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Autore: Ziggie    24/06/2011    2 recensioni
"Scappai di casa a 13anni. Venire picchiato da mattino a sera, da un padre padrone e ubriacone, mi aveva stancato. Non avevo avuto un’infanzia, non sapevo cosa volesse dire essere un bambino, io non lo ero mai stato; non conoscevo l’affetto, io non l’avevo mai ricevuto. Non conobbi il volto di mia madre, morta dandomi alla luce, ma conobbi l’ira del mio vecchio, che ogni sera non mi risparmiava botte e bastonate, così feci quanto andava fatto".
Questa fic parla della vita di Hector Barbossa, sono frammenti che il capitano scrive sul suo diario di bordo quando ancora non è diventato uno tra i temibili pirati dei sette mari. Svariate informazioni sono di mia invenzione, ma la maggiorparte vengono dalle rare informazioni che ci sono pervenute, molti spunti biografici sono presi da questo sito (http://pirates.wikia.com/wiki/Hector_Barbossa) E ora a voi, buona lettura e spero di leggere qualche recensione :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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  Inanzitutto chiedo scusa per averci messo tanto a scrivere il quinto frammento, ma complicazioni sono sopraggiunte, gli esami universitari.         Ringrazio tutte le mie lettrici sia coloro che recensiscono come Cic, Fanny Sparrow      e Tetty ;)  sia coloro che leggono e basta :D .... Buona lettura!                   

             5. “Possibilità di rivalsa”

Tortuga, quale modo migliore per rinascere?
Da qui era iniziata la mia vita da filibustiere, da qui sarebbe ripartita.
I grazie erano d’obbligo verso la ciurma della Tyrant, un breve momento in cui la gentilezza venne a galla, dopodiché ognuno per la sua strada.

Ricordo che la Sposa non fu mai così tranquilla come quella sera. Le candele e le lampade ad olio davano un’ambientazione misteriosa, cupa e tutti i commensali, le cameriere e persino l’oste, erano riuniti attorno ad un tavolo, il mio tavolo per l’esattezza, nell’angolo più remoto della taverna.
Mi feci strada con Pintel e Ragetti al seguito finché non giunsi al fianco del muro; lì, mi appoggiai con la spalla sinistra, osservando dinanzi a me, l’attrazione della serata. Era un uomo piuttosto malridotto, il volto pieno di cicatrici così come le braccia; capelli lunghi e scuri, quanto il grande cappello che portava, un signor cappello per i miei gusti. Lo scrutai attentamente e lo ascoltai, stava raccontando una storia.
- Fuoco di bordata, cannoni, fumo e cenere. Una carneficina compiuta sulle acque al largo delle Bermuda, l’ennesima -. Parole sputate con forza, segnate dal dolore; fatti che mi erano familiari.
- Nel giro di un quarto d’ora la mia nave venne reclamata dalle profondità marine, i corpi inermi del mio equipaggio mi galleggiavano attorno, mentre le acque mi sovrastavano, ma mi salvai. Ognuno di voi deve sapere quanto male c’è in quelle acque, io dovevo raccontarvelo -.
- Credo che qua dentro, voi non siete l’unica vittima di naufragio – mi azzardai a dire incrociando le braccia al petto, guardandolo fisso negli occhi, rompendo il silenzio che si stava creando.
- Non lo metto in dubbio ragazzo, ma essere affondati da quella nave è diverso -.
- Dite? Eppure anche io, con questi due compari e il mio equipaggio, che ora riposa in pace, ho affrontato quella nave, ma non mi metto a raccontare storie come se fossi stato attaccato da un fantasma – feci notare pacato.
- La fleur du mal è il terrore del bacino del Mediterraneo – continuò imperterrito il vecchio, tenendomi testa, saremmo andati avanti per ore. – Fa parte della flotta del pirata nobile francese, Chevalle, ed è una delle navi più micidiali e potenti che vi siano in circolazione. Dovete ringraziare gli dei se, ora, vi trovate ancora vivo -.
- E’ il mio fato che ha voluto così – tagliai corto e facendo spallucce mi recai al bancone, mi sedetti su uno sgabello e mi servii, da solo, un buon boccale di rum.
- Yo ho, beviamoci su, come si suol dire – esclamò una voce alle mie spalle, i passi sempre più vicini finchè, quella figura, non si sedette di fianco a me. – Siete il primo che tiene testa al vecchi Joe, sapete? –
- Non mi stupisce – risposi dopo un lungo sorso – non vedo nessuno che abbia facoltà di farlo tra il suo pubblico, pendono tutti dalle sue labbra -.
Il mio interlocutore ridacchiò – Non posso darvi torto, quel vecchio è un ottimo oratore. La sua versione però l’ho sentita più volte, vorrei che mi raccontaste la vostra -.
- Perché dovrei? –
- Perché potrei aiutarvi -
- Non mi sembra di aver bisogno d’aiuto -.
- Tutti hanno bisogno d’aiuto -.
- E voi sareste un pirata? – lo sbeffeggiai dopo quell’uscita.
Dal canto suo, ghignò – qualche volta. Ora sono un uomo che sta offrendo aiuto ad un altro uomo, ma se quest’uomo in questione non mi rivela come sono andati i fatti, le possibilità di rivalsa di quest’ultimo, rimarranno vane -. Lo seguii nel discorso corrugando appena la fronte, pensieroso.
- Possibilità di rivalsa?! – mi grattai la barbetta, quel tizio non mi convinceva – chi siete voi? -
- Un capitano e qualcosa di più – si limitò a rispondermi – e voi? -
- Un sopravvissuto del destino – mi rivelai ed iniziare a raccontare quanto l’uomo voleva sapere e quanto ho già narrato nelle pagine precedenti, dall’attacco alla Glorieux al risveglio sulla Tyrant.


Ascoltò attentamente il mio racconto, sorseggiando la sua bottiglia di liquore, senza interrompermi, senza fiatare. Anche quando ebbi finito continuò a stare zitto, come se contemplasse il vuoto, mi limitai ad osservarlo.
- Ditemi, che ne sapete della baia dei relitti? – Lo guardai accigliato, non avevo mai sentito parlare di quel posto, il cui nome non prometteva nulla di buono.
- Niente – rispose pacato.
- E della fratellanza dei pirati nobili? -
- Quanto prima. Il primo che ha nominato i pirati nobili è stato il vecchio laggiù – gli indicai il vecchio Joe – ed ora voi. Chi sono questi pirati nobili? Ora c’è una piramide sociale anche tra di noi, uomini del mare? – era un po’ un controsenso in effetti.
- Ogni cosa a suo tempo, ragazzo. Ti basti sapere che il vecchio a cui hai tenuto testa fa parte di loro ed io pure -.
Alzai un sopracciglio, ma non mi scomposi più di tanto, mascherando la mia curiosità – un capitano e qualcosa di più – ripetei le sue parole, mi sorrise. – Sono Don Rafael, pirata nobile del Mar dei Caraibi -.
- Hector Barbossa, capitano e come ho detto prima, sopravvissuto del fato -.
- Bene Capitan Barbossa, richiamate i vostri due seguaci, vi attende un viaggetto -.
- Dove andiamo? -
- Incontro alla tua rivalsa -. 
  
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