spalle il passato di un bambino felice, rinchiuso nel suo castello di carte.
 
 
 
 
Torno sui miei passi e rientro a scuola. La stanza delle necessità mi aspetta, l’armadio svanitore mi richiama a sé.
 
 
 
 
Non dimenticherò mai i miei occhi innocenti, lucidi di pianto. Addio Draco, d’ora in avanti rimarrò solo Malfoy.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
THE END
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lumus!!!
 
Salve a tutti!!!
Ecco qui il mio ultimo elaborato…lo so che non è un granchè ma se voglio migliorare devo continuare a scrivere e prima o poi qualcosa di decente mi verrà fuori…
Fatemi sapere cosa ne pensate voi della storia ricordandovi sempre che le recensioni sono il pane quotidiano di uno scrittore e NON creano dipendenza!!!
Per continuare a seguirmi qui

Una saluto a tutti e un grazie immenso!!!
 
Nox…

   
 
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