Non sempre il buio fa paura
 
 

Quando eravamo piccoli, odiavo condividere la stanza con te.
Il buio mi spaventava, ma tu ti ostinavi a non voler accendere la luce.
Ripetevi che non c’era nulla da temere, anzi l’oscurità mi avrebbe impedito di vedere i mostri della notte.
La luce, invece, affermavi sicuro, mi avrebbe permesso di vedere anche ciò che non volevo.
Io non capivo, ma non mi opponevo.
Era solo una scusa, una stupida scusa, per far riuscire meglio le tue foto.
Eppure avevi ragione tu, Colin, l’ho capito solo adesso.
Ora che la luce del sole illumina la tua lapide, io vorrei solo il buio intorno al me. Tutto, pur di non vedere.
 

 
Non sempre il buio fa paura, di Sbrilluccica
 
Stile narrativo ~ 10/10
La drabble è costruita come un dialogo a una sola voce; si tratta di una scelta stilitica che ricorre spesso, in narrativa, quando si affronta il tema della morta, ma questo non penalizza certo l’originalità del tuo testo. Nel lessico ricorre spesso il campo semantico della vista, sia nei verbi percettivi sia nell’opposizione buio/luce: questa ricorsività mette in risalto l’importanza del filo conduttore del racconto, la luce, tuttavia riesce a nascondere questa evidenza e a integrarla bene nel testo, senza mai renderla al lettore troppo ovvia.
 
Contenuto ~ 10/10
Mi è piaciuto molto come hai ricostruito il rapporto tra i due fratelli Canon attraverso l’espediente del ricordo. Nonostante quello della paura del buio sia un ricordo un po’ ‘distante’ dal contesto del lutto, è altrettanto vero che nei momenti più tristi la nostra mente è portata a tirare fuori dai cassetti della memoria le cose più strane: l’immagine di Colin che cerca di consolare il fratello pauroso, col secondo fine di poter allestire una camera oscura nella loro cameretta, è semplice e allo stesso tempo deliziosamente genuina. Ho trovate che si legasse bene con la chiusura della drabble e con la immagine, terribile, del fratello rimasto solo di fronte alla lapide di Colin, di fronte a una realtà sulla quale non si può spegnere la luce.
 
Sfruttamento del tema proposto ~ 5/5
La drabble gioca tutto sul rapporto tra visibilità e luce: la luce permette di vedere le cose, il buio le nasconde. Il Dennis-bambino ha paura del buio perché ha paura di ciò che non riesce a vedere; il Dennis-adulto rimpiange l’oscurità perché gli permetterebbe di nascondere ciò che non vuole vedere. Questo gioco di opposizioni mi è piaciuto molto: l’ho trovato intelligente, ragionato e adeguato al tema della luce.
 
Caratterizzazione dei personaggi ~ 5/5
Parlare di ‘caratterizzazione’ dei personaggi per i personaggi secondari è sempre spinoso: non ho nessun prototipo sul quale specchiare la resa del tuo Dennis. È innegabile, però, che la caratterizzazione interna della drabble sia molto ben costruita. Il lessico mi pare adeguato e lo stile è plausibile, considerando anche il fatto che non hai specificato l’età di Dennis: è una visita al cimitero subito dopo la morte di Colin o è passato molto tempo? Hai scelto uno stile accuratamente neutrale, in questo senso, anche se sicuramente flesso in modo da esprimere una certa emotività. A mio parere, il personaggio di Dennis è caratterizzato in modo efficiente e credibile.
 
Grammatica e sintassi ~ 4,9/5
Volendo fare i pignoli: “Tutto pur di non vedere” →“Tutto, pur non di vedere”.
 
Gradimento personale ~ 9
La tua drabble mi è piaciuta molto. L’ho trovata incisiva ed efficace, perché hai scelto uno stile asciutto, essenziale, un lessico attento e sei riuscita a costruire una bella struttura. Mi è piaciuto, come ti ho già detto, come hai sfruttato il tema proposto, la luce, e mi è piaciuta l’immagine di Dennis al cimitero, che rimpiange un’oscurità pietosa. Brava, complimenti.
 
TOTALE: 43,9/45