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Autore: Asmodeus    23/06/2011    1 recensioni
Partendo da "A beautiful lie" dei 30 Second to Mars, che è stato il giusto "soundtrack" per pensare e scrivere (e, spero, leggere), per arrivare ad una introspezione-"esame di coscienza" di Silente sulla propria vita, durante la ricerca nella grotta sul mare del Medaglione di Serpeverde.
Partecipante al primo turno del contest "Maschi contro Femmine" indetto da Wynne Sabia e vincitrice della sfida contro "La pianista" di bethpotter.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Disclaimer: i personaggi di questa fanfiction non sono di mia proprietà ma di J.K. Rowling.

Seeeera a tutti!!

Vincendo la stanchezza che vuole impadronirsi di me, mi sono deciso a postare questa one-shot scritta di volata solamente ieri dopo un'ispirazione improvvisa capitata a fagiolo per salvarmi dalle ire di Wynne Sabia e bethpotter per la mia negligenza nel trovare uno straccio di idea per partecipare al contest appunto di Wynne xD Non volevo lasciare sola bethpotter, arrendermi sarebbe stato un brutto gesto nei suoi confronti, per tanto mi sono impegnato, e al di là delle più rosee previsioni, è saltato fuori questo popò di roba qua che m'ha persino fatto vincere la sfida O_O pertanto, ancora incredulo, la posto per conoscere anche il vostro parere e dedico questa fanfic a queste due ragazze che stavo per mettere in difficoltà per la mia imbambitaggine! Enjoy it!

NdA: fanfic introspettiva liberamente ispirata, appunto, da "a beautiful lie" dei 30 second to mars.

 

_Asmodeus_

A BEAUTIFUL LIE


Lie awake in bed at night

And think about your life

Do you want to be different?

Try to let go of the truth

The battles of your youth

‘Cause this is just a game

 

Erano ormai numerose notti che non riusciva più a dormire decentemente. Si scervellava di continuo per arrivare alla giusta soluzione, per individuare quel terzo Horcrux con esattezza, sondando l’insondabile e svelando ciò che non poteva essere svelato, tutto per evitare errori come l’ultima volta. Non poteva permettersi di sbagliare questa volta, anche perché avrebbe dovuto mettere in pericolo pure la vita di Harry, e non solo la propria. Probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto il ragazzo: debilitato com’era dalla maledizione dell’anello di Gaunt, non poteva sperare di vivere ancora per molto tempo. Severus era stato chiaro nella diagnosi, pertanto non aveva poi molte altre scelte, se non arrendersi all’inevitabile. Dopotutto, aveva già raggiunto un’età venerabile anche per un mago, e non avrebbe di certo sprecato a vuoto i suoi ultimi momenti.

 

Alcuni dicono che il passato può essere riscritto.

Beh, Albus Silente non era completamente d’accordo con questo pensiero, ma sapeva di poter certamente modificare il futuro, per evitare che gli errori degli anni precedenti si verificassero nuovamente. Non poteva più permettersi di essere il vigliacco che era stato in tutti quegli anni.

Sì, perché era questo che era: un vigliacco.

Aveva cominciato ad esserlo dopo la storia con Grindelwald, e in tutti quegli anni non aveva più cercato di affrontare a viso aperto i pericoli, giustificando la paura nei propri confronti con spirito di altruismo e di premura nei confronti delle persone che gli stavano a cuore. Cercando il meglio per loro e per sé, aveva consentito l’ascesa di Voldemort e il compimento di molti efferati omicidi, tra cui quello dei coniugi Potter, di cui pagava ancora le amare conseguenze.

Certo, s’era impegnato per la caduta del Signore Oscuro molto più che ogni altro mago nel mondo magico, ma la sua reticenza nell’assumere ruoli di comando aveva permesso a Voldemort di divenire così potente da non poter essere più contrastato apertamente, pena un tributo di sangue d’immane portata. Che stavolta avrebbe pagato il suo popolo, e non più i poveri abitanti di una terra straniera come era successo ormai più di 50 anni prima con Grindelwald.

 

Ora non c’era più tempo per rimorsi e abbandoni alle proprie paure per i fantasmi del passato, l’azione era richiesta, e doveva essere rapida e letale: colpire velocemente, prima della fine inevitabile.

Per questo aveva passato ogni momento di veglia a studiare i propri piani per permettere ad Harry di continuare il compito da lui iniziato, mentre allo stesso tempo s’ingegnava per compiere più cose possibili lui stesso e facilitargli il difficile compito.

Ma ormai il tempo delle pianificazioni era terminato, e quella notte avrebbero agito.

 

Non sapeva che sarebbe andato incontro alla morte poche ore dopo, ma era pronto per affrontarla. O almeno credeva.

 

It’s a beautiful lie

It’s the perfect denial

Such a beautiful lie to believe in

So beautiful, beautiful it makes me

 

*

It’s time to forget about the past

To wash away what happened last

Hide behind an empty face

Don’t ask too much, just say

‘Cause this is just a game

 

In piedi sull’aspro scoglio circondato dal mare impetuoso, la sua lunga barba mossa dal vento che ululava terribile in quel luogo abbandonato da Dio e dall’uomo, i suoi occhi riflettevano una strana luce, soffocata da quasi un intero secolo di battaglie interiori ma mai del tutto annientata.

Uno scintillio di coraggio, del vero coraggio privo di qualunque sfumatura estranea che lo riportava, solo ora dopo così tanti anni, all’interno delle fila della sua gloriosa Casa.

Erano quasi cento anni che non provava quel fuoco interiore bruciante che annulla ogni remora e dubbio, e che arde riscaldandoti anche nel freddo più estremo, garantendoti una forza al di là dell’immaginabile perché priva di paure. Aveva trascorso tutta la sua vita per soffocare questa fiamma, perché ben ricordava come fosse stata essa stessa, unita alla sua ambizione e alla sua miopia, a condurlo ai folli piani progettati con Grindelwald e al cambio radicale della sua esistenza.

Troppo tempo passato per soffocare sé stesso, per annientarsi e garantire la propria sopravvivenza in armonia col mondo, senza tentare di ottenere un effettivo controllo sul proprio destino.

Lasciarsi trascinare dal mondo e non opporsi ad esso, ma agendo sempre con la fermezza necessaria per evitare il dolore: questa era stata la sua condotta per tutti quei decenni. L’aveva portato ad una gloria forse maggiore di quella che sognava da giovane, garantendogli il rispetto dell’intero Mondo Magico e rendendolo di volta in volta famoso tra gli alleati e famigerato tra i nemici. Ma se l’aveva preservato dal compiere malvagità e dall’infliggere dolore gratuito, questa condotta non aveva impedito la sofferenza imprescindibile dalle scelte personali. Era stata un utile scudo, ma non un baluardo dietro cui resistere indenni al fuoco nemico.

Ma dopotutto, è impossibile negare sé stessi, per quanto ci si provi, soprattutto se si ha il dono della rinascita.

Non per nulla il suo Patronus era una fenice, non per nulla Fanny era divenuto suo compagno di vita, la Fenice rappresentava il suo essere in grado di rigenerarsi sempre dalle proprie ceneri, imparando dai propri errori per risplendere e sfolgorare più di ogni altra cosa nel cielo.

Resuscitare i propri lati negativi trasmutandoli nel bene massimo, ricavare la gioia dalla sofferenza, il coraggio dal timore, il bene supremo dal male estremo: in una parola, risorgere.

 

*

 

Everyone’s looking at me

I’m running around in circles, baby

A quiet desperation’s building higher

I’ve got to remember this is just a game

 

Non poteva resistere, ma doveva farlo.

Non voleva resistere, ma doveva farlo.

Non riusciva a resistere, ma doveva farlo.

Dovere, dovere, dovere. Una parola maestra nella vita di alcune persone, per altri una semplice necessità, qualcosa di inderogabile da compiere. Una scritta nel destino.

Rivivere ogni attimo di quella maledetta giornata era lo strazio più grande.

Il dolore subitaneo colpisce duro, certo, e nei ricordi perde gran parte della carica iniziale, lasciando a volte l’amaro in bocca, a volte la disperazione, ma rimanendo sempre meno acuto rispetto all’istante in cui è stato provato.

Ma questa volta era diverso: stava rivivendo per davvero quegli attimi tremendi, quel litigio con l’unico ragazzo di cui s’era innamorato e con suo fratello: il momento più buio della sua vita.

Riusciva ancora a sentire i pesanti colpi infertigli dai crudeli incantesimi di Grindelwald e dalle furenti maledizioni di Aberforth, mentre tentava di fare da paciere tra i due, di ristabilire l’ordine in quel caos che aveva creato, involontariamente, lui stesso.

Era nell’occhio del ciclone, e veniva attaccato da ogni lato da entrambi gli sfidanti, cercando di colpirli a sua volta per fermarli, ma senza alcun successo.

Ogni singola parola di quello scontro risuonava nella sua mente, ogni singolo incanto lanciato riprendeva vigore e lo colpiva con crudeltà, ogni ferita si riapriva e sgorgava sangue, sia dal fisico che dall’anima.

Ogni azione era la stessa, esatta e dolorosa replica di un passato più vivo che mai.

Ed il dolore di quasi cent’anni di rimorso, che percepiva in quell’intima parte di coscienza ancora legata alla vera realtà, andava a sommarsi a tutta questa passata attualità e lo divorava da dentro, immergendolo sempre più nell’abisso della fine.

Sapeva di vaneggiare, la sua razionalità non poteva essere abbattuta nonostante tutto quello che stava passando, ma il dolore era troppo grande per poter reagire.

Essenza d’agonia della propria anima, ecco cos’era quella, il più puro distillato dell’orrore più grande di tutti, letale fantasma della sua esistenza.

 

Si sentiva bruciare da dentro ogni speranza ed ogni gioia, ma sapeva che non poteva abbandonarsi alla follia, il suo istinto di sopravvivenza gli impediva di cedere, ed il coraggio che poco prima era ritornato a brillare nel suo cuore, nuovamente annientato da tutto quel dolore, continuava ad ardere sotto le braci e si stava risvegliando.

A poco a poco stava sconfiggendo anche questo letale incantesimo di Voldemort, come aveva fatto ogni volta. Era stato per decenni il mago più potente al mondo, il possessore della Bacchetta Invincibile, colui che aveva fatto crollare l’impero del terrore di Grindelwald prima e di Voldemort poi, e non avrebbe mai ceduto senza combattere fino alla morte.

Ora che non sentiva più il freddo fiotto di quel liquido maledetto annaffiargli la gola, avvertiva una fortissima ed implacabile sete, mentre sussurrava al ragazzo al suo fianco, sì, ad Harry, a lui, esatto, di portargli un po’ d’acqua.

Non ne poteva più, ma non era ancora il momento di lasciarsi andare.

 

La morte sarebbe stata una splendida pace, la sconfitta una degna compagna per l’eternità.

Sommersi in quella tomba nascosta ed irraggiungibile, il mondo non avrebbe potuto denigrarlo per l’unica sconfitta della sua vita sul campo di battaglia. Né avrebbe potuto infangare la memoria dell’unico in grado di salvare il mondo da Voldemort. Sarebbero stati al sicuro per sempre dalla Fama, anime lacerate come i loro corpi, ma non avrebbero costituito trofei macabri per i vincitori.

Cosa importava ora quell’acqua?

Molto meglio abbandonarsi a questa pace agonizzante, a questa sete perenne che lo spegneva lentamente.

Una vita di menzogne e vigliaccherie doveva certamente concludersi con questa beffa finale, non c’era dubbio.

Dopotutto, non era tutta una maschera ogni suo gesto, come quelli di ogni altro essere sulla terra?

 

Uno strillo acuto e pungente, ma melodioso, esplose per la caverna, spezzando la bolla in cui era stata rinchiusa la sua mente. Era certo che il suono ci fosse stato, anche se nulla permetteva di verificarne l’effettiva emissione. Ma poco importava. Aveva riconosciuto quel suono.

Il verso di Fanny l’aveva destato dal torpore in cui era caduto, l’ultima difesa di Voldemort per proteggere la propria anima dal nemico, ed ora sentiva scoppiettare dentro di sé, di nuovo e, ne era certo, per sempre, il coraggio che aveva scritto il suo destino consegnandolo alla Casa Grifondoro.

Non era certo stato la sua qualità principe, o almeno questo aveva pensato per tutta la vita.

Ma probabilmente il Cappello Parlante non aveva errato durante il suo Smistamento, così tanti decenni orsono, e aveva colto la sua essenza, il suo spirito coraggioso che l’avrebbe portato, ogni giorno della sua vita, a preferire il bene altrui al proprio, rinascendo costantemente dalle ceneri del dolore per portare una speranza nuova ed una possibilità in più a chiunque avesse avuto bisogno di lui.

 

Lui non lasciava mai i suoi studenti, o i suoi cari, indifesi davanti al pericolo.

 

Si alzò in piedi improvvisamente rinvigorito, gli effetti debilitanti delle molte maledizioni di Voldemort che agivano su di lui per pochi istanti annullate, e si erse in tutta la sua statura con una luce splendente negli occhi. Vide numerosi Inferi lanciarsi verso l’acqua, precisamente in un punto dove essa non era piatta, ma agitata completamente, come se una lotta mortale avvenisse dentro di essa.

La loro unica speranza stava per morire affogata, nuovamente per mano di Voldemort e a causa della sua avventatezza. Ma da adesso non avrebbe più ceduto il passo a nessuno.

Era conscio che ormai gli rimanevano poche ore di vita, sentiva l’accanirsi feroce delle più potenti magie del Signore Oscuro dilaniarlo dall’interno fondendosi con la maledizione mortale che lo stava uccidendo, e ormai non restava più molto tempo.

Ma poteva ancora salvare Harry, e forse con un po’ di fortuna, distruggere l’Horcrux e strappare Draco dalle mani di Voldemort.

Certo, il mondo era una menzogna, come ogni altra cosa, comprese queste sue ultime speranze.

Ma se davvero anch’esse erano fasulle, sarebbero state la prova tangibile che l’irrealtà e la falsità possono trasformarsi in realtà. Sarebbero state le menzogne più reali della Storia, e nulla l’avrebbe fermato.

 

Agitò con decisione e fermezza la Bacchetta di Sambuco nell’aria umida della caverna, uno scintillio pieno di vita ad illuminare a giorno i suoi occhi, e un fuoco bruciante ad animarlo.

Poi, bastarono due semplici parole, e la realtà bruciò la menzogna.

 

“Artis Temporus!”

 

_Asmodeus' Space_

Posto qua sotto il giudizio di Wynne Sabia, che ringrazio infinitamente!

A beautiful lie (Asmodeus =P)
Frutto: Arancia - Albus Silente

Giudizio:

- Grammatica: 9,5/10
- Stile: 10/10
- Originalità: 9/10
- Caratterizzazione personaggi: 10/10
- Gradimento personale: 9,5/10


Totale: 48/50


  • Grammatica: Ti ho tolto mezzo punto perché qualche volta i tuoi periodi sono troppo lunghi, e rendono la lettura un po' meno scorrevole e più "pesante" (una parola un po' esagerata, ma non me ne viene in mente una migliore, chiedo perdono).

  • Stile: Lo stile é impeccabile, hai usato una grande varietà di lessico e hai uno stile intenso, complimenti davvero!

  • Originalità: L'originalità è senza dubbio buona, perché fai uno studio di Silente talmente accurato che nessuno potrebbe considerare banale la tua storia, nonostante ciò i momenti da te descritti sono triti e ritriti, perciò non mi sento di darti il massimo.

  • Caratterizzazione personaggi: Anche la caratterizzazione é degna di nota, perché Silente non é certo un personaggio facile da interpretare, eppure tu ci sei riuscito benissimo, facendo delle analisi addirittura a volte complesse, ma molto molto accurate!

  • Gradimento personale: Nel complesso, come puoi vedere, mi é piaciuta molto! Devo ammettere che mi hai abbindolata con i 30 second to mars, che personalmente adoro! A parte la scelta della canzone, la tua storia é ben scritta e veramente significativa. Il fatto che il gradimento personale non sia pieno é dovuto al fatto che stento sempre a dare il massimo in quella voce, la storia deve proprio piacermi da impazzire, ecco :)

   
 
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