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Autore: _Mimmi_    24/06/2011    4 recensioni
”A loro non interessa in quanti pezzi il tuo cuore sia stato spezzato. Il mondo non si ferma aspettando che tu lo ripari."
Mai frase era stata più veritiera. Perché tu puoi anche morire dentro, soffrire come pochi, ma il mondo non si ferma, non si ferma ad aiutarti, va avanti, procede in modo lento e doloroso, ma solo per te e chi, come te, soffre.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A loro non interessa in quanti pezzi il tuo cuore sia stato spezzato. Il mondo non si ferma aspettando che tu lo ripari."

Mai frase era stata più veritiera. Perché tu puoi anche morire dentro, soffrire come pochi, ma il mondo non si ferma, non si ferma ad aiutarti, va avanti, procede in modo lento e doloroso, ma solo per te e chi, come te, soffre. Il mondo non si ferma ad ascoltare il tuo dolore, non si ferma per attendere che questo svanisca o si riduca...
no il mondo procede, procede perché è così che devono andare le cose, perché tu (!) devi essere abbastanza forte da non lasciarti andare e non rimanere per sempre nel buio, ma non è semplice. Non è semplice riemergere quando nessuno ti aiuta, quando nessuno si accorge davvero del tuo dolore, se tu non gliene fai presente, ma non avrai mai la forza vera di esternare tutto, di dire davvero tutto ciò che pensi perché hai paura di ciò che l’altro possa pensare, immaginare.
E se dicesse che stai male per una cavolata? In cuor tuo sapresti che non è così, ma comunque ti sentiresti ferita e così preferisci tenere tutto il dolore per te. Le uniche cose che sono realmente testimoni del tuo dolore? Il tuo cuscino e le tue piccole mani paffute, quelle mani e quel cuscino, con cui ti copri il viso quando le lacrime scendono amare dai tuoi occhi; quel cuscino nel quale soffochi i singhiozzi e le grida; quelle dita con cui ti cancelli le lacrime calde e copiose, talvolta macchiate dal nero del mascara. Ma sai chi è il testimone più grande del tuo dolore? Il tuo cuore. Il tuo organo vitale così martoriato, così pieno di dolore, così stanco di soffrire e sanguinare…
tu non sei una persona forte, cerchi di esserlo agli occhi degli altri, ma sai di non esserlo, almeno con te stessa sii sincera.
Sai che niente ti scivola addosso;
sai che tutto ti scalfisce e ti ferisce;
sai che le parole cattive della gente ti feriscono, non lo dai a vedere, certo, ma ti fanno male;
così come i comportamenti di certe persone a cui vuoi bene, o la mancanza di qualcuno.
Tutto ti fa male e ti rende debole, ma tu davanti a tutti fingi, come una perfetta attrice da premio Oscar, metti su un sorriso, cerchi di pensare a cose belle e così li fai cadere tutti nella tua trappola, ma quello che senti, quello che provi, che pensi, lo sai solo tu, lo condividi con te stessa, quasi come se fosse un tesoro prezioso che nessuno deve rubarti.
In realtà è solo perché nessuno sembra capirti davvero, nessuno sembra scorgere quel bisogno di affetto nei tuoi profondi occhi azzurri,
nessuno sa che per renderti un po’ più serena basterebbe anche solo un abbraccio, un po' di coccole, ma nessuno lo capisce questo.
Tutti sono così...egoisti (!) da volere loro dell’affetto, senza ricambiare, e tu ti senti sola, nonostante tu sia circondata da tante persone, ti senti dannatamente sola.
Proprio come quando tua sorella si trova a Roma e ti manca, ti manca non tanto perché è lei in sé per sé a mancarti, ma perché ti manca qualcuno che ti ami davvero e che ti stia vicino. E fa ancora più male quando torna e non sta con te, preferisce le sue amiche a te, perché in fondo tu cosa sei?
Sei solo una ragazzina triste e sola, anche se lei, questo, non la sa.
Perché quando tu dici che daresti la vita per lei è vero, perché te, piuttosto che vederla soffrire, preferiresti morire dal dolore, l’importante è che lei stia bene. Se si diverte con le sue amiche più di quando sta con te non sarai certo te a farglielo presente e lamentarti…
se lei è felice così non vedo perché il tuo dolore debba ostacolare la sua serenità, perché il tuo dolore di non averla
davvero accanto debba rovinare i suoi momenti di ilarità.

Se tu sei sola, te ne devi fare una ragione;
se nessuno può capirti, te ne devi fare una ragione;
se nessuno darebbe realmente la vita per te, te ne devi fare una ragione;
se tu stai male, te ne devi fare una ragione.
Se ti vengono in mente i momenti più tristi e dolorosi che hai passato, tu non cerchi di allontanarli, tu li accogli a braccia aperte perché sai che ti riusciranno a far piangere e quindi ti faranno sfogare, butterai fuori un po’ del tuo dolore che, però, puntualmente ritornerà a bussare alla tua porta.

Sai che, stare seduta sulla sedia di camera tua, da sola, con tutta la casa solo per te, senza una mosca che vola, ti fa pensare al tuo dolore, ti fa ricordare a come prima un solo “miao” ti irritava, mentre ora pagheresti oro per sentire quel suono, un tempo definito fastidioso, ronzarti nelle orecchie.
E non intendo dire quando lo immagini, quando credi di essere pazza perché senti il suo miagolio, io parlo realmente.
Intendo dire che tu vorresti che lui non se ne fosse mai andato, perché andandosene ha portato con sé un enorme pezzo della tua serenità.
A te manca sentire il suo respiro affannoso farsi largo nelle tue orecchie mentre dormi, ti manca vedere i suoi occhioni da gatto penetranti e talvolta inquietanti; semplicemente ti manca lui. Perché come sapeva tenerti compagnia lui, con il suo silenzio, non lo sa fare nessuno;
perché come ti consolava lui non lo sa fare nessuno;
perché lui non ti giudicava mai;
perché se lui ci fosse ancora, magari, non ti sentiresti più così tanto sola.
Perché il dolore struggente che provavi quando lo vedevi morire, giorno dopo giorno, sotto le tue carezze, sotto i tuoi scongiuri di continuare a vivere, lo sai solo tu;
perché la sofferenza che provi per la sua mancanza, quando sei in casa, la sai solo te…
per il semplice motivo che tutti, in un modo o nell'altro, riescono a sviare, a scappare dalla sofferenza che questa casa contiene al suo ricordo, ma non te, te non riesci a scappare, perché ovunque sei il pensiero di lui ti perseguita, il suo muso spadroneggia nei tuoi umili pensieri, il suo miagolio riempie le tue orecchie e subito ti raggomitoli piangendo silenziosamente, senza farti sentire. Perché te ne vergogni, ti vergogni di farti vedere ridotta in quello stato pietoso.

Quand’è stata l’ultima volta che qualcuno ti ha vista piangere a singhiozzi? Alle medie? Sì, quando tutti ti deridevano per la tua bruttezza e tu soffrivi, cazzo se soffrivi.
Per il semplice fatto di essere al corrente della loro ragione, ma adesso non ci piangeresti più vero?
No, perché, nonostante ti potresti sentire ferita, sai di non essere brutta, sai di essere una bella ragazza, carina, nei limiti della decenza se vuoi essere cattiva con te stessa.
Ma quando sei davanti alle persone fingi di crederti bellissima, fingi di sapere di esserlo. Ma in realtà tu sei così…imperfetta, così ingiusta.
Non sono di certo due occhi azzurri o due tette a fare di te una bella ragazza, ma la luce che i tuoi occhi dovrebbero emanare.
E così ci colleghiamo al fatto che le persone sono superficiali, vedono quello che vogliono, non ti leggono davvero negli occhi, si fermano a guardarne il colore, la grandezza, il taglio, ma non guardano come sono davvero, non leggono il desiderio d’affetto che mandano, nessuno ci riesce, tutti si soffermano in superficie.
Neanche tua madre capisce il dolore che provi, “non è una cosa normale” ti dici.
Insomma, cazzo, è tua madre, ti ha messa al mondo e non ti sa leggere davvero dentro?
Ti senti delusa da questo, per questo provi astio nei suoi confronti: perché la persona che dovrebbe conoscerti meglio, quella che dovrebbe dare la vita per te non sa capire che soffri, che ogni volta che chiudi gli occhi speri che quando ti risvegli qualcosa sia cambiato.
Tu vorresti essere capita e consolata, non compatita, ed è anche per questo non riesci a dire tutto ciò che provi.
Hai paura della loro reazione, dei loro pensieri.
Tu sei una vergognosa codarda e lo sai bene.
Molti ti dicono che sei matura, tu te ne vanti, ma sai la realtà. Sai che in realtà sei solo una ragazzina che finge di essere grande, ma che in realtà ha solo bisogno di affetto.
Ti senti egoista a dirlo, ma è così.
Quando le persone stanno male le aiuti, cerchi di farle stare meglio, ma chi davvero ti aiuta? Chi non si ferma al tuo falso “sto bene”?
Nessuno.
Nessuno si prende la briga di condividere il tuo dolore.
Per questo vorresti un nonno, per questo ti manca il nonno che non hai mai conosciuto.
Quando hai detto a tua madre che in un certo senso ti mancava questo ti disse che era una cosa un po’ insensata, insomma, come può mancarti una persona che neanche hai conosciuto? Tu non risposi, non esternasti i tuoi pensieri perché già eri stata ferita.
A te manca semplicemente la figura di un nonnino con i capelli e la barba bianca che ti abbraccia amorevolmente e ti dice che sei la cosa più cara per lui;
che quando eri piccolina e ti sbucciavi il ginocchio ti consolava, ma non hai avuto questa possibilità, è volato in cielo troppo presto.
E tu ti senti sola anche per questo, perché quando sei triste non puoi andare dal nonno a cercare un suo abbraccio.
L'unico che ti è rimasto è uno di quelli all’antica che se lo abbracci senza motivo pensa che gli sei svenuta tra le braccia.
A te manca il nonno che non hai mai avuto, ti manca proprio quella figura, per quanto stupida possa sembrare la cosa.
E ora hai anche paura di perdere tua nonna, perché tua madre non ha scrupoli e, mentre è al telefono con la zia, lo dice di fronte a te che ha paura che non arriverà a fine anno.
Forse è proprio per questo che non riesci a stare troppo tempo nello stesso luogo dove è lei, perché non ce la fai a vederla soffrire, a piangere perché non riesce più a vedere il tuo “bellissimo volto”, non ci riesci a pensare che un giorno pure lei ti abbandonerà.
Come sarà non pranzare più con lei?
Come sarà non avere più nessuno a cui fare la tinta?
Nessuno con cui dormire nelle notti buie della tua vita, nessuno che ti donerà l’amore che ti dona lei in un abbraccio.
Tu scappi di fronte ai tuoi problemi quotidiani.
Inoltre hai sempre paura di deludere tutti e alla fine, cercando di non farlo, ci riesci.
Deludi chi ti ama e chi ami.
Li deludi senza farlo apposta e la maggior parte delle volte te lo fanno pesare e i tuoi sensi di colpa ti divorano così tanto che non riesci a recuperare la loro fiducia delle volte, perché ti senti così sbagliata in questo mondo. Adesso non stai piangendo, adesso hai smesso.
Rileggi ciò che hai scritto, hai un groppo alla gola e un macigno sul cuore e sullo stomaco, ma non piangi, non più.
Hai esaurito le lacrime, la voglia di liberarti dal dolore che ti affligge.
Tu sai che non sono cose di netta importanza, ma sai che tutte insieme, in poca distanza di tempo ti feriscono.
Se poi, a questi problemi un po’ più seri, ci aggiungi tutte le delusioni d’amore che hai avuto ottieni proprio un mix perfetto di dolore.

Proprio come quella sera, te la ricordi non è vero?
Te la ricordi la sera in cui, per la prima volta, hai avuto un attacco di panico?
La sera in cui, finalmente, hai sentito ciò che fai provare alla protagonista del tuo libro, tutte quelle volte?
Oh sì che la ricordi. Come potresti dimenticarti la nottata più brutta di tutta la tua vita?
Semplicemente non puoi, perché è parte di te.
Quell’ora è stata l’ora più brutta e dolorosa della tua vita.
Era doloroso non riuscire a respirare non è così?
Era doloroso voler chiedere aiuto a tuo fratello, ma aver paura di mostrarti a lui in quelle condizioni vero?
Era doloroso voler urlare, ma non averne la possibilità?
Come era stare rannicchiata nell’angolo della tua cabina armadio a boccheggiare in cerca d’aria mentre le lacrime ti appannavano la vista?
Come era desiderare di chiudere gli occhi per sempre e poi capire di aver pensato una simile cazzata?
È stata dura non è vero?
È stata dura uscirne da sola, senza forze?
Dopo quello ti sei sentita forte, cazzo eri uscita da un crisi di panico durata un’ora e tredici minuti da sola.
Ma poi ti sei resa conto di una cosa: se eri così forte perché hai avuto una crisi di panico?
Perché tutt’ora non riesci a superare i fantasmi del tuo passato?
E non dire che è perché sei bisognosa d’affetto, anche se è vero, la verità è che tu sei soltanto debole. Ma forse la realtà è che a te piace soffrire non è vero?
Ammetti di essere masochista!
Ammetti di provare gusto nel sentire le lacrime scendere dai tuoi occhi, perché io non credo alla balla che tu piangi solo perché ti senti meglio.
Chi vuoi che se la beva?
Ormai io sono uscita, la tua parte cattiva è venuta fuori e sai che non mi arrenderò.
Sai che, anche fosse vero, non voglio credere al fatto che tu soffra per la mancanza d’affetto.
Ribellati cazzo!
Diventa una stronza;
fregatene degli altri, come loro fanno con te!
E non mi venire a dire che non se lo meritano, perché non è così.
Guarda come ti fanno continuamente soffrire, guarda come hanno ridotto il tuo cuore, fallo per te cazzo, svegliati!
Invece di sopravvivere perché non provi a vivere?
Odia, odia più che puoi. È un sentimento forte sai?
Forse così riuscirai a non soffrire più.
Ma fai qualcosa.
Non mi dire che non vuoi essere cattiva perché io mi sono rotta le palle, troppe persone ci hanno calpestato senza curarsene troppo.

   
 
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