Sono vecchio!
Sono vecchio,
davvero molto vecchio.
Per dirla tutta,
sono più vecchio persino di Albus Silente.
Povero Albus. Mi
dispiace che abbia fatto quella fine, anche se è l’uscita di scena più adatta a
lui che io possa immaginare.
E io so perché ha voluto morire così, ucciso dal suo più fidato
collaboratore, nel luogo che più amava al mondo.
Hanno fatto bene a
seppellirlo nel parco, vicino al lago. Se io avessi avuto
voce in capitolo, è proprio lì che avrei detto a tutti loro di lasciarlo
riposare. Non posso pensare ad una scelta migliore.
Albus ne sarà stato
felice e onorato. Io credo che lo sia stato, almeno. Sempre
che dopo la morte si rimanga in contatto con questo mondo anche senza
diventare fantasmi.
Invece, è un
peccato che il Professor Piton sia stato costretto a
fuggire così, come un vigliacco, nel bel mezzo della notte. Un vero peccato.
Perché Severus non è affatto un codardo, io lo so, lo conosco sin da quando
era un ragazzino troppo magro e pieno di insicurezze.
Sì, avete capito
bene, conosco Severus Piton da una vita. A dire il vero,
credo di conoscerlo meglio di chiunque altro, forse anche meglio di
quanto non abbia mai fatto Albus, che pure sapeva bene con chi aveva a che
fare.
Chissà perché
adesso tutti si sono messi in testa che Silente si fosse rimbambito a credere in
Piton? Ma io so che non è vero. Lui si fidava
ciecamente e faceva bene. Se avesse saputo tutto quel
che so io, si sarebbe fidato ancora di più.
Perché?
Ovvio, perché io
sono al corrente anche dei segreti più intimi e
inconfessabili di quel burbero giovane mago sempre vestito di nero. Di ogni singolo segreto, desiderio, sentimento, sorriso, o
lacrima.
Ha sempre vestito a
lutto, sin da bambino, Severus. Ma non è sempre stato infelice, non tanto
quanto lo è da che ha lasciato che i suoi ideali lo accecassero e gli
macchiassero crudelmente
la coscienza.
Poi è tornato sui
suoi passi, ma ormai aveva ucciso anche il calore che
gli albergava nel petto.
Albus
sacrificandosi voleva, tra l’altro, salvargli la vita, ma avrebbe
dovuto saperlo che Piton è morto sedici anni fa.
Però, forse, il
buon preside sperava che prima o poi anche il cuore
del suo ex alunno avrebbe ripreso a battere sul serio, magari grazie al
ragazzo, Draco. Doversi occupare di lui, avere la possibilità di preservare la
sua innocenza, potrebbe dimostrare a Severus che anche lui ha un anima che può essere ancora salvata. Credo che Albus ci
abbia pensato, mentre prendeva la decisione di infliggergli un simile dolore. A
me piace immaginare che sia così.
Come faccio a sapere tutte queste cose?
Perché sono vecchio, ve
l’ho detto.
Forse, l’essere
sempre stato circondato dalla magia, l’averla assorbita, respirata, ogni
giorno, fin dal mio primo giorno, mi ha reso quasi
immortale, persino più di quanto non lo sia Voldemort. E
io non ho nemmeno dovuto uccidere per riuscirci. Ammetto che la cosa mi riempie
di soddisfazione.
L’omicidio mi fa
orrore, il sangue non mi è mai piaciuto, anche se ne ho visto spargere tanto,
molto di più di quanto non avrei desiderato.
Sono stato anche a
contatto con la pietra filosofale, una volta.
Oh, pensare a
quanto Voldemort ha desiderato quel sassolino insulso…
A me non serviva, io sono longevo anche senza ricorrere a certi
trucchetti.
Ne ho vista di acqua cadere dal cielo, e di stagioni susseguirsi l’una
all’altra.
Ma Tom Riddle non
può capirlo, lui non arriverà mai, per quanto si sforzi,
ai miei stessi traguardi.
Nemmeno riguardo
alla conoscenza. Io la so molto più lunga di lui!
Conosco un infinità di incantesimi. Alcuni sono
davvero sciocchi e inutili, ma, magari, divertenti, altri sono elevati,
difficili da pronunciare o anche solo da compiere, persino eleganti. E poi, ce ne sono di terribili e oscuri, pericolosi e letali,
ma anche affascinanti, purtroppo.
Io mi intendo di pozioni, sono avvezzo al fumo denso che sale
dai calderoni ribollenti di lucido ottone e gli ingredienti più strani e introvabili
non sono un mistero per me.
La divinazione non
mi fa impazzire, ma non posso dire di non avere nozioni anche in questo campo,
sebbene non abbia il dono di pronunciar profezie, come quella strampalata di
Sibilla Cooman.
Volete sapere
quanti e quali oggetti possono essere trasfigurati in un’altra determinata
forma? Io saprei dirvelo, e potrei fare altrettanto riguardo alla
trasformazione delle persone.
So un mucchio di
cose sulle antiche rune, sull’erbologia, sulla cura delle creature magiche, sebbene
quest’ultima non l’abbia mai amata molto e l’abbia sempre
osservata con distacco e poco interesse.
Nominatemi
una materia dello scibile magico, e io, potete credermi, non
cascherò certo dalle nuvole.
Difesa contro le
Arti Oscure? Conosco anche quella alla perfezione.
Io sono vecchio e,
quindi, so tutto.
Come dite? Storia
della Magia? Ma figuratevi. Quella è la materia in cui
sono più preparato.
Basta dire che ho conosciuto un’infinità di maghi famosi.
Horace Lumacorno
crede di potersi vantare del suo piccolo club di celebrità, ma non può
assolutamente fare a gara con me, perderebbe senza possibilità di scampo.
Un giovanotto come
lui, chi volete che abbia frequentato mai?
Ma io, che sono un
vero vegliardo, posso dire con orgoglio di aver conosciuto i fondatori delle
Case in persona. Sì, sì, proprio quei quattro: Godric, Salazar, Tosca e
Priscilla.
E non stupitevi se
li chiamo per nome, io posso permettermelo, nessuno di loro ci troverebbe
niente da ridire.
Naturalmente non
dovrei dirlo, non è carino essere parziali, ma, se proprio siete curiosi, posso
confessarvi che Tosca e Priscilla erano le mie
preferite. Adoro lo spirito femminile, la grazia delle fanciulle,
specialmente di quelle che stanno appena sbocciando per farsi donne. Gli
uomini, invece, con tutti i loro sogni di gloria, quanto sono sciocchi a volte.
Ma sto divagando.
Parlavamo dei quattro maghi che fondarono la scuola di magia e stregoneria più
rinomata d’Inghilterra.
Anche Godric non
era male, forse solo un tantino troppo perfettino a volte, ma un ottimo mago,
una cara persona, estremamente onesto e coraggioso,
proprio come si racconta.
Salazar, invece… in
fondo mi piaceva anche lui, era così curioso e assetato di conoscenza. Un po’
troppo ambizioso però. Un vizio che quelli della sua Casa non
hanno mai perso.
Comunque, nemmeno lui aveva
segreti per me. Io sono sempre stato al corrente anche dell’ubicazione della
sua Camera nascosta. Molto prima che venisse scoperta
da chiunque altro, io sapevo già dove si trovava. Ma a
me nessuno l’ha mai chiesto.
Poi c’è Potter, la
celebrità odierna, il “predestinato”.
Conosco bene anche
Harry, con quei suoi occhialetti rotondi, la cicatrice a forma di saetta, i
capelli sempre in disordine.
E’ un caro ragazzo
il giovane Potter, così coraggioso e puro. Se solo non si
ficcasse perennemente nei guai. Ad ogni modo, anche quando lui non
vuole, sono i guai che vanno a cercarlo.
Poverino, ha
sofferto molto nella sua breve vita e temo che abbia ancora molto dolore
davanti a sé da affrontare, ma è in grado di farcela a sopportarlo e uscirne a
testa alta.
Albus ha sempre
creduto nelle sue capacità e anch’io ritengo che, se saprà smussare alcuni lati
del suo carattere ancora acerbo, Harry diventerà un uomo di cui i suoi genitori
sarebbero stati estremamente orgogliosi. Sarà
perfetto, non appena imparerà che il mondo non è o bianco o nero, che esiste
anche il grigio e bisogna saperlo apprezzare. A me piacciono sia la luce che l’ombra.
Vi rivelo un altro
piccolo segreto, ma non ditelo a nessuno, d’accordo.
Bene, io adoravo
Lily Evans, era così carina con quei capelli rossi fiammeggianti e gli occhi
più verdi delle foglie a primavera. La piccola Ginny Weasley le assomiglia
abbastanza, nulla di strano che piaccia tanto ad Harry
anche perché inconsciamente gli ricorda sua madre.
James, mi chiedete?
Poi non dite che sono di parte, solo perché sono
affezionato a Severus Piton e mi preoccupo per lui. Ma,
se proprio devo dire la mia, James non mi ha mai fatto né caldo né freddo. Sì,
un ottimo cercatore, un bravo ragazzo, non lo sto negando. Magari
appena un po’ troppo sbruffone, in tutta franchezza. Nulla di più, anche
se mi è dispiaciuto per la sua fine orribile.
Però, non voglio dire bugie, non sta bene alla mia età, mi sono rammaricato
di più per la fine di Frank e Alice. Per Neville è così pensoso saperli in
quello stato.
Io personalmente
non ho mai visto come sono stati ridotti, ma immagino che sia uno spettacolo
straziante.
A
volte mi domando che stia peggio tra Harry e Neville. Perdere i
genitori, senza quasi averli conosciuti deve essere un dolore tremendo, ma
forse col tempo uno riesce a farsene una ragione.
Invece, il giovane
Paciock ha i genitori vivi, può addirittura andarli a trovare, ma è peggio che se
fossero morti. Chissà? Io non ho mai provato nulla di
simile, quindi non posso giudicare. Quei due ragazzi mi fanno entrambi una gran
tenerezza.
Certo è un
dispiacere per me pensare che a ridurli così sia stata
Bellatrix Black. Lei mi piaceva tanto. Capelli neri, labbra scarlatte,
e un fascino che è già potere, sebbene lei non ne sia stata sempre consapevole.
Bè, ho sempre
pensato che ci fosse qualcosa di particolare in Bella, come la ricerca di uno
scopo ultimo, il desiderio di guardare a un fine,
piuttosto che ai mezzi, la voglia di una fiamma che la facesse veramente
ardere. Che questo faro verso cui volgere i suoi passi potesse
essere Voldemort, per lei, me l’aspettavo, dopo tutto, però ugualmente non mi
va giù che lei sia arrivata a tanto.
E
come lei tanti altri, che ho conosciuto e che si sono votati ad un mago oscuro
troppo ambizioso, più ambizioso ancora di Salazar Serpeverde il suo antenato. Anzi, no, non è corretto dire votati. Questo è un termine
che va bene per Bellatrix, ma non certo per un opportunista scaltro come suo
cognato Lucius Malfoy, o per sua sorella Narcissa che
sa ancora preferire i suoi cari, o per i tanti vigliacchi o senza cervello come
Peter Minus o Tiger e Golyle.
Gran
bell’accozzaglia di servitori ha raccolto Tom, intorno alla sua bandiera.
E non ditemi di non
chiamarlo Tom. A ciascuno il suo nome, io dei nomi non ho timore, il mio, ad
esempio, mi piace immensamente, ma non ci trovo nulla di fuori
dal comune.
Colui-che-non-deve-essere-nominato, Tu-sai-chi… che
sciocchezze. Un nome non uccide nessuno, se non gli si dà il potere di farlo.
Tom l’aveva intuito,
anche per questo ci teneva all’epiteto di Lord Voldemort. Voleva un nome
importante, perché il suo è troppo banale per incutere
paura e reverenza. Dico, ma avete un’idea di quanti Tomas esistano
sparsi per l’Inghilterra? Voi vi inchinereste a
baciare la veste di un mezzosangue di nome Tom, o lo fareste piuttosto con un
mago il cui solo esotico soprannome richiama cupi e terribili segreti?
Però io l’ho conosciuto
come Tom Riddle l’orfanello e nulla e nessuno mi convincerà mai a chiamarlo in
un altro modo. E che appellativo dovrei usare, poi?
Oscuro Signore? Per carità, non sono mica un Mangiamorte io.
Va bene, qualche
volta anche a me scappa di chiamarlo Voldemort, ma
resta pur sempre quello che è.
Eppure,
è riuscito a travolgere l’esistenza di tante persone, mentre giocava con la
propria umanità nel tentativo di sottrarvisi. Sono stato
ingiusto nel dire che i suoi seguaci sono un branco di
idioti.
Devo pur
riconoscerglielo, Tom ha saputo guastare un’intera generazione di giovani maghi
e tanti di loro erano così promettenti. Maghi di
prim’ordine, a prescindere dal casato di appartenenza,
come Rodolphus Lestrange.
Se solo quei
giovani uomini esaltati dall’idea di cambiare il mondo avessero capito qual’era il loro vero valore e che non risiedeva affatto nel
loro albero genealogico, ora sarebbero liberi di lottare davvero per migliorare
le cose.
Ma non hanno
compreso e lui ha potuto ingannarli facendogli credere che i suoi metodi
sanguinari sono gli unici metodi possibili.
Però ci sono buone
speranze che la ruota abbia ripreso a girare per il verso giusto.
Naturalmente, la
maggior parte dei maghi, soprattutto dopo la morte di Silente, non la pensa
così.
Hanno paura, anche
quelli che non intendono rinunciare a combattere. Un gran
timore che questa volta non ci sia scampo.
Non
è così. Dovrebbero tener conto delle nuove generazioni, far credito ai giovani
di ciò che meritano. Saranno i giovani a rimettere a posto le cose.
E non mi riferisco
solo a Harry Potter, o al suo gruppetto di amici,
anche se sicuramente usciranno da questa guerra insensata coperti di onori e,
spero ardentemente, ancora vivi.
Draco Malfoy è
quello che mi da più da pensare. Mi ha fatto intravedere liete speranze quel
ragazzo. Se col cognome che porta, con la tradizione che gli pesa sulle spalle,
innamorato di suo padre com’è, ha saputo percepire l’orrore del comando
ricevuto e rifiutarlo, vuol dire che qualcosa è
cambiato dai tempi in cui la Casa di Serpeverde era un cenacolo di futuri
Mangiamorte.
Deve essere anche
merito di Narcissa, del suo cuore che, battendo al ritmo che solo una madre
conosce, ha plasmato Draco rendendolo meno simile a suo padre di quanto non
sembri.
Mi chiedo se
persino Lucius non potrà trarne giovamento un giorno. Staremo a vedere.
Intanto, passato il
dolore per la perdita di Silente e lo smarrimento dell’essere
stati lasciati senza guida, ci penseranno i membri dell’Ordine a
continuare la battaglia accanto a Harry.
Minerva McGranit
non è una sciocca, se la caverà, anche se mi secca dannatamente che non abbia
saputo cogliere determinati indizi. Conosceva Albus quasi quanto me, possibile
che non abbia capito niente? O
forse, sì, ha capito più di quel che vuol dare a vedere…
Lei non si lascerà
abbattere facilmente, comunque vadano le cose. Non si
direbbe a guardarla oggi, ma era un tipino delicato e
dolce da studentessa. Ligia ai propri doveri, rispettosa
delle regole, molto diligente e posata, certamente. Però, avreste dovuto
vederla come l’ho vista io, intenta a sospirare
d’amore con il volto imporporato dalla sua prima cotta. Non ci credete? Perché mai dovrei mentirvi? Cosa ci
guadagnerei a dire una simile bugia? E’ la pura verità. Andiamo, non mi dite che la cosa vi stupisce. Non penserete che Minerva
abbia conosciuto sempre e solo l’autunno? E’ stata una fanciulla
a primavera anche lei, come tutte.
Ma sto perdendo di
nuovo il filo del discorso, avete ragione.
Dove eravamo rimasti?
Ah, sì, parlavamo dell’Ordine della Fenice.
Scusatemi, è un
argomento che mi rattrista un poco.
Che devo dire, io
non ne faccio parte, anche se sono al corrente di
un’infinità di cose su tutti i suoi membri. Però,
quando penso al numero 12 di Grimmauld Place, mi sento un po’ tagliato fuori.
Capricci da vecchio
sciocco, ne sono consapevole. Nemmeno io sono perfetto.
Non dovrei
brontolare e lamentarmi, dovrebbe bastarmi tutto quel
che so.
Ma sono un po’
vanitoso, mi tocca riconoscerlo.
Ad esempio, mi piace il fatto che vengo quasi sempre a sapere le cose prima
di chiunque altro e con maggiori dettagli.
Prendete Lupin. Io
non ho avuto bisogno della soffiata di Piton per sapere che cosa gli capitava
nelle notti di luna piena, quando i suoi amici si trasformavano contro ogni
regola in cane, cervo e topo. Povero Remus, che tremendo tiro
gli ha giocato la vita e quanto si disprezza per quello che è. Se solo,
quando era ragazzo, non avesse continuamente finto di non vedere ciò che meno
gli piaceva, io credo che lui e Severus sarebbero
potuti essere amici. Hanno entrambi lo stesso brutto vizio, quello di
condannarsi.
Però Remus non voleva
aggiungere un’altra diversità alla sua, gli pareva che così sarebbe stato
ancora più solo e triste, perciò si è aggrappato ai suoi tre amici, soprattutto
a quella testa matta di Sirius Black e a James Potter. Felpato
e Ramoso; l’idolo delle ragazze e l’asso del Quidditch. A quel tempo
Remus preferiva avere su di sè almeno quel riflesso dell’ammirazione altrui. I
suoi amici erano popolari, e lui lo era tramite loro, o fingeva che fosse così.
Ma non gli è servito ad essere felice, fino ad ora.
Forse avrebbe fatto meglio a non essere ipocrita ed affrontare il mondo solo
con le proprie forze, come sta tentando di fare adesso.
No, non sono troppo
duro con lui, so quel che dico. Lui stesso ne è
cosciente.
Avreste dovuto
leggere la lettera che scrisse a Severus per ringraziarlo di aver preparato per
lui la pozione, donandogli finalmente delle notti di luna piena quasi normali.
Poi però non l’ha mai consegnata. E’ finita nel camino quella pergamena, e un’ulteriore possibilità di far nascere un rapporto finalmente
sincero se n’è volata via con la cenere lungo la scura canna fumaria, fino a
disperdersi nel vento scozzese. Preferisco non pensarci, o divento malinconico.
Fosse per me dovrebbero andare tutti d’accordo.
E poi forse sono
solo un sognatore. E’ probabile che, se anche quelle parole fossero arrivate a
destinazione, sarebbe stato Severus a imporsi di
ignorarle.
Inutile pensarci,
ormai.
Volete sapere
ancora di Tom Riddle? Non dovreste essere tanto curiosi sul suo conto,
rischiate di trovarlo affascinante. A suo modo lo è.
Se lo temo,
nonostante il suo elegante soprannome non mi faccia impressione?
Sì, fino ad un
certo punto ho paura di lui. Potrebbe rovinare tutto, per
colpa sua io potrei rimanere solo. Sarebbe terribile!
Non mi importa l’idea che Voldemort potrebbe coinvolgere anche
me, che sono sempre stato neutrale, nella sua guerra al punto da distruggermi.
Non è una cosa a cui io dia peso.
Ma la solitudine mi
atterrisce. Io sono destinato a restare ancora in questo mondo molto molto a lungo, salvo che
qualcuno o qualcosa non decida che è giunta la mia ora. Ci pensate che tremendo
destino essere così longevo e rimanere privo di compagnia?
Vuoto e solo, che
tristezza. Non voglio che a causa di Tom mi capiti una tragedia simile.
Per questo, quando
ho visto il Marchio Nero risplendere in cielo ho avuto
paura.
Ho provato dolore
la notte in cui Albus si è immolato, ma lo spavento è stata la cosa peggiore.
Mi sono visto
abbandonato, buio, gelato, senza più pianto né risa a
rattristare o rallegrare le mie orecchie, senza più lo scalpiccio dei passi di
tanti piedini frettolosi o il delizioso chiacchiericcio degli studenti. Senza più me stesso e tutto quello che sono.
Cosa mi rimarrebbe, se
davvero Minerva chiudesse la scuola? Solo Pix e i tanti
fantasmi che non sanno darsi pace, come il povero Nick. Una cara persona
davvero, quando era ancora vivo, ma da quando il suo boia ha compiuto un lavoro
così maldestro non gli riesce più di pensare che al
suo collo semireciso. Un tantino noioso, non trovate?
No, non sopporterei
una cosa del genere, mi manca già troppo Albus che si aggira per il suo studio
borbottando o chiacchierando con i ritratti dei suoi predecessori. Mi mancano i
sospiri che sfuggivano dalle labbra sottili di Piton quando
finalmente solo con se stesso nel suo sotterraneo dava sfogo a quel che resta
del suo cuore.
Non voglio perdere
anche tutti gli altri, io sono solo un vecchio inutile senza di loro, in
mancanza delle loro vite che mi scorrono davanti. Senza gli insegnanti e gli
studenti, se non ci fossero più lezioni, io che cosa sarei? Solo
un malinconico, cupo castello vuoto, privo della sua adorata magia, con le
torri che svettano inutili verso un cielo in cui nessuno più cavalca una scopa.
Preferirei crollare
domani, pietra su pietra, fino a sgretolarmi,
piuttosto che sopportare lo strazio dei miei corridoi deserti, della Sala
Grande innaturalmente silenziosa, con una volta ridotta ad essere solo un
banalissimo soffitto.
Dite che vi dispiace
per me, perché io sono solo un antico edificio e non posso combattere per la
mia salvezza? Vi sbagliate, non dovete rammaricarvi, non sottovalutatemi.
Tra le mie mura
possenti si sono formati fior di maghi, e non hanno imparato solo a compiere
incantesimi. Non sono solo divenuti potenti. Io stesso, con la mia atmosfera,
con le mie scale stregate, con tutto il mio essere ho
contribuito a quel che quei maghi sono diventati, persino, temo, quelli di loro
che hanno scelto il male.
Io sono Hogwarts e
ho la mia arma per sopravvivere, anche se non sono io ad impugnarla.
Qual è? E’
semplicemente l’amore.
Molti tra i miei
ospiti hanno imparato ad amarmi profondamente e faranno di tutto per difendermi
e non lasciarmi da solo.
Del resto, non è
pur vero che Albus stesso, il grande Albus Silente, è morto anche per me?
FINE